Relazione (a distanza)

Salve, sono un ragazzo di 26 anni e sono fidanzato con un ragazzo che solo dopo 4 mesi dall'inizio della conoscenza è partito per l'erasmus per 9 mesi. Durante questi mesi ci siamo visti "abbastanza", sono andato da lui tre volte e lui è tornato qua due volte. Tutte le volte che ci siamo visti abbiamo passato intere giornate insieme (su 15 giorni 14 notti insieme), spesso nel letto a coccolarci e fare l'amore. Durante la distanza il nostro rapporto si è fatto sempre più profondo ed è cresciuto l'amore ma a livello personale ho avuto dei problemi. Non ho mai avuto una relazione così seria e lui è più piccolo di 5 anni, io sono sempre stato con uomini più grandi e ho sempre avuto un ruolo passivo a livello sessuale. Con lui è tutto diverso, provo veramente un sentimento fortissimo e ho scoperto dei nuovi lati di me stesso ma a livello sessuale la parte da attivo mi risulta difficilissima se non impossibile all'atto della penetrazione. Questo problema lo avevamo affrontanto per poco durante i 4 mesi all'inizio relazione ma nei 9 di distanza abbiamo accantonato la cosa godendoci il sesso come veniva ma non essendo mai del tutto soddisfatti. Va detto in aggiunta che la penultima volta che sono andato da lui ho avuto dei seri problemi di ansia causati sicuramente da questa situazione di distanza e dal peso che sento nel dover soddisfare lui sessualmente. Sono andato anche da una dottoressa là e mi ha prescritto Lorazepam da 0.5 proprio in casi estremi e l'ho preso solo per 2 giorni perché poi mi sono calmato. Il problema principale è che non riesco ad eiaculare perché mi sento un peso e mi fa male la pancia e non sto rilassato. Cosa succede ora. Lui è tornato da due settimane e io credevo che una volta tornato non ci sarebbero stati più i problemi riscontrati nel periodo a distanza ma invece mi risulta difficile anche passare 2 giorni insieme a lui nel letto perché vorrei fare altro, vorrei vivere la coppia facendo uscite, vivendo la vita di tutti i giorni perché a me manca questo e non il sesso e non sento eccitazione perché mi sembra tutto così forzato. Ci sto male all'idea perché inizio a mettere in dubbio tutto, da me stesso fino all'amore che provo per lui e mi si spezza al cuore all'idea che possa finire per qualcosa del genere.
Spero possiamo aiutarmi.
Ringrazio per l'attenzione
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buon pomeriggio,

leggendo il suo racconto, comunica l'intensità del suo sentimento, tanto che parla di un amore profondo. Sarebbe importante conoscere in modo approfondito i dettagli della vostra storia e i suoi vissuti interiori.

In questa sede provo a lasciarle alcune riflessioni.
La prima riguarda i nuovi lati di sé che ha scoperto attraverso questo giovane ragazzo. Se li intendiamo come lati di sé autentici, sono molto preziosi. In questo caso, mi fanno pensare che la vostra coppia lasci emergere aspetti molto creativi di se stesso. Questo è un segno di fertilità.

Allo stesso tempo può succedere che il nuovo implichi un movimento interiore, che genera fatica. Sviluppare nuovi lati autentici di noi stessi implica un ambizioso e impegnativo processo, non è scontato né immediato come si può credere.
Non so se riesco a spiegarmi, è come diventare "attivi" quando si è stati solo "passivi", amare un ragazzo più giovane quando non si è abituati ad esempio. Non è detto che sia un passaggio semplice. In questo senso mi sono chiesto se il malessere che vive dipenda anche dal fermento dell'amore, che faticosamente genera il nuovo.

Certamente, lo ripeto, è importante che questo essere "attivo" sia una parte autentica di sé, magari rimasta silente fino ad oggi.
Qualora invece fosse un modo di compiacere l'altro o di soddisfarlo forzatamente, il discorso senz'altro cambierebbe. Se lei, ad esempio, si sperimenta sessualmente come attivo, ma desidera comunque essere passivo, non deve rinnegare questa parte di sé. In proposito, se le andasse di parlarne, che cosa accade tra di voi? Diceva che non avete affrontato il discorso in modo approfondito né di recente, ci sono dei timori o delle remore a parlarne?

Accanto a questa mia riflessione, c'è anche un ulteriore elemento di cui parla nel suo racconto, cioè il fatto che è la prima storia importante. Anche questo è nuovo e implica che lei si disponga ad accoglierlo. Come dicevo, questi processi possono essere impegnativi, facendo vivere un carico emotivo di cui è importante prendersi cura.

Oltretutto lui ora è tornato e se da una parte questa è una festa, dall'altra i suoi vissuti di disagio potrebbero amplificarsi.
Il fatto che lei desideri uscire non so se sia coerente con questo, con la fatica della vicinanza e dell'intimità, poiché queste generano in lei il malessere di cui stiamo parlando.

Poiché comunica che il vostro è un sentimento speciale e sarebbe una rinuncia rifuggirlo e spezzarlo, mi verrebbe da dirle in proposito due cose. Da una parte di provare a resistere ancora e di lasciare che il nuovo, sempre inteso come parte autentica di sé, prenda lo spazio che gli è necessario. Allo stesso tempo, dall'altra parte, è importante che lei rispetti se stesso e cerchi di non sacrificarsi in nome della coppia, ma condivida con il suo ragazzo anche le sue esigenze.

Posso chiederle cosa pensa del suo ragazzo a livello caratteriale, se sente che la vostra relazione è alla pari, se sente di potersi fidare di lui e affidare a lui?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Utente
Utente
Buon pomeriggio a lei,
intanto la ringrazio per la risposta e per l'attenzione.

Procedendo per punti. Per quanto riguarda la questione "attivo", sin da quando abbiamo iniziato a frequentarci ho avuto la sensazione che lui fosse più predisposto a un ruolo passivo ma non mi sono posto il problema dal momento che non volevo farmi limitare dalla cosa visto il feeling caratteriale che si è creato sin da subito. Da ciò ho iniziato ad avere una piccola predisposizione "attiva" mai sfociata in penetrazione che alla fine è stata messa da parte in quanto lui ha iniziato ad avere il ruolo attivo. Ho sempre saputo però che prima o poi lui avrebbe tirato fuori di nuovo l'argomento seriamente e così è stato 6 mesi fa e da quel momento ho inziato a pensarci di più fino a diventare un vero e proprio problema. Il fatto è che non credo neanche di non volerlo fare ma è più una questione di sapere di "doverlo" fare che mi mette ansia per paura di perdere lui(aggiungo che oltretutto non ho sensibilità sulla punta del pene quindi mi risulta difficile anche a livello proprio fisico penetrare).

Per quanto riguarda i nuovi lati di me, io non avendo mai avuto relazioni serie non mi sono mai sentito così, mi sento per lui non solo il ragazzo ma anche figura di riferimento per tanti altri punti di vista e questo mi fa sentire ancora più legato a lui, in bene ovviamente . Sono sempre uscito con uomini più grandi e mi ponevo in maniera del tutto diversa rispetto a come sono con lui ed è tutto ancora nuovo per me nonostante sia passato più di un anno.

A livello caratteriale lui è molto affettuoso e dolce e mi fa sentire amato. Ci sono dei lati che sono molto lontani dai miei, per esempio il modo di gestire i problemi. Lui rimane molto in silenzio invece io prendo tutto di petto e cerco sempre una soluzione. Io riesco sempre a dire come sto invece lui spesso tiene tutto dentro di sé.
Sì, mi fido di lui e credo sia una buona relazione perché riusciamo sempre a parlare di tutto, compresa questa situazione. Sulla questione affidare e relazione alla pari non saprei risponderle subito. Quando ho avuto quei momenti di forte e brutta ansia mentre ero da lui in erasmus non credevo fosse in grado di aiutarmi così tanto come in realtà ha fatto semplicemente rimanendo se stesso dandomi sicurezza. In generale però tendo sempre a essere sempre io il suo punto fermo su cui appoggiarsi. Per quanto riguarda relazione alla pari, spesso ho creduto, soprattutto a distanza, che se non fosse per la mia maturità o il mio carattere non saremmo arrivati fino a qua, non dico di aver fatto tutto io ma che sopratutto a distanza, ho mantenuto sempre un atteggiamento impeccabile e mi sono sempre preoccupato per lui, forse di più che per me stesso.

La ringrazio ancora per la risposta :)
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Leggendo le sue parole, nei limiti del consulto online, ho l'impressione che il punto legato all'affidarsi sia importante. Forse non è un caso che sente di doverci riflettere ancora, cosa comunque positiva. Non sapere è meglio di credere di sapere.

Il fatto che il nuovo sopraggiunga e la sorprenda scoprirlo, come stiamo dicendo, è germinativo. Tuttavia questo non significa che lei deve rinunciare al "vecchio" sé, diciamo così. Ci sono vissuti e desideri per lei importanti, non sono trascurabili. Possono essere oggetto di confronto, possono essere negoziati ma non nascosti.

Quando dice che è lei a rappresentare il punto fermo di lui, mi sono chiesto quanto in effetti lui sia meno capace e quanto sia stato anche lei a non concederglielo, essendo comunque una persona che "prende tutto di petto e cerca sempre una soluzione". Sento cruciale questo punto.

Come mia suggestione, seppure io non la conosca, ho pensato che questo ruolo di uomo forte è anche un peso, da cui riesce ad affrancarsi quando si lascia andare alle sue fragilità con uomini più grandi. Non so se condivide questa impressione, potrei chiederle in che senso "si poneva in maniera del tutto diversa con uomini più grandi?"
Da qui, seguendo la mia suggestione, non so quanto possa essere d'accordo, mi sono chiesto: e se provasse a lasciarsi andare di più con lui? D'altro canto, è stato capace di proteggerla e rassicurarla quando è stato male durante la sua permanenza al suo Erasmus.

Sulla stessa linea, mi sono interrogato circa la sessualità. Quanto il fatto che lui abbia tirato fuori l'argomento ha potuto attivare in lei quella parte di sé (a volte un ruolo forzato?) di essere "impeccabile", di dover dimostrare di essere all'altezza, di non dover deludere, di non poter essere se stesso?

Prenda le mie come impressioni e suggestioni che si basano sulla lettura delle sue parole. È necessario che questi temi così ricchi, che aprono numerose domande, vengano discussi in una sede differente, con uno spazio d'ascolto idoneo e i dovuti tempi.

Sempre in linea con le mie impressioni, le dico un ultimo pensiero. Mi sono chiesto se, più libero di essere stesso e di affidarsi, sarebbe più curioso di sperimentare sessualmente il suo ruolo attivo, senza sentire il peso di un compito, senza il timore che possa accadere alcunché qualora non volesse proseguire a farlo.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#4]
dopo
Utente
Utente
Prendendo spunto da queste parole "mi sono chiesto quanto in effetti lui sia meno capace e quanto sia stato anche lei a non concederglielo" le dico che sì, fino alla crisi avuta da lui in erasmus, non ho mai fatto cenno di quanto io sia ansioso in generale nella vita, di quante problematiche familiari ho, del non rapporto con mio padre etc.., e lui stesso si è stupito avendomi visto in ansia veramente perché non credeva fossi così, dal momento che mi sono sempre fatto vedere in un certo modo. Ora la mia reazione con lui è sempre il pianto, reazione di sfogo, gioia o tristezza ed è una reazione nuova per me perché non sono un tipo che non piange molto, anzi. Ho anche pensato che il motivo per il quale non racconto di mio padre a lui è perché spesso (più prima, ora molto di meno) mi dava l'impressione di dare poca importanza alle mie cose forse proprio perché non mi vedeva in difficoltà con niente.

Quanto al fatto che lui abbia ritirato fuori l'argomento e avendo appurato che per lui l'amore bastava ma che prima o poi avrebbe voluto finalmente un rapporto da "passivo", sì, ha fatto nascere in me quella sensazione di non essere in grado di soddisfarlo a pieno, quella paura che se non riesco a farcela lo perdo, insomma una specie di ansia da prestazione che ora è diventata "un'eiaculazione ritardata" perché lo sento che con la mente sono altrove e penso solo a venire per farlo felice e non mi godo più nulla.

Quando parlo di essermi posto in maniera diversa con gli uomini più grandi in primis mi riferisco all'approccio sessuale che era esclusivamente fine a se stesso, dove io ero il passivo (ma quasi mai avveniva la penetrazione) per me già solo l'idea di un rapporto orale mi bastava per creare quella sensazione di "uomo forte" che controlla me. In secondo luogo, per le piccole cose come farsi venire a prendere con la macchina, cosa che invece col mio ragazzo faccio io perché lui non ha la macchina o farsi pagare una cena o ricevere un regalo, insomma attenzioni che ho più io per lui e che prima cercavo negli altri. Ovviamente questi aspetti materiali diciamo mi fa piacere farli al mio ragazzo e ogni tanto li ricevo anche da lui, ora non mi fa più strano sapere che la macchina la prenderò sempre io, sono sciocchezze lo so ma è per farle capire la situazione.

Quanto all'ultima riflessione, se non avessi pensieri, ansie, pesi etc.. lo farei senz'altro, (con la giusta dose di eccitazione che nell'ultimo periodo sembra scomparsa) ma più per la coppia che solo per me stesso ma di sicuro lo farei anche solo per la curiosità di provare qualcosa di nuovo.

La ringrazio ancora per la risposta e per la gentilezza :)
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il suo racconto mi fa pensare al fatto che la coppia è l’incontro di due persone che portano con sè ognuno il proprio mondo. La coppia è una dimensione creativa se i membri sono disposti a guardare sia il proprio mondo sia quello dell’altro, riconoscendo che i pensieri o il comprtamento dell’uno possono generare una reazione soggettiva nell’altro al di là delle sue intenzioni.

Come in ogni relazione, in special modo nella coppia, si sviluppa una reciprocità di scambi, che non è facile riconoscere e gestire. Quando questo avviene, accade qualcosa di particolarmente straordinario. Si tratta di un processo che non si dà mai una volta per tutte, ma dev’essere ogni volta coltivato con intenzione, impegno e pazienza.

In lei, attraverso il nostro scambio, sento questa disposizione. Sarebbe più semplice fuggire, dire ad esempio che il suo ragazzo è troppo giovane per comprenderla, per sostenerla. Sarebbe più facile tenere dentro certi suoi vissuti personali e tornare alla ricerca di uomini più grandi, dai quali sentirsi protetto, per quanto mai in una dimensione profondamente intima, se ho capito bene.

Invece lei sembra avere un’altra intenzione, comprendere se stesso, la sua storia e i suoi vissuti per essere poi libero di sperimentarsi e di scegliere che vita desidera fare, e con chi. Senza trovare solamente momentanee e forse apparenti sicurezze o dare per scontato comode certezze.

Forse, potremmo dire, l’amore le sta dando un’occasiome unica, che mi sembra desideroso di cogliere. È allora fondamentale che possiate affrontare i suoi, i vostri vissuti, anche perché in questo periodo stanno condizionando la vostra esperienza e, di fatto, anche la sessualità.
Valuterebbe eventualmente anche la possibilità di effettuare una consultazione psicologica dal vivo, cosa pensa in merito?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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dopo
Utente
Utente
Ho sempre valutato in positivo una consultazione psicologica ma non ho ancora mai preso neanche un appuntamento. Mi è stato consigliato già in precedenza avendo avuto forti conflittualità con mio padre ma avendo chiuso il rapporto ho diciamo "calmato" la cosa. Poi con le ansie sempre più evidenti ho pensato che fosse arrivato il momento e ora con questo so che devo farlo perché mi aiuterebbe. Trovo già le sue risposte di grande aiuto, figuriamoci una consultazione dal vivo!
Una cosa che mi ha fermato però oltre al non avere quella spinta tale da prendere appuntamento, è la brutta situazione economica e quindi dovrei affidarmi a psicologi dell'Asl che spesso effettuano i loro appuntamenti anche a distanza di venti giorni l'uno dall'altro. Diciamo che con la bocca dico di doverci andare (l'ho anche detto al mio ragazzo che forse un sessuologo mi aiuterebbe ma l'ho detto sapendo che non so se mai ci andrò) perché so che mi farebbe bene ma poi non agisco.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Comprendo il suo vissuto, non è facile prendere la decisione di effettuare una consultazione. Forse il fatto che abbia scritto il suo consulto qui potrebbe essere il segno che si sta avvicinando sempre più a questa possibilità.

Non mi focalizzerei soltanto sull'aspetto della sessualità. È parte di una complessità di elementi che devono essere presi nella dovuta considerazione.

Relativamente ai costi, chieda anche privatamente, l'onorario è variabile e in alcuni casi sostenibile.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#8]
dopo
Utente
Utente
Salve dottore, a distanza di giorni le dico che la situzione si è spostata dalla coppia a me. Ho iniziato molto a riflettere su me stesso e questo mi ha provocato un meccanismo nel quale accentuo molto quello che sento, piango molto più spesso anche per cose che prima magari mi creavano solo un po' d'ansia, ora non riesco a contenere nulla. Alla luce di questo, oggi dopo l'ennesimo pianto apparentemente senza un motivo valido, ho fatto ricerche e ho trovato un servizio che offre la mia città, ovvere poter avere fino a 3 incontri gratuiti con una psicoterapeuta e domattina avrò il primo incontro.
Le scrivo questo perché se non mi avesse risposto lei in quei giorni, magari non avrei rifletutto su alcuni temi o avrei lasciato le cose così e non sarei arrivato a questo oggi.
La ringrazio e buona giornata
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera a lei,

dalle sue parole mi sembra di capire che ci sono significativi movimenti emotivi dentro di sé. È suggestivo che lei dica che la situazione si è spostata dalla coppia al suo mondo interiore. Accade proprio così, noi viviamo un mondo relazionale che è con l'altro e con noi stessi, potremmo dire in una continua circolarità nel suo divenire tra fuori e dentro.

Condivido quando dice che piange senza un motivo valido solo in apparenza. Il suo stato d'animo porta sempre con sé un senso prezioso, importante da comprendere. Forse in questo momento non lo conosciamo, ma questo non significa che il senso non c'è.

Non so se posso dire che sembra sorpreso di vivere questa esperienza emotiva nuova. Se da una parte possiamo dire, se lo condivide, che è inedita, dall'altra parte forse stava cercando una via per aprire alcuni discorsi, toccando alcune corde di sé. Per ripercorrere la sua esperienza esistenziale, forse per prendersi cura di ferite che possono essere profonde. E la ringrazio anche io per il nostro scambio.

Se crede, mi faccia sapere le sue impressioni circa l'incontro di domani. È importante che lei si senta accolto e ascoltato umanamente. E possa sentire un senso di fiducia. Poiché parla di tre incontri gratuiti, mi preme che lei effettui dei colloqui clinici e tutto si svolga regolarmente.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#10]
dopo
Utente
Utente
Salve dottore,
questa mattina ho effettuato il primo incontro ed è andata abbastanza bene. La psicoterapeuta mi ha fatto un'ottima impressione e mi sono sentito libero di parlare. Questo primo incontro era conoscitivo, il prossimo che avverrà a giorni, sarà sulla somministrazione di un test da parte di un'altra sua collega e infine il terzo, che avverrà a Settembre in quanto la psico va in ferie, sarà quello conclusivo in cui si deciderà il da farsi.
Mi ha già detto che c'è da lavorarci su e che un percorso va affrontato e non sarà ovviamente gratuito ma non fa niente, farò dei sacrifici ma ho bisogno di affrontare quelle ferite profonde di cui anche lei parlava e che oggi in 40 minuti sono emerse subito.
In questo periodo, non potendo affrontare sin da subito la cosa, cercherò di ragionare su quanto detto oggi e sulle cose emerse in predenza parlando con lei dottore e spero di vivermi l'estate un po' più serenamente in primis col mio ragazzo. Anche se la strada è lunga, settembre arriverà presto
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
La sua disposizione a fermarsi ad ascoltare se stesso e a guardarsi dentro è emblematica. La sua ricerca ha un valore prezioso e ambizioso. La strada come dice è lunga, mi rendo conto che dovrà anche aspettare settembre, ma sento in lei un senso di forza e determinazione, sono un segno particolarmente favorevole.

Come le dicevo, ci tenevo a conoscere le sue impressioni circa questo e i prossimi incontri gratuiti. Non riuscivo a capire il motivo per cui fossero tre incontri gratuiti. Comprendo che per lei potesse sembrare vantaggioso, ma immaginavo che poi il trattamento diventasse a pagamento.
Inoltre, le è stato spiegato come mai è stato ritenuto necessario effettuare un test per il suo caso? Conosce eventualmente che tipo di test farà?

Ci tengo a sincerarmi circa la qualità dell’intervento cui si sta sottoponendo, è importante. Quando gli incontri sono di numero prestabilito e dichiaratamente gratuiti purtroppo questo è un campanello di allarme a mio avviso. Dal mio punto di vista, noi non possiamo sapere in anticipo il tempo che serve per gli approfondimenti necessari, per conoscersi e capire che percorso valutare eventualmente. Magari bastano uno o due colloqui, oppure serve darsi più tempo. Inoltre, i colloqui devono essere cuciti su misura sulla persona, non standardizzati.

Chiariti questi dubbi, senz'altro mi sembra importante tenere conto delle sue impressioni positive.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#12]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottore,
il test che farò lunedì non so su cosa verterà, mi è stato detto che è di procedura quando si effettuano questi 3 incontri (che è un servizio offerto dal Comune di Roma). Diciamo che ovviamente questi 3 incontri (che variano da 1 a 3 in base ai casi) servono a ben poco ai fini della risoluzione del problema perché come anche lei ha detto, in base alle problematiche e alla persone, si sceglie poi un percorso appropriato.

Per ora mi sento sicuro di questa scelta, sarà perché voglio farcela o perché la persona di oggi mi ha fatto una buona impressione.
Se per lei non è un problema, lunedì le scriverò per dirle che tipo di test ho effettuato anche se poi il prossimo incontro lo avrò a Settembre.

La ringrazio come sempre e le auguro una buona serata
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Mi faccia sapere certo, un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#14]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottore,
Le scrivo a distanza di quasi un mese per informarla sulla mia situazione. Da quel famoso lunedì in cui dovevo effettuare un test di cui non sapevo nulla sono successo un bel po' di cose e mi sento di scrivere qua, a lei.

In primis le dico che alla fine il test era le tavole di Rorschach (eseguito non dalla mia psico ma da un'altra dottoressa molto giovane) e che il prossimo appuntamento per fare il punto della situazione e iniziare il percorso sarà il 7 Settembre, in quanto nel mese di agosto la psicologa è in ferie.

Durante queste settimane, la situaizone ansia ha avuto un leggero miglioramento, permettendomi di vivere almeno la quotidianità col mio ragazzo e in generale con la consapevolezza che comunque il 7 avrei rinziato il percorso cosa che al momento è l'unica cosa che mi rassicura.

Sessualmente le cose non sono migliorate, anzi hanno avuto cambiamento nel senso che sono riuscito a lasciarmi andare di più (senza rapporto completo) e ad eiaculare senza troppi problemi se non fosse che nella mia mente ero proprio altrove, pensando ai momenti avuti con altre persone solo per provare eccitazione. Avevo già avuto episodi simili con lui nei mesi precedenti e la cosa mi faceva piangere perché: com'è possibile che avendo a disposizione il mio ragazzo, la mia mente tornasse a cose passate che apprezzavo solo per dinamiche d'eccitazione e nient'altro?
La cosa diventa sempre più difficile e dura quando la settimana scorsa, in vacanza con amiche, commetto un grave errore, scarico una chat gay (che ho sempre utilizzato per sesso) e inizio a chattare per giorni e mi sento di nuovo super eccitato. In quei giorni scrivo anche al mio ragazzo cose eccitanti perché mi sentivo veramente così.
Tre giorni fa torno dalla vacanza e in preda all'ansia racconto dal vivo al mio fidanzato quello che ho fatto. Non sono stato subito sincero, ho prima detto due cavolate e poi in preda all'ansia totale ho detto la verità. Le dico che era già successo anche a lui questo quando era in Erasmus e io ero stato fin troppo comprensivo e forse proprio qua mi accorgo di quanto a distanza io mi sia "annullato" per comprenderlo e forse non perderlo.

Fatto sta, che ieri ci vediamo e iniziamo a parlare e confrontarci e dopo un bel po' di tempo arriviamo alla conclusione che ci amiamo (cosa mai messa in discussione) e dobbiamo provare ad andare avanti forse ripartendo da zero.
Ci appisoliamo e stando abbracciati scatta quella bellissima sensazione d'eccitazione che non mi metteva ansia e che stavo cercando di godere ma succede una semplice sciocchezza, il mio gatto fa male al mio ragazzo, lui si distrae, io quindi torno a pensare un attimo e per me inizia l'inferno. Mi sento subito rigido, mal di pancia, rimango impassibile anche ai baci e inizia un pomeriggio di lacrime a non finire esattamente come quando mi era successo in Erasmus da lui, cosa che mi aveva portato da una dottoressa e prendere Lorazepam.
In questa crisi di pianto forte dove dico ripetutamente di essere stanco di avere mal di pancia e di stare così dico anche in lacrime che forse attualmente non sono destinato a stare con nessuno in questo momento e il mio ragazzo scoppia in lacrime dicendomi che non può essere questa la scelta e che è disposto a fare tutto per noi e che senza di me non riuscirebbe a stare.
Tralasciando il fatto che è pesante sentirsi dire queste cose qualora fosse effettivamente questa la soluzione per calmare la mia ansia adesso, ma se fosse la scelta giusta la prenderei lo stesso, il problema però è che non ne sono convinto o ho paura ad accettarlo. Lui come non mai si è messo a disposizione per aiutarmi in qualsiasi modo, sta solo a me capire il da farsi ma io attualmente non so nulla. Se lo lascio che risolvo? Scappo dalla sofferenza e dall'ansia ma poi? Fatto sta che ieri sera ho ripreso Lorazepam sempre a 0.5 (posologia indicata dalla dottoressa quando me le segnò) e anche stamattina e quindi essendomi calmato un po' ho scritto qua per mettere nero su bianco quello che provo. Senza ansie non mi sento di volerlo lasciare ma neanche mi sento così bene da dire "ok vediamoci oggi pomeriggio come nulla fosse". Sono confuso e sto male e nessuno dei due merita questo.

Come ultima cosa le dico che continuo sempre a preoccuparmi per lui anche in questo momento, stamattina mi ha mandato un messaggio molto dolce proponendomi nei giorni più avanti una spa per rilassrci ma a me ovviamente è salita l'ansia e subito dopo dispiacere perché mi sento un mostro a pensare che in questo momento in spa non voglio andare.

La ringrazio dottore se dovesse leggere tutto questo
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera a lei,

mi sembra di capire che in questo periodo stiano accadendo tante cose e lei sia in una posizione riflessiva e di ascolto di sé.

A livello sessuale sente che le cose non sono migliorate, per avere eccitazione ha avuto fantasie su altri uomini. Non posso avanzare ipotesi online, sembra tuttavia sottolineare una distinzione tra eccitazione e intimità. Questo è un aspetto che sento significativo e merita la massima attenzione.

Sarebbe importante approfondire questo aspetto per capire se può sentire eccitante la sessualità all'interno di un legame d'amore. E, in caso contrario, qualora non fossero due aspetti facilmente integrabili, sarebbe fondamentale fermarsi ad ascoltare il suo mondo interno, entrando in profondità delle sue emozioni per comprendere.

In linea con questo aspetto potremmo parlare anche dell'eccitazione che sente in chat con estranei. In questa sede, mi limito a comunicarle una mia idea embrionale, che è da sviluppare dal vivo. La mia idea è che forse il legame può attivare in lei dei vissuti che costituiscono un carico emotivo consistente, e non la rendono sereno né libero. Vissuti di preoccupazione ad esempio, di paura, di delusione, e così via.

L'episodio del suo gatto potrebbe essere emblematico in proposito. Mi sono chiesto se per certi versi abbia vissuto la distrazione che il suo ragazzo ha mostrato, come "distrazione" verso di lei. Alcune persone potrebbero soffrire per questo, magari vivere tristezza in alcuni casi, risentimento in altri, oppure ancora potrebbero ritrarsi o mostrare indifferenza ad esempio.

Bisogna allora entrare nel merito di questi preziosi vissuti esperienziali, su cui lei generosamente si apre, per comprendere. Mi dispiace di non riuscire a farlo da qui, ad aiutarla come merita. Purtroppo online non abbiamo questa opportunità, che può esserci soltanto dal vivo.

Sento in lei l'assunzione di una responsabilità, che rappresenta un valore grande. Se è vero che sessualmente si è lasciato andare con lui, sente comunque che non è giusto che questo accada pensando ad altri uomini. Desidera un rapporto più completo e mostra di non volere nascondere la testa sotto la sabbia.

Certo non è facile, lo capisco. Da una parte l'amore, dall'altra una difficoltà a gestire l'impatto emotivo di certi vissuti che si attivano nel vostro incontro. E quindi la fatica, l'incertezza, il buio. Un buio in cui è difficile stare, che forse è inevitabile dover attraversare, nel momento in cui sente che la soluzione non sia lasciare il suo fidanzato. Ma crescere l'uno grazie all'altro, insieme.

Non si sente di dire al suo fidanzato di vedervi come se nulla fosse, è comprensibile. È purtroppo necessario che accettiate la criticità di questo momento, con un po' di pazienza. Saranno l'ascolto autentico di voi stessi e il vostro amore a indicarvi la via.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#16]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottore,

La ringrazio per la risposta e la disponibilità,

procedendo per punti, la frase "sentire eccitante la sessualità all'interno di un legame d'amore" mi ha fatto riflettere perché essendo questa la mia prima vera storia d'amore, non saprei darle una risposta certa ma posso collegarmi a quello che lei scrive quando dice "forse il legame può attivare in lei dei vissuti che costituiscono un carico emotivo consistente, e non la rendono sereno né libero. Vissuti di preoccupazione ad esempio, di paura, di delusione, e così via." Preoccupazione e ansia hanno preso il posto di eccitazione e tranquillità, non mi sento a mio agio col sesso in coppia e forse non mi ci sono mai sentito col sesso in generale (basti pensare che per me esisteva quasi esclusivamente solo il sesso orale, il resto mi causava troppa ansia) e ora, dal letto, la cosa si è spostata anche all'esterno, rischiando di distruggere quello che abbiamo costruito. Ricordo che già dalle prime uscite avevo ansia nel fare preliminari e non riuscire a eiaculare e abbiamo avuto anche problemi quando dovevo fare il passivo, insomma, se ci rifletto non me la sono quasi mai vissuta bene, forse per insicurezza, per paure mie pregresse e altri aspetti che so di dover analizzare nel mio percorso.

Le faccio un piccolo esempio, quando ho iniziato a percepire seriamente questo senso di ansia appena ci mettevamo o sapevo che ci saremmo messi nel letto (l'ho percepito a pieno la terza volta che sono andato a trovarlo in erasmus), ho iniziato ad avere erezioni e voglia di farlo con lui in momenti e luoghi meno apportuni, fuori in balcone, per strada, nell'ascensore e ovviamente col mio ragazzo siamo giunti alla conclusione che fosse il fatto di mettersi a letto in intimità il problema. Adesso come adesso sono talmente bloccato che l'idea di eccitarmi in qualche modo è esclusa.

Per quanto riguarda l'episodio del gatto, non credo che il suo distrarsi io lo abbia interpretato come un distrarsi nei miei cofronti ma non posso averne la certezza ovviamente. Lui è sempre stato affettuoso e presente ma forse durante la distanza qualcosa si è inclinato e non gli ho dato troppo peso. Continuo infatti a ripetermi di esser stato troppo presente e troppo comprensivo in tutto, forse spingendomi oltre i miei limiti.
Quest'episodio del gatto comunque è stato significato perché da là diciamo che è ripartito tutto quel maccanismo di pianto e paura.

Per il resto dottore, sì, mi trovo nell'incertezza e nel buio e sono molto stanco, sia mentalmente che fisicamente. Svegliarsi ogni mattina con il mal di pancia fa schifo e io desidero solo stare meglio. Lo amo ma è difficile, vedo un abisso che mi sta separando dal farcela. Mi chiedo spesso, ne vale la pena salvare questa storia? La risposta è sì, so però che non posso vivere a lungo dei bei ricordi felici insieme perché lacrime e mal di pancia attualmente sono quello che associo alla mia storia ed è quindi normale che io mi sento bloccato.

Come sempre la ringrazio per l'eventuale risposta, so che non sono un suo paziente ma trovo conforto nel riflettere su questi aspetti con lei.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Trovo importante la riflessione rispetto alla sua sessualità, possiamo chiederci se la storia con il suo ragazzo la stia in qualche misura obbligando a uscire da una sua zona di comfort.

In proposito parla di stati d'animo significativi, preoccupazione e ansia, insicurezza, angoscia e paure pregresse, che fanno pensare. Sembra toccare corde sensibili di sé, le cui radici possono essere profonde. E mi domando se ci siano anche alcune ferite, forse ancora vive, legate al suo passato più antico.

Se da una parte sente di mettere alcune distanze rispetto alla possibilità di "condividere il letto" con lui, cercando forse alcune vie di fuga, è pur vero che prova anche amore e desidera darsi l'occasione di restare. Potrei dire di mettere in gioco se stesso e anche lui, per capire se è insieme che volete incamminarvi in un vostro e unico percorso di vita.
È comprensibile che sia stanco e senta un abisso, sta affrontando cambiamenti che possono essere epocali, quando si tratta di trasformare la propria esperienza esistenziale.

Sento anche suggestivo quando dice che non è un mio paziente. È come se accennasse un elemento, che riguarda anche lei e me. Cosa significherebbe allora per lei essere un mio paziente? Questa potrebbe essere una domanda cruciale, che emerge dal nostro dialogo, che dev’essere approfondito. Potrebbe essere un aspetto emblematico rispetto al discorso che stiamo facendo, rispetto ad alcuni vissuti del suo mondo interiore.

Bisogna dire che il suo racconto si approfondisce e diventa sempre più ricco e delicato. Online non riusciamo ad andare oltre, lo spazio di ascolto, il dialogo, la condivisione devono essere sviluppate dal vivo.

Allora grazie anche a lei, un caro saluto,
Enrico de Sanctis