Danni cerebrali dopo una canna

Salve gentili dottori,
Vi parlo in relazione a una canna fumata due anni fa; premesso che avevo fumato diverse volte in precedenza senza mai aver riportato conseguenze. Quella sera fumai tranquillamente: non ho avuto crisi d'ansia , attacchi di panico , spiacevoli sensazioni, niente di tutto ció. Fatto sta che nei giorni successivi qualcosa in me era cambiato: avevo minore concentrazione, minore motivazione, minore empatia, minore capacità di provare emozioni ( le emozioni erano molto più blande e piatte) la percezione delle cose e la consapevolezza di me stesso erano cambiate ( prima avevo una percezione chiarissima, dopo la mia percezione era appannata) avevo la sensazione che si fossero spente diverse zone del mio cervello e che avessi avuto una riduzione delle capacità cognitive. A distanza di due anni, Posso dire che a poco a poco c'è stato un miglioramento ma continuo a non essere lo stesso di prima, continuo a non avvertire le emozioni come le avvertivo prima e questa situazione mi fa stare male, mi innesca un circolo ansioso, in quanto continuo a pensare che non è la mia vita, non è una vita autantica, continuo a paragonarmi a prima e mi manca il me stesso di prima più di qualsiasi altra cosa. Sono stato da due psichiatri e mi hanno detto che è una mia convinzione e che una sola canna non puó aver fatto tutto questo ( una canna che tra l'altro non so con quale schifezza era stata tagliata; ancora ricordo il mal di testa del giorno dopo aver fumato) ma io so che qualcosa in me è cambiato, solo io lo posso sapere e penso che tutto questo sia qualcosa di permanente. Voi che ne pensate??
Ho compromesso il mio cervello per sempre vero?
Grazie in anticipo per le risposte
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Gentile utente,

D'accordo, ma per questo suo stato le hanno dato delle cure ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Il primo psichiatra mi ha detto che era solo una mia convinzione, che dopo due anni era impossibile che ci fossero ancora tali conseguenze; mi ha consigliato la psicoterapia cognitivo-comportamentale; voleva prescrivermi lo zoloft anche se non era necessario secondo lui e infatti alla fine ( non essendo ancora intenzionato a prendere farmaci) non me lo sono fatto più prescrivere. La seconda psichiatra mi ha detto più o meno la stessa cosa, vale a dire che per il momento era meglio iniziare solo con la terapia cognitivo-comportamentale. Ora sto facendo questa terapia, anche se in tutta sincerità, non ho grande fiducia e aspettative; oramai non riesco più a studiare tra ansia e umore basso, entrambe da collegare a quel trauma che ancora fa troppo male e che è stato lo spartiacque della mia vita; le ribadisco che per me questa non è una vita autentica, non è la mia vera persona. Sto iniziando a deprimermi sempre di più e non le nascondo che ho pensieri suicidi
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
"Il primo psichiatra mi ha detto che era solo una mia convinzione, che dopo due anni era impossibile che ci fossero ancora tali conseguenze"

Non è questo il punto, non è che lo psichiatra debba dire se le preoccupazioni siano vere o false, sarebbe ridicolo.

"voleva prescrivermi lo zoloft anche se non era necessario secondo lui e infatti alla fine ( non essendo ancora intenzionato a prendere farmaci) non me lo sono fatto più prescrivere. "

Non si è capito bene: se non era necessario perché voleva prescriverlo ? Se non lo voleva prescrivere perché Lei "non se lo è fatto più prescrivere"...allora alla fine voleva prescriverglielo.

Comunque, mi par di capire che il medico volesse darLe una cura e Lei non l'abbia accettata. Non capisco cosa significhi non essere intenzionato a "prendere farmaci". Dipende dal fatto che ancora non ha una visione del problema. Fosse una polmonite avrebbe preso eccome dei farmaci.