Allattamento prolungato e ricerca contatto

Buonasera, sono una mamma di una bambina di 20 mesi. Parto dal raccontare la mia storia che indubbiamente ha segnato il percorso di crescita di mia figlia e anche il mio. Ho desiderato tanto un bambino e sono rimasta incinta subito, la gravidanza è stata meravigliosa ed è andato tutto benissimo. Nata mia figlia avverto subito che qualcosa in me non va. Da subito avverto di avere difficoltà a gestirla riesco a calmarla solo con il seno e mi sento frustrata. Queste sensazioni iniziali diventano sempre più ossessive, penso che la.mia bambina abbia problemi, sia iperattiva, la idealizzo come un piccolo diavoletto che mai potrà essere gestito, i miei erano pensieri cattivi e ossessivi sulla possibilità che lei potesse avere patologie come ADHD o autismo, insomma morale della favola ho sofferto di forte depressione post parto. Mi sono fatta aiutare da una psicoterapeuta, tutt ora mi confronto con lei, e ho iniziato a prendere farmaci (inizio a giorni lo scalaggio).
Dopo i primi tre mesi di inferno ho iniziato a riprendermi, nei primi mesi lei ha solamente pianto, si calmava solo al seno infatti l avevo perennemente attaccata giorno e notte. Dal quarto mese le cose sono andate meglio, ho preso consapevolezza della situazione e grazie alla psicoterapia ho scardinato tutto quello che dal mio inconscio era emerso e mi aveva portata alla depressione. È una parentesi troppo ampia sarebbe complesso riportare tutto. Oggi la situazione è questa: allatto ancora mia figlia e mi piace molto, lei ha 20 mesi è una bambina super sveglia, parla perfettamente, è molto espressiva ed energica in tutto quello che fa. A volte è così avanti rispetto ai bambini coetanei di mia conoscenza che penso sia un piccolo genio :-) ma questo può essere l occhio della mamma a vederlo. Il mio problema attuale è determinato da fatto che lei si addormenta solo al seno e ha continui risvegli in cui lo richiede. Anche già dopo mezz ora dalla messa a letto. Richiede continuamente di giorno di essere presa in braccio durante la giornata insieme nonostante io mi dedichi solo a lei è sempre così richiestiva. Anche quando c è il papà lei cerca sempre me. Va al nido da quando ha 9 mesi, ama andarci ed è molto socievole. Ho difficoltà a portarla in giro con il passeggino, o in auto perché si rifiuta di starci, è molto vivace e fuori casa vuole sempre esplorare quello che la circonda, impensabile mangiare una pizza perché non resiste seduta nel seggiolino. Quello che mi chiedo è, questo suo modo di essere è il risultato di quello che abbiamo vissuto, cioè della ferita provocata dalla depressione, o è semplicemente una questione di carattere?mi chiedo sempre se mai mi libererò dal senso di colpa di essere stata una madre depressa nei primi mesi e dalla paura di averla segnata a vita, temo che la sua richiesta continua di attenzione sia diventata una parte di lei imprescindibile data dal vuoto di quei primi mesi. Grazie a chi vorrà dare riscontro alla mia richiesta.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66

Gentile utente,

Lei è già seguita da una Psicoterapeuta,
e dunque solo poche note per non interferire in una relazione duale tra di Voi.

Ho avuto l'impressione, leggendo il Suo consulto,
che Lei mal concili
il Suo essere madre
e l'essere moglie.

Come madre idealizza la Sua bambina
non vedendo la discrepanza che c'è in lei tra
l'essere "un piccolo genio" cognitivamente,
l'essere una lattante poppante emotivamente
e l'essere incapace di accettare "regole di contesto" in una pizzeria.

Come moglie, di sè ci dice ben poco,
come se il marito fosse in secondo piano rispetto a Lei, nelle Sue attenzioni e come se il seno fosse di pertinenza esclusiva della bimba:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-mamma-e-amante.html

Comprendo che in tutto ciò giochino i Suoi sensi di colpa ripetto alla depressione iniziale,
ma questo lo prende già in esame assieme alla Sua terapeuta
che di Lei sa molto di più rispetto a noi.

Da noi dunque solo qualche breve nota di riflessione per Lei,
per correttezza verso la Collega che La segue di persona e che forse non sa del Suo Consulto qui.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa la ringrazio per il riscontro. Il mio percorso di psicoterapia si è sviluppato sul comprendere i fattori scatenanti del mio malessere, affrontarli e superarli.
Nel lavoro di psicoterapia effettuato mi sono soffermata su me stessa, il mio vissuto e la mia famiglia d'origine, sulle mie sensazioni, ansie, pregiudizi e paure. Sul mio IO.
Nonostante però io ce la stia mettendo tutta le domande che mi sorgono riguardano gli aspetti pratici di gestione quotidiana della mia bimba. Ho bisogno di un confronto sul come poter ovviare a certe dinamiche negative che si sono innescate. Come la richiesta del seno, delle braccia, e la mancanza di regole solide.
La parte del suo intervento relativa al rapporto con mio marito è calzante, mia figlia ha preso il suo posto. Io non riesco a dedicarmi a lui mentalmente e praticamente in quanto presa costantemente da lei. È come se non mi permettessi la possibilità di potermi concedere anche a lui. Anche su questo ci sto lavorando.
Non mi è chiara la parte della sua risposta in cui mi dice che idealizzo mia figlia e non vedo la discrepanza tra piccolo genio, poppante e di difficile gestione fuori casa.
Le sarei molto grata se mi spiegasse questa parte in modo più approfondito.
Grazie mille
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

La invito a rileggere con attenzione l'articolo linkato,
nel quale si esplora quanto Lei chiede;
e cioè come il rapporto mamma-figlio è stravolto quando viene a mancare
- nell'interiorità materna -
quell'elemento equilibratore rappresentato dal proprio compagno.

Qunando ciò accade

- il bambino prende il posto del padre
nel cuore e nella mente materni, e diventa il suo "amore";

- la madre viene risucchiata dal figlio "vampiro"
e perde il suo essere donna, "femmina", "amante".

- Il padre è ai margini
e si sente "impotente".

- Il figlio è impossibilitato a comprendere quale è il proprio posto all'interno della coppia genitoriale
e sviluppa con la madre un rapporto esclusivo e onnipotente che non gli gioverà nella vita.
Gli manca la figura paterna, meno coinvolta e dunque più "solida".

Lei comprende dunque ora che
le "domande che Le sorgono"
NON riguardano AFFATTO
"...aspetti pratici di gestione quotidiana della mia bimba";
ma tali comportamenti (allattamento prolungato, ricerca di contatto) sono manifestazioni di aspetti profondi sopra accennati,
di dinamiche tra Voi tre,
e di cui Lei è al centro,
che abbisognano di essere prese in carico da uno/a Psicoterapeuta.

Se ritiene
può fare leggere il nostro scambio qui alla Sua Psicoterapeuta
a cui La rimandiamo.

Saluti cordiali.
Carla Maria Brunialti