Tramadolo

Sono un uomo di 68 anni. Ho sofferto anni addietro di depressione, curata bene con i triciclici, e sono tendenzialmente ansioso. Soffro di extrasistoli ventricolari curate (efficacemente) con bassisime doti di sotalolo e di una forma non grave di ipertrofia prostatica. Quel che ni dà veramente disturbi gravi è la sindrome del colon irritabile, che da un paio d'anni mi procura dolori continui e forti, senza praticamente tregua, salvo che durante il sonno. Ho effettuato recentemente una colonscopia che ha dato esito negativo, e in questi ultimi anni ho tentato cure di ogni genere, dagli antidepressivi di vario genere agli antispastici alle benzodiazepine e chi più ne ha più ne metta, ma senza risultato. Il dolore persiste, e aumenta curiosamente in posizione seduta o sdraiata. Il gastroenterologo non rileva nulla di organico anche alla palpazione e mi ha prescritto il solito valpinax, con effetto nullo.
La mia dottoressa, di fronte a questo dolore continuo che mi rende la vita quasi intollerabile, ha deciso di passare alla maniere forti e mi ha prescritto del tramadolo (Contramal) a basse dosi (50 mg al giorno, al bisogno ripetibili). Funziona! Il punto è questo: so che si tratta di un farmaco discusso che ha un'azione simile a quella degli oppioidi. La mia dottoressa mi tranquillizza e sostiene che potrà essere assunto anche a lungo senza problemi.
Le cose stanno così? Posso continuare ad assumerlo, conscio che cura solo i sintomi e non certo la mia patologia di fondo?
Grazie e saluti
Frido
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Dr. Claudio Spadacci Medico di base 19
Segua con fiducia la terapia del suo medico; attenzione solo ad eventuali associazioni con altri farmaci agenti sul sistema nervoso centrale (compreso l'alcool)

Dr. Claudio Spadacci

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

i problemi legati all'assunzione a lungo termine dei farmaci oppiacei a cui fa riferimento lei sono, presumo, il rischio di dipendenza. Nel caso intenda una condizione di assuefazione, con sviluppo di astinenza alla brusca sospensione, il problema è di per sé di poco peso se non vi è necessità di sospendere bruscamente una terapia. Basta nell'eventualità una graduale riduzione.
In merito alla possibilità di sviluppare un attaccamento "patologico" al farmaco diciamo che i farmaci oppiacei utilizzati in maniera terapeutica per la terapia del dolore non sono gravati da un grande rischio di questo tipo.
Si fidi del suo medico.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
dopo
Utente
Utente
Cari dottori,

grazie per le risposte rassicuranti, ma qualche dubbio mi resta. Se assumo il tramadolo, anche a basse dosi, sto bene, anche troppo, insomma mi dà un senso di benessere molto sospetto e tentatore e curiosamente il colon non solo non mi duole, ma assume un andamento del tutto regolare; se non lo assumo riprende a farsi sentire dolorosamente con forza e continuità. Devo accettare una cura evidentemente solo sintomatica e con ogni probabilità a tempo indeterminato, a meno che il colon (cosa quasi da escludersi) non smetta di tormentarmi per conto suo? E, visto che ammetto e gradisco il benessere che il tramadolo mi infonde, non c'è il realistico pericolo che non possa o non voglia più staccarmene anche nell'ipotesi (molto improbabile) che i miei disturbi spariscano, visto che su di me ha un innegabile effetto (si dice così?) psicotropo? La mia dottoressa, forse giustamente, mi dice solo di continuare e si rifiuta di fare ipotesi sul futuro...
Io il tramadolo lo assumerei senza problemi finché campo, ma è proprio questa prospettiva che mi inquieta...

Grazie e buon lavoro

Frido
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Il concetto di rischio di abuso è legato a due fattori noti, il primo è relativo al farmaco. Il tramadolo ha un certo rischio di abuso, minore rispetto agli stupefacenti illegali, ma non trascurabile, al pari per esempio di alcuni tranquillanti e sonniferi.
Ha quasi sempre effetti psicotropi, ma non è il benessere a costituire un rischio. Chiunque stia bene vuol continuare a star bene ed è contento del farmaco che lo fa star bene. Se però l'effetto è associato al tramadolo, cioè "lo butto giù e poi sto bene" è un conto, se invece c'è un ragionamento "da quando prendo il tramadolo sto bene" è un altro. Il rischio è connesso al primo tipo di sensazione.
Il secondo fattore di rischio è di tipo psichico, nel senso che alcuni soggetti tendono per loro natura ad abusare di vari tipi di sostanze euforizzanti, naturalmente se queste sostanze di per sé sono tossicomanigene, altrimenti no.
Tra le sostanze ad azione oppiacea ne esistono di sicure (ad esempio quelle che si usano per curare la tossicomania da oppiacei, tramadolo incluso seppur in rari casi) sono ovviamente oppiacei non tossicomanigeni, altrimenti sarebbe un paradosso.
Personalmente casi di tossicomania da tramadolo ne ho visto tre (su decine e decine di casi collegati ad altri oppiacei) e in numero certamente minore rispetto ai casi di abuso di tranquillanti.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Grazie!
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