Mancano tre mesi al parto e mio marito parte per lavoro

Buongiorno, sono una ragazza sposata da poco più di un mese e incinta da sei mesi di un bambino, un maschio. Vi scrivo in merito ad una novità scoperta ieri sera.
Mio marito doveva finire di lavorare alle 15:00, di solito per tornare a casa ci mette mezz'ora circa ma quando alle 17:30 non l'avevo ancora visto rincasare, mi sono preoccupata e gli ho telefonato. Lui mi ha detto "scusa se non ti ho avvisato, mi sono fermato a parlare con il capo, adesso sto tornando e a casa ti spiego".
A casa, mi ha detto che l'hanno trasferito a lavorare a Bari e tra due settimane partirebbe. Io gli ho risposto che lavora in quel posto da un mese e mezzo e già lo trasferiscono e lui mi ha detto che ha accettato per me e nostro figlio perché vuole darci una vita migliore anche se sapeva già la mia reazione. Non ci ho visto più e sono scoppiata a piangere.
Nei mesi precedenti, non ho avuto un periodo facile, tanto che a inizio del terzo mese hanno dovuto mettermi in maternità anticipata e dal quarto mese ai controlli mensili hanno vista necessaria la presenza di mio marito. Gli hanno consigliato di starmi vicino il più possibile e di sostenermi il doppio, dopo che lui ha fatto presente che in seguito ad un problema neurologico ho una mamma che non è in grado di appoggiarmi, come invece dovrebbe essere per qualunque donna in attesa e ho una suocera che di figli nati da lei non ne ha mai avuti quindi non può capire come mi sento.
Attualmente mio marito lavora dieci ore al giorno per sette giorni, quindi sostanzialmente lo vedo soltanto alla sera e già questo per me è difficile, perché a parte i giorni in cui ci sono dei controlli per cui fa solo cinque ore per il resto lavora sempre.
Con il trasferimento, gli è stato detto che tornerebbe a casa soltanto per la nascita di nostro figlio, quindi in pratica non potrebbe più venire ai controlli, non potrebbe venire all'ecografia del terzo trimestre e non lo vedrei per tre mesi. Lui sa bene quanto male ci sto, mi vuole abbracciare, cerca il contatto, ma io non riesco nemmeno a guardarlo in faccia e lo evito. Anche se apparentemente può sembrarlo, io non sono arrabbiata con lui, capisco il suo punto di vista, capisco che come marito e come papà abbia paura che rinunciando al trasferimento poi non riesca a trovare un altro lavoro appagante come questo, ma mi fa stare davvero male l'idea che vada a più di 800 km lontano da casa proprio adesso. Cerco di stare calma, consapevole che la mia ansia non faccia bene al bambino, ma sto troppo male e la mia paura è che quest'ansia coinvolga tanto nostro figlio. Secondo voi cosa dovrei fare con mio marito? È davvero tanto dannosa l'ansia che mio figlio percepisce?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Utente,

in situazioni del genere, dal momento che Lei stessa per prima è consapevole che Suo marito DOVRA' purtroppo partire per Bari, perchè non si focalizza sulle soluzioni concrete al problema?

D'altra parte, o Suo marito rinuncia, se può, spiegando bene la situazione e confidando nella comprensione dell'azienda per cui lavora (non so se temporaneamente sarà possibile trasferire un'altra persona... o rimandare il trasferimento in modo da poterlo fare insieme a Lei e al bimbo quando sarà nato, ecc...), oppure Lei, che non può contare sulla mamma, potrà scegliere un'altra persona di fiducia che possa darLe una mano con le visite. Questo risolve solo un problema funzionale (cioè chi fisicamente L'accompagnerà dal medico) ma non un problema sentimentale, cioè avere al Suo fianco Suo marito.

Ci sono problematiche legate alla Sua salute, dato che è in maternità anticipata, che Le impedirebbero di trasferirsi ora con Suo marito? O altre questioni?

Più che piangere e arrabbiarsi, secondo me conviene trovare una rapida soluzione a tutti questi aspetti del problema INSIEME a Suo marito.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la tempestiva risposta. Purtroppo secondo il responsabile generale , il punto in cui lavora mio marito assieme ad un altro dipendente, non rende abbastanza, quindi siccome sono associati con la stessa azienda a Bari(comunque c'è in tutte le città ma loro sono in contatto solo con questa città) , tutti e due i dipendenti vengono trasferiti là. Non è stata fatta una selezione, ma è un modo per non licenziare i lavoratori visto che questo punto chiuderebbe e si tratterebbe di solo due dipendenti. Questo perché se mio marito rinunciasse al trasferimento si troverebbe senza lavoro. Il capo e il responsabile generale sanno benissimo la sua situazione, questo perché gli hanno detto di pensarci bene. Lui però non vuole assolutamente trovarsi senza lavoro quindi non ci ha pensato due volte ad accettare. Lui aveva chiesto anche per potermi portare con lui, ma il responsabile generale gli ha risposto che lui riesce a pagare il trasporto e vitto e alloggio soltanto per i due dipendenti ma con tutta la buona volontà non ce la fa a pagare anche per me, quindi dovremmo arrangiarci, il fatto è che abbiamo già tutto quanto pronto per l'arrivo di nostro figlio quindi dovremmo pagare anche il trasporto di tutte le cose (visto che mio marito non ha la patente), ma mio marito non ce la fa a pagare nè per me ne per le cose del bambino. Per la questione della gravidanza mi sono confrontata stsmattinaee mi è stato consigliato vivamente di non trasferirmi adesso perché sono seguita da un'ostetrica e una ginecologa che hanno imparato a conoscermi, in un'altra città invece partirei da zero e mi hanno detto che a tre mesi dal parto, considerando poi il corso pre- parto che mi sarebbe necessario vista la modalità con la quale ho scelto di partorire, non è il caso.