Cambio di umore

Salve dottori chiedo scusa per questa domanda ma mi sento...strano....non sapevo se inserirla in psicologia o in medicina generale....allora di recente sono stato in vacanza in Italia (abito in Germania) per due settimane, e ho potuto osservare in me dei comportamenti particolari, senza troppi giri di parole i fatti piu rilevanti per me sono la qualita e durata del sonno e l'umore....in italia sia da prima che partissi anni fa sia nelle mie vacanze, nonostante io avessi dormito con la televisione accesa, per poco tempo (dalle 4 alle 6 ore), con il ventilatore acceso o mi sia dovuto alzare durante la nottata, o tutto insieme io mi sia sempre svegliato all'orario di cui avessi bisogno (anche presto le 7-8 del mattino) in maniera quasi perfetta oserei dire, spaccando il minuto, anche prima che suonasse la sveglia e senza rintontimenti celebrali come se avessi fatto una serata ad alcool e mi fossi ubriacato, aprendo gli occhi e restando sveglio una sola volta. Il problema sorge non appena metto piede in germania, il mio umore cambia appena uscito dall'aereo, divento subito piu irritato e il mio umore negativo fa vertere i miei pensieri su cose negative, la qualita del mio sonno diventa disastrante, anche appena tornato da una vacanza mi sveglio completamente stanco, mi ci vogliono 2 ore ad alzarmi dal letto (accade quasi sempre) sono intontito sfiancato e non ho voglia di fare niente per tutto il giorno, mi riaddormento, spengo le sveglie ho mal di testa, insomma non il migliore dei buongiorni... questo capita in varie ''salse'' che sia su un letto o su un divano e mi dovessi svegliare alle 7 o alle 10 del mattino il risultato e sempre lo stesso..sinceramente non capisco da cosa sia dovuto? Sara l'atmosfera o l'aria della germania? sara il fatto che qui non ci sia mai voluto venire a generare in me tanta negativita? Sinceramente non capisco, vi ringrazio immensamente per l'aiuto.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

il suo consulto mostra numerosi aspetti importanti. Ho letto anche i consulti precedenti e ho riflettuto sulle sue parole, che hanno evocato in me tanti interrogativi su di lei e sulla sua vita.

Fin dal primo consulto ha parlato di un senso di tristezza e di chiusura. Ha parlato di un elemento cruciale, cioè di una sua attitudine a fantasticare. Non so se possiamo dire che, coerentemente con questi aspetti, lei si è concentrato sui videogiochi, un'attività che "amava e desiderava" e la "distraeva" dalla sua tristezza.

Comunica poi un momento importante, quando si stanca di giocare ai videogiochi, forse desiderando lei per primo un cambiamento. Sembra che per questo stesso motivo, se condivide la mia riflessione, lei ci scriva. Lo fa forse inizialmente con una certa fatica, magari è timoroso e non sa bene come si fa, cosa può dire, come cominciare. Eppure ci riesce. Desidera trovare delle soluzioni e vivere in un altro modo.

Sempre nel primo consulto, se osserva la sua stessa narrazione, fornisce un prezioso elemento a questo punto. Cioè dice che né i videogiochi né i film la distraggono dalla sua tristezza. Non più.
Questo è un elemento fondamentale perché per poter cambiare, come lei sta cercando di fare, si trova nella condizione di doversi fare carico dei suoi vissuti. Deve accogliere e comprendere la tristezza, il senso di impotenza, l'idea di non essere all'altezza, senza giudicarsi negativamente.

Non so dirle da qui se il fantasticare aveva un duplice senso, quando era a scuola. Era un modo di fuggire da un mondo in cui non sentiva di poter stare, in cui veniva svalutato, in cui magari viveva un senso di solitudine e paura. E allo stesso tempo quel fantasticare era un modo per tentare di trovare una soluzione, di riconoscersi una forza interiore e un suo valore, che però non hanno visto una possibilità di realizzazione concreta. Non ha speso le sue risorse per se stesso. Non ancora.

Veniamo a quest'ultimo consulto. Mi sono chiesto se ci sia sempre in lei quel desiderio di cambiare.
Quando chiede come mai sta male in Germania, domanda se è l'atmosfera o l'aria della Germania. La risposta può essere sì, sebbene vada declinata non parlando soltanto della Germania in generale, ma della sua Germania. Di quel posto dove lei ha determinate abitudini, con le costellazioni emotive che esse comportano, che non sente favorevoli per sé.

Semplice a dirsi, bisogna portare l'Italia dentro di sé. Intendo il fatto che debba compiere quel cambiamento dentro di sé, come stiamo dicendo. Se poi sceglierà di vivere in Germania o altrove, questo non lo sappiamo al momento. Ma è necessario cambiare quelle abitudini e costituire dentro di sé quel senso di forza e fiducia indispensabili affinché lei riconoscersi come individuo e possa sentire la vita nelle sue mani. Questo significa realizzarsi nel mondo, non nella fantasia. Anche se è difficile, a volte può sembrare impossibile, a me sembra che lei lo desideri fermamente.

Alla fine è riuscito a scriverci, mi sento di dire che abbia un mondo interiore che ha voglia di condividere con sincerità e apertura, e questo è un segno particolarmente favorevole. Rispetto ai suggerimenti dei colleghi, che condivido, circa la possibilità di avviare questo processo trasformativo di sé nelle sede idonea, dal vivo, che cosa pensa intimamente?

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Utente
Utente
Salve dottore chiedo perdono per il ritardo con cui le scrivo ma sono circa due mesi che rileggo cio che ha scritto e ci rifletto sopra....e...credo che lei abbia ragione....voglio cambiare ma....ce sempre un ma....ce sempre qualcosa che non va o che mi mette i bastoni tra le ruote...in tutti i sensi; emotivi, fisici, mentali, economici , di tempo, burocratici,linguistici, di età ecc. ed è davvero, davvero incredibilmente frustrante.....cosa penso intimamente? Credo fermamente di essere un fallito senza appello, vie di fuga, con l'acqua alla gola che passa il suo tempo a fantasticare invece di concretizzare....forse credo anche di avere qualche disturbo depressivo, non mi sorprenderebbe....il fatto che i videogiochi non diluiscano piu le mie giornate fino all'ora di andare a dormire e che non mi diano piu dopamina credo sia dovuto al fatto che ormai sono diventato un'adulto, con i problemi di un'adulto....e che quindi non ci sia piu un posto mentale per divertirsi dentro il mio cervello, ma solo problemi, leggi, regolamenti, codici di condotta, Telegiornali, politica, lavoro, leggi sul lavoro, pensare se qualcuno mi stia fregando e in che modo, curriculum, ''le faremo sapere'' e ''non siamo interessati'' ,preoccupazioni, dubbi, domande esistenziali su di me la mia vita e la razza umana...anche quando sto cercando di risolvere un problema penso a quel problema o a un'altro problema che affligge la mia vita...sono riuscito a sviluppare un tic nervoso allo zigomo e all'occhio sinistro...sinceramente non so proprio piu cosa fare....
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno a lei,

stia tranquillo, mi sembra di capire che è stato importante per lei prendersi questo suo tempo, prima di risentirci.

C'è sempre un "ma", dice. Come se qualcosa frenasse il suo tentativo di guardarsi dentro e di prendersi cura di sé, cercando di affrontare la sua vita in modo differente. In tal senso è emblematica la sua espressione: "Qualcosa mi mette i bastoni tra le ruote". Sembra che qualcosa, che sente provenire dall'esterno, la blocchi. Verso questo qualcosa, da come comprendo leggendo le sue parole, sente di essere impotente.

Sentirsi un "fallito senza appello" è ingiusto nei suoi confronti ed è importante che lei possa cambiare questa percezione che ha di se stesso, riconoscendo i suoi valori e le sue qualità. Affrontando le difficoltà in cui si trova oggi, potrà ritrovare fiducia in sé e speranza nel futuro.

Diventare adulti non è semplice. Le sue parole sono significative e particolarmente comunicative. Da esse e dallo stile della sua narrazione, emerge un suo carisma, anche se immagino non riesca a riconoscerselo.

Le sue parole circa il passaggio dall'eta più giovanile a quella adulta, evocano in me una riflessione sull'autonomia, che implica due aspetti.

Essere adulti e autonomi può essere difficile e a volte scomodo. Si può vivere un senso di solitudine, poiché siamo noi per primi a dover pensare a noi stessi, non lo fanno più i nostri genitori o chi si è preso cura di lei. Anche lei oggi è adulto come loro. Questo può disorientare e il fatto di occuparsi di sé, come emblematicamente dice, è impegnativo.

Il secondo aspetto riguarda il fatto che nell'essere adulti e autonomi si conquista una libertà da certi vincoli e si può utilizzare la propria creatività, facendo progetti, autorizzandosi a scegliere la propria strada, sentendosi protagonisti della propria vita.

In questo momento sembra che i vantaggi dell'autonomia non siano presenti nella sua esperienza. Eppure sento in lei un vissuto di frustrazione rispetto a questa realtà e un movimento interiore verso il cambiamento, cosa di cui avevo già avuto l'impressione. È allora importante che lei ascolti e coltivi questa parte di sé, non la trascuri. In modo tale che possa chiedere aiuto e approfondire il suo malessere.

Così, oltre a dover gestire i pesi e gli inevitabili limiti della vita, potrà anche sviluppare nel tempo le sue potenzialità e quel soffio vitale che le consentirà di esserci nel mondo.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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