Tromblofebite dell'avambraccio

Buongiorno, scrivo per chiedere un consulto ai medici in lettura. A seguito di una rmn encefalica con e senza contrasto (gadolinio v.e.) ho avvertito in sede di infusione del contrasto un fastidio persistente con tali caratteristiche: rossore cutaneo, calore, vena cefalica ingrossata e dolore. Dopo aver atteso ingenuamente alcuni giorni mi sono recata dal mio medico di famiglia che, ad esame locale, mi ha prescritto un ecocolordoppler della vena cefalica. Il risultato è stato chiaro: tromboflebite (chimica?) della vena cefalica dell'avambr. destro. Il medico ecografo mi ha prescritto iniezioni di eparina s.c. e impacchi quotidiani di eparina in gel in situ. Purtroppo si è dimenticato, nella fretta, di indicarmi il periodo di somministrazione dell'eparina sottocute. La dose consigliata è molto bassa in quanto la mia costituzione è minuta, sia in peso che in altezza. Ora mi chiedo: è possibile che il gadolinio abbia provocato tutto questo ?, oppure una manovra scorretta del paramedico nell'inserirmi il venflon in vena ?... Aggiungo che sono affetta da ipoplasia midollare con leucopenia ed eritropenia associate, le piastrine per fortuna sono normali (niente trombocitopenia). Il medico d.f. mi ha sconsigliato la terapia con eparina, ma l'angiologo insiste nell'affermare che senza tale farmaco la vena potrebbe restare 'chiusa' ed impraticabile. Purtroppo tale vena è stata molto utilizzata per consentirmi terapie diverse data la mia patologia di base ed il fatto che non possa recuperare mi causerebbe un problema non indifferente. Le mia vene sono infatti molto 'ostiche' e l'altro braccio e in condizioni da non consentire prelievi e affini. Spero solo la cosa possa risolversi e chiedo, alla luce della diagnosi, come comportarmi in merito. Grazie infinite per l'attenzione, buona giornata.
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Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale 6.2k 233 20
CON I LIMITI DI UNA VALUTAZIONE A DISTANZA

Gentile Utente,
la somministrazione di Gadolinio può determinare, anche se raramente, l'insorgenza di flebite, soprattutto se la vena, come può accadere in soggetti dalla corporatura esile, non abbia un calibro importante; proprio per questo è stato correttamente individuato per l'accesso un tronco tra i più voluminosi.
D'altra parte accessi ripetuti alle vene superficiali incrementano questo rischio.
Mi sentirei quindi di escludere "una manovra scorretta del paramedico nell'inserirmi il venflon in vena", che una volta posizionato o funziona o no.
Per quanto le flebiti superdiciali non richiedano di necessità la terapia eparinica, l'interessamento di un tronco importante e la Sua particolare condizione rendono la sua somministrazione altamente consigliabile.
Le consiglierei tuttavia di attenersi alle prescrizioni di uno specialista in Chirurgia Vascolare, che diversamente dal Radiologo ecografista e dal Medico di base saprà consigliarLe il dosaggio e la durata più indicati, oltre che sorvegliare adeguatamente l'andamento del decorso clinico.

Lucio Piscitelli - Napoli - 338 6503365
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