Problemi relazioni

Ho 27 anni, mi sono reso conto che con le donne ho degli atteggiamenti che mi portano nel 80/90% a tagliare i ponti anche con ragazze che mi sono piaciute molto. Vengo da una famiglia in cui rapporti e dinamiche erano a metà tra la follia e una tragedia di shakespeare. Questo in parte mi ha aiutato per la vita adulta infatti sono da sempre particolarmente "sveglio" più dei miei coetanei o comunque della gente in generale. Questo mi rende capace nella mia attività lavorativa: un ambiente molto remunerativo pieno di speculatori senza scrupoli. Con la mia famiglia da qualche anno non ho più rapporti. Erano persone talmente tossiche con le quali ho dovuto per necessità tagliare i contatti. Si parla di dinamiche malate di sentimenti negativi e odio trasmessi di generazione in generazione. I mei genitori sono in causa per la separazione dal 2010, e in mezzo ci sono altre cause-allenze-ltigi per eredità tra parenti vari. Ho mandato a fan culo tutti volentieri, mi dispiace solo averlo fatto anche con mia sorella più piccola di 6 anni alla quale volevo molto bene, ma che purtroppo crescendo e subendo probabilmente traumi è diventata un mostro di persona. Ho solo contatti con mio padre, ma purtroppo anche lui è una persona tossica anche se "il meno peggio", a volte mi condiziona negativamente, è incasinato, passivo aggressivo, pigro, disordinato, fa uscire di testa le persone con cui si rapporta, non solo con me... E' un imprenditore che ha sempre guadagnato bene, ma non riesce a gestire il denaro e nemmeno tanto bene la sua vita, ha sbalzi di umore esagerati. Nei miei confronti è abusivo anche se non fisicamente non si lascia mai mancare l'occasione per scaricare le sue frustrazioni (e sono tante) su di me o dirmi le peggio cattiverie appena può. Oppure oscilla come un pendolo tra l'adorazione nei miei confronti o dirmi le peggio cattiverie. Questo per farvi capire il personaggio.... gli voglio bene anche se relazionarsi con lui rende mentalmente esausti. Questo per farvi una breve idea del back ground familiare, che grosso modo corrisponde ai tipici comportamenti italiani.

Con le donne pur piacendomi ho riscontrato questi problemi:

- Faccio una fatica esagerata a lasciarmi andare, credo per mancanza di fiducia. Con qualcuna sono riuscito a superare questo step perché mi ispiravano fiducia ma poi la questione in qualche modo è finita sempre male, mi sento spesso come se mi venisse il "rimorso del compratore" anche dopo poco perdo interesse.
- Non riesco a tollerare gli sbalzi emotivi, i litigi, il dramma che ahimè è tipico di tutte le donne. Appena ciò succede la mia reazione istintiva è fuggire. Non tollero in particolare quando una donna cerca di comandarmi o assume quegli atteggiamenti come a "farmi da mamma", anche questi sono atteggiamenti tipici femminili e che si vedono tutte le relazioni anche dall'esterno...
- A volte sono proprio io ad allontanarmi quando vedo che è una ragazza ad avvicinarsi emotivamente.

Avete qualche consiglio da darmi?
[#1]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

il suo racconto è ricco di stimoli e sfumature emotive. Sembra tracciare un filo comune che va dalle relazioni con la sua famiglia di origine alle sue relazioni attuali. Se da una parte comunica una distanza relazionale generale, sia con la sua famiglia sia con le donne, mi sembra che emerga dall'altra anche il desiderio di vicinanza con loro.

Certo parla di legami "tossici" con la sua famiglia e della necessità di allontanarsi a causa di questo. Afferma che suo padre le dice le "peggio cattiverie" appena può, e questo inevitabilmente ferisce. È importante potersi fidare, sentire di avere una spalla su cui poggiarsi, sapere che per qualcuno contiamo in modo speciale.
È invece doloroso quando sentiamo che gli altri non ci apprezzano o non ci vedono, soprattutto se queste persone sono a noi care.

Allo stesso tempo mostra però dispiacere per avere perso i contatti con sua sorella e cerca di mantenere, nonostante la fatica, i rapporti con suo padre.

In questa sede, nei limiti del consulto online, mi sento di lasciarle alcune suggestioni, che nascono in me attraverso le sue parole.

Intanto posso darle di proseguire queste riflessioni legate alla sua storia e alle sue esperienze relazionali. È importante che lei possa approfondire i suoi stati d'animo e riconoscere le sue emozioni e alcuni meccanismi, come mi sembra mostrare già dalla sua narrazione di saper fare. Parla infatti di sfiducia, di sentimenti negativi come l'odio, di diffidenza. Ma anche di desideri che restano sullo sfondo, tra le righe, ma sono comunque presenti, con la loro forza.

Una seconda riflessione che provo a lasciarle è questa. Se da una parte sente il peso di questa situazione e ne resta lontano, dall'altra tuttavia sembra capace di comprendere che ognuno di noi ha i suoi limiti. Non subisce passivamente, ma cerca di reagire trovando quei canali relazionali possibili, tollerando la sua frustrazione di non avere l'affetto che comprensibilmente desidera.
Questo è un passaggio fondamentale, significa riconoscere i propri desideri e riconoscere le persone con le quali ci relazioniamo, che a loro volta hanno la loro storia.

Rispetto alle donne, infine, sembra dirci che sente una forte diffidenza a lasciarsi andare, nonostante alcune le siano molto piaciute, come se facesse fatica a entrare in un contatto emotivamente profondo e intimo. Tuttavia lascia un margine del 10%, anche del 20%, quando all'inizio del consulto parla dei suoi atteggiamenti e di una chiusura attraverso un ritiro o una fuga.
Mi chiedo se all'interno di questo margine ci sia il suo desiderio, qualcosa di prezioso che sente di voler proteggere, che sente di custodire dentro di sé. A partire da qui, allora, mi domando se ci sia la possibilità di sperimentare quel legame di fiducia, in cui può abbandonarsi senza restare ferito, aprendosi piano piano. È una parte di sé che è necessario coltivare e, nel tempo e nella giusta situazione, mettere forse un po' più alla prova.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta.

Entrare in contatto emotivo profondo con donne mi è successo ma prima che accadessero determinati avvenimenti, ora non ci arrivo.

"Abbandonarsi" non esiste nel mio vocabolario. Ho vissuto in una situazione in cui ho dovuto dubitare perfino di mia sorella -avrei preferito non farlo-, oltre che dei miei genitori e parenti. E soprattutto ho sempre dovuto imparare (non c'era altra scelta) a fare tutto da solo, e accettare la solitudine.

Una delle tante dinamiche verificatesi è stata: mio padre durante il divorzio ha messo i 3 fratelli di mia madre contro di lei, i quali la attaccavano volentieri per la spartizione delle eredità. Uno di questi che faceva da leader con gli altri 2 (erano i miei zii materni) ha cercato con vie subdole di rendermi in una posizione di suo "vassallo" per aizzarmi contro a mia madre (sua sorella). Naturalmente in questa situazione mio padre giovava e anche i 3 fratelli. Questa è solo una delle tante dinamiche. Ma è successo di molto peggio.
[#3]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Immagino che non sia facile abbandonarsi ed entrare in un contatto emotivo profondo. Sembra dire che si è sentito usato e tradito dalle persone a lei care, come se questo oggi può avere sviluppato una diffidenza a lasciarsi andare.

Eppure mi sembra di poter dire che c'è una parte di lei che vorrebbe provare di nuovo a fidarsi. Ha pensato di fare una consultazione dal vivo in cui avere lo spazio per raccontare la sua storia familiare, come ha iniziato a fare qui? Potrebbe essere un'occasione per esprimersi e poter costituire quello spazio di fiducia indispensabile per stringere legami in modo nuovo.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Non è questione di sentirsi "tradito" e allora per ripicca fare i capricci come un bambino. E' una questione di sopravvivenza. Se mi "fidassi" nel mio lavoro verrei fregato dopo domani, forse anche sta sera. Se mi fossi fidato dei miei familiari forse ora sarei in qualche carcere, per strada o in una comunità di tossici. La gente è cattiva? No è fatta così ognuno pensa al proprio interesse.

La voglia di entrare in contatto con qualche donna che mi ispira subito fiducia a pelle, c'è ancora sì, ma come scrivevo attuo ogni genere di atteggiamento inconscio per non arrivarci. Era per questo che chiedo un consulto. Presumo che si tratti di atteggiamenti inconsci perché senza farci caso ripercorro sempre la stessa strada. Forse alla fine ripensandoci funziona tutto alla perfezione.... e sono anche molto giovane...

Mai risolto nulla né con psichiatri o psicologi, tempo perso e soldi buttati. Ho avuto solo esperienze negative. Sono convinto che ogni essere vivente dal batterio all'uomo viene al mondo per lottare, ce lo abbiamo stampato nel codice genetico. In natura non esiste nulla gratis né il cibo né la riproduzione. Pagare qualcuno per farsi compatire oltre che essere umiliante (perché se ci si pensa è così) E' pure contro producente per la persona perché non esiste nessuno nel mondo reale che di dice "poverino... parlami dei tuoi problemi". Lo può fare solo una persona pagata (psicologo) oppure qualcuno non pagato che ti vuole fregare. Detto questo anche se nel primo caso non c'è nessuna truffa o fregatura per me invece di rafforzare il nostro lato forte si nutre quello debole e questo è un problema. Si diventa dipendenti di un altro individuo si regredisce in pratica. E credo che la debolezza mentale sia l'origine delle malattie mentali. E credo che tanti vanno a farsi compatire a pagamento perché provano un certo piacere nel farlo. Queste però sono considerazioni personali, immagino che lei la pensi diversamente, non voglio certo offenderla o offendere la sua professione.

Preferisco dedicare il mio tempo ad altre attività che ritengo molto più produttive come lo sport. Ne pratico diversi.
[#5]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Se la sua difficoltà è fidarsi una relazione terapeutica fondata sulla fiducia è esattamente ciò di cui ha bisogno per sviluppare modalità relazionali sane.
Probabilmente finora la diffidenza ha compromesso sul nascere la creazione di qualsivoglia alleanza terapeutica.
In psicoterapia non ci si va per farsi compatire ma per realizzare un processo di cambiamento nel quale si svolge un ruolo attivo, quindi non ha nulla a che fare con lo scenario da lei descritto.
Non si fida di nessuno ma ci scrive e le sue parole trasudano rabbia, sofferenza, paura ma anche un disperato bisogno di avere un interlocutore con il quale scoprire un modo diverso di entrare in relazione con se stesso e con gli altri.
Lo sport è senz'altro un modo efficace di prendersi cura di sé ma non consente di affrontare traumi familiari, ferite emotive e sviluppare una consapevolezza profonda dei propri bisogni affettivi.
Ci sarebbe molto altro da aggiungere ma una consulenza on line può offrire solo indicazioni preliminari.
Non è troppo tardi a meno che lei non decide che lo è, quindi ora la scelta sta a lei.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#6]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera,

so che non vuole offendermi, non sento questo. Abbiamo opinioni differenti, ha ragione, ma il fatto che lei esprima le sue considerazioni è positivo. Avere delle divergenze non è offensivo, rappresenta anzi un dialogo che può essere molto creativo. Durante la mia risposta, cercherò di dirle anche le mie opinioni.

Non solo non la sento offensivo, ma percepisco in lei anche il desiderio di fidarsi, di aprirsi. D'altro canto lo dice lei stesso, quando parla del suo desiderio di entrare in contatto con una donna che può piacerle. Quando parla di un "atteggiamento inconscio" che le impedisce un avvicinamento desiderato. Mi sembra stia riflettendo su un elemento molto importante.

In questa sede mi sento di dirle che a volte capita di essere all'erta a seguito di esperienze negative. Magari ci si aspetta sempre il peggio. Questo può spingere a evitare anticipatamente il contatto con gli altri, a disinvestire e allontanarsi. Ma fortunatamente il desiderio da qualche parte preme per emergere e trovare un po' di gratificazione. Forse non è un caso che, leggendo il suo racconto, io senta in lei un fuoco, non so se posso dire tra la rabbia e la passione.

Non penso di lei, per quello che ho potuto leggere qui almeno, che sia un bambino capriccioso. Sa di dover lottare, ma c'è in lei anche il desiderio di amare, anche se forse non le piacerà che io glielo dica.
Non penso di lei neppure che sia un "poverino con dei problemi", mi sembra che anzi abbia molte risorse, non soltanto intese come strategie sopravvivenziali, ma anche come valori esistenziali. Bisogna trovare la strada per coltivarli e realizzarli, nonostante le difficoltà. Queste ultime ci sono e ci saranno sempre, ma può esserci anche altro, qualcosa che conta, qualcosa che è gratuito. La fiducia non dev’essere data a chiunque, ma neanche a nessuno. Senz’altro bisogna scegliere chi è in grado di meritarla.

Non ha torto a dire che ci sono alcuni esseri viventi esclusivamente programmati per la sopravvivenza, ma l'essere umano non è semplicemente così. E lei sottolinea un aspetto che a mio avviso è costitutivo dell'essere umano, la dipendenza. Non la può eliminare, e mi sembra che lei stesso ci abbia scritto per capire come fare per poterla vivere in modo soddisfacente.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#7]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Per la dottoressa:

1) Sono orgoglioso della mia rabbia, la rabbia è la più potente motivazione. Cito Tyson quando era a inizio carriera rispondeva a un giornalista che gli chiedeva perché si alzasse tutte le mattine alle 4 per allenarsi " Tyson rispondeva non è necessario alzarsi alle 4, ma mi piace pensare che io sono già in piedi ad allenarmi quando il mio avversario sta ancora dormendo". Tyson qualche anno dopo in mezzo al lusso e milioni di dollari guadagnati senza fatica... sappiamo che fine ha fatto e come si è rammollito perdendo la voglia di combattere. Spero di mantere la rabbia fino al giorno di morire, anche a 90 anni e di non perderla mai.

2) Non mi sembra di essere bisognoso di trovare nessun interlocutore, Venerdì sera ero fuori con amici, Ieri sera ero fuori e sono tornato alle 4 della mattina. Non ho nessun problema a parlare apertamente ai miei amici di buona parte di quello scritto qua. Sto solo attento a rivelare dettagli circa la mia famiglia perché sarebbe troppo forte per chi non è abituato a certe situazioni.

3) I traumi fanno parte della vita, già la nascita è un trauma iniziamo a respirare piangendo. Questo lei dovrebbe saperlo. mi indichi una persona -se la conosce- priva di traumi. Non credo possa esistere....

4) Lo sport oltre al fisico tiene pulita, sana e in ordine la mente. Ci sono preparatori e tecnici sportitivi che ritengono la performance sportiva dipenda 20% dal fisico e 80% dalla mente. Detto questo lo sporta aiuta a socializzare, farci svagare e rientrare nella nostra natura umana "correre, saltare, lottare, sudare fare fatica" molto più adatta rispetto a lavorare in un ufficio.... Lo sport è un nutrimento per l'anima oltre che il fisico.

5) tornando agli psicoterapeuti, nessuno nella mia famiglia ha mai trovato giovamento in un trattamento terapeutico parlo di 5-6 membri e di diversi professionisti. Delle persone che ho conosciuto (fuori della mia famiglia) nessuno ha mai giovato da essi, sarà una coincidenza che ho conosciuto solo persone che non hanno mai ottenuto benefici? nel 2015-2016 mi sono rivolto a uno psichiatra, mi compativa e basta, mi rendeva dipendente da lui, finché ho fatto mente locale che né mi aiutava ma anzi ci speculava e mi danneggiava, come ho scritto rafforzando la mia parte debole. In un anno gli ho dato 4.000 Euro circa, mi chiedeva 200 Euro circa a seduta, ne facevo 1 o 2 al mese. Gli ho richiesto i 4.000 Euro in dietro e li ho riavuti. Da lì ho detto che ne avevo abbastanza. Con quei soldi mi sarei fatto un viaggio di 20 giorni in Australia ad esempio, vuole mettere che effetto positivo avrei avuto? Quante persone avrei conosciuto ad esempio, rispetto a farmi compatire da una sola?
[#8]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Per dottor De Santis:

1) ho imparato che basta pochissimo per offendere una persona, e un'offesa può comportare le peggio conseguenze. Soprattuto alla persona sbagliata. Come pochissimo intendo anche un gentile rifiuto alla persona sbagliata... Ma questo è un altro discorso.

2) sono d'accordo, in modo preventivo non mi fido di nessuno rischiando di perdere il 2-3% di persone che meritano fiducia. Però questo mi rende capace di essere molto bravo nel mio lavoro, e nelle relazioni sociali. Alla fine le relazioni sono persone che dipendono da me per qualcosa e io dipendo da loro per qualcos'altro. Naturalmente prendendo ogni persona per "come viene". E aspettandomi che sarà mia "amica" fino a quando otterrà interessi nell'amicizia.

3) Quello che pensano gli altri non mi interessa molto, quello che intendevo con "poverino con dei problemi" è che nel mondo reale nessuno -sano di mente si intende- compatirebbe un altro inviduo senza nulla in cambio o senza secondi fini. Uno non starebbe a compatire un suo amico che si lamenta, smetterebbe di rispondergli al telefono. Il comportamento dello psicoterapeuta che compatisce (magari non sono tutti così) è un atteggiamento non naturale che nel mondo reale non esiste. Non porta a nessun effetto positivo, anzi rafforza la parte debole. E' anche diseducativo per quanto riguarda le possibili future relazioni sociali.

4) Per quanto riguarda la dipendenza per me un individuo sano è totalmente indipendente, è dipendente da altri per rapporti di lavoro, sociali. Ma la sua personalità è indipendente dagli altri. Se uno dipende dagli altri emotivamente è la la fine. Quello che intendevo dire è che ogni essere vivente è progettato per lottare, nel nostro codice genetico siamo stati selezionati, da epidemie, guerre, carestie, e tutte le più brutte situazioni e traumi possibili immaginabili. Ritengo sia tutto normale, chi resta traumatizzato è sopravvissuto..... Anche se ora viviamo una società ricca senza più nemmeno il ricordo di queste situazioni già 70 anni fa (senza pensare al paleolitico) situazioni estreme di sopravvivenza erano all'ordine del giorno. se pensiamo a tutta la storia umana......
[#9]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Un altro problema che ho riscontrato nei terapeuti é che non hanno mai compreso totalmente le situazioni e dinamiche in cui mi trovavo oppure capivano in parte. Capivo più io di loro.... sarà che non ho trovato gente sveglia...
[#10]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
Per quanto riguarda i traumi e persone danneggiati dai traumi ho letto che più di una persona considera le "persone danneggiate" -entro certi limiti naturalmente- più produttive e proficue di chi non è "danneggiato". Ho un amico in America della mia età, cresciuto in una famiglia povera (ed essere poveri in America è dura), ora è un avvocato praticante al secondo anno che fa 140mila dollari all'anno nel migliore studio della sua città. Lavora 300 ore al mese, vuole arrivare a guadagnare un milione all'anno, così mi ha detto.... naturalmente si è indebitato per studiare 200-300mila dollari, e ora sta pagando a rate il debito. Questi comportamentismo tipici della cultura americana ma se non avesse subito il trauma della povertà non laverebbe così tanto senza giorni liberi e senza fare vacanze........ Se Tyson non avesse subito traumi fisici ed emotivi non sarebbe diventato il pugile più forte e spaventoso della sua era, secondo alcuni è stato quello più forte e spaventoso della storia. Quindi per la dottoressa rabbia, sofferenza, fame, paura e povertà sono i nostri migliori amici. E lei dovrebbe saperlo meglio di me.....
[#11]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
La rabbia non è l'unica emozione che ci consente di alimentare la motivazione, inoltre se siamo noi stessi ad alimentarla non ci mettiamo in condizione di entrare in contatto con le emozioni più profonde che possono orientarci verso una direzione sana e gratificante.

Uscire con gli amici e fare conversazione non ha nulla a che fare con un percorso di crescita personale nel quale si avvia un processo di cambiamento.
Mi sembra evidente che finora non ha avuto esperienza di una vera seduta di psicoterapia.

Certo i traumi e la sofferenza fanno parte della vita ma ciò che fa la differenza è come li affrontiamo, se restiamo schiavi della paura non abbiamo avviato alcun processo di elaborazione e quella sofferenza non ci ha consentito di scoprire le nostre risorse, la diffidenza non è certo una di queste.

Sullo psichiatra non mi soffermo dato che è un intervento differente dalla psicoterapia, tuttavia se continua a rivolgersi agli specialisti sta esprimendo una richiesta di aiuto.

In realtà i contributi offerti dalle neuroscienze ci confermano quotidianamente che siamo progettati per stare in relazione con l'altro, persone che hanno una vita relazionale e affettiva gratificante hanno un sistema immunitario che risponde in modo più efficace agli eventi stressogeni.

"credo che la debolezza mentale sia l'origine delle malattie mentali"

Questa è una gigantesca semplificazione, il mito della forza interiore è solo uno pericoloso luogo comune che spesso ha privato le persone della possibilità di ricevere un aiuto professionale facilitando una deriva psicopatologica. Chiedere aiuto a volte è la vera espressione del coraggio.

A proposito di vulnerabilità le consiglio vivamente la visione di questo video:

https://www.youtube.com/watch?v=k6VZ6FD-8T0
[#12]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
La rabbia forse non è l'unica, ma credo che insieme alla paura, frustrazione, paura, fame, sia il mix più potente per la motivazione..... credo sia più una ipocrisia non parlare degli effetti positivi che possono queste emozioni.

Ogni personaggio famoso nel proprio ambito, dai campioni sportivi, da pugili a tennisti, da Hitler, a Obama, Napoleone, Stalin, a Michael Jackson, a Gino Paoli è tutta gente un po' scabrata e schiava per tutta la vita dei loro traumi... eppure nel loro campo hanno avuto successo, senza prendere personaggi famosi si può notare questo processo anche in normale avvocato come ho conosciuto..... se una persona è completamente soddisfatta non gli passerebbe nemmeno per la testa ad esempio di allenarsi 4-6 ore al giorno per diventare il migliore o di fare sport. O di lavorare 300 ore al mese....

Stalin era famoso per la sua diffidenza, era solito fare uccidere i suoi collabori periodicamente senza nessuno motivo solo a scopo preventivo, pare abbia fatto così anche con la moglie. Per lei aveva bisogno dello psicologo? Eppure ha governato per anni una grande nazione con un potere assoluto. Io non sono certo un capo di stato.... Non credo che oggi Putin che governa ininterrottamente da 20 anni sia meno diffidente di come era Stalin, lei direbbe a Putin che avrebbe bisogno dello psicologo?

Sono stato anche da psicologi, oltre che da psichiatri nel corso degli anni. Ma mai risolto nulla. l'ultimo tentativo è stato fatto 2 anni e da lì ho detto basta. credo di più nel detto "aiuta te stesso che il ciel ti aiuta" o come dicono gli americani " a man's gotta do what a man's gotta do"

La razza umana si è evoluta per milioni di anni senza psicologo, anzi forse con palate nei denti, e con la forza interiore, credo che l'evidenza biologica sia più autorevole di quello che lei ha detto sui libri della sua scuola di psicologia, la invito a riflettere. Sono sicuro - ma non ne sono certo perché non è il mio ambito- che altre scuole parlino del potere della forza interiore. Da come mi parla mi sembra che non possa comprendere quello che scrivo, forse perché non ha avuto certe esperienze nella vita. Da come scrive sembra addirittura più giovane e ingenua di me.


Relazionasi con altre persone è la base di tutto, chi non lo fa ha di sicuro qualche problema. Non so cosa intende lei con percorso di crescita personale.
[#13]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"La razza umana si è evoluta per milioni di anni senza psicologo"

Al contrario, anche nelle tribù più primitive esiste una figura di riferimento, il capo tribù al quale ci si rivolge in caso di difficoltà.

C'è un'ambivalenza evidente nelle sue parole da un lato semplifica, banalizza e svaluta il ruolo dello psicologo e dall'altro continua a cercare aiuto pur conservando una sorta di atteggiamento di superiorità.

Inoltre confonde il potere con la realizzazione di sé, ma in realtà sono cose ben diverse.

"Da come mi parla mi sembra che non possa comprendere quello che scrivo, forse perché non ha avuto certe esperienze nella vita"

Entro in relazione quotidianamente con persone che sono chiuse in modalità relazionali difensive ed evitanti ed è evidente che lei è una di queste che, a modo suo ci sta chiedendo aiuto, perché avrebbe bisogno di elaborare le ferite emotive che non si curano con i viaggi o con un lavoro prestigioso.

A completamento del discorso le suggerisco di vedere anche il video successivo:
https://www.youtube.com/watch?v=psN1DORYYV0
[#14]
dopo
Attivo dal 2018 al 2018
Ex utente
"Al contrario, anche nelle tribù più primitive esiste una figura di riferimento, il capo tribù al quale ci si rivolge in caso di difficoltà."

La figura di riferimento nella tribù primitiva era l'uomo più spietato, quello che aveva subito più traumi di tutti e aveva ammazzato i suoi rivali, e viveva ogni giorno sapendo che poteva essere spodestato, probabilmente viveva anche molto poco........ un po' come la vita di Mussolini, Stalin o Putin..... Non credo fosse un maestro di empatia connettività o connection. Se doveva trasmettere qualcosa a chi chiedeva aiuto trasmetteva cattiveria durezza di rabbia accumulati nel suo codice genetico, quello che serve a vivere.

E lui che figura di riferimento aveva? Era solo.

Lei mi ha postato un video fatto da una donna che per finirlo mi sono dovuto sforzare. In 25 minuti di ridondanze ripete la parola connection 87 volte. Parla di scoprire le proprie debolezze per entrare in relazione. Può avere senso ma sono tematiche care alle donne ma che un maschio (etero sessuale) non credo riesca comprendere in toto. Questi discorsi e queste frasi me le hanno dette praticamente tutte: " ti dovresti aprire di più" " perché non mi racconti di questo e quello" "dimmi di più della tua famiglia ecc". E credo di non essere l'unico ad averle sentite. E' un canale di comunicazione femminile. Lei cerca di trasmettermi il suo messaggio usando un canale di comunicazione a lei molto chiaro, non tenendo conto che parla con un uomo, e che siamo diversi in tutto oltre che psicologicamente anche nella struttura plastica del cervello.

Meno male che lei fa la psicologa e me ne rendo conto io che ho problemi a relazionarmi......


Detto questo con lei chiudo il discorso dato che la pensiamo diversamente e non ho voglia né di convincerla né di discutere.
[#15]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Non ho detto che il capo tribù era uno psicoterapeuta ma era solo per dimostrarle che gli esseri umani chiedono aiuto l'uno all'altro dalla notte dei tempi.


La vulnerabilità non è una prerogativa femminile...se avesse visto il video fino alla fine avrebbe ascoltato la parte che riguarda gli uomini, ma è evidente che filtra qualsiasi cosa attraverso le sue convinzioni e pur di non metterle in discussione resta nel suo recinto autoreferenziale che oramai è diventato una gabbia di malessere.

Ci scrive solo per avere un pretesto per disprezzare l'aiuto che le viene rivolto questo è il modo di esprimere il suo disagio, non va preso sul personale naturalmente.
Mi spiace solo che sia diventato il peggiore nemico di se stesso e che si stia avviando in una direzione autodistruttiva.

P.S.
I 4 milioni che hanno visto il video erano tutte donne?
[#16]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera,

condivido con lei che i traumi e il dolore possano spingere le persone a reagire. D’altro canto, come lei ricorda, al bambino appena nato tocca respirare se vuole continuare a vivere. E ci sarà per lui un cambiamento epocale. Non so se è d’accordo, a me sembra che a lei piaccia riflettere sul senso della vita, sento che si anima.
In riferimento al consulto, mostra anche di ripercorrere narrativamente alcuni momenti cruciali della sua storia, di riconoscere certe ferite e alcune problematiche, come evidenzia anche soltanto il titolo che sceglie per il consulto.
Certo non è facile affrontare la vita e i suoi ostacoli, alcune esperienze non sono facili e possono segnare la nostra esperienza.

Vorrei dirle diverse cose, ma in questa sede mi limito a raccontarle un mio pensiero, che nasce a seguito del suo racconto. Quel rimanente 10-20% all’inizio del consulto in riferimento a un suo atteggiamento di potenziale avvicinamento e contatto, così come il 2-3% di persone che potrebbero meritare la sua fiducia, a me lasciano un senso di possibilità. È come aprire il proprio destino, in modo promettente. Così, sento in lei il desiderio di non rinunciare, nonostante non sia facile.

Mi sento di consigliarle di non sottovalutare che certe ferite fanno male e possono condizionarla e, anche se non c’è bisogno che glielo dica, trovo fondamentale che lei possa coltivare i suoi desideri vitali, che emergono leggendo le sue parole. E attraverso il suo intuito, un giorno potrebbe avvicinarsi alle persone con le quali sentire una possibile condivisione, con le quali sentire un reciproco interesse e la possibilità di fidarsi. Magari con la cautela necessaria, piano piano.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis