Sentirsi schiacciati dai rapporti sociali

Buongiorno.
Premettendo che sono sempre stata una persona un po' timida e chiusa, negli ultimi tempo, soprattutto nell'arco di quest'ultimo anno, mi sento sempre più a disagio con le persone: da una parte non sto bene con le persone con cui non ho un legame, perché mi sento costantemente giudicata, ho paura di non piacere, di quello che pensano di me gli altri, ma la cosa peggiore è che mi sento letteralmente schiacciata dalle persone a me più care, mi sento obbligata ad accettare gli inviti degli amici o delle mie coinquiline, anche se non voglio stare con loro, per poi ritrovarmi a disdire all'ultimo momento e a sentirmi in colpa per giorni se non per settimane, in altri casi non disdico ma sto in un forte stato di ansia finché non si palesa la situazione; ormai chiamo sempre meno spesso i miei genitori, non ho voglia di parlare con nessuno.
Forse questo mio messaggio sembrerà un po' confuso ma la verità è che io ancora non so bene chi sia e chi voglia essere, ma sembra che tutti abbiano delle pretese nei miei confronti che non riesco a soddisfare, sento che c'è una me che emerge da tutte le aspettative dagli altri ed una me che non trovo più nemmeno io. Da quando sono all'università non ho più alcuno svago, studio e basta, e anche se ho raggiunto i miei risultati sento che non sono mai felice, anche le situazioni più piccole mi fanno venire voglia di piangere fino ad esaurire le lacrime. Sento che ho bisogno di spezzare tutti i fili che mi tengono unita alle altre persone perché mi sento costantemente incastrata tra il bisogno di soddisfare gli altri e quello di soddisfare me stessa, e a prescindere da cosa scelga poi mi attanagliano comunque i sensi di colpa. A volte vorrei solo scappare.
In tutto ciò io sono una studentessa di psicologia, infatti il modo in cui mi sento mi sta facendo avere molti dubbi sul mio futuro, non so più se sia la cosa giusta da fare, mi sento troppo fragile.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Cara futura collega, non è infrequente che i vent'anni rappresentino un passaggio che porta confusione e dolore. Quando sento la frase sul rimpianto dei vent'anni, infatti, mi viene da ridere. Oltre al passaggio da adolescente ad adulta, passaggio ormonale che ci espone a sensazioni, voglie, bisogni nuovi, incrementati anche dalle aspettative sociali, c'è il cambiare attività (dalla scuola superiore con i suoi binari rassicuranti all'università, che ci lascia affidati a noi stessi), a volte città e abitazione, e sentirsi investiti di responsabilità inconsuete. Questa non è una cosa che possa lasciare indifferente una persona sensibile. Lo studio della psicologia, inoltre, ci espone particolarmente a continue autoanalisi, a riflessioni anche inconsce sulla nostra vita, sul nostro "io" bambino e sul rapporto coi genitori. Niente di strano che tutto questo richieda riflessione tranquilla, isolamento, ascolto di noi stessi. Proprio il contrario di ciò che offre la vita universitaria, troppo piena di incontri con persone spesso chiassose, prevaricanti e invadenti, anche a fin di bene... non sempre abbastanza discrete ed educate. Si lasci vivere con simpatia verso sé stessa; avverta gli altri che non sempre desidera uscire e stare in compagnia, perché ha bisogno di pensare. Ci scriva ancora. Auguri!

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille dottoressa,
Le sue parole mi sono state molto di conforto.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Grazie, mi fa piacere.