Cancro coleciste

Mia madre, anni 54 con anamnesi positiva per gastrite cronica Hp negativa, si sottopone in data 16/03/2012 ad intervento di endocrinochirurgia per calcolosi della colecisti sintomatica effettuato in laparoscopia. Durante il ricovero gli esami ematochimici sono risultati nella norma così come RX Torace. In seguito all'esame istologico è risultato la presenza di un adenocarcinoma della colecisti. La fase di stadiazione attualmente in corso indica in T3NXMX G2 lo stadio della malattia. Allo stato attuale non risultano infiltrazioni epatiche e il peritoneo risulta intatto. In data 06/04/2012,è stata effettuata una TAC TB con mezzo di contrasto e i markers neoplastici (di cui ancora non si conoscono i risultati). Il referto della tac non ha evidenziato patologie ripetitive e/o linfonodale. Il chirurgo che l'ha operata suggerisce un intervento di revisione del letto colecistico e di linfoadenectomia loco regionale eseguita da CHT.
Ora la domanda che vorrei porre è la seguente. Quella prospettata dal chirurgo è la strada migliore da seguire? Oppure ci sono alternative valide? L'intervento proposto oltre che per stadiare la malattia avrebbe uno scopo anche terapeutico? Ossia migliorerebbe la prognosi e le possibilità di guarigione? Inoltre visto che da molte fonti la chemioterapia (indicata come proseguimento del trattamento) non sembra dare risultati positivi, volevo chiedervi se è il caso di affrontare da subito un ciclo di cura e in caso se esistono nuovi farmaci, maggiormente efficaci e con ridotti effetti collaterali indicati per questo tipo di tumore. Grazie mille.
[#1]
Dr. Giuseppe D'Oriano Chirurgo oncologo, Colonproctologo, Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 12.6k 359 4
"Il chirurgo che l'ha operata suggerisce un intervento di revisione del letto colecistico e di linfoadenectomia loco regionale eseguita da CHT."
Ritengo corretto tale programma.
L'intervento oltre a permettere una precisa stadiazione ha uno scopo terapeutico.
In assenza di metastasi linfonodali o di infiltrazione del letto epatico la prognosi è favorevole.
Il protocollo chemioterapico è standardizzato.

Dr.Giuseppe D'Oriano Docente Scuola Speciale A.C.O.I. di Coloproctologia. Chirurgo Colonproctologo.
www.drgiuseppedoriano.blogspot.com

[#2]
Dr. Vincenzo Cifarelli Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 124 1
In accordo con il dott. D'Oriano ,con cui divido da anni le esperienze chirurgiche,aggiungerei che non va omessa anche l'asportazione dei siti d'introduzione dei trocars a scopo terapeutico e stadiativo.

dr. Vincenzo Cifarelli

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti per le sollecite risposte.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Come mai è consigliato l'asportazione dei siti d'introduzione dei trocars? E in pratica in cosa consiste quest'ulteriore procedura? Si tratta di una prassi standard?
[#5]
Dr. Giuseppe D'Oriano Chirurgo oncologo, Colonproctologo, Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 12.6k 359 4
La pratica consiste nella asportazione, eseguendo una escissione circonferenziale, del tessuto cutaneo,sottocutaneo, fasciale,muscolare e peritoneale attraversato dai trocars(introduttori attraverso i quali entrano gli strumenti necessari per eseguire gli interventi laparoscopici.)
Tale pratica è consigliata per evitare che eventuali cellule neoplastiche possano aver "contaminato" questi siti di introduzione e di estrazione della colecisti sviluppando delle metastasi in tale sedi.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Chiarissimo. Grazie ancora per le delucidazioni
[#7]
dopo
Utente
Utente
Salve a tutti. Mia madre ha subito il secondo intervento come programmato e il chirurgo si è detto soddisfatto della situazione oggettiva che ha riscontrato in addome. Naturalmente siamo in attesa dell'esame istologico per confermare la stadiazione che al momento resta T3NxMx G2 (mentre i marcatori sono tutti nella norma tranne il Ca 19.9 che presenta un valore di 90). Il chirurgo adesso si prospetta la chemioterapia. Ora volevo porvi le seguenti domande.
Che tipo di farmaci sono impiegati in questi casi? Che durata ha la terapia? Quali sono i principali effetti avversi riscontrati? E poi una considerazione a carattere personale.
Se una terapia viene proposta come protocollo standardizzato per il trattamento di questa tipologia di tumore, allora immagino che ci siano degli studi prospettici che ne dimostrino l'efficacia. Del resto sono in molti ad affermare la non efficacia o comunque la scarsa efficacia della chemioterapia per questo tipo di cancro, ma nonostante questo, ci è stata indicata per il prosieguo della terapia.
Ma la scelta del regime chemioterapico adiuvante da usare in una determinata neoplasia, non si basa forse sulle percentuali di risposte oggettive osservate in pazienti con la stessa malattia in fase avanzata?
E in genere, non è forse vero che è poco probabile che un regime chemioterapico risulti efficace in adiuvante se non è in grado di produrre sostanziali percentuali di risposte in fase avanzata? Mi sembra quantomeno strano prospettare una chemioterapia ad una paziente senza che si abbiano dimostrazioni attendibili di una qualche efficacia. Mi sembra tanto un modo di procedere per tentavi: "Facciamola e vediamo come va". Sembra quasi che tutti i malati di cancro in questa situazione facciano quasi da cavie, (per dimostrare o meno l'efficacia di una terapia),per consentire in futuro, di avere maggiori dati oggettivi su cui ragionare. Scusate se ho divagato e ringrazio anticipatamente chiunque voglia rispondermi.
[#8]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,le sue perplessità sono confermate da studi clinici che purtroppo confermano la scarsa efficacia della chemioterapia adiuvante nelle neoplasie della colecisti.Infatti sono in corso sperimentazioni per individuare farmaci più validi.Sottoporre quindi un paziente a chemioterapia ,per tale patologia,non significa "fare le prove"ma esiste un razionale .Quando si opera per patologia neoplastica,il chirurgo pùò assicurare una radicalità chirurgica(asportazione completa del tessuto tumorale,linfonodi,etc..)ma non biologica della malattia.Significa che non avendo il controllo della eventuale diffusione neoplastica microscopica nei tessuti limitrofi o in circolo ematico e/o linfatico,deve affidare il paziente all'oncologo per una terapia adiuvante che possa ridurre la probabilità di recidive.Del resto non sottoponendo il paziente a tale copertura,per i motivi in premessa,di fronte ad una ripresa di malattia avremmo lo scrupolo di avere tralasciato una possibilità terapeutica che avrebbe potuto influire positivamente sulla prognosi.In conclusione:la scarsa efficacia,gli effetti collaterali ed altro non possono essere elementi da sconsigliare un trattamento che potrebbe rappresentare,anche se in un numero limitato di casi,una possibilità di guarigione.
Nella speranza che quello di sua madre rientri tra questi,la saluto cordialmente.
[#9]
dopo
Utente
Utente
Volevo ringraziare il Dr. Pennetti per la risposta chiara e semplice che ha dato. Proprio stamane sono arrivati i risultati dell'esame istologico sui linfonodi. Per fortuna è tutto negativo sicchè si può classificare la neoplasia che ha colpito mia madre come un T3 N0 M0 G2.
Sulla base di questa classificazione e di tutto quello che ho già scritto, che stadio possiamo associare alla malattia? E di conseguenza che prognosi si può stilare? Considerando anche la probabile chemioterapia che andremo ad affrontare? Grazie come sempre per ogni risposta.
[#10]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Gentile utente, lo stadio è quello di un tumore localmente avanzato, che però apparentemente, non sembra aver investito i linfonodi, quindi questo è un aspetto positivo. Sulle percentuali di sopravvivenza a cinque anni per stadio di malattia esistono ovviamente studi, ma ciò viene molto condizionato anche dalla risposta alla chemioterapia e dalle condizioni generali della paziente.
Cordiali saluti.

Dr. Sergio Sforza
https://www.medicitalia.it/sergiosforza/

[#11]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,la risposta istologica conferma la necessità di una chemioterapia adiuvante che facendo leva su due condizioni favorevoli(assenza di interessamento linfonodale e grado di differenziazione,mediamente aggressivo G2)potrebbe sortire un risultato positivo.Non dico di illudersi ma mi sembra che ci siano i presupposti per non mollare.
Auguri
[#12]
dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti per le risposte
[#13]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Di nulla ed auguri per sua madre.
[#14]
dopo
Utente
Utente
Salve a tutti volevo aggiornare la discussione con gli ultimi sviluppi. Nei giorni scorsi mia madre è stata vista dall'oncologo che secondo l'intenzioni del chirurgo doveva avviare la chemioterapia. Dopo aver analizzato i risultati degli esami effettuati e averla visitata, ci ha detto che non consigliava una chemioterapia adiuvante, considerando la situazione oggettiva, gli effetti collaterali e la scarsa efficacia. Inoltre ha aggiunto che fino a qualche tempo fa era prassi consolidata procedere comunque ad un ciclo di chemioterapia ma che da un pò di tempo a questa parte si è preferito non sottoporre i pazienti a nessun trattamento, a meno che la malattia non tornasse a manifestarsi. Della stessa opinione si sono mostrati anche altri oncologi, esterni al centro in cui mia madre è in cura. In sostanza l'iter da seguire è il seguente:
1) Effettuare entro la fine del mese la TAC total body i marcatori tumorali.
2) In caso di esami negativi effettuare uno stretto follow-up ripetendo la TAC ogni 3-6 mesi per i primi due anni e ogni anno per i successivi 3.
Ad essere sincero ci ha un pò sorpreso questo cambio di opinione così repentino, ma del resto non possiamo che fidarci del centro che ci sta seguendo.
Comunque per completezza informativa vorrei riportare i risultati completi dei due esami istologici effettuati (finalmente in nostro possesso) e vorrei chiedervi un parere in proposito.

Grazie mille come sempre.


Esame istologico numero 1 - in seguito all'intervento di colecistectomia

MATERIALE
COLECISTI, Colecistectomia allargata

Informazioni Campione:
1) Colecisti in toto
2) Gettone peritoneale
3) Fondo della colecisti ?

Descrizione mascroscopica:
1) Colecisti di 7 cm di lunghezza, pervenuta aperta e priva di contenuto. A livello del collo della colecisti, area dura biancastra che si estende per circa 2,5 cm in senso cranio caudale interessando il corpo del viscere prelievi a tutto spessore; sul fondo della colecisti area dura biancastra di cm 1,5 di asse maggiore, inclusa in toto a tutto spessore, con tessuto fibroadiposo periviscerale, eliminati i punti metallici.
Reperi: (1,2)area fondo colecisti; (3,4) collo/corpo colecisti

2) Microframmento (5)

3) Nodulo neoplastico di cm 4,5*4*2 di consistenza dura e di colore biancastro al taglio (6-7) (tm, fe)

Diagnosi:
1, 3) Adenocarcinoma moderatamente differenziato infiltrante a tutto spessore la parete della colecistied il tessuto fibroadiposo periviscerale
3) Frammento di parenchima epatico adeso sede di localizzazione di adenocarcinoma
2) Non evidenza di neoplasia



Esame istologico numero 2 - al seguito dell'intervento di revisione

Informazione Campione

A. Linfoadenectomia epatica
B. Letto epatico della colecisti
C. Piccolo omento
D. Cicatrice pregresso intervento

Notizie cliniche
A.K colecisti (riscontro incidentale dopo VLC)

Descrizione macroscopica:
A. Frammento di cm 2,5 *1 [#2: in toto]
B. Due Frammenti di complessivi cm 2.5*2 [#2: in toto]
C. Due Frammenti di complessivi cm 5*2 [#3-4: in toto]
D. Frammenti multipli di complessivi cm 4*3 dei quali sormontati da losanga cutanea[#5-9 in toto]

Diagnosi:
A. Non evidenza di neoplasia in 6 linfonodi isolati ed esaminati
B. Tessuto epatico e fibroadiposo sede di flogosi cronica granulomatosa con reazione a cellule giganti tipo corpo estraneo (materiale di sutura). Non evidenza di neoplasia
C. Tessuto fibroadiposo esente da neoplasia
D. Cute e tessuto sottocutaneo sede di flogosi cronica gigantocellulare tipo corpo estraneo (materiale di sutura) associato a fibrosi cicatriziale. Non evidenza di neoplasia



[#15]
Dr. Giuseppe D'Oriano Chirurgo oncologo, Colonproctologo, Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 12.6k 359 4
La decisione, in merito alla chemioterapia, è condivisibile , ritengo corretto uno stretto follow-up.
Auguri.
[#16]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Sono in accordo con la decisione terapeutica, è in linea con le indicazioni per questo stadio tumorale.
Auguri.
[#17]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,ho sempre ritenuto fondamentale la gestione multidisciplinare di determinate patologie e pertanto non posso non condividere il parere degli oncologici.La loro competenza pone in secondo piano gli orientamenti personali.
Saluti ed auguri per la mamma.
[#18]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno a tutti. Volevo aggiornare la situazione mia madre. Fino ad oggi i controlli periodici a cui si è sottoposta non hanno evidenziato nessun problema. I marcatori sono rientrati nella norma e tutte le ecografie e TAC effettuate non hanno riscontrato problemi. Mia madre sta bene ha preso un pò di peso rispetto ad un anno fa e non lamenta particolari problemi.
Fin da pochi giorni dopo il secondo intervento però, ha accusato un fastidio nella zona dell'ombelico (che inizialmente abbiamo imputato alla cicatrizzazione della ferita). Nel mese di dicembre l'ecografia della parete addominale non ha mostrato nulla di sospetto, ma visto che il fastidio all'ombelico persisteva, abbiamo ripetuto l'ecografia ottenendo il seguente risultato:

Fegato ad ecostruttura omogeneamente appena addensata: modsta steatosi,
i margini sono fra 4 e 5 seg appena ondulati, ma a tale ondulazione non
sembra corrispondere a lesioni a focolaio.
No vie bilairi dilatate. Pancreas normoconformato,
Entrambi i reni si presentano normoconformati, privi di calicectasie con
normale spessore parenchinale,
Milza di normali dimensioni ad ecostruttura omogenea. Non alterazioni
parietali vescicali.
L'attenzione viene richiamata a carico dello spessore della parete
addominale nella regione retroombelicale in corrispondenza del reperto
palpatorio una formazione solida ipoecognea a margini netti ma
finemente irregorali che al color presenta una vascolarizzazione
centrale. Le dimensioni sono al momento di 31x21x28mm in 11: Il dato impone
un approfondimento chirurgico.

Abbiamo subito allertato i medici che stanno seguendo mia madre, e siamo in attesa di sapere come muoverci. Ho paura si possa trattare di una recidiva . Voi cosa ne pensate? Cosa bisogna fare per accertare o escludere questa evenienza? In caso di recidiva c'è una terapia da seguire?

Grazie come sempre per le vostre risposte.
[#19]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,l'approfondimento diagnostico mediante escissione chirurgica e' il giusto orientamento per chiarire la natura della neoformazione descritta all'ecografia.Essendo una valutazione a distanza,va sempre condivisa dai Colleghi curanti.
Saluti
[#20]
Dr. Marco Catani Chirurgo generale, Chirurgo vascolare, Chirurgo d'urgenza, Colonproctologo, Chirurgo apparato digerente 3.1k 73 9
gentile utente,

come precedentemente annunciato dai colleghi e poi come realmente accaduto durante il reintervento si è proceduto all'asportazione del tessuto periombelicale, del trocar che solitamente viene utilizzato, come canale di servizio per l'estrazione del pezzo operatorio.

nonostante sia stato visto che l'incidenza di "contaminazione neoplastica" non sia così frequente, a volte purtroppo capita.

non diamo però per scontato che questa massa sia in realtà una recidiva neoplastica. i sospetti ci sono e bisognerà, come lei mi pare abbia già fatto, rivolgersi ai colleghi che hanno seguito dall'inizio il caso.

bisognerà valutare se questa è una recidiva e qualora lo fosse, se questa è l'unica recidiva ad essere presente.

è probabile che sarà eseguito approfondimento diagnostico.

ci tenga informati

grazie ed in bocca al lupo per la mamma.

Marco Catani
http://www.marcocatani.it
Il consulto online non può nè deve sostituire la visita reale

[#21]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Gentile utente, senza dubbio il giudizio su cosa fare spetta sicuramente ai curanti di sua mamma, ma se la situazione è quella che ci descrive di una tumefazione a margini netti retroombelicale, senza altre localizzazioni a distanza, l'indicazione ad asportarla con esame istologico successivo ovviamente, mi sembra corretta. La possibilità che possa essere una problematica correlata al problema per il quale sua madre è in cura è reale, ma l'esame istologico è fondamentale per le ulteriori valutazioni del caso.
Cordiali saluti.
[#22]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno a tutti. Aggiorno la situazione relativa al problema di mia madre. Ieri sera siamo stati contattati dal centro che ci sta seguendo. Purtroppo la bioposia conferma che la massa asportata è di natura neoplastica. Per fortuna, sembrerebbe non estesa, infatti i margini della resezione risultano "liberi". Domani è previsto un appuntamento con l'oncologo per discutere della situazione.
Purtroppo nonostante gli esami successivi al primo intervento escludessero il coinvolgimento dei linfonodi e persino la successiva radicalizzazione dell'intervento (che aveva comunque ripulito la zona ombelicale) sembrava essere andata bene (il tessuto resecato, una volta esaminato non evidenziava segni di cellule neoplastiche), si è verificata questa recidiva. Ho letto che nel caso in cui l'intervento di asportazione della colecisti avviene in laporoscopia, per cause non ancora note, il rischio di una recidiva nella zona di inserzione dei trocar aumenta. A questo punto, anche se serve a poco fare questi ragionamenti, penso che la causa di questa recidiva sia proprio dovuto al metodo con cui è stata asportata la colecisti.
Attualmente mia madre sta bene, non mostra segni di malessere, fatta eccezione per una leggera tosse (non continua ma ricorrente) e un prurito anale. Quali possono essere i successivi passi da intraprendere? Una PET TAC è consigliata? E la chemioterapia? oppure esistono altre alternative? Grazie mille per le vostre risposte
[#23]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Gentile utente, tutte le decisioni diagnostico-terapeutiche devono essere necessariamente lasciate ai curanti, noi possiamo discutere sulle ulteriori decisioni e sui risultati di eventuali accertamenti o terapie effettuate, ma non possiamo indicare le strade successive da intraprendere in una posizione paritetica con chi fisicamente visita e segue sua madre, non sarebbe corretto.
Saluti.
[#24]
dopo
Utente
Utente
Sicuramente la terapia migliore da seguire, ci sarà indicata dai medici che hanno in cura mia madre. Mi sono rivolto a questo servizio, per avere un punto di vista alternativo sulla vicenda. Comunque non appena avremo parlato con l'oncologo, riporterò le sue indicazioni e poi se ne potrà discutere.
Grazie a tutti.
[#25]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Gentile utente, per patologie così importanti come quella di sua madre, i punti di vista alternativi e per di più informatici, non sono corretti. Se parliamo di medicina con evidenza clinica dei risultati, esistono dei protocolli mondiali validati, utilizzati in ogni Centro Oncologico.
Saluti.
[#26]
dopo
Utente
Utente
Salve a tutti, venerdì pomeriggio abbiamo parlato con l'oncologo. La massa asportata è stata definita come una recidiva del precedente tumore (come mai si parla di recidiva e non di metastasi?). Come detto, i margini di resezione sono risultati liberi da cellule neoplastiche. A detta dei medici, probabilmente durante colicistectomia, è avvenuta una sorta di "inseminazione" di cellule tumorali dovuta agli strumenti utilizzati per l'asportazione in laparoscopia. Ci hanno spiegato che se così fosse, nel caso in cui risulti coinvolto anche il peritoneo, la prognosi diventerebbe sfavorevole. Siamo comunque fiduciosi che l'unica zona coinvolta sia quella ombelicale. Questa fiducia è dettata dal fatto che mia madre tranne qualche piccolo disturbo sta bene, dal fatto che gli esami strumentali effettuati sono risultati negativi, e dal fatto che i margini della resezione sono liberi. Certo a livello microscopico nessuno può sapere cosa stia accadendo, per questo per evitare possibili ricadute, si è scelto di iniziare un percorso di chemioterapia, da 4-6 cicli da farsi ogni 20 giorni. Successivamente se tutto andrà per il meglio si continuerà con il follow-up strumentale.
Purtroppo non essendoci evidenze certe sull'efficacia di una simile terapia, l'affrontiamo con un grosso interrogativo. Ancora non sappiamo quali farmaci saranno utilizzati, si parlava di gemcitabina + cisplatino, a questo punto vorrei chiedervi un parere sulla vicenda. Grazie mille
[#27]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,quanto suggerito dall'oncologo va certamente attuato anche se nessuno può garantire il successo della terapia.Del resto in un nostro precedente contatto ho detto chiaramente che esistendo dei protocolli,non bisogna lasciare niente di intentato.Per quanto riguarda i farmaci proposti,non ho la competenza per esprimermi in merito.
Auguri e vedra' che la tenacia con cui combatte al fianco di sua madre sarà' premiata.
Saluti e continui ad informarci.
[#28]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Gentile utente i curanti si stanno comportando in maniera seria e professionale, è ovvio che la risposta terapeutica non può essere prevista con certezza, infatti in medicina, come saprà, una stessa terapia per una stessa patologia in individui diversi non assicura sempre gli stessi risultati. Stia sereno che sta facendo ciò che va fatto in casi come quello di sua mamma.
Auguri.
[#29]
dopo
Utente
Utente
Salve a tutti, volevo aggiornare la situazione relativa a mia madre. Dopo la scoperta del nodulo sotto l'ombelico, abbiamo affrontato 7 cicli di chemioterapia (gemcitabina + cisplatino) da marzo fino a luglio, ben tollerati e con pochi effetti collaterali. Fino a luglio la TAC risultava oncologicamente negativa. Ad ottobre una successiva TAC evidenzia la presenza di una lesione (di 20mm) sulla sezione di fegato su cui poggiava la colecisti, e per il resto nessun problema. Abbiamo effettuato diversi consulti e ci sono state proposte le seguenti strade:
1) Effettuare una PET per escludere ripetizioni in altre sedi, seguita da RMN ed ecografia con mdc, e in caso di esami negativi, intervento di resezione epatica per asportare il nodulo.
2) Effettuare una seconda linea di chemioterapia con eventuale successiva termo ablazione della formazione.
Mia madre attualmente sta bene, non lamenta nessun disturbo, gli esami del sangue sono ottimi e i marcatori tumorali tutti nella norma. Mi rendo conto che la situazione è oggettivamente complessa ma vorrei da voi un opinione sulla strada da seguire.
Ancora una cosa esistono degli studi su possibili terapie molecolari, in fase avanzata per questi tipi di tumori in particolare mi riferisco ai lavori del Dott. Esuke Mekada sul CRM-197 e gli studi su ADAM-17?

Grazie a tutti.
[#30]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Gentile utente, se la lesione dovesse essere davvero unica, la prima strada descritta è quella che assicura risultati migliori, se le condizioni di sua madre sono tali da poter affrontare un intervento. Sulle terapie molecolari gli oncologi ancora non si esprimono in maniera univoca.
Saluti e auguri.
[#31]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,personalmente seguirei il protocollo che prevede la chemioterapia e successiva tremo ablazione.(la dimensione lo consente e spero anche la posizione in rapporto alle strutture vascolari del fegato).Nel senso che l'ha chemio possa stabilizzare la lesione o ridurla rendendola asportabile con minore invasivita'.Si eviterebbe al momento un nuovo intervento che potrebbe alterare l'attuale condizione clinica(soddisfacente)di sua madre e nella speranza che non si evidenzino altre ripetizioni epatiche che renderebbero inutile l'intervento eseguito.
Chiaramente è' un orientamento personale a distanza e senza valutazione clinica e pertanto ogni decisione e' demandata ai curanti.Le conoscenze sullo stato della terapia a bersaglio molecolare sono di pertinenza degli oncologi.
Saluti e in bocca al lupo.
[#32]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, a distanza di tempo volevo aggiornare la situazione clinica di mia madre. Nel mese di gennaio, di quest'anno, non essendoci evidenza di malattia oltre il fegato, è stata operata per asportare le lesioni. L'intervento eseguito è stata una epatectomia destra (asportato circa il 70% del parenchima epatico). Contestualmente è stata eseguita una chemioipertermia intraperitoneale (HIPEC).
L'intervento è stato molto complesso e seguito da numerose complicazioni come insufficienza epatica e fistole biliare. Il periodo di convalescenza è stato molto lungo.
Nel mese di giugno abbiamo eseguito gli esami di routine. La TAC è risultata negativa, tranne per la presenza di un modesto versamento nello scavo del Douglas. Gli esami del sangue nella norma. Un marcatore però risultava elevato il CA 19.9 con un valore di 247. L'oncologo sospettando una ripresa di malattia a livello peritoneale per scrupolo ci ha detto di eseguire una PET.
La PET ha dato il seguente esito:

Le rilevazioni PET/TC total-body sono state eseguite a digiuno dopo circa 60 minuti dalla somministrazione e.v. del radiocomposto.Sono state acquisite immagini dalla pelvi alla base cranica con ricostruzione secondo i piani assiale, coronale esagittale in co-registrazione TC per la correzione dell'attenuazione.

ANAMNESI: Paziente con neoplasia della colecisti sottoposta ad epatectomia a gennaio 2014 incorso di restaging.

QUESITO DIAGNOSTICO: Ricerca lesioni focali ad elevato metabolismo di glucosio.

REFERTO: L'esame PET mostra piccolo nodulo epatico, subglissoniano, ai margini della resezione chirurgica del lobo destro,caratterizzato da aumentato consumo di FDG (SUV mac 6.5).

CONCLUSIONI: ll controllo odierno suggerisce ripresa di patologia ad aumentato metabolismo di glucosio.


Quindi nulla a livello peritoneale ma un problema sul fegato. Abbiamo subito contattato il chirurgo che ha operato mia madre.Dopo aver analizzato tutti i dati clinici, e visionato i CD, si è deciso di ripetere a fine agosto tutti gli esami (compresi nuovamente sia la PET che la TAC). Secondo il suo parere la positività della PET, e l'aumento dei marcatori, non necessariamente starebbe ad indicare una ripresa di malattia, ma potrebbe anche essere una conseguenza dello stent biliare che è stato rimosso solo nel mese di marzo, quindi un processo di flogosi ancora in atto.

Attualmente mia madre (rispetto ad ottobre 2013, ha perso circa 10 kg, raggiungendo quello che dovrebbe comunque essere il suo peso forma), sta decisamente meglio, ha ripreso una vita normale, e non risente di nessun disturbo in particolare.

Chiedo un vostro parere sulla situazione, naturalmente nei limiti dei dati che vi ho fornito.
Nel caso si trattasse di una nuova recidiva quali strade si potrebbero percorrere?

Grazie

[#33]
Dr. Lucio Pennetti Chirurgo generale, Chirurgo vascolare 1.2k 27
Gentile utente,la captazione del nodulo alla PET,il movimento dei marcatori e la sede della lesione ai margini della epatectomia eseguita,meritano attenzione da parte dell'oncologo.
Sempre su consiglio dei curanti,potrebbe essere utile nell'attesa di praticare nuova PET anche un controllo ecografico con Doppler per studiare la vascolarizzazione della lesione se è' sospetta oppure no.Se la qualità di vita di sua madre al momento e' discreta,varrebbe la pena di lasciarla tranquilla e semmai fra tre mesi(se non intervengono situazioni nuove)procedere alla ristadiazione.Ove mai si decidesse di intervenire e le caratteristiche della lesione lo consentono si potrebbe asportare con termoablazione.
Saluti
[#34]
Dr. Sergio Sforza Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo d'urgenza 9.4k 299 2
Mi scusi gentile utente se le rispondo solo ora per un inconveniente al mio pc. Riguardo ai suoi quesiti è ipotizzabile una ripresa della problematica, ma allo stesso tempo l'oncologo deve considerare la qualità di vita di sua madre attuale e lo stress di un'eventuale ulteriore intervento chirurgico senza una certezza di resezione radicale. La considerazione del collega dott. Pennetti sulla termoablazione potrebbe essere un buon compromesso, sempre che l'oncologo sia in accordo ed alla luce di un stretto riscontro stadiativo.
Cordiali saluti