Disturbo evitante di personalita

Ho 45 anni e soffro di un disturbo evitante di personalita. Mio padre aveva lo stesso problema mia madre iperorotettiva e mia sorella piu grande narcisista. Da sempre, fin da bambino, solitario e depresso non trovo niente che mi stimoli e mi incuriosisca. Pochi amici da giovane e ormai frequento i miei 2 amici che mi sono rimasti una volta ogni 2 mesi. Ho lasciato il lavoro da 5 anni, un ottimo lavoro, per cercare una nuova vita in ambito no profit cosa che é miseramente fallita. Negli ultimi 5 anni abuso di marijuana, fumando dalla mattina alla sera, la cannabis la fumo da 25 anni e mi ha sempre aiutato a sentirmi piu spensierato e tranquillo in mezzo alla gente ma il consumo era ben piu limitato. Ho smesso piu volte ma mi viene una depressione insopportabile e rinizio a fumare per tirarmi un po su.Non ho mai avuto una relazione sentimentale con una ragazza italiana nonostante viva da 45 anni in italia, neanche un bacio. Ho viaggiato molto e mi ha consentito di capire come io mi senta diverso all'estero forse perche lontano da casa o forse perche l'estero rispecchia piu le mie caratteristiche. Riesco a conoscere gente e conquistare ragazze cose che in 45 anni nella mia citta non sono mai accadute. Sono 20 anni che ho un forte desiderio di lasciare la mia citta in seguito a prolungati soggiorni all estero 5 mesi a dublino nel 99 e 3 mesi a rio de janeiro nel 2014. Fuori da casa mi sento piu a mio agio meno ansioso mi so blocca anche la sudorazione, mani e ascellare, che mi perseguita da una vita. Non lascio Roma per un forte legame con mia madre da sempre ho pensato che andarmene le avrebbe peggiorato la vita essendo una persona senza altri legami affettivi importanti ed oggi che ha 85 anni mi sembrerebbe veramente una vigliaccata nonostante mia sorella viva nella stessa citta. Sono passato a desiderare la morte di mia madre per potermi liberare e scegliere autonomamente e sinceranente non ce la faccio piu a fare questa non vita senza un lavoro, un amico e una compagna. Ho da poco interrotto una relazione, in gran parte a distanza, con una donna brasiluana che amo per la mia incapacita di lasciare mia madre ma non vedo speranze per il futuro vorrei solo morire invece di trascinarmi ogni giorno senza nessun obiettivo
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

attraverso le sue parole riesce a comunicare il suo stato d'animo e la costellazione emotiva che sta vivendo.
Da una parte si rappresenta come un bambino "solitario e depresso", e non so se possiamo dire che questo aspetto di sé è ancora presente. Sente infatti di non avere speranze per il futuro e vive un senso di mortificazione, non trovando un suo spazio né sentendo di poter progettare la sua vita.

Da un'altra parte tuttavia, anche se non ancora è riuscito a realizzarli, mostra i suoi desideri e, con essi, la sua vitalità. Ad esempio ha tentato di fare un progetto di lavoro e, a livello sentimentale, sente il valore di avere degli affetti.
Inoltre scrivere questo consulto è indice di una ricerca importante, attraverso cui lei mostra un interesse nel voler affrontare il suo malessere e potersi occupare della sua vita, con più speranza e fiducia.

Qualcosa sembra opporsi e condizionarla. Parla di sua madre e della sua iperprotettività in proposito, e quando esprime il desiderio che muoia, mi sono chiesto se sta simbolicamente parlando del suo desiderio di modificare un legame che sente vincolante, di autorizzarsi a farlo per poter vivere. Come se altrimenti sentisse di avere le ali spezzate.

Forse coerentemente con questo, sente più libertà all'estero, comunque lontano da casa. Si sente più a suo agio e meno ansioso. Posso chiederle, se ha voglia di parlarne più nello specifico, quali sono nel suo sentire le differenze tra Roma e i posti dove ha soggiornato all'estero?

Per quanto riguarda la maijuana, il suo uso sembra renderla più spensierato in mezzo alla gente. E sente una depressione insopportabile se non fuma.
Nel suo racconto, la parola depressione mi fa pensare a un senso di vuoto e di impotenza, a una mancata espressione di sé.

All'inizio del consulto ha utilizzato uno specifico linguaggio tecnico parlando di evitamento e anche di narcisismo, posso chiederle se ha effettuato interventi psicoterapeutici e, in caso, che esperienza è stata?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Utente
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Buongiorno Dott. De Sanctis,

sono stato in terapia due volte ogni volta per 5 mesi circa e poi ho lasciato perchè non vedevo miglioramenti e per scarsa fiducia verso i terapeuti incontrati. La diagnosi è sempre stata fobia sociale e in parte dipendeza affettiva da mia madre. Io mi ritrovo di più con la figuara dell'evitante perchè non riesco a trovare elementi di condivisione con gli alltri e non sento di appartenere ad alcun gruppo difficoltà che ho anche in famiglia e nel mio ristrettissimo gruppo di amici.

La differenza tra Roma è l'estero penso sia dovuta in parte al carattere della mia città e in parte al mio modo di essere. Penso che roma sia una città abbastanza difficile la gente è molto chiusa ed è difficile fare nuove amicizie. All'estero riscuoto un certo successo con le donne, mi è capitato spesso che prendano loro l'iniziativa o mandino dei messaggi inequivocable, a Roma questo non mi è mai successo. Sono chiarissimo di carnagione e rosso di capelli e questo almeno in Brasile attira molto le ragazze mentre a Roma i rosci non penso che rientrino nell'immaginario femminile della bellezza maschile. Inoltre nelle mie esperienze all'estero ho trovato gente più ospitale e semplice, scambiare due chiacchiere avviene in modo naturale così come stringere amicizie, certo qui parto in vantaggio essendo straniero e apparendo più "esotico e attraente" lo so benissimo ma questo mi aiuta enormemente. Passo dal nulla relazionale di roma con l'essere ricercato in brasile e mi aiuta tantissimo a livello di autostima e di gestione dell'ansia e dei miei pensieri di inadeguatezza. In parte minore ciò avveniva anche a Dublino e ogni volta che viaggio in vacanza. Sarà che non mi piacciono i romani (pronti sempre a giudicare e maestri nell'apparire) ma ho da oltre 20 anni sperimentato una profonda differenza tra il mio essere a roma (insicuro e inadeguato) e sentirmi una persona normale e apprezzata all'estero. Sinceramente non penso che questa differenza sia dovuta allo stare lontano da mia madre. All'estero (in irlanda, olanda e portogallo) trovrei almeno un lavoro, ricevo risposte positive all'invio di curriculum (cercano gente che parli italiano e inglese) e prima che morisse mio padre nel 2008 avevo due contratti di lavoro pronti in irlanda ma non me la sono sentita di partire sempre per non lasciare la mia famiglia e in particolare mia madre.
Per quanto riguarda il mio rapporto con mia madre ho sempre pensato di essere l'unico in famiglia capace di sopire i continui litigi e malumori familiari tra un padre profondamente depresso e fobico sociale, una sorella capace solo di pensare alle sue esisgenze e una madre iperprotettiva e ansiosa. Non ricordo un momento di felicità e speniseratezza in famiglia. Mia madre ha 85 annni, da ottobre non può uscire da sola per problemi di vista, mio padre è deceduto 10 anni fa e lasciare mia madre rappresenterebbe un cambimento di vita radicale per lei le cancellerebbe le attività quotidiane (preparare pranzo e cena e occuparsi del figlio) che le permettono di restare attiva e impegnata essendo una persona priva di ineressi e di rapporti di amicizia e familiari oltre ovviamente all'assenza della mia presenza dopo 45 anni vissuti insieme Starebbe con una badante con delle visite di 3 volte a settimana (per un totale di 1,5 ore) di mia sorella (più tempo non ne ha per impegni lavorativi e farsi la sua vita) con cui non ha mai avuto un gran bel rapporto tanto da evitare con lei di parlare delle sue esigenze o dei suoi problemi di salute visto che da sempre mia sorella si definisce oberata di lavoro e visibilmente stressata, nervosa e intrattabile
Ho sempre cercato di migliorare la mia vita a roma ma non ho raggiunto grandi risultati prima non riuscivo neanche a fare una telefonata o a parlare con uno sconosciuto al lavoro per i primi anni ero praticamente isolato e negli ultimi anni sono riuscito a farmi apprezzare professionalmente e come uomo, maturando sono sicuramente migliorato ma ho ancora enormi problemi relazionali di ansia e di autostima. Senza un lavoro (mando centinaia di curriculum a roma senza aver risposta) degli amici e speranza di trovare una compagna il mio futuro qui lo vedo molto difficile.

Cordiali Saluti
Luca
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Buongiorno Dott. De Sanctis,

sono stato in terapia due volte ogni volta per 5 mesi circa e poi ho lasciato perchè non vedevo miglioramenti e per scarsa fiducia verso i terapeuti incontrati. Ho preso per un breve periodo degli psicofarmaci Brintellix e antiepilettico/ ansiolitico pregabalin mi sentivo anche meglio soprattutto a livello di ansia (mi erano spariti anche i dolori alla schiena che ho sempre e migliorata la rigidità muscolare) ma dopo 2 settimane ho interrotto per gli effetti collaterali (pressione alta, formicolio ai reni, dolori al petto e al braccio sinistro e annullamento della libido). Ho sempre avuto una forte avversione agli psicofarmaci per paura degli effetti collaterali, della dipendenza e forse dal fatto che mio padre li ha presi per una vita senza risultati apprezzabili. Li ho comunque presi con la speranza che mi aiutassero ma non mi sono sentito affatto bene. La diagnosi è sempre stata fobia sociale e in parte dipendeza affettiva da mia madre. Io mi ritrovo di più con la figuara dell'evitante perchè non riesco a trovare elementi di condivisione con gli alltri e non sento di appartenere ad alcun gruppo difficoltà che ho anche in famiglia e nel mio ristrettissimo gruppo di amici.

La differenza tra Roma è l'estero penso sia dovuta in parte al carattere della mia città e in parte al mio modo di essere. Penso che roma sia una città abbastanza difficile la gente è molto chiusa ed è difficile fare nuove amicizie. All'estero riscuoto un certo successo con le donne, mi è capitato spesso che prendano loro l'iniziativa o mandino dei messaggi inequivocable, a Roma questo non mi è mai successo. Sono chiarissimo di carnagione e rosso di capelli e questo almeno in Brasile attira molto le ragazze mentre a Roma i rosci non penso che rientrino nell'immaginario femminile della bellezza maschile. Inoltre nelle mie esperienze all'estero ho trovato gente più ospitale e semplice, scambiare due chiacchiere avviene in modo naturale così come stringere amicizie, certo qui parto in vantaggio essendo straniero e apparendo più "esotico e attraente" lo so benissimo ma questo mi aiuta enormemente. Passo dal nulla relazionale di roma con l'essere ricercato in brasile e mi aiuta tantissimo a livello di autostima e di gestione dell'ansia e dei miei pensieri di inadeguatezza. In parte minore ciò avveniva anche a Dublino e ogni volta che viaggio in vacanza. Sarà che non mi piacciono i romani (pronti sempre a giudicare e maestri nell'apparire) ma ho da oltre 20 anni sperimentato una profonda differenza tra il mio essere a roma (insicuro e inadeguato) e sentirmi una persona normale e apprezzata all'estero. Sinceramente non penso che questa differenza sia dovuta allo stare lontano da mia madre. All'estero (in irlanda, olanda e portogallo) trovrei almeno un lavoro, ricevo risposte positive all'invio di curriculum (cercano gente che parli italiano e inglese) e prima che morisse mio padre nel 2008 avevo due contratti di lavoro pronti in irlanda ma non me la sono sentita di partire sempre per non lasciare la mia famiglia e in particolare mia madre.
Per quanto riguarda il mio rapporto con mia madre ho sempre pensato di essere l'unico in famiglia capace di sopire i continui litigi e malumori familiari tra un padre profondamente depresso e fobico sociale, una sorella capace solo di pensare alle sue esisgenze e una madre iperprotettiva e ansiosa. Non ricordo un momento di felicità e speniseratezza in famiglia. Mia madre ha 85 annni, da ottobre non può uscire da sola per problemi di vista, mio padre è deceduto 10 anni fa e lasciare mia madre rappresenterebbe un cambimento di vita radicale per lei le cancellerebbe le attività quotidiane (preparare pranzo e cena e occuparsi del figlio) che le permettono di restare attiva e impegnata essendo una persona priva di ineressi e di rapporti di amicizia e familiari oltre ovviamente all'assenza della mia presenza dopo 45 anni vissuti insieme Starebbe con una badante con delle visite di 3 volte a settimana (per un totale di 1,5 ore) di mia sorella (più tempo non ne ha per impegni lavorativi e farsi la sua vita) con cui non ha mai avuto un gran bel rapporto tanto da evitare con lei di parlare delle sue esigenze o dei suoi problemi di salute visto che da sempre mia sorella si definisce oberata di lavoro e visibilmente stressata, nervosa e intrattabile
Ho sempre cercato di migliorare la mia vita a roma ma non ho raggiunto grandi risultati prima non riuscivo neanche a fare una telefonata o a parlare con uno sconosciuto al lavoro per i primi anni ero praticamente isolato e negli ultimi anni sono riuscito a farmi apprezzare professionalmente e come uomo, maturando sono sicuramente migliorato ma ho ancora enormi problemi relazionali di ansia e di autostima. Senza un lavoro (mando centinaia di curriculum a roma senza aver risposta) degli amici e speranza di trovare una compagna il mio futuro qui lo vedo molto difficile.

Cordiali Saluti
Luca
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera Luca,

mi sembra di poter dire che da una parte sente distanza dagli altri, non riuscendo a trovare elementi di condivisione; afferma di sentirsi solo, di vivere uno stato depressivo, e sente di non avere speranza.
Tuttavia da un’altra parte, mi corregga pure se non è d’accordo, penso di poter dire che sente anche il desiderio di vicinanza. Coerentemente con questa mia impressione, trovo che la sua narrazione e la sua modalità espressiva, in riferimento al consulto, comunichino un suo fermento interiore, una sua passione vitale, la voglia di esserci e di condividere.

Anch’io sono a Roma, comprendo che possa sentirla una città difficile. È solare e accogliente, ma questo non deve essere confuso con un sentimento di vicinanza. Non so se intendeva questo quando parlava di apparenza. Senz’altro l'intimità profonda di un legame è un’altra cosa, non è scontata e dev'essere coltivata nel tempo.

Andare all'estero è una scelta possibile sia per le risonanze che il suo sentire le evoca sia per le occasioni di lavoro. Certamente, come lei stesso sottolinea, un conto è andare da turista o per un periodo temporaneo, un conto è viverci e lavorarci stabilmente. Questo comunque non deve impedirle di riflettere sulla possibilità di andare.

È importante che possa pensare a se stesso e alla sua vita. Questo non vuol dire dimenticarsi di sua madre, mostra di essere un figlio responsabile e può continuare a esserlo. So che è difficile, ma non è soltanto un figlio, è anche un uomo che ha il diritto di vivere la propria vita. Questo è importante, Luca, non dobbiamo trascurarlo e dimenticarcene.

Mi sembra di capire che si è impegnato per migliorare se stesso, anche se ci sono ancora degli aspetti e dei vissuti, emersi in questa sede, che meritano la massima attenzione. Riguardano l’autostima e i pensieri di inadeguatezza ancora presenti, il senso di isolamento e i problemi relazionali di cui parla. Riguardano un senso di sfiducia e di mortificazione di sé, se penso a certe rinunce. Nonché la difficoltà a pensare a un progetto, sentendosi sia figlio sia uomo.

Sento in lei il desiderio di approfondire questi aspetti di sé. Nonostante il suo malessere e un senso di sfiducia, tra le sue parole sento anche che desidera ritrovare la speranza. Questo è possibile, il suo sentimento è prezioso. E in proposito valuterei di effettuare una consultazione psicologica ed eventualmente riprendere un percorso terapeutico.

Non conosco nel dettaglio gli interventi che ha svolto e come mai abbia sentito scarsa fiducia. Cinque mesi non sono pochi e anche se c'è stata un'interruzione, ha comunque tentato due volte. Evidentemente c'è in lei una disponibilità a impegnarsi in tal senso. Mi domando anche se abbia sentito un senso di delusione forse. Ad ogni modo, non rinuncerei, proverei ancora.

Sarebbe un'occasione per avere uno spazio di ascolto e condivisione, dove riattraversare la propria storia e le sue più intime esperienze relazionali, che qui ha accennato brevemente, ma comunicando una sua intensità. Rifletterei su questa possibilità, affinché possa acquisire quel senso di fiducia in sé e di sicurezza affettiva necessarie per sbloccarsi e riuscire a sentire la vita nelle sue mani. Essendo se stesso insieme agli altri.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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Utente
Utente
Grazie per i suoi consigli. Buona giornata
Disturbi di personalità

I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.

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