Timidezza in amore a 39 anni

Salve a tutti. Vi spiego in breve il mio problema. Ho 39 anni. Fino ai 29 sono stato un’asociale, mi sono dedicato solo al lavoro. Niente amici e vita sociale. Ma ero felicissimo. Mi sarebbe piaciuto avere una ragazza, ma senza vita sociale non ne conoscevo nemmeno una. A 29 anni mi iscrivo in palestra e ad un corso di lingue, e mi cade il mondo addosso. Mi accorgo di non avere fatto nulla di quello che hanno fatto i miei coetanei. Parlando con loro , mi accorgo che la mia vita è molto diversa. Mai una festa, mai una gita, mai una festa di fine anno, mai un’appuntamento con una ragazza , nulla di nulla. Ma avendo molti hobby solitari non me ne ero accorto di essere così diverso. In pratica vado in depressione. Ma una depressione nascosta, infatti nessuno se ne accorge. Ma dentro sono morto. Allora vado da una psicologa, e cerco di ripartire e cambiare vita. Voglio una vita sociale. Da allora inizio a fare una marea di corsi, per conoscere più gente possibile. Ho fatto tutti i corsi che vi possono venire in mente, da quello d’illustrazione a quello di vela, di fotografia, scultura, scrittura , russo, meditazione, ecc. in pratica sono riuscito anche ad avere degli amici. Poi con il tempo i rapporti si sono raffreddati, per via di lontananze, trasferimenti, matrimoni di questi amici ecc. in pratica ora sono di nuovo solo. Ma sono diventato un tipo molto socievole, simpatico , ben voluto da tutti. L’unica lacuna è l’amore. In questi anni non ho mai avuto una ragazza. Sfortuna ha voluto che ho conosciuto per la maggior parte ragazze fidanzate. Con alcune sono diventato anche amico. Ci ho provato con circa 5 ragazze , però mi hanno sempre rifiutato. Però dichiararmi a loro, è stato sempre molto difficile. Infatti per dichiararmi ho sempre avuto bisogno di un psicologo. Con le donne sono molto a mio agio,ci parlo benissimo, loro hanno piacere a parlare con me. L’unico problema riesco solo a fare la parte dell’amico o del buon conoscente. Cioè se una ragazza mi interessa, faccio di tutto per non farglielo capire. Non mi faccio mai avanti. Ho paura. Ho paura del rifiuto, e questa paura deriva dal fatto che sono sicuro che non posso piacere alle donne. Dal 2010 ho smesso di andare in terapia, poi nel 2014 torno da una nuova psicologa per combattere queste paure. Nel frattempo non ho conosciuto nuove donne, quindi non ho potuto nemmeno mettermi in gioco. Conoscere nuove donne se non si ha amici è difficilissimo. Devi sempre uscire da solo. Ho frequentato fino a giugno passsato sempre nuovi corsi, ma vi erano sempre ragazze fidanzate. La mia psicoterapeuta dice che è una mia idea quelli di non piacere alle donne,lo so, ma continuo ad esserne convinto. Ad ottobre ho conosciuto una ragazza, per caso. E mi piace. Non l’ho più vista e non c’è possibilità di ritrovarla dal vivo. Ma l’ho cercata su fb, e l’ho trovata. Ho impiegato circa due mesi per avere il coraggio di mandargli l’amicizia su fb. Ora ho paura anche di mandargli un saluto.Ho paura di contattarla
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

se lei si sente sicuro di non piacere alle donne come può pensare che una donna la veda diversamente da lei stesso?

A mio avviso dovrebbe lavorare su questo punto e non solo in relazione al fatto che non ha oggettivamente fatto le stesse esperienze degli altri, ma in rapporto a quella che è stata la sua vita prima che si rendesse conto di aver vissuto in maniera molto differente rispetto ai suoi coetanei.

Come mai si era isolato fino a quel punto? Perchè non si era posto il problema di come vivessero i suoi coetanei prima dei 29 anni?
Capire quesi aspetti è necessario per comprendere cosa l'ha tenuto così lontano da tutti e se aveva sviluppato o meno tratti di personalità disfunzionali, ad esempio schizoidi o evitanti, che ora non le consentirebbero di avere pieno successo sul piano sociale, nonostante gli indubbi progressi che riferisce.

È altrettanto fondamentale esplorare la sua vita infantile e analizzare la qualità dei suoi legami primari per comprendere quale influenza hanno avuto sulla sua autostima, sull'immagine di Sè e sulla sua capacità di interagire con gli altri.

Che tipo di percorso sta effettuando?
Avete approfondito adeguatamente questi punti e il ruolo del suo passato nel determinare le difficoltà attuali?

dott.ssa Flavia Massaro
-www.serviziodipsicologia.it

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Salve dottoressa. Ultimamente stiamo esplorando la mia vita passata. Nella mia infanzia non vi è stato nulla di anomalo. Bambino felice con una famiglia normale, a scuola ben accettato, fini alle elementari. Alle medie mi chiudo molto, parlo poco. Anche perché fini alle elementari ero una specie di leader, tutto volevano giocare con me o avermi come compagno di banco. Perché ero un bambino a cui piaceva raccontare e inventare storie per bambini ad altri bambini, che rimanevano a bocca aperta. E tutti mi volevano insieme. Nelle medie invece , a quell’età , gli altri ragazzini, volevano invece discorsi da teenager , anche discorsi volgari, cosa di cui io non ne sapevo nulla e non ne volevo sapere nulla. A quell’età però ero abbastanza studioso, e i discorsi che piacevano a me , era parlare di arte , storia, ecc. argomenti che agli altri ragazzi non potevano interessare. Quindi mi ritrovai alle medie molto timido, e isolato. Ma sicuro di me, infatti non mi importava nulla degli altri, infatti gli altri non pensavano che fossi timido, ma solo un po’ presuntuoso.per me l’importante era andare a scuola. Alle superiori, per nulla timido, ma non avevo per nulla voglia di relazionarmi con gli altri. Era una scuola molto problematica, con alunni molto problematici, ragazzi con cui non vi era nulla da spartire. L’unico sbaglio della mia vita, da qualche anno a questa parte, penso che sia stato scegliere quella scuola, e non averla nemmeno cambiata. Ma a me piaceva e andavo bene, e non mi importa e nulla di non relazionarmi con gli altri. Infatti consideravo gli altri un branco di deficienti, e tuttora la penso. E ho fatto bene a non dare confidenza a quelle persone, perché avevano solo interesse di droghe, ubriacarsi, spassarsela e niente di più. Non mi hanno mai dato fastidio. Sicuramente da dietro mi avranno preso in giro, ma davanti mi hanno sempre rispettato. Ma a me non interessava la loro considerazione. Ripeto. Lo sbaglio è stato dai 14 ai 19 anni. Dovevo scegliere un’altra scuola. Forse con ragazzi normali mi sarei isolato lo stesso, ma forse qualcuno mi avrebbe aiutato. Può darsi che avrei rifiutato. Ma non lo posso sapere.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
In realtà, per quanto l'ambiente scolastico alle superiori le fosse sgradito (ma avrebbe potuto frequentare anche altri ambienti, oltre alla scuola), lei dice che già alle medie si è isolato perché non ha condiviso lo "scatto di crescita" che avviene in età puberale/adolescenziale: il suo isolamento potrebbe avere quindi a che fare con il disagio nei confronti dei "discorsi da teenager, anche discorsi volgari, cosa di cui io non ne sapevo nulla e non ne volevo sapere nulla". 

Se posso darle un suggerimento le consiglio di approfondire questo in seduta, per capire come mai era così in difficoltà nel vivere quella tappa della crescita.
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Dr. Fabrizio Mardegan Psicologo 9 3 56
Gentile utente,
quello che la blocca, come lei ben espone, è la paura. La frustrazione che questo comporta è la mancanza di una relazione affettiva. Iniziare una relazione significa poi confrontarsi con altre proprie paure, per cui spesso si mettono in atto comportamenti di auto sabotaggio che, anche se possono sembrare assurdi e paradossali, hanno come fine inconscio la protezione personale.

Quello di cui ha bisogno è diminuire questa paura ad un livello tale che le permetta di raggiungere l'obiettivo di instaurare una relazione affettiva stabile ed appagante. A livello molto pratico le consiglierei di porsi questo obiettivo assieme allo psicologo al quale si rivolgerà e a stabilire anche una scadenza. Questo permette di attivare l'inconscio in modo di trovare una soluzione man mano che la scadenza stessa si avvicina.

Dr. Fabrizio Mardegan - Psicologo

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Dr. Fabrizio Mardegan Psicologo 9 3 56
P.S.
Se poi l'obiettivo non fosse raggiunto perfettamente alla scadenza questo non è così importante. L'importante è il percorso che ha fatto, quanto l'ha fatta crescere e progredire e quello che le ha fatto comprendere. Se le facesse capire che ha bisogno di dilazionare leggermente la scadenza, allora significa che questo è quello che ha bisogno di fare. Tuttavia, anche se ha bisogno di essere calibrato, è mia convinzione che sia necessario porre un limite al tempo nel quale si desidera raggiungere un determinato obiettivo.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Utente,

Lei dice che ad un certo punto, da adulto, si confronta con gli altri e si accorge di aver avuto esperienze diverse.

La mancanza di esperienze ha oggi una conseguenza su di Lei: la PAURA. Le esperienze che in effetti facciamo ci permettono di crescere e vincere le nostre paure.

Lei scrive: "...se una ragazza mi interessa, faccio di tutto per non farglielo capire. Non mi faccio mai avanti. Ho paura. Ho paura del rifiuto, e questa paura deriva dal fatto che sono sicuro che non posso piacere alle donne..."

Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/40-quando-le-nostre-convinzioni-ci-fanno-ammalare.html

Ciò che deve modificare in terapia è la convinzione errata che ha di sè e superare la paura di salutare la ragazza che Le piace. Lo faccia e basta!

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica