Come capire se si è depressi?

Come si fa a capire se si è depressi? Quali sono i sintomi specifici della depressione? Come si distingue la depressione maggiore unipolare dagli altri tipi di depressione e dalle altre malattie che comportano anche sintomi depressivi? Come fa uno psichiatra a determinare la causa e il tipo di depressione?
Non è una generica richiesta di informazioni, ma riferita a me personalmente.
Grazie
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 26 4
Gentile Utente,
Lei cosa osserva dentro di se' che la spinge a fare questa domanda?
Ci sono precisi criteri diagnostici, ovvero la presenza di piu' sintomi associati che conducono a fare una diagnosi.
Cordialità

Dr. Roberto Di Rubbo

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dopo
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Ex utente
Salve dottore,
grazie per la risposta, ma soprattutto per la domanda (nessuno finora si era mai disturbato a chiedermi niente).
Vede, è dalla prima adolescenza che ho iniziato a provare un senso di futilità e di mancanza di senso delle cose e della vita, e così sono nate le prime idee di morte. La mia è stata una vita di rinunce, di strappi, di abbandoni e di fallimenti, di progressiva rovina e autodistruzione. Sono anni che mi trascino senza sapere davvero cosa fare, dove andare, mi sento solo stanco, ogni prospettiva di vita e di relazione mi sembra illusoria e insostenibile a lungo termine. Ciò che vorrei davvero è poter scomparire, poter dormire per sempre, potermi liberare da tutto e da tutti.
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 26 4
Gentile Utente,
mi spiace non averle potuto rispondere subito. Certamente la descrizione che lei fa della sua sintomatologia che dura da molto tempo, prevede sintomi che (ovviamente da verificare tramite una visita con uno psichiatra) si inscrivono in un disturbo depressivo, quali: marcata diminuzione di interesse o piacere (anedonia), umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati quasi ogni giorno, perdita di energia, pensiero ricorrente di morte, pur senza una pianificazione (penso). Non sappiamo niente circa la qualità del sonno o la mancanza di concentrazione, neppure circa l'appetito. Quello che lei ci elenca, comunque, renderebbe necessaria una visita con uno psichiatra che valuterebbe l'opportunità o meno di una terapia farmacologica e di una psicoterapia che incrementerebbe la consapevolezza delle sue risorse per poter affrontare in modo più creativo la sofferenza che la vita le presenta.

Cordialità
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore,
per quanto riguarda il sonno e l'appetito ho cominciato ad avere alterazioni sempre dalla prima adolescenza, con insonnia attiva e ipersonnia diurna, l'appetito conservato ma con condotte alimentari spesso disturbate (digiuni e abbuffate), trascuratezza nell'igiene personale (a periodi) e della salute generale (evitamento dei regolari controlli, analisi ecc.), forte tabagismo, uso e abuso di alcool e cannabis dai 15 anni. La concentrazione è sempre stata abbastanza labile (facile distraibilità, pensieri intrusivi, tendenza a fantasticare e incapacità di organizzare e programmare obiettivi anche semplici, disforia e adattamento insicuro e problematico, conflittuale). Tuttavia dottore la mia mi sembra più una depressione agitata, con un'eccitabilità di fondo (da bambino ero abbastanza esuberante), e temo che il mio malessere rientri più nello spettro bipolare. Le sarei molto grato per ogni ulteriore riscontro.
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 26 4
Gentile Utente,
la sintomatologia che lei descrive sembrerebbe configurare un disturbo dell'umore, la cui specificazione (disturbo depressivo maggiore, disturbo bipolare, disturbo dello spettro bipolare...etc) va configurata nel corso di una visita psichiatrica, di cui, data l'entità dei sintomi che descrive, sembra esserci bisogno.
Cordialità
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dopo
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Dottore, nella Sua esperienza, uno psichiatra del servizio pubblico che non sia anche psicoterapeuta, sarebbe in grado di inquadrare correttamente il problema e di fornire una terapia adeguata? Il medico di base mi sconsiglia gli psichiatri del pubblico (e gli psichiatri in generale che siano "solo" psichiatri) perché incompetenti dal punto di vista psicoterapeutico e sbrigativi nel visitare e prescrivere farmaci, poco aggiornati su diagnosi e terapie, specie se "maturi" di età.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, ho un'altra domanda, se posso. È possibile che una persona affetta da mania o ipomania riconosca questo stato, se non altro a posteriori, magari per le conseguenze negative che ne sono scaturite? Oppure riconoscendosi nelle descrizioni presenti in letteratura? E inoltre, perché alcuni psicologi si spingono a sostenere che il bipolarismo possa essere di origine traumatica, e quindi trattabile con la sola psicoterapia? È verosimile? Io ad esempio sono figlio di una madre che ha sempre avuto sbalzi d'umore che la portano ad avere comportamenti rabbiosi e di abuso verbale verso gli altri (in particolare noi famigliari stretti) o al contrario di indifferenza e trascuratezza, e sia io che mio fratello presentiamo ad oggi sintomi di vario tipo, simili ai suoi. È più probabile che si tratti di una vulnerabilità genetica? Per me è molto importante chiarire questo aspetto. La ringrazio in anticipo.
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 26 4
Gentile Utente,
in riferimento alla sua prima domanda: "È possibile che una persona affetta da mania o ipomania riconosca questo stato, se non altro a posteriori, magari per le conseguenze negative che ne sono scaturite? Oppure riconoscendosi nelle descrizioni presenti in letteratura?" - posto che ogni singola situazione necessita di una valutazione di persona fatta da uno specialista, in generale la risposta è si. I programmi di prevenzione delle ricadute tendono a rendere le persone, affette da disturbi bipolare, sempre più consapevoli di come i sintomi si sviluppano al fine di curarli sempre più precocemente. Questo vale anche per lo stato maniacale.
Riguardo alla seconda domanda: "È più probabile che si tratti di una vulnerabilità genetica?" - come per molti altri disturbi, non si può escludere una vulnerabilità genetica ma sembra verosimile che la genesi del disturbo bipolare sia multifattoriale. Pertanto né gli elementi di eventuale vulnerabilità genetica, né tanto meno lo sviluppo psicologico di una persona devono essere sottovalutati.
Cordialità
[#9]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, ma gli psichiatri in genere poi tengono davvero conto della storia del paziente e delle sue motivazioni nella formulazione della diagnosi e nella scelta della terapia, specie se si tratta di bipolarismo, più o meno attenuato? Perché a me pare che la tendenza sia invece quella di considerare sostanzialmente indifferente l'aspetto ambientale, soprattutto in assenza di traumi cosiddetti "maggiori". In particolare nel pubblico, con la scarsità di risorse e di tempo. Ripeto, il medico di base mi sconsiglia un approccio esclusivamente psichiatrico nel pubblico, per la sbrigatività con cui si prescrivono farmaci "pesanti" e la scarsa o nulla attenzione appunto allo sviluppo psicologico della persona e al suo contesto di vita.
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 26 4
Gentile Utente,

spesso generalizzare può essere fuorviante. Ovviamente la storia pregressa, la qualità delle relazioni affettive nel corso dello sviluppo, i traumi emotivi, la vita sociale e affettiva di una persona sono di vitale importanza nel corso di una visita per la diagnosi e la terapia di una persona, anche se, in primo piano assume altrettanta importanza, se non maggiore, il corteo sintomatologico attuale per la formulazione di una diagnosi e di una terapia adeguata.
Certamente, qualunque situazione in cui esista scarsità di tempo o di attenzione da parte del curante comporta una maggiore difficoltà nella "cura" in senso lato. Tali carenze possono verificarsi, purtroppo, sia in ambito pubblico che privato.

Cordialità
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