Tabagismo

Salve,
Sono una ragazza di 27 anni, ho iniziato a fumare regolarmente a 17. Arrivai a 20 anni a 10 sigarette al giorno massimo, quando decisi di smettere di colpo. Per tre anni sono riuscita a non fumare. A causa di spiacevoli situazioni mi sono poi riavvicinata gradualmente alle sigarette e a 23 anni ho ricominciato aumentando quasi del doppio. Attualmente fumo una media di 15/17 sigarette al giorno, da 4 anni, che mi sono accorta aver aumentato dopo la morte di mia madre. Ho deciso di smettere nuovamente, sono stata due settimane senza fumare: il tutto vanificato in una sera di forte astinenza, in cui ho comprato il pacchetto che mi ha fatto ricominciare tutto da capo. Oggi sono passata al metodo della sigaretta elettronica. Mi sto informando molto al riguardo, ma sono spaventata dal fatto che, se dovessi fallire anche con questo metodo, non ci saranno più soluzioni. Vorrei sapere se esistono psicoanalisi mirate a sconfiggere la dipendenza. Quanto c’e di chimico e quanto di mentale nella voglia di fumare? Un approccio psicologico potrebbe portare a risultati concreti?
Ringrazio anticipatamente,
Cordiali saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
"sono spaventata dal fatto che, se dovessi fallire anche con questo metodo, non ci saranno più soluzioni."

Gentile ragazza,

questa idea è falsa. Il fatto di aver provato a smettere di fumare, facendo tentativi NON significa che non ci siano soluzioni!!!

Bisogna semplicemente capire che cosa Le sta impedendo di raggiungere l'obiettivo finale che è quello di smettere davvero di fumare e non per un breve periodo.

Il punto cruciale di un trattamento psicologico prevede diverse variabili da considerare: le nostre decisioni spesso sono influenzate dalle idee, dalle motivazioni, dall'impegno assunto, dalla responsabilità.

Molto spesso, però, le decisioni sono impulsive e non ponderate. Quante volte accade, infatti, di dire "Da oggi sono a dieta!", oppure "Oggi smetto di fumare", oppure "Oggi inizio a fare sport, a usare meno l'auto", ecc...?

Quando ci comportiamo così, pronunciando queste frasi in realtà non abbiamo calcolato il "costo" della nostra decisione, o lo abbiamo sottostimato.

Esistono trattamenti (anche in ospedale, spesso in accordo con il servizio di pneumologia) che consistono proprio nel lavorare da un punto di vista psicologico proprio sulle variabili cognitive, quali ad esempio la motivazione.

Se Lei non ha una forte motivazione (attenzione, intendo dire NON una decisione presa sul momento per paura, per entusiasmo, ecc...), ma valutando bene vantaggi e svantaggi, allora non riuscirà a portare aventi il progetto di smettere di fumare per lungo tempo.

Inoltre, tenga presente che esistono eccome i momenti critici quando ci si impegna nel modificare le proprie abitudini e gli stili di vita. Potrebbe accadere, ad esempio, che dopo parecchi mesi da quando ha fumato l'ultima sigaretta, Lei abbia nuovamente voglia di fumare o addirittura che Le capiterà di fumare. Non occorre scoraggiarsi, in quanto può accadere, ma questo non significa che non ha avuto successo o che tutti i progressi siano da buttar via!!!
Significa semplicemente che deve nuovamente impegnarsi per fare in modo che il Suo impegno sia costante e che eventuali "cadute" siano sempre più distanti nel tempo.

E' anche importante premiarsi: può provare ad immaginare a quanti soldi risparmierà non fumando o comunque a tutta una serie di complimenti che merita nel momento in cui raggiunge un obiettivo dopo l'altro e alla padronanza che giorno dopo giorno acquisisce sul problema.

Ovviamente, gli obiettivi devono essere sensati, percorribili, raggiungibili, e programmati nel tempo.

Inoltre, dopo molto tempo dall'ultima sigaretta, può capitare di aver voglia di fumarne una. Questo non significa che deve cedere, nè che ha fallito.

In ogni caso, per rispondere alla Sua domanda su come affrontare il problema, tenga presente che il medico di base dovrebbe fornire le prime informazioni, eventualmente indirizzandoLa verso i servizi ospedalieri.
In alternativa potrebbe rivolgersi ad uno psicologo che si occupi specificamente di questo, anche se non occorre sempre una psicoterapia per smettere di fumare.

Ci sono protocolli cognitivo-comportamentali molto efficaci per smettere di fumare.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve,

accanto ai suggerimenti della Collega Pileci, vorrei aggiungere anche il mio punto di vista.

Vorrei sottolineare un aspetto in particolare di cui mi preme parlare. Sembra dirci che eventi spiacevoli e purtroppo tragici, come la morte di sua madre, siano collegati al fumo di sigarette.
Inoltre parla di dipendenza e si chiede se una psicoanalisi può modificare la sua abitudine.

Ci tengo a dire che la psicoanalisi può modificare i vissuti che portano alla sua abitudine.
Non la conosco, provo a farle un esempio per essere più chiaro. Quando ho letto degli eventi spiacevoli nonché della morte di sua madre, mi sono chiesto se sente intorno a sé il sostegno e gli affetti necessari con i quali condividere esperienze tanto dolorose. E mi sono chiesto, chissà se la sigaretta rappresenta un aiuto sostitutivo in tal senso. Non so se mi sono spiegato con questa esemplificazione, questo sarebbe un discorso che riguarda le sigarette, ma non solo.

Seguendo questa esemplificazione, infatti, affinché l'uso delle sigarette possa ridursi, è importante che lei possa lavorare anche sugli affetti, se essi nella sua vita mancassero ad esempio. Questo aprirebbe discorsi profondi legati alla sua storia. Continuando l'esempio, trovando successivamente un senso di appartenenza nella sua vita, in cui è libera di essere se stessa, l'uso delle sigarette potrebbe essere meno urgente.

La psicoanalisi è un lavoro consistente, che richiede senz'altro tempo per arrivare a risultati concreti e soprattutto stabili. La stabilità, infatti, non va sottovalutata. Come lei ci dimostra, non basta smettere, c'è anche il rischio di ricominciare, se la nostra vita - il "mentale" di cui lei ci parla - resta quella di sempre.

La psicoanalisi quindi, attivando un processo trasformativo di sé, provoca anche un cambiamento delle proprie abitudini. Ovviamente questo non vuol dire che attraverso una psicoanalisi lei smetterebbe di fumare necessariamente. Magari sì, ma magari ridurrebbe il numero di sigarette o darebbe un altro significato al fumo in sé. Sarebbe però capace di gestire se stessa, e il "tabagismo" di cui parla, in un modo diverso.

Può interrompere di colpo oppure trovare soluzioni pratiche come la sigaretta elettronica (in proposito, non sono informato adeguatamente, ma sapevo che la sigaretta elettronica non nasce principalmente per smettere di fumare, ma senz'altro è più informata di me). Oppure, se dovesse decidere di valutare una psicoanalisi, farebbe un intervento più profondo su se stessa, come ho cercato sinteticamente di dirle, che considera la "dipendenza dalle sigarette" come uno degli aspetti, magari ricorrenti, di una complessità che riguarda la sua persona nella sua interezza.

Può quindi considerare i diversi trattamenti e valutare quale tipo di intervento preferire, come dice la Dottoressa Pileci, senza scoraggiarsi.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno.
No, non sento assolutamente intorno a me gli affetti e i sostegni necessari con cui condividere le mie esperienze. Ho trascorso due anni molto pesanti, e purtroppo contraddistinti da un lutto dopo l’altro (mia nonna, mio zio e mia madre, nel giro tutti di 7 mesi). Da lì mi sono resa conto che il numero di sigarette era in costante aumento, fino ad oggi, che ho deciso di prendere di petto il problema, non so con quanta motivazione in realtà. Credo che l’origine della mia dipendenza non possa essere ricollegata alle esperienze negative vissute, in quanto fumavo già da prima, seppur in quantità ridotta. Gli unici cambiamenti che ho notato sono stati il modo di fumare, diventato quasi compulsivo. Ho pensato proprio per questo che un percorso con uno psicologo potesse servire nel mio caso, magari, come dice lei, a non vedere più nella sigaretta questa urgenza patologica.
Ringrazio entrambi per l’interessamento.
Cordiali saluti
[#4]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno a lei,

sono vissuti emotivi importanti e delicati quelli che descrive, dolorose perdite avvenute tutte nel giro di poco tempo.
Mi sembra che stia cercando di capire come muoversi e, anche se comprensibilmente non sa quanta motivazione ha, penso che una parte di lei desideri affrontare questo momento non da sola. Come se sentisse l'importanza di trovare uno spazio di ascolto in cui possa prendersi cura di sé, dopo questi anni pesanti che forse l'hanno ferita.
Anche il fatto di scriverci mi sembra sia un segno positivo, che conferma la sua ricerca in corso nonché una sua forza interiore e il suo desiderio di parlare e condividere i suoi stati d'animo.

Allora un caro augurio,
Enrico de Sanctis
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazza,

Lei scrive: "Da lì mi sono resa conto che il numero di sigarette era in costante aumento, fino ad oggi, che ho deciso di prendere di petto il problema, non so con quanta motivazione in realtà..."

Non mi sorprende, perchè spesso questi comportamenti, quali il fumare, o il mangiare smodatamente, ecc... diventano strategie disfunzionali di gestione dello stress o di altro (che qui non possiamo conoscere). Tuttavia, ritengo che l'aspetto più importante sia proprio arrivare a smettere di fumare, come Lei desidera, lavorando in primis sulla motivazione e poi anche sulla modificazione delle strategie comportamentali, imparando a prevenire e gestire le eventuali "ricadute".

Però, ribadisco, è importante che Lei si faccia aiutare sia dal medico di base e da uno psicologo.

Se vuole, in futuro ci faccia sapere! :-)

Cordiali saluti,