Matrimonio in crisi

Buongiorno,
sono un uomo di 42 anni, sposato da 6 anni con una donna di 35 anni, prima del matrimonio abbiamo convissuto per 4 anni circa; da un anno e mezzo è nata una splendida bimba. Tra alti e bassi ritengo che la nostra relazione sia proseguita sempre con soddisfazione di entrambi, anche sessuale, e con la ricerca di interessi comuni sempre condivisi.
Da circa un mese mia moglie mi ha manifestato l'intenzione di separarsi con la richiesta di allontanarmi dalla casa coniugale (trasferimento presso i miei genitori) per potersi prendere una pausa nella quale capire se è innamorata ancora di me.
Ho manifestato i miei dubbi sul fatto che un allontanamento possa assumere una connotazione di una prova a vivere da solo piuttosto che una ricerca di serenità per poter affrontare la questione con più distacco.
La crisi è iniziata perché con i miei genitori, dopo un primo periodo di apparente pacifica "sopportazione", le cose non andavano più bene. Ammetto che il problema è in particolar modo verso madre che ha un carattere molto burrascoso. Secondo mia moglie non l'ho mai appoggiata ma ho sempre difeso mia madre. Da parte mia, invece, c'era semplicemente la volontà di non inasprire la situazione. Nel tempo i silenzi e la poca comunicazione non hanno fatto che peggiorare le cose. Inoltre lei nell'ultimo anno e mezzo a cominciato a chattare via social con un gruppo di donne alzando ancora di più il muro tra di noi.
Dopodiché, circa un mese fa, c'è stata una forte lite con un contatto fisico e da li in poi non c'è stato più nulla da fare in quanto io, per cercare di calmare gli animi e considerando mia moglie il soggetto più ragionevole, ho cercato di farle capire che la reazione di mia madre poteva essere in qualche modo scusata e capita. Ho anche fatto una sorta di 'analisi' dei miei errori manifestando a mia moglie a voce e con una lettera, che ho capito dove ho sbagliato e sono pronto al cambiamento e disponibile ad interrompere i rapporti con i miei genitori pur di rimanere con lei e mia figlia ma lei non vuole sentire ragioni. Insiste nel dirmi che stare sotto lo stesso tetto non fa altro che peggiorare le cose e che dobbiamo separarci andando da un avvocato per chiarire ogni cosa affinché lei si senta libera e non condizionata.
Io amo mia moglie ma non riesco a capire come affrontare la questione.
Aggiungo inoltre che le ho chiesto di fare terapia di coppia ma le insiste nel dirmi che prima di essere una coppia siamo individui e che ognuno deve risolvere i propri problemi (mi dice che da solo non riesco a capire e che mi devo cercare un aiuto).
Non so come affrontare la situazione, alle volte mi illudo che tutto possa ricominciare, altre volte invece credo che sia tutto finito. Mi domando se possa essere considerata una sorta di "depressione post parto". Da parte di lei vedo una freddezza e insensibilità che mi lascia veramente spiazzato come se oltre all'amore non ci sia più nemmeno affetto.
Ringrazio in anticipo per le risposte che riceverò
Grazie.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

tale freddezza potrebbe far pensare che la sofferenza di Sua moglie va avanti da tanto
e che la sorgente dell'amore si è raffreddata.

D'altra parte prima di "andare dall'avvocato"
è sempre buona regola transitare dallo Psicologo/a;
ed anche prima di accettare di allontanarsi da casa,
considerato che tutti i comportamenti hanno una ricaduta sia reale,
ma anche simbolica.

Però una consulenza/valutazione di coppia non esclude alcune sedute individuali per l'uno e per l'altra, se questa è la condizione per chiarire la situazione assieme ad un/a professonista.

E' difficile negoziare un punto d'incontro quando la situazione è talmente scivolata.

Carlamaria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Brunialti,
la ringrazio per la pronta risposta.
Il punto è che mia moglie vuole separarsi perché ritiene che sia la soluzione più cautelativa nei confronti suoi e della bimba (abbiamo una casa di proprietà in comunione dei beni).
Da parte di mia moglie non c'è la volontà di un percorso condiviso ma il suo desiderio è stare da sola con la piccola e vedere cosa succederà chiedendomi di allontanarmi come se fosse un suo diritto e che la cosa non generasse in me nessun problema; alle volte penso che sia immatura e capricciosa e che non pensi al bene di nostra figlia.
Senza dubbio la sofferenza di mia moglie va avanti da un paio d'anni nei quali non c'è stata molta comunicazione, ed è culminata con la lite con i miei genitori ma da qui ad arrivare a rinnegare la coppia (sue parole) mi sembra eccessivo.
Abbiamo fatto molte cose assieme nel completo divertimento (viaggi, sport...) che sono venuti meno da quando è arrivata la nostra bimba. Questo perché da parte di mia moglie c'è una sorta di simbiosi con la figlia. Non la lascia un momento, la sera sta dalle 21 in camera matrimoniale con lei allattandola e nel frattempo chattando sui social ed io, o dormo in un'altra stanza oppure sono relegato al ruolo di ospite. Però quando viaggia per coltivare delle sue passioni allora la lascia con me senza problemi...
Dalla sua ultima frase capisco che secondo lei siamo ad un punto di non ritorno? Mi consiglia di intraprendere un cammino individuale senza coltivare la speranza che si possa trovare un riavvicinamento?
Un saluto.
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66

Gentile utente,

Considerato che il passaggio da due a tre nella famiglia obbliga ad una importante ridefinizione delle relazioni,
andando Lei via di casa il rapporto simbiotico madre-figlia potrebbe patologizzarsi,
come potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html
(mi faccia sapere se ci si ritrova..)

Alcune sedute individuaii possono sicuramente autarLa a comprendere ciò che è meglio fare: per la bimba, per Lei,
ed inoltre possono dare maggiore forza alle Sue posizioni legittimandone certi "no", ad es. all'invito di lasciare la casa:
il padre non è un opzional,
è fondamentale sia per la crescita del figlio,
sia per l'equilibrio della madre
affinche non costruisca una relazione simbiotica con figlio:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3225-padri-la-legge-c-e-ma-non-basta.html
Ed inoltre c'è da riflettere sul Suo rapporto con i Suoi genitori, che ora sono anche i nonni della bimba, con tutte le complicanze che ne dirivano,
ampiamente descritte qui..
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/5395-genitori-nonni-guerra-o-pace.html

Se poi nell'ambito del percorso psicologico individuale ci sarà un invito alla moglie, si vedrà cosa accade.

Carlamaria Brunialti


[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

il periodo che sta vivendo Sua moglie, legato alla gravidanza e al parto, è molto delicato, perchè stressante ed è probabile che Sua moglie sia anche più vulnerabile rispetto a molte questioni che in passato l'avrebbero lasciata indifferente.

Ma uno degli aspetti più importanti che a mio avviso sembrerebbe aver generato la crisi è proprio la comunicazione ed in particolare i diversi significati che voi due avete attribuito a quanto accaduto.

E' un dato di realtà, infatti, che con i suoceri non ci sia un buon rapporto e Lei scrive: "Secondo mia moglie non l'ho mai appoggiata ma ho sempre difeso mia madre. Da parte mia, invece, c'era semplicemente la volontà di non inasprire la situazione."

Ma non sempre per non inasprire la situazione bisogna tacere o fare finta che il problema non ci sia; né quanto ha fatto Lei sta a significare non appoggiare la moglie.

Purtroppo si è generato un conflitto, un'incomprensione su temi importanti, perchè non sentirsi appoggiate dal proprio marito è molto spiacevole, così come sapere che la moglie dubita delle nostre buone intenzioni!

Al di là, quindi, della relazione con i suoceri, mi sembrano questi gli aspetti più dolorosi.

Però concordo con la dott.ssa Brunialti sull'opportunità di arrivare ad un chiarimento e, se proprio si vorrà giungere alla separazione, di farlo con maggior consapevolezza, dopo aver cercato delle soluzioni.

Separarsi non è la soluzione, è una scelta drastica. Almeno in questo momento e in mancanza degli opportuni chiarimenti.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Brunialti,
ho letto con attenzione quanto riportato nei link indicati e devo dire che sono in linea soprattutto con il primo argomento.
Il punto è che mia moglie ha creato questo legame simbiotico con la figlia estromettendomi dal suo rapporto.
È come se in casa ci fossero due famiglie: mamma e bimba / papà e bimba; non riesce a vederci come una famiglia a tre.
Per di più ha già deciso su come proseguire la nostra relazione di coppia e non vuole sentire ragioni: ritiene che per il bene della bambina non dobbiamo più stare assieme perché ci vede litigare anche se, in realtà, non è che si litiga molto visto che i momenti a tre non ci sono praticamente mai.
In particolare il mio allontanamento da casa lo vede come un condizione necessaria da omologare davanti ad un giudice in fase di separazione riducendo la sua responsabilità della scelta con un atteggiamento del tipo "la lontananza mi farà bene per capire i sentimenti che provo per te, ora comunque so che non sono più innamorata di te".
In questo contesto quindi, se dovessi oppormi all'allontanamento, non credo che riuscirei ad ottenere una separazione consensuale dando quindi il via ad una guerra giudiziale con impatti negativi anche sul fronte economico.
Per quanto riguarda i miei genitori, ammetto che hanno un atteggiamento un pò prepotente ma il contatto si limitava al vederli due volte alla settimana (da parte sua) a casa loro per portare la bimba e riprenderla dopo il lavoro; non vengono da casa nostra da quasi un anno. E che lotta per lasciare la bambina due mattine alla settimana dai nonni anziché lasciarla al nido!!! È stata esasperante!!!
Ed anche su quest'argomento c'è massima confusione; dopo la litigata violenta di gennaio mi ha detto che si sarebbe aspettata il loro contatto telefonico per delle scuse. Così è stato e non andava bene perché dovevano presentarsi a casa. E così è stato ma non andava bene comunque perché erano già passati 10 giorni...
La situazione non presta il fianco a riavvicinamenti o almeno a un dialogo. C'è massima chiusura su tutti i fronti.
Un saluto.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Pileci,
sono daccordo con Lei sul fatto che uno dei motivi scatenanti della crisi attuale sia la mancanza di dialogo, ovvero le incomprensioni dovute al silenzio.
Purtroppo però quando le dico che da parte mia c'è il massimo impegno per capire, comprendere gil errori per evitare le stesse problematiche, l'ammissione delle mie responsabilità e quelle dei mie genitori, la risposta è che non si fida, che devo dimostrarle che voglio cambiare. E quindi le chiedo come potrei farlo stando distante, vivendo a casa dei suoi suoceri che - chiaramente - ricominceranno a rivedere nostra figlia. E a questo punto non ottengo riposta...
E' un paradosso ma più scrivo e più credo che forse da parte di mia moglie ci sia la volontà di iniziare un cammino di allontanamento per verificare, comprendere se riesce a sostenere una quotidianità con la bimba senza la mia presenza. Lei non vuole cercare soluzioni perché la soluzione l'ha già trovata: separarsi per iniziare una nuova vita alla ricerca della sua dimensione.
E mi domando se è possibile che una mamma di una bimba così piccola non capisca che separare la figlia dal padre potrà avere delle ricadute negative sulla piccola. E se glielo domando mi risponde che tanto io la bambina la vedo comunque e che tanto fino ad ora mi sono fatto i porci comodi miei perché dopo lavoro avevo scelto - con il suo consenso - di dedicarmi un pò allo sport per mantenermi in forma. Cosa peraltro che avevo suggerito anche a lei - donna iper sportiva prima della gravidanza - dicendole di lasciare la bimba dai nonni un pomeriggio alla settimana (i miei perché i suoi sono distanti) e prendersi degli spazi ma non voleva. Le avevo anche detto che un sabato al mese avremmo potuto lasciare la bimba dai miei genitori e ritagliarci una giornata tutta per noi ma anche in questo caso non voleva.
E' veramente una situazione paradossale.
Grazie molte.
Un saluto.
[#7]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
".. E' veramente una situazione paradossale..."

Paradossale? Blindata, direi.

Se uno di Voi due non cambia "gioco",
questo inutile fronteggiamento continuerà allo sfinimento di uno dei due o di entrambi.
A tale fine Le suggerivo una terapia individuale in #3.

Carlamaria Brunialti
[#8]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,
effettivamente come dice lei la situazione è blindata e mio malgrado non potrò fare altro che adeguarmi alla richiesta di mia moglie in merito alla separazione pur essendo convinto che, in particolar modo per nostra figlia, sarà la soluzione più traumatica.
Ma se una persona è irremovibile e non ha intenzione alcuna di aprirsi ad un dialogo c'è poco o nulla da fare.
Senza dubbio, con i miei tempi, osserverò il suo consiglio per una terapia individuale.
La ringrazio.
[#9]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66


Le consiglierei qualche seduta prima di acconsentire ad uscire di casa. E' una garanzia per Lei, anche di fronte alla possibilità di una separazione legale:
può dimostrare di aver fatto tutto quanto era in Suo potere, e non è poco.

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti

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