Episodio trombotico

Vorrei un consulto per mio marito.
È' stato operato di ernia discale il 24 luglio con 2 giorni di degenza nei quali gli veniva somministrata eparina (puntura sulla pancia). Quando è stato dimesso non è stata previsto il proseguimento con eparina ma un periodo di riposo a letto alternato con camminate con busto per riprendere man mano la funzionalità della schiena e della gamba sofferente di sciatalgia.
Il 31 luglio abbiamo chiamato l'ortopedico per dirgli che il piede e la caviglia sinistra si erano gonfiati e mio marito aveva leggero dolore al polpaccio. L'ortopedico gli ha prescritto Fluxum 4.250. Da 3 giorni mio marito ha cominciato ad avere forte dolore alla coscia sinistra anteriore ed internamente fino all'inguine e febbre fino a 38 con nessun altro sintomo.
Il taglio dovuto alla discectomia non presenta alcuna infezione ed infatti l'ortopedico ci ha confermato che la sintomatologia ed il taglio da cui aveva rimosso di recente i punti non giustificavano la febbre.
Abbiamo quindi eseguito oggi un ecodoppler venoso (su consiglio del medico generico) ed il risultato e' il seguente: 'nell'asse venoso profondo a sinistra, presenza di pregresso episodio trombotico parzialmente ricanalizzato'. La terapia prescrittagli e' : augmentin 1g 2cp al gg, arixta 7,5 fl, monocollant sn I classe punta.
Vorrei chiedere se si tratta di una patologia grave e se curabile senza lasciare conseguenze, se la febbre e' dovuta a questo episodio, se i dolori alla gamba (diversi da quelli che aveva per la sciatalgia) passeranno, quanto tempo dovrà curarsi e fra quanto potrà star meglio. Inoltre visto che per riprendersi dall'intervento di ernia discale dovrebbe ricominciare gradualmente a muoversi, può farlo o preferibile che si muova poco. Al momento il dolore alla coscia gli impedisce di muoversi molto ma se il dolore comincia a diminuire potrebbe riprendere a camminare.
Ultima domanda, mio marito quando potrà riprendere a lavorare? Ha una sua attività ed è autista di pullman, usa molto le gambe e temo che anche quando starà meglio se dovrà portare calza contenitivo fino all'inguine non potrà riprendere la sua attività con impatti oltre che economici anche sul morale già abbattuto da questo periodo di malattia. Grazie anticipatamente per la Vs risposta. Saluti
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Dr. Salvatore Bartolotta Geriatra, Angiologo 163 3
Gent. Sig.ra è sempre preferibile porre i quesiti allo specialista che segue il paziente, in questo caso il medico che ha eseguito l'ecodoppler.

Non è una patologia grave , spesso si risolve senza particolari conseguenze , potrebbe residuare un certo grado di insufficienza venosa che andrà rivalutata dopo la risoluzione dell'evento acuto.

La febbre non è molto comune nelle trombosi , ma talvolta capita .
Il dolore passerà senz'altro , i tempi sono variabili ma di solito entro una/ due settimane andrà meglio.
In linea di massima può camminare indossando il collant ma questo può valutarlo solo il medico che ha diagnosticato la trombosi.
Andrebbe meglio specificata la sede della trombosi poiché in base alla sede cambia durata e protocollo terapeutico ( in particolare se è sopra o sotto il ginocchio) .
Potrà riprendere a lavorare molto presto , in base all'entità del dolore e al parere degli specialisti che lo seguono.

Se dovesse portare ancora la calza elastica le assicuro che questo non avrà nessuna ripercussione sul lavoro , la calza non impedisce di guidare o di fare qualunque attività.

Dr. Salvatore Bartolotta

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la veloce risposta. Nell'ecodoppler non è specificata la sede della trombosi e non sappiamo interpretare le immagini. Mio marito mi ha detto che dovrebbe essere sopra il ginocchio, il medico gli ha detto infatti che anche a livello inguinale il sangue defluiva con difficoltà. La calza comunque e' fino all'inguine.
Approfitto per chiedere la sua opinione su quanto ci sta succedendo.
Il medico generico ci ha prescritto solo una scatola di Arixta dicendoci che la terapia con quel farmaco (secondo indicazioni regionali) può essere protratta solo 10 gg e poi continuata per via orale con Coumadin o con altre fiale tipo Fluxum ma non con Arixta. Abbiamo chiamato l'angiologo che ci ha detto che mio marito deve proseguire almeno fino a quando non lo rivede (fra 14 gg) con Arixta e che comunque la terapia con questo farmaco può' tranquillamente essere protratta anche più a lungo e non va assolutamente sospesa. Non ci ha dato alcuna alternativa a quel farmaco, ha detto infatti che se pur sostituisse Arixta con Fluxum 8000 x 2 volte al gg non sarebbe la stessa cosa.
Abbiamo quindi insistito con il medico generico che ci ha detto che avrebbe cercato di capire se poteva farci una nuova prescrizione.
Mi rendo conto che si tratta di un farmaco molto costoso e ovviamente saremmo anche disposti a pagarlo se necessario, non capisco tuttavia perché i medici specialisti non possono prescrivere i farmaci su ricettario USL in modo da non mettere poi il paziente in una situazione difficile come questa.
Non mi è infatti chiaro se il problema e' che il farmaco costa troppo (onere sulle casse della regione) o se c'è un rischio concreto nel proseguimento della terapia con questo farmaco. Ora aspettiamo la decisione del medico generico e nel frattempo cercheremo di capire se possiamo in qualche modo pagare il farmaco qualora non ce lo prescrivesse.
Ultimo chiarimento, sto aiutando mio marito ad infilare la calza visto che non può ancora piegarsi bene.
Quando il tallone combacia, la calza arriva leggermente sotto l'inguine. È corretto il modo in cui glielo fatta calzare? Ho timore che non mettendo bene la calza possa danneggiarlo anziché migliorare la circolazione. Grazie di nuovo per la sua attenzione. Saluti
[#3]
Dr. Salvatore Bartolotta Geriatra, Angiologo 163 3
Gent. Sig.ra come capirà è molto difficile a distanza esprimere un parere,
tanto più se manca la sede della trombosi nel referto ecodoppler ( cosa molto strana).


Se la trombosi è addirittura estesa fino all'inguine mi stranizza molto che l'angiologo abbia prescritto eparina e non anticoagulanti orali.

Come tutti i farmaci esistono dei rischi nelle terapie protratte , ma questo farmaco non presenta particolari profili di rischio ( se gli effetti collaterali sono monitorati) .
I motivi per cui il suo medico di famiglia rifiuta la prescrizione mi sono oscuri.

La calza dalla sua descrizione sembra indossata correttamente .

Forse sarebbe meglio chiedere un secondo parere.

Cordiali saluti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottor Bartolotta,
abbiamo seguito il suo consiglio prendendo appuntamento la prossima settimana con un altro angiologo (prima era in ferie) per un secondo consulto.
Nel frattempo mio marito ha effettuato la terapia con Arixtra che il medico gli aveva prescritto. Già dopo 3 punture di Arixtra mio marito non aveva più il dolore alla coscia. Ora, già da qualche giorno anche la caviglia si è sgonfiata. Oggi abbiamo effettuato il controllo ed il risultato e' il seguente: 'pregressa TVP poplitea femorale coscia sn. Parziale ricanalizzazione della poplitea e della femorale con. Femorale superficiale non ricanalizzata'. L'angiologo ci ha detto di proseguire con Arixtra (assunta gia' per 14gg) fino a nuovo controllo fra 15 gg. Gli ho chiesto se era il caso di passare alla terapia orale (viste anche le difficolta' che abbiamo avuto a farci prescrivere Arixtra) ma mi ha detto che mio marito avrebbe dovuto fare controllo INR periodicamente e che c'erano maggiori rischi di emorragie in caso di tagli mentre tutto questo non era necessario con la terapia con Arixtra. Pertanto per l'angiologo la terapia da proseguire e' quella con Arixtra. Da persona incompetente quindi ho capito che l'efficacia delle 2 terapie e' la stessa ma la terapia orale e' più rischiosa per il paziente. In attesa del secondo consulto che abbiamo già programmato, le sarei grata se potesse darci la sua opinione.
Grazie ancora per il suo supporto, purtroppo in agosto diventa tutto più complicato, anche per essere visitati deve passare sicuramente la settimana di ferragosto se non anche la successiva.
Saluti
[#5]
Dr. Salvatore Bartolotta Geriatra, Angiologo 163 3
Gentile Signora in casi come quello di Suo marito ( trombosi cosiddetta prossimale) che interessa le vene femorali , personalmente prescrivo sempre l' eparina per qualche giorno per poi inserire la terapia anticoagulante orale per qualche mese ( dipende dal paziente)

Il rischio emorragico è ben gestibile se la terapia è correttamente monitorata , il monitoraggio dell' INR consiste in un prelevo di sangue una volta a settimana.


Cordiali saluti
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