Scarso auto controllo.

Buongiorno ai gentili dottori. Ho 24 anni, e ritengo di non essere capace di perseverare negli obiettivi che mi stimolano. Di dovere o di piacere che siano. Esempio concreto è nello sport, in cui sono considerato un talento, ed effettivamente ho un corpo da atleta di natura. Ma la predisposizione è fine a se stessa se non accostata all'impegno costante. Io comincio la dieta, e dopo due giorni torno al punto di partenza. M'impongo di regolarizzare il sonno, perchè il mio organismo possa funzionare al meglio, idem. Dopo una partenza blanda perdo il focus, cado in tentazione. Tutte cose che pur consapevole che siano soltanto a mio vantaggio, non riesco a perseguire con determinazione. Dormo poco da anni. Sono convinto che tanti problemi siano solo una conseguenza diretta di scarse energie psicofisiche. Mi è capitato di rimandare appuntamenti di svago ai quali avrei voluto partecipare. Ma ero stanco o poco lucido. Esercito una discreta attrattiva sul sesso opposto, ma non riesco a cogliere i frutti ed infatti non faccio sesso dalla fine della mia ultima relazione. Attraversando questa difficoltà, non riesco a vivere il pensiero di un appuntamento con serenità. Ma, non è il pensiero d'interagire con una donna in sè a bloccarmi. E' proprio che non mi sento al mio meglio. In sostanza dato che ho già dimostrato a me stesso di essere all'altezza, io sono convinto di valere, ma nel concreto sono bloccato in un mood poco propositivo. Sono certo che se riuscissi a vivere una serenità più costante, tanti altri problemi di contorno svanirebbero in automatico. Per esempio, non esco praticamente mai o molto raramente per svago, ma non ho eccessive difficoltà a relazionarmi con sconosciuti. In molti casi ho pure manifestato una buona intelligenza sociale. Vivo coi miei genitori e lavoro con mio padre. Il rapporto con loro non è dei migliori perchè sono intrappolati nel ruolo genitoriale, e non riescono a trattarmi come un adulto, mostrando eccessiva premura su cose di poco conto, non incoraggiandomi alla solitudine. Questo attualmente mi fa solo rabbia, ma quando ero più giovane sicuramente ha influito di più. Ho accettato e capito di non poterli ne volerli cambiare, dopo averci sofferto. Sarebbe ideale andare a vivere solo, ma lavoro nella ditta che mio padre ha aperto per me, che non mi dispiace ma non è la mia passione. Non avrei modo di trovare facilmente un altro lavoro nel breve termine perchè ho solo una qualifica da terzo anno ( Più gli anni che ho lavorato in ditta ), quindi scegliendo di chiudere per allontanarmi dalla mia famiglia, senza astio, mi troverei in una situazione complessa e non potrei avere il minimo di sicurezza economica che ho ora per un tempo indeterminato. Sono disposto a farlo. Ma per farlo devo dare una regola alla mia vita. Dormire bene. Mangiare bene. La domanda è: Potrei riuscirci da solo? Impegnandomi a non perdere di vista il focus. Ed eventualmente.. come e perchè uno psicoterapeuta potrebbe aiutarmi a riuscirci più in fretta?
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno a lei,

mi sembra di capire che lei si riconosca molte risorse, ma allo stesso tempo sente di non riuscire a gestirle nel modo migliore.
Quando dice: "Dopo una partenza blanda perdo il focus, cado in tentazione", mi sembra che lei privilegi il focus e al contrario svalorizzi la tentazione. Come se fossero due ambiti distinti e contrastanti, mi corregga pure se mi sbaglio. Questo potrebbe essere emblematico.

A volte invece la tentazione ci è di aiuto, perché in essa vi è il desiderio. Ed è necessario che il focus sia sul desiderio, non scorporato da esso. A mio avviso l'autenticità di un desiderio ha a che vedere con la motivazione. È quindi uno stimolo vitale indispensabile che deve essere gestito, per capire come si possa esprimere nella realtà, per diventare propositivi, per essere se stessi.

Come consiglio in questa sede, mi sento di dirle di rivolgere il suo sguardo alla tentazione che sente. Quando ci si defocalizza, quando non si ha voglia, quando si è distratti, a volte questo significa in verità che siamo attratti da altro, anche se magari non è detto che lo vediamo ancora. Quindi è importante che possa sospendere il giudizio su se stesso per comprendersi. Quando parla di scarso auto controllo, intitolando il suo consulto così, sembra critico verso di sé, mentre forse potremmo riflettere sul fatto che a volte il controllo può essere un peso, se non è a servizio della propria autenticità.

Il riferimento ai suoi genitori, al lavoro, e al suo sentirsi figlio mi sembra importante. Sembra dirci che la sua storia passata e la formazione della sua personalità sono rilevanti per la sua ricerca esistenziale. Sente il desiderio di avere un rapporto con loro e questo ha un grande valore. Ugualmente forse vuole anche riconoscersi di essere diventato adulto e vuole emanciparsi dal ruolo di figlio.

Accenna inoltre a una storia sentimentale conclusa, non so quanto possa essere stata un'esperienza significativa né che cosa le ha lasciato dentro di sé.
Comunica una coloritura emotiva di rabbia, di sofferenza, di chiusura, su cui bisogna soffermarsi con la massima attenzione.

Questa ricerca può proseguirla da solo, a mio avviso impegnandosi a non perdere di vista il focus su se stesso, non il focus in generale, come ho cercato di dirle. Uno psicologo-psicoterapeuta può aiutarla qualora le sembrasse di non sbloccarsi e di non riuscire a realizzarsi come desidera.

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Grazie per la risposta. Con i miei genitori mi sono aperto, qualche mese fa. Un apertura che ha preso la piega di una vera e propria crisi, nel momento in cui la loro risposta è stata silenzio o cecità. Io non sento che loro possono offrirmi emotivamente più di quanto non abbia già. Mia sorella, dodici anni, mi ammira. Presta molto più interesse e attenzione al mio parare che al loro. Perchè da me, non si sente giudicata o minacciata. Da loro si. Ma solo ad un certo punto, io, mi sono potuto rendere conto che tutti quei comportamenti disfunzionali, non educanti, sono stati prima su di me. La mia adolescenza è stata tutta un fuoco. La mia rabbia nei loro confronti è dovuta al fatto che nonostante io abbia fatto più volte un passo verso di loro, loro sono stati deboli. Mia madre col silenzio, non malizioso.. ma di debolezza. Mio padre con chiusura mentale. Credo che lui non sia empatico, non si rende conto delle reazioni che le sue azioni provocano. Soltanto dopo. Lui svaluta, dice cattiverie, e certe volte si pente. Ma è così un "prodotto finito", che se io gli dico che trovo irrispettoso un suo atteggiamento, lui del tutto cieco della sua parte di responsabilità trova un modo per passare la palla a me. E di fatto non mi rispetta. So che mi vuole bene. Ma sapute tante cose, dato che la comunicazione attuale tra noi non è di certo sana e serena, credo che io possa liberarmi dal clima nevrotico della mia famiglia allontanandomi. L'odio che ho provato nei loro confronti non è svanito del tutto. Loro non si amano, hanno concepito un figlio senza realmente sapere cosa significasse, e non amando se stessi non hanno potuto amare me. Nel senso più letterale del termine. Ma io ora devo andare avanti, non devo curarli, non credo sia necessario che andiamo d'accordo forzatamente prima di poterci salutare. La storia conclusa è durata due anni, è stata la mia prima e per questo è stata importante. Non mi ha lasciato nessuna ferita particolare, mi ha fatto anzi maturare il pensiero sulla sessualità, che prima di cominciare non avevo costruito con chiarezza ( Uno dei motivi per cui la relazione era malata ). E cioè, ho scelto di essere poligamo, perchè mi sento tale. Posso scendere a compromesso ma purchè non intacchi ciò che credo sia il mio istinto stesso. Com'è nello scenario del matrimonio oggi. Ma, quanto la mia personalità un po eccentrica influisca sui rapporti con la società non è per me un problema. Non m'interessa cosa pensano gli altri, fintanto che il mio comportamento non risulti dannoso o prevaricante. E per fare un esempio concreto sul mio pensiero differente dal più classico e diffuso cattolico, con i suddetti aggettivi secondo la mia scala dei valori non indicherei il caso in cui ci provassi con la donna di un conoscente che non ha fatto nulla di particolare per me, se questa mi piacesse davvero e si facesse avanti. Ho tagliato i rapporti con l'ultimo gruppo di coetanei che ho frequentato alcuni mesi fa per questa ragione. Il maschio in questione, scoperto l'accaduto, si arrabbia e mi rinfaccia i valori dell'amicizia. Ma tutti i mesi precedenti, io sapevo per certo, non aveva fatto altro che farmi la bella faccia vomitando qualsiasi cosa alle spalle. Io però non l'ho fatto per vendetta. Trovo che far coesistere la mia personalità al concetto sociale odierno sia "complesso". Ma preferisco soltanto smussarne i tratti, quelli che potrebbero contrastare me stesso, piuttosto che trasformarla nel modo giusto di qualcun altro
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera, il suo racconto comunica un'intensità emotiva che sento importante. Nei confronti dei suoi genitori, mi sembra di poter dire che vive un carico emotivo forte. Si è sentito giudicato e svalutato, vivendo un senso di rabbia e forse di solitudine.

Nonostante questo, lei sente anche il loro affetto, almeno ce lo dice quando parla di suo padre. E riflette sul fatto che i genitori non sono degli eroi, sono stati a loro volta figli e hanno le loro vulnerabilità come tutti.

Nonostante le sue ferite, il passaggio che riesce a fare nel comprendere la loro storia è prezioso. Immagino vorrebbe una comunicazione diversa con loro, non so se possiamo dire che si è sentito deluso quando di recente si è aperto e questo non sembra essere stato accolto nel modo in cui avrebbe voluto.

Posso comprendere che voglia prendere certe distanze dalla crisi che si è generata, ma sento anche importante da parte sua il bisogno di avere una comunicazione differente con loro. Forse non perfetta, ma comunque possibile.

Mi chiedo se stia cercando legittimamente il loro amore, nonostante lei dica che purtroppo ci sono dei limiti in tal senso. Se questo è vero, non significa però che la possibilità di essere amato e di amare non resti un suo bisogno fondamentale.

Gli stati d'animo che comunica sono preziosi, dal mio punto di vista sentirei importante se potesse trovare uno spazio di ascolto e di condivisione emotiva con uno psicologo-psicoterapeuta. Sono delicati e complessi i vissuti che stanno emergendo dal consulto, meritano la massima attenzione. Sarebbe fondamentale soffermarsi su di essi, sulle emozioni intense e su alcune ferite che devono essere comprese in modo profondo. E credo che sarebbe importante riuscire anche ad avere un punto di riferimento affinché lei possa trovare la strada che sta cercando, senza fare tutto da solo. Una strada complessa, come lei dice, dove ci sono limiti e angoli da "smussare", ma anche autenticità e amore.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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