Il mio terapeuta mi ha dato del materiale

Buonasera dottori, ho 25 e sono in cura da uno psicologo perché ebbi degli episodi ti attacchi di panico forti ed intensi; così decisi che avevo bisogno d'aiuto.
È un anno che sto in terapia, e siamo passati già da un po', agli incontri quindicinali anziché settimanali.
Il panico è stato superato, idem la claustrofobia e l'agorafobia (avevo il terrore delle gallerie, non guidavo più ecc)
Solo che ora mi si presenta, ho già un ansia base, un ansia per la salute; nel senso che se mi fa male la schiena, non penso che sia l'umidità, l'aver dormito "storto", il ventilatore ecc...no, penso che sia un infarto.
Di recente ho fatto:
Eco-cuore
Holter 24h
Elettrocardiogramma
Prova da sforzo
Tutto bene, nessuna patologia o problema riscontrato. Tanto è vero che ho iniziato a correre (sono un po' in sovrappeso) e non sono morto...
Il mio terapeuta mi ha dato del materiale da studiare inerente all ipocondria e tutti quelli che sono i circoli viziosi,
Solo che leggendo questi fogli... mi è venuta l'ansia, molta ansia spasmi muscolari, tachicardia etc e quindi non mi sono sentito bene, ora sono calmo... ma ho diversi dubbi.

Con il dottore stiamo facendo la tecnica dei 15 minuti (da poco) e diciamo che qualche frutto lo sta dando, solo che quando metto la mia paura in faccia, leggendo cos e l'ipocondria e i circoli, mi viene l'ansia e non riesco a controbattere con i pensieri positivi e tutte le tecniche che il dottore mi sta insegnando.
Io voglio che mi riprogrammi il cervello, voglio che mi insegni a pensare nel modo giusto... e non distorto, perché so che è distorto.

Vi chiedo:
Ma realmente si guarisce dall ansia di base?
Dall ipocondria ?
E dipende solo da me il tempo o dal terapeuta ?
Perché in un anno frutti ne ho avutI, ma ora voglio togliermi quest ansia da dosso così come ho fatto con il DAP...
Voglio guarire, star bene e non aver paura della morte

Grazie
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio,

l'ipocondria, che è considerata un disturbo di ansia di avere o contrarre delle malattie, può essere affrontata e superata.
Potremmo dire che dipende sia da lei sia dalla terapia sia dal tempo necessario per prendersene cura.

Riprogrammare il cervello, nel senso di avviare un processo di cambiamento, è possibile. Però non si tratta semplicemente di insegnare a pensare nel modo giusto, ma di sviluppare alcuni importanti strutture e vissuti interiori, tra cui ad esempio un senso di fiducia in sé e di sicurezza affettiva, che consentano di abbassare i livelli d'ansia. Non so se è proprio una carenza di questi vissuti nel suo mondo interno a farle vivere i sintomi che descrive.

Una diagnosi di disturbo da ansia di malattia o ipocondria dev'essere fatta distinguendola da altri disturbi, ad esempio dal disturbo da sintomi somatici o dal disturbo d'ansia generalizzata, e così via. Tra questi disturbi, che bisogna distinguere dall'ipocondria, c'è anche il disturbo di panico. Le dico questo perché è importante capire se il malessere che sta vivendo non sia da ricondurre sempre allo stesso disturbo, che in qualche modo si starebbe ripresentando.

Posso chiederle se ha capito come mai ha avuto gli attacchi di panico, è riuscito a dare un senso a questo suo malessere?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottore,

Il primo attacco di panico avvenne 8 anni fa a causa di un evento traumatico.
Quello più recente, ovvero quello scatenante, risale ad un anno fa; la causa per intuizione mia e per valutazione del mio terapeuta fu un mix di emozioni e stress poiché era un periodo di inteso studio e di aspettativa, contornato da una situazione fisico sentimentale con una persona di un recente passato...e come diceva Totò: è la somma che fa il totale.
Sono venuto fuori da quel DAP, guido normalmente tanto è vero che ho anche viaggiato, mi son fatto gallerie belle lunghe, tutto ok per quel che riguarda i motivi che mi fecero intraprendere questo percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale che, ribadisco, ha dato i suoi frutti
Questo per rispondere alla sua domanda.

Per ciò che mi ha scritto ulteriormente scritto mi ha dato da pensare:
Si il mio vissuto non aiuta, ho visto in vita mia, malgrado la giovane età, morte e sofferenza.
Queste cose non mi hanno mai turbato, anzi le vivevo con forza per quanto fosse possibile, credo che ora io abbia creduto per il troppo peso che mi porto indietro, non saprei. Cerco comunque di dare una risposta perché io voglio capire da dove viene tutto ciò!

Lei crede che il DAP si stia ripresentando sotto quest altra forma ?
Per quando concerne la diagnosi specifica devo indiciare al mio terapeuta di verificare se sia corretta ?

Attendo sue.
Cordialmente
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Credo che abbia capito il mio discorso, anche se possiamo farlo in teoria in questa sede, poiché non la conosco di persona.
Senz'altro non è il Disturbo di panico che si ripresenta sotto un'altra forma, perché se è Disturbo di panico è Disturbo di panico. Potrebbe però esserci un vissuto di ansia, che assume diverse forme, tra cui l'attacco di panico, l'agorafobia, la paura delle malattie.

Non so se questo vissuto potrebbe avere a che fare con l'ansia di base, di cui lei parla. Non so bene cosa intenda con ansia di base, immagino forse un'ansia diffusa su più fronti, mi aiuti comunque a capire se possiamo intendere la stessa cosa. Allora mi chiederei se questa ansia di base sia cruciale, e sarebbe importante comprendere a cosa è legata, da cosa dipenda.

Fornisce un'indicazione preziosa quando parla del periodo di studio e, immagino, di esami, assieme a una situazione sentimentale peculiare. È possibile che questo abbia creato un sovraccarico in lei. La sua intuizione mi sembra importante perché personalmente ritengo che per poter gestire i nostri vissuti sia necessario comprenderli e dargli un senso come lei mostra di poter fare.
Anche quando parla di avere vissuto intorno a lei morte e sofferenza, fa un discorso che merita la massima attenzione. Colpisce che questo non l'abbia turbata. Lei stesso d'altronde mi sembra ammetterlo. Nel senso che, forse, ha tenuto un peso troppo grande dentro di sé facendosi forza e magari, in qualche forma, il carico emotivo a un certo punto abbia cercato di venire fuori. Non le so dire in questa sede se l'ansia e le paure ne siano una manifestazione.

A mio avviso, sarebbe importante che lei possa approfondire questi vissuti personali, legati alle sue esperienze e al suo passato, in modo che non si tenga più tutto dentro e possa condividere certi pesi.

Devo dirle che nel mio modo di lavorare metto da parte le voci diagnostiche, poiché ritengo che non ci sia bisogno di istruire il paziente eccessivamente. Tuttavia per chiarezza, in questa sede, faccio alcune specificazioni in merito.

Il DAP oggi si chiama Disturbo di panico e rientra nei Disturbi d'ansia. Mentre quella che una volta era chiamata Ipocondria oggi si chiama Disturbo da ansia di malattia e rientra nei Disturbi da sintomi somatici. Come le dicevo, se è l'uno non è l'altro. Non possiamo dire che il Disturbo di panico si presenti oggi sotto forma di Disturbo da ansia di malattia. Potrebbero esserci entrambi, in caso un esempio potrebbe essere: Disturbo da ansia di malattia con attacchi di panico. Non entro però in questo momento nel merito di ulteriori specifiche di questo discorso.

Colpisce senz'altro la sua storia anamnestica, che riferisce qui. Da una parte un'ansia di base. Dall'altra, sembra esserci prima un Disturbo di panico, poi un Disturbo da ansia di malattia. Come mai c'è questa sequenza, come mai oggi si manifesta un Disturbo da ansia di malattia?

Come consiglio mi sento di dirle di parlarne con il suo terapeuta in linea generale, spiegandogli quello che sta pensando e sentendo, raccontandogli i suoi dubbi.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottore,
Ho intenzione di anticipare l'incontro con il mio terapeuta perché ne sento il bisogno, devo espellere le cose che ho dentro... magari sono sempre le stesse (infarto) ma devo dirle.
Ad esempio: stiamo facendo la tecnica della peggiori fantasie... e talvolta mi addormento e talvolta la mente mi mette davanti cose positive (sto pensando-immaginando di avere un infarto... e la mente mi risponde dicendo: no è un dolore intercostale, no è una tua paura ma non è così, stai bene)
Presuppongo che sia giusto questo modo in cui la mente sta "reagendo" finiti quei 30 minuti (che prima erano 15) sto bene e inizio la mia giornata; a volte però compare il fantasma della Paura e mi lascio sopraffare oppure riesco a reggire.
Questo non mi è chiaro...
Sto guarendo, mi sto rprogrammando o sto definitivamente andandomi a schiattare verso la pazzia ?
Un giorno sento la vita e un giorno sono spento...lei mi capirà, quando sento la vita mi sento guarito o comunque sulla strada giusta, quando sto spento.. mi vedo morto.

La mia ansia di base? L'ho sempre avuta cioè ho vissuto ogni cosa con più ansia rispetto alla normalità, me ne sono accorto nel corso degli anni e me lo ha confermato anche il mio terapeuta.

Io sono alla ricerca delle causa di questo malessere, del perché ho paura che mi venga un infarto (malgrado sia tutto ok)
Sarà la morte e sofferenza che ho visto/vissuto da piccolo? Non lo so...
Penso di sì, ma potrebbe anche essere di no, che mi ai venuto per un caso o che sia una conseguenza di quegli attacchi di panico.
Non lo so, rinuncerei a sapere la causa pur di guarire.
Ci riuscirò ?


Ps. Mi scusi se mi sono dilungato, ma sono estroverso ed è importante per me farmi capire, dare gli elementi per farmi capire e far sì che qualcuno mi aiuti.

Grazie
[#5]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

immagino che sia preoccupato perché sente una discontinuità, a volte sta bene, altre volte è sopraffatto.

Nel mio modo di lavorare deve attivarsi un processo interiore di ristrutturazione di sé. Il cambiamento ha una sua gradualità e serve tempo.
Come lei dice le cause, nel senso di riattraversare la propria storia e comprendere che cosa è accaduto, sono importanti. Altrettanto lo è, a mio avviso, la condivisione emotiva tra paziente e terapeuta.

Lei parla di morte e sofferenza che ha vissuto da piccolo, questo può avere inciso nella sua esperienza, generando malessere e formando ferite che possono essere profonde.
Ci sono molti aspetti da considerare, l'intensità del dolore, come ha reagito, chi è stato al suo fianco, se ha potuto affrontare i vissuti più difficili o ha dovuto tenersi tutto dentro. Aspetti che vanno approfonditi.

È difficile che il suo malessere sia venuto per caso, dal mio punto di vista. Noi abbiamo caratteri genetici certo, ma viviamo in un ambiente che conta per la nostra sopravvivenza e per la nostra esistenza. Questo incide sui nostri caratteri di base e li trasforma.

Purtroppo non conosco nello specifico le tecniche che state utilizzando. Ha avuto modo di domandare allo specialista come avviene il cambiamento? Se cioè questa discontinuità, nel modo in cui si manifesta, è da mettere in conto?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#6]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottore,

L'altro giorno sono andato dal mio terapeuta e messo sul "banco" i miei dubbi e questa "discontinuità"
Il dottore mi ha detto che il processo di guarigione non è una linea orizzontale ma ci sono alti e bassi e che comunque si guarisce, che dipende anche da me.
Mi ha anche detto che se non riesco a star bene da solo mi devo rivolgere ad uno psichiatra per il semplice fatto che lui può prescrivermi farmaci... e il mio terapeuta no.
Mi ha inoltre detto che lo psichiatra servirebbe solo per i medicinali, poiché non ho nulla di "grave" ho solo l'ansia... quindi devo lavorare sul processo cognitivo delle interpretazioni (errate) che do ad un dolore al petto o al braccio o una fitta in testa.
Devo dire che dopo la seduta mi sono sentito meglio, ho deciso di non andare dallo psichiatra ma di darmi da solo la spinta ed io mio dottore era contento (non penso per un discorso materiale, piuttosto empatico, abbiamo un ottimo rapporto) sicchè quel giorno è quello dopo ho sentito una tale energia positiva incredibile. Mi sentivo bene e positivo, ogni fitta al petto veniva non più passata "alla sala allarme immediato" ma veniva un attimo vagliata con razionalità.
Insomma penso di essere sulla strada giusta, il dottore dice di affrontarla 1,2,3 volte... la 4º non ci sarà perché mi sarò abituato a pensare correttamente.
La tecnica è quella di far salire il nemico in soffitta e toglierli la scala.
Sembra funzionare. Nei giorni seguenti non sono mancati momenti out ma comunque con un livello di intensità minore rispetto al solito; buon segno no ?
Un ultima cosa: ho consegnato al dottore un diario... in cui, forse e spero, ci sia una risposta a tutto ciò.

Mi scuso se mi sono dilungato, ma come ho già detto per me è fondamentale essere chiaro e preciso, anche per metterla in condizione di potermi rispondere e comprendere.

Cordiali saluti


Ps. in quest ultimo periodo mi vengono dei flash risolutivi: improvvisamente mi ricordai che avevo questo diario d'infanzia e che potrebbe essere utile; improvvisamente mi viene alla mente un atteggiamento che forse è un percussore del pensiero distorto, oppure pensierino atteggiamenti che ho sempre avuto e che ora sto forse mettendo in discussione.
Suppongo sia un "effetto" dell ipnosi, poiché qualche seduta fa feci ipnosi terapia e la mia mente cercava da dove poteva essere partita questa paura, così ora stanno vendo fuori così questo flash.
[#7]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera,

mi sembra raccontare buone notizie. Sente di potersi fidare del suo terapeuta e si sta impegnando. Ha anche sensazioni risolutive spontanee, potrebbe essere un segno favorevole.

Se il suo terapeuta le ha parlato di una comune discontinuità, deve allora metterla in conto. Questo anche per non scoraggiarsi di fronte ai momenti out.

Io lavoro con un'altra impostazione, che è psicoanalitica. Non ci sono esercizi, la frequenza delle sedute è intensiva, viene dato spazio alla libertà del paziente di esprimersi e si apre un discorso sulla sua storia, nel tentativo di comprendere il senso dei suoi vissuti e del suo malessere. Viene dato valore anche alla relazione tra terapeuta e paziente e alla condivisione emotiva.

Comunque, anche nel mio modo di lavorare, il cambiamento non è lineare ed è necessario anche diverso tempo prima che il processo trasformativo si avvii.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottore per sue risposte e per l'incoraggiamento che penso sia sincero e non di circostanza.
Mi sento meglio, non dico che son guarito perché sarebbe un pensiero illusorio ma mi sento meglio e devo valorizzare il sentirmi meglio... così la mente si abitua a pensare alle cose positive; d'altronde sto facendo la ristrutturazione cognitiva no ?

Spero, anzi sicuramente, tra non molto tempo le scriverò che questi problemi sono ormai passati e vengono gestiti. Il nemico salirà in soffitta e gli sarà tolta la scala.


Grazie, saluti e buon lavoro.
[#9]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

il mio incoraggiamento è sincero. Non applico le tecniche di cui parla e non ne ho competenza, però mi verrebbe da dire di mettere anche in conto che possono esserci dei momenti no.

Dal mio punto di vista, inoltre, penso sia importante parlare anche con certi "nemici". È necessario conoscerli da vicino per poterli gestire, ogniqualvolta si ripresentino nella propria vita.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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