Adenocarcinoma polmonare stadio iv con metastasi vertebrale

Buongiorno,vi chiedo consulto riguardo a mio nonno (78 anni) al quale è stato diagnosticato un adenocarcinoma polmonare di circa 7cm in sede periferica nel polmone sinistro.La TAC oltre ad aver mostrato questa massa solida fa presuppore l'interessamento linfonodale di noduli ilari (forse bilaterali).
Si è cosi proceduti in una broncoscopia per prelevare del tessuto i risultati dell'anatomo patologo sono stati negativi.Di conseguenza si è dovuta fare una biopsia il risultato è stato appunto : carcinoma polmonare NON a piccole cellule,più precisamente Adenocarcinoma.
si è ovviamente sottoposto anche alla PET-TC totale la quale ha evidenziato solamente una piccola metastasi ossea a livello del corpo vertebrale di D3.
Il tumore è stato così definitivamente classificato in stadio IV (T3 N2 M1)
Aggiungo inoltre il quadro clinico generale:
-altezza 1.70/75 peso 95,ora sceso ad 88 per mancanza di appetito,non so se di origine psicologica od oncologica
-fumatore da 65 anni
-creatinina 1.8 insufficienza renale diagnosticata nell'autunno scorso con rene policistico
-dislipidemia con ipertensione sotto terapia gia da lungo tempo
-l'emogas analisi e la spirometria hanno ovviamente mostrato dispnea e anemia

Ora vi chiedo quale secondo voi la terapia più adatta?Erlotinib cosa ne pensate?
L'intervento è automaticamente escluso per questa "stupida metastasi ossea"?Il mio grande rammarico è che una metstasi piccola e non in organo importante come possono essere fegato,encefalo,surrene etc non permetta l'intervento sulla massa principale!
Un ultima cosa,qualcuno può darmi in base alla sua esperienza un tempo di sopravvivenza?
Ringraziandovi anticipatamente per la risposta vi auguro buonagiornata.
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Dr. Paolo Scanagatta Chirurgo toracico, Chirurgo pediatrico 1.1k 59 2
Buongiorno,

il problema non è che una metastasi ossea sia piccola o grossa o singola, ma è il fatto stesso che ci sia che controindica assolutamente il trattamento chirurgico, in quanto la malattia va considerata diffusa a livello sistemico: in questi pazienti l'intervento chirurgico non migliora la prognosi, ma al contrario la peggiora.

Il trattamento migliore è un trattamento combinato chemioterapico (polichemioterapia comprensiva di sali di platino) e radioterapico, mentre l'Erlotinib è un farmaco che va preso in considerazione per un'eventuale seconda linea terapeutica.
Ho comunque spostato il suo consulto nell'area oncologica perchè possano intervenire con un loro parere i colleghi oncologi medici.

Statisticamente la mediana di sopravvivenza dei pazienti con questa stadiazione è di 10 mesi (la metà dei pazienti con una stadiazione di questo tipo muore entro 10 mesi, l'altra metà vive più a lungo, un 3-5% dei pazienti sperimenta una lungo-sopravvivenza oltre i 3 anni).

Cordiali saluti.
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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
inanzitutto la ringrazio molto per la celere risposta.
Avrei solo altre questioni,so che se il tumore presenta metastasi viene considerato non operabile ma ciò che non riesco a concepire è l'assoluta indifferenza che viene fatta tra differenti siti metastatizzanti!Una metastasi epatica o encefalica è differente rispetto ad una vertebrale,ovviamente intendo dal punto di vista diagnostico e terapico?la stessa domanda la pongo riguardo alla statistica di sopravvivenza da lei descritti la quale penso che non distigua le localizzazzioni metastatiche ma solamente la classificazione TNM?
Ringraziandola nuovamente,buonagiornata.
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Dr. Paolo Scanagatta Chirurgo toracico, Chirurgo pediatrico 1.1k 59 2
Buongiorno,

è chiaro che le statistiche sono di per sè aride.

In realtà i pazienti con una metastasi unica cerebrale o surrenalica hanno una prognosi migliore rispetto ai pazienti con metastasi unica ossea o epatica, anche se, in realtà, la classificazione TNM è una classificazione "prognostica", quindi assimila pazienti con prognosi sovrapponibile.

Infatti nei primi due casi, qualora i linfonodi non siano interessati da malattia - quindi in un caso N0, sono in corso sperimentazioni di trattamenti combinati (chemioterapia + eventuale trattamento chirurgico prima della metastasi singola encefalica o surrenalica, quindi del tumore primitivo), anche se il vantaggio non è ancora definitivamente provato (specie per la localizzazione secondaria al surrene) - si parla di una sopravvivenza a 5 anni attorno al 20%.

Questo tipo di trattamento non è applicabile alle altre forme di neoplasia polmonare con localizzazioni a distanza, nel quale il trattamento chemio-radioterapico garantisce la sopravvivenza migliore.

Cordiali saluti
[#4]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
grazie 1000.molto gentile.cordiali saluti