Accettare la Morte

Buona sera, mi rivolgo a voi per avere un consiglio, credo che i miei problemi siano iniziati quando ero molto giovane circa 21 anni. Il nocciolo della questione è che non ho mai accettato la caducità della vita e il fatto che un domani non ci sarò più.
A questo si uniscono alcune esperienze negative e molto pesanti, che ho dovuto affrontare e che in tutto questo ho sempre dovuto essere forte (per i miei genitori, per me stessa perché non mi piace piangere sulle spalle degli amici, per proteggermi dal mondo esterno e per dimostrare sul lavoro di non essere troppo donna poichè lavoravo con tutti uomini all’epoca). Fino ad un anno e mezzo tutto era apparentemente tranquillo, poi dopo 20 anni, ho deciso di smettere di fumare, di punto in bianco, ho buttato via le sigarette rimaste e, con la sola forza di volontà, sono riuscita a non accenderne più nemmeno una. Non so se è stato questo ( o in concomitanza l’aver iniziato una relazione con un uomo che purtroppo non abita nella mia città, ci separano 200 km che percorriamo tutti weekend, ma la lontananza amplifica qualunque emozione e rende tutto più difficile ( anche con lui quando non lo sento per mezz'ora penso subito al peggio) Ad oggi spesso mi accorgo di non riuscire a godere appieno dei momenti e che mi scivolano addosso, inoltre da un anno e mezzo non riesco più dormire o meglio dormo due sere su sette (vado a dormire che sono tranquilla: non ho né ansia, né tensione né pensieri, ma non riesco addormentarmi, a scivolare nel sonno) E così di giorno mi ritrovo sempre più stanca e senza forze e non so se è questa eccessiva stanchezza che ultimamente mi genera tristezza. Inoltre da un po’ di tempo a questa parte ho degli evidenti problemi di memoria (non ricordo gli eventi passati e legati all'infanzia o all'adolescenza, ma anche quelli passati da due giorni, non ricordo nulla di ciò che ho studiato, spesso ho difficoltà a concentrarmi, anche quando leggo devo rileggere più volte per capire il senso delle frasi e non riesco nemmeno ad apprendere nuove informazioni, dopo un'ora non ricordo più quello che ho letto nel dettaglio, solo la macro-area ed ho notato anche un evidente peggioramento lessicale. In passato qualche volta ho bevuto eccessivamente (una sera a settimana perché mi aiutava a rilassarmi), poi sono stata male ed ho avuto paura di entrare in una spirale pericolosa. Ad oggi sono consapevole di non aver realizzato niente di ciò che avrei voluto nella vita: una famiglia, dei figli, un lavoro che volevo e per cui avevo studiato tanto, questo è dovuto ad alcune scelte sbagliate ed alla mancanza di opportunità. So di non essere eterna ed ho anche paura di non avere il tempo per cambiare e/o provare a costruire qualcosa. Una sera di qualche mese fa ho realizzato che alla base di tutto c’è questo argomento che devo affrontare, ma come si fa ad accettare con serenità e a convivere con l'idea della morte? C'è qualche libro che posso leggere e che mi può aiutare a trovare delle risposte?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

più che di libri da leggere a mio avviso ha bisogno di far valutare la sua situazione per verificare se siano presenti problematiche come eccessiva ansia, ossessività, disturbi dell'umore.

Il quadro che descrive è probabilmente legato all'idea di non aver realizzato quello che pensava avrebbe realizzato e di non avere più tutta la vita davanti, ma se ci fosse dall'altro sarebbe necessario intervenire con una terapia psicologica, così come sarebbe in ogni caso necessario aiutarla a riflettere sui motivi della situazione attuale e sulle scelte giuste o sbagliate che ha compiuto negli anni, che l'hanno portata a questo presente.

L'aver abbandonato le sigarette e trovato un uomo geograficamente distante, che amplifica forse l'ansia dovuta l'impossibilità di controllare costantemente che tutto sia a posto, possono rappresentare delle cause scatenanti per il suo attuale malessere, ma non ne sono certo la causa prima.

Aggiungo infine che i sintomi che riporta sul piano cognitivo meritano un approfondimento neuropsicologico mediante test specifici e quindi una valutazione che prescinda dalla sua percezione soggettiva del problema.

Un caro saluto,
dott.ssa Flavia Massaro
-www.serviziodipsicologia.it

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Attivo dal 2018 al 2020
Ex utente
Gentilissima Dottoressa, anzitutto la ringrazio per la Sua gentile risposta. Non vi sono altre problematiche relative al tono dell'umore o alla personalità, Per un anno sono stata sottoposta ad un forte stress lavorativo che sommato ad altri avvenimenti (primo tra tutti essere sempre di corsa: la casa, l'amministratore di condominio, il pranzo da preparare per il lavoro, la gestione della casa, la palestra... sono anni che non riesco a sedermi una sera davanti al televisore a guardare un film) ha portato alla situazione attuale. Non sono una persona ansiosa (l'ansia l'avverto solo quando sento parlare della morte, evento peraltro che appartiene inevitabilmente alla vita di ciascuno). Sono sempre stato una persona molto introspettiva e sono perfettamente consapevole di quali sono le scelte sbagliate che ho fatto, anzi la scelta: mi sono sposata a 28 anni ( e non abbiamo mai convissuto prima) per amore e con la volontà di costruire una famiglia, mio marito all'apparenza sembrava molto innamorato, in realtà aveva un'altra donna. Esattamente il giorno dopo il matrimonio ha rivelato la sua indole violenta e un carattere prepotente (incoraggiato dalla madre) E sono cominciati i ricatti "se non lo fai ti lascio" "se non mi ubbidisce te ne pentirai" "se parli ancora con i tuoi genitori spacco la casa" ( non sono mancate le sceneggiate, le urla, oggetti rotti contro il muro o lanciati dalla finestra...) Il matrimonio è finito dopo un anno dopo con l'arrivo dei carabinieri (chiamati da me perché aveva un coltello in mano). A qualunque donna più giovane, ad oggi consiglierei di convivere prima perché aiuta a conoscere veramente l'altra persona, anche se questo non può cancellare il passato. Questa scelta io l'ho pagata tutta la vita: ad un colloquio di lavoro dovendo obbligatoriamente dichiarare lo stato civile mi sono sentita dire ( senza conoscermi nemmeno) "se non è riuscita a far funzionare il suo matrimonio come pensa di far funzionare un ufficio?" e sono stata scartata ( ma anche nelle relazioni interpersonali ho trovato tanti pregiudizi ) I miei genitori, ad oggi, non hanno mai detto a nessun parente che sono divorziata da almeno 10 anni, ritenendola una cosa disdicevole, comunque da nascondere (quindi sarebbe comunque stato impossibile introdurre un'altra persona). Ho dovuto sempre investire il doppio dell'energia degli altri per vincere i pregiudizi e dimostrare il mio valore e farmi conoscere. E dopo tanto tempo credo di sentirmi svuotata, come un palloncino sgonfio, però con la voglia di pensare a me stessa.
Per quanto riguarda la memoria a chi mi devo rivolgere? Glielo domando perché il mio medico di famiglia storico ha chiuso lo studio, senza avvisare i pazienti, e lasciando tutti scoperti. Ho appena cambiato medico, che però non mi conosce...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Per quanto riguarda la memoria le segnalo questo articolo che può fornirle ulteriori informazioni:
http://www.serviziodipsicologia.it/memoria-e-difficolta-a-ricordare-quando-preoccuparsi/

Considerando nel complesso quanto riferisce la valutazione dovrà essere sia neuropsicologica (test sulle funzioni cognitive) sia psicologica (variabili cliniche che possono influenzare le finzioni cognitive).
Per effettuare i test si può rivolgere a uno psicologo che si occupi quindi di valutazione sia psicologica che neuropsicologica.