Insufficienza venosa profonda

buongiorno.
scrivo per mia madre, 49 anni.Nel 1996 ha eseguito controlli alle gambe su consiglio del medico e all'eco-color doppler è risultata: sindrome flebostatica arti inferiori.Uso calza elasica.
Nel 1997 ha eseguito Doppler C.W. con risultato:pervietà dei distretti venosi profondi ,flussi normomodulati con gli atti del respiro,alle manovre compressive e di Valsava si evidenzia reflusso venoso su tutti i distretti venosi profondi.
Le è stata prescritta una cura con pillole e basta.Da circa 2 anni è comparso edema e gonfiore alle caviglie nel pomeriggio sera e quando rimane molto in piedi ferma.Diciamo che il gonfiore è lieve, solo 3-4 volte è stato molto evidente.però ad esempio i calzini stretti le lasciano il segno..talvolta accusa dei crampetti soprattutto alla sera.
Non vuole mettere le calze graduate nè prendere delle pillole per rinforzare le pareti dei vasi..ha fatto però dieta ed ha perso 10 kg(pesava 76 per 1.60 di altezza).
So che la cosa migliore da fare è una visita angiologica e so che solo visitando si possono dare consigli..però visto che non riesco a convincerla mi rivolgo a lei..volevo chiederle:
pensa che sia una situazione che si può ancora tenere sotto controllo e limitare il progressivo peggioramento nel tempo? per esempio se iniziasse a portare calze elastiche o a prendere qualche medicina..da quando ha fatto la visita sono passati circa 9 anni..e questo problema peggiora col tempo portando alla trombosi o allo sfincamento eccessivo delle vene(così ho letto) ..è troppo tardi?
ed eventualmente è vero che si può intervenire anche chirurgicamente sull'insufficienza venosa profonda?
cosa mi consiglia di fare?
scusi se mi sono dilungata aspetto una sua risposta.
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
Gentile Utente,
desidererei puntualizzare innanzitutto qualcosa riguardo alla terminologia. "Sindrome" significa "quadro sintomatico a polieziologia", cioè significa che vi è una costellazione di sintomi che possono riconoscere cause diverse. Nell'ambito di una sindrome, una volta individuata la causa si parla di malattia: in pratica, significa fare la diagnosi. Mi spiego meglio con un esempio. Se una persona ha tosse, febbre, rinite e mal di gola si parla di "sindrome influenzale"; cioè quella persona può avere l'influenza o un'altra infezione delle vie aeree superiori, ognuna delle quali può manifestarsi con gli stessi sintomi. Se dalle secrezioni di quella persona viene isolato un virus dell'influenza, la persona verrà etichettata come ammalata di influenza (non più sindrome, perchè la causa, tra le tante possibili, adesso è conosciuta, ed è possibile porre la diagnosi di influenza).

Lo stesso concetto applicato a Sua madre avrebbe far individuare CLINICAMENTE la sindrome (cioè sua madre avrebbe presentato dei sintomi di flebostasi) e si sarebbe cercato di individuare la causa della flebostasi tramite ecocolorDoppler. Come possa risultare una sindrome all'ecocolorDoppler è qualcosa che mi risulta assolutamente oscuro.

Di solito, un reflusso venoso individuabile tramite esame Doppler c.w. è indice di danno valvolare (o almeno, anche in considerazione della durata del reflusso, è interpretato come tale). Un reflusso localizzato è indice di un danno valvolare locale, che di solito consegue ad una trombosi venosa profonda. Un reflusso su TUTTI i distretti del sistema venoso profondo prevede o che siano avvenute diverse trombosi venose a tutti i livelli (condizione che non può essere clinicamente silente - ve ne sareste comunque accorti dalle manifestazioni cliniche - e quindi praticamente quasi impossibile), o che vi sia un danno primitivo di tutte le valvole (ipoplasia valvolare congenita, che è una condizione comunque rara - 1:3000/1:5000 a seconda delle varie casistiche). Pertanto, anche questo mi risulta difficile da comprendere.

Con tali premesse, è difficile poter valutare la situazione attuale; credo che la cosa migliore da fare sia una globale rivalutazione della condizione della Sua mamma. Ma questa non può essere condotta tramite consulti a distanza

Cordiali saluti

dr Vincenzo Scrivano
ANGIOLOGO

[#2]
Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale 6.2k 233 20
Gentile Signora,
mi permetto in prima istanza di sconsigliarle di richiedere consulti per Utenti diversi dal titolare dell'account. Ciò può ingenerare confusione nella valutazione dei dati antropometrici riportati e soprattutto nella consultazione dei precedenti consulti richiesti, che risulta spesso utile. Più corretta l'apertura di uno specifico profilo-Utente.

Sua Madre è affetta da un quadro di insufficienza venosa cronica confortato dal rilevo ultrasonografico di incontinenza del circolo venoso profondo: per quanto tale condizione si rapporti sufficientemente con il quadro clinico descritto (edema), non è a distanza possibile esprimersi su altre possibili cause o concause.
Non ci dice nulla fra l'altro sulla presenza eventuale di varici, cosa che condizionerebbe un diverso approccio terapeutico.
Le consiglierei quindi di far sottoporre sua Madre ad un ecocolordoppler (più indicativo rispetto al Doppler C.W. eseguito per altro nove anni fa) e ad un consulto specialistico, tenendo presente che l'elastocompressione (calza) e la terapia medica sono alla base di qualunque ulteriore programma terapeutico che dovesse rendersi necessario.

Lucio Piscitelli - Napoli - 338 6503365
https://www.medicitalia.it/luciopiscitelli/#sede_1

[#3]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrzio delle risposte.
Farò un nuovo profilo utente.
Ho capito che una visita è necessaria,edema può essere dovuto a insufficienza venosa ma in pratica non sappiamo a cosa è dovuta e non la sta trattando.
Per il dottore Scrivano:..non ha avuto trombi..e i sintomi si sono presentati solo qualche hanno fa,immagino che la situazione congenita cui ha accennato avrebbe dato qualche problema prima di 40 (proprio perchè congenita)..invece ripeto che l'edema(lieve)si è manifestato appena 2-3 anni fa e, pur non facendo alcuna terapia (neppure calze) si sta mantenendo lieve.
Vi ringrazio comunque.
[#4]
Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
Si, è esattamente come Lei dice. Nei casi di ipoplasia valvolare congenita l'edema si manifesta prima dei venti anni.

Inoltre, un edema acquisito da patologia venosa difficilmente si manifesta ad ambedue gli arti; infatti è estremamente improbabile che una patologia venosa interessi contemporaneamente ambedue le gambe con l'identica gravità, ed una patologia che si trovi a valle del punto in cui il sistema venoso dei due arti confluisce (vena cava) è un quadro clinico drammarico che richiede il ricovero. La spiegazione più probabile è che l'origine degli edemi non sia da patologia venosa

Se può esserLe utile, vi sono delle condizioni di insufficienza venosa "funzionale" nei quali l'incremento della pressione venosa non è dovuto ad una malattia primitiva delle vene, ma ad un'insufficiente azione dei muscoli che contribuiscono al ritorno venoso. Uno dei casi è quello della ridotta mobilità degli arti. Nelle persone che stanno sedute a lungo senza muoversi può manifestarsi un edema da immobilizzazione (che ultimamente è stato ribattezzato "edema da disuso"). Se la Sua mamma sta vivendo una simile condzione, è possibile che la causa sia questa. UNa tale condizione è comunque a rischio per la comparsa di una trombosi venosa.

Cordiali saluti
[#5]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio della risposta e della disponibilità.
Cercheremo la causa.
Alcuni ci avevano addirittura detto che poteva essere dovuta ad un'insufficienza cardiaca..
ma lei si controlla ogni anno perchè ha un'insufficienza mitralica ed una aortica ma sono di grado moderato ed ancora trattabili con i farmaci..il cardiologo ci ha detto che l'edema da insuffienza cardiaca si manifesta quando la funzione di pompa è gravemente compromessa o comunque interessa anche il lato destro del cuore in modo molto marcato..ma la tricuspide aveva solo un lieve rigurgito.comunque capisco che non è il suo campo..la ringrazio ancora della disponibilità.
[#6]
Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale 6.2k 233 20
L'affezione cardiaca di cui sua Madre è portatrice va tenuta nella giusta considerazione nella valutazione del quadro clinico lamentato a carico degli arti inferiori.
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