Psicoanalisi ed assenza di risultati dopo anni, ora di cambiare?

Buonasera ai signori medici, cercherò di esporvi in maniera completa ma sintetica la mia problematica, sperando che la vostra opinione possa indirizzarmi verso una scelta giusta.

Quasi 5 anni fà in piena università iniziai ad accusare dei malesseri che non sapevo spiegare, inizialmente ignorati, ma successivamente dato che rendevano la mia vita davvero "complicata", scelsi di chiedere un consulto ad un mio professore universitario, di professione psicoanalista.
Mi venne somministrata una batteria di test (Rorschach, Hand Test, Albero di Koch, Famiglia di Corman e Figura umana di Machover), per farla breve la diagnosi, che mi venne svelata dopo due anni di terapia ed un granello alla volta, fu di depressione reattiva con DAP. Per me erano diventati proibitivi tutti quei luoghi chiusi ed affollati, venivo assalito dall'ansia con varie somatizzazioni soprattutto gastriche (Soprattutto nausea e terrore di vomitare, ma sono arrivato negli attacchi più forti ad una simil paralisi spastica delle mani quando oramai il terrore era assoluto).

Iniziai la psicoanalisi e mi venne prescritto:
Lymbidril 12,5/5; Somm. 1x2 (8,21)
EN 1 mg; Somm 1x3 (8,14,21)

Gli attacchi di panico si attutirono, soprattutto grazie a tutte le condotte d'evitamento che iniziai ad intraprendere (NO autobus, treni, aereo, autostrade per le gallerie, per i primi due anni allungai anche i capelli perchè l'idea di restare bloccato sulla sedia del barbiere mi terrorizzava per paura che mi venisse nausea e scatenava panico). Col procedere della terapia ne saltarono fuori i consueti problemi familiari, conflittualità con mia madre ma soprattutto una rigidità del SuperIo ed una tendenza spropositata alla repressione emotiva. Dai pochi dati che ricordo dei proiettivi (visionati dopo 3 anni), ricordo solo che nel Rorschach vi erano molte risposte C pure, svariate Chs, un T.R.I. tendente al temperamento estroverso ed un indice di realtà molto alto, ai limiti del maniacale. Sull' Hand Test come punteggio Fear ho totalizzato 0.
Mi sono permesso di riportare questi dati in quanto sono un infermiere con conoscenze psichiatriche, che ha continuato a studiare la materia dopo la laurea per passione insieme al mio primario.

Ora...Dopo ben 4 anni di terapia, migliaia di euro spesi per le sedute settimanali, e terapie farmacologiche variate (stavo ad 1/3 di trittico RP 75mg come mantenimento e EN 0,50mg 1x3), in una giornata particolarmente nervosa, tornando da lavoro in autostrada ho avuto un ferocissimo attacco di panico in galleria, dove ho anche rischiato parecchio. La mia vita si è distrutta, tutte le mie paure son tornate, il terapeuta mi ha raddoppiato le benzodiazepine senza beneficio, ora passato al Rivotril sospettando una resistenza farmacologica, la prescrizione mi è stata fatta oggi e domani effettuerò lo switch sperando in un calo dei livelli tensivi, mi ha detto di farlo di colpo, via 3 mg di EN e dentro 3 di Rivotril, spero di non accusare sintomatologia.

Dopo 4 anni mi sto chiedendo se sia il caso di mollare il terapeuta e passare ad una cognitivo comportamentale con qualcun'altro,terapia di cui conosco poco, e vorrei avere qualche consiglio da voi, gettarsi alle spalle un lavoro di 4 anni è difficile, ma qui rischio di passarcene altri 4 continuando ad avere DAP ed imbottendomi di benzodiazepine. Sembra che i miei attacchi derivino da rabbia repressa che non riesco a sfogare, ed attualmente si sta cercando di risolvere questo, ma sto spendendo un patrimonio ottenendo briciole e peraltro non riesco a sfogare, sono un tipo mediamente calmo, il terapeuta ultimamente mi invita a "lasciarmi andare".
Aspetto con ansia le vostre risposte, vi giuro sono davvero disperato, questa realtà mi sta portando problemi sul lavoro, per ora la vita sentimentale è salva, l'unica fortuna che ho è avere una compagna che capisca il mio malessere.

Distinti saluti
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Dal punto di vista farmacologico, da quello che lei descrive, non. I sembra che siano state fatte terapie generalmente ritenute di prima scelta per i disturbi d'ansia. Dal punto di vista della psicoterapia, la terapia psicoanalitica non é ritenuta la più adatta per i disturbi d'ansia. Dopo 4 anni di risultanti non soddisfacenti é legittimo chiedersi se sia opportuno cambiare.
La scelta tuttavia spetta a lei. Ci aggiorni se vorrà.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la sua cortesissima risposta

La terapia era improntata per curare anche lo stato depressivo associato al DAP, quale fosse arrivato prima non lo saprò mai, forse per questo scelse quei farmaci, ma la mia è una pura ipotesi senza fondamenta scientifiche, sono solo un infermiere.
Le spiego brevemente il perchè di tanta esitazione: Durante questi assolutamente estenuanti anni di psicoanalisi, dopo aver avuto l'impressione (o reale percezione...) che il terapeuta volesse procedere a rilento, finalmente circa sei mesi fa si è esposto spiegandomi che i miei problemi d'ansia sono legati a sentimenti di rabbia ed aggressività repressi per molti anni e molto molto forti, accennando addirittura ad un esordio adolescenziale. Trattandosi di oggetti repressi dei quali io non ho percezione ovviamente, mi sono semplicemente fidato, egli sostiene che la mia ansia (alla quale è sempre collegato il senso di nausea e vomito), simbolizzerebbe questo tentativo inconscio di liberare quest'aggressività repressa, metaforicamente vomitando tutto fuori.
Ora io non credo che il terapeuta mi abbia mentito, non dubito della sua onestà ma sull'efficacia del trattamento si, i risultati si vedono, o meglio non si vedono perchè mancati. Qualora io decidessi di interrompere il percorso psicoanalitico per intraprenderne uno di natura cognitivo-comportamentale, oltre ai problemi d'ansia assolutamente invalidanti, la metodica è idonea per verificare ed intervenire qualora questi problemi di repressione emotiva siano effettivamente presenti? O finirò per curare solamente gli attacchi di panico mantenendo questo problema enunciato dal terapeuta?
Dottore credo che la mia volontà sia chiara, dopo tanti anni e tanti soldi, io oramai voglio solo guarire e liberarmi da questo strazio che fa davvero sentire un uomo al pari di una larva, i dubbi ci sono e vi ho scritto proprio per questo, perchè il salto è bello grosso, e vorrei essere sicuro d'atterrare di piedi e non di faccia.
Le rinnovo i miei ringraziamenti
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Anche io non credo che il terapeuta sia stato disonesto o che le abbia mentito. Credo semplicemente che l'impostazione teorica della psicoanalisi e le modalità con cui viene applicata non consentano a tutti di trarre un vantaggio consistente e in tempi accettabili dal punto di vista terapeutico. Detto questo, non é neanche prevedibile quello che può essere un percorso di tipo diverso ma che quantomeno é riconosciuto come efficace, se non tra i più efficaci, dalla maggior parte delle linee guida e che comunque potrà dare prova del l'efficacia, o dell'inefficacia in tempi relativamente molto più brevi. Non tralasci l'importanza che una adeguata terapia farmacologica può avere nel coadiuvare e rafforzare il percorso psicoterapico.
Cordiali saluti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Sono convinto che la terapia farmacologica mi verrebbe rivoluzionata, senza dubbio, magari sperando di strutturare presto un programma di riduzione progressiva delle benzodiazepine. Chiamerò questo nuoto terapeuta e gli esporrò la situazione così da essere sicuro che possa trattare la mia casistica, qualora mi dicesse si provvederò a chiudere il rapporto con lo psicoanalista per poi iniziare questo nuovo percorso, credo che andare avanti così oramai non abbia assolutamente più senso.
[#5]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Sono d'accordo sulla scelta della terapia cognitivo-comportamentale, anche se le ricordo che, trattandosi di una psicoterapia, è importante che la relazione col terapeuta sia buona, che riusciate a lavorare insieme, non è sufficiente che conosca la tecnica.
Per quanto riguarda la psicoanalisi, è importante "chiudere" la terapia in modo sereno, parlando apertamente con l'analista e tirando le somme, perché in 4 anni qualcosa in lei è cambiato, dei progressi ci sono stati, se no avrebbe interrotto ben prima.
I fondatori della terapia cognitiva non vengono fuori dal nulla, nascono come psicanalisti, la base formativa è simile, anche se la focalizzazione è più sul sintomo e sul pensiero che lo supporta: per esempio il pensiero "sono tornato al punto di partenza" che la fa stare molto male e non è probabilmente corretto.

Franca Scapellato

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimi signori Medici;

Stamane ho contattato la terapeuta che pratica terapia cognitivo-comportamentale, ho chiesto un appuntamento per un incontro "conoscitivo", semplicemente per fare due chiacchiere, spiegarle un attimimo la situazione e vedere anche come mi trovo a primo acchitto, che sensazione mi da a pelle. Se "mi piace", entro la fine del mese ho intenzione di intavolare con la più assoluta pacatezza una discussione con lo psicanalista che attualmente mi segue, spiegando con umiltà e massima correttezza che i risultati ottenuti dopo 4 anni non sono purtroppo quelli che mi aspettavo, che lo ringrazio per l'aiuto ma che ho intenzione di intraprendere un altra strada, il tutto sperando che non si offenda, (conosco il suo carattere) mi dispiacerebbe ma la ritengo una persona seria, non credo accadrà.
Quindi chiusura totale del rapporto medico/paziente con lui e poi nuovo percorso, nella speranza che stavolta funzioni davvero e che possa ritrovare una serenità persa da troppo tempo, la mia volontà di uscirne è ferrea e non mi son mai tirato indietro, non lo farò nemmeno ora, spero che la fortuna sia dalla mia. Insomma voltare pagina dopo 4 anni sicuramente produttivi, che mi han sicuramente aiutato a conoscermi meglio, ma che non han scalfito gli attacchi di panico che all'attuale, rendono la mia vita molto complicata.

Un dettaglio che mi son dimenticato di esporvi:
Ieri durante la seduta settimanale, spiegando al terapeuta che l'innalzamento dell'EN portato a 3mg/die non ha avuto effetti incisivi sull'ansia, ha deciso di sostituire la molecola prescrivendomi il rivotril in posologia equivalente. Mi ha detto di fare una sostituzione "secca", da oggi dopo pranzo prenderò 1mg di Rivotril al posto dell'EN.
Con un cambio di colpo cosi, devo aspettarmi qualche effetto indesiderato spiacevole? Non ho mai assunto questo farmaco, non so se sia piu o meno incisivo dell'EN, insomma non ne so niente, ho espresso la mia preoccupazione riguardo ad un cambio di colpo della molecola ma lui mi ha rassicurato dicendomi che non avvertirò problemi... anche se mi ha detto di telefonargli stasera per fargli sapere come sto... Ve lo dico sinceramente signori medici, la cosa non mi ha rassicurato molto.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Non dovrebbero esserci problemi, tanto più che l'En ha un'emivita molto lunga, non rimane scoperto.
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dopo
Utente
Utente
Switch del farmaco fatto ieri, iniziando con la somministrazione di mezzogiorno, nessun problema, non ho avvertito differenze tra i farmaci ne un aumento di sonnolenza, astenia o altro, non mi sono esposto ad eventi potenzialmente ansiogeni quindi su quel fronte non so, ma oggi dovrò viaggiare in auto prendendo l'autostrada, ergo passare per delle gallerie e quindi lo scoprirò presto. (ovviamente io non sono alla guida)
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
Gentile utente visto il suo problema le consiglio questa lettura
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottor De VIncentiis;

Inizio col ringraziarla per avermi dato modo di visionare questo interessantissimo articolo, l'ho trovato davvero completo, ben fatto ma soprattutto molto molto chiaro.

Su svariati passi dove parla della terapia del profondo, della ricerca delle "cause antiche" che han portato al malessere attuale, della risoluzione delle conflittualità antiche per determinare una "naturale" scomparsa delle problematiche attuali, ho praticamente rivissuto 4 anni col mio psicoterapeuta, se l'articolo non fosse stato firmato avrei potuto dire che la prima parte l'avesse scritta proprio lui.

Interessantissima (e nel mio caso anche un pò formativa dato il mio mestiere), la parte dove spiega, ribadisco con estrema chiarezza, invece l'approccio di una terapia di tipo cognitivo comportamentale, ora posso finalmente dire di averci capito qualche nozione in più.
Voglio prendermi il lusso di fare una semplificazione per essere sicuro d'aver capito, spero che me la conceda:

Una terapia cognitivo-comportamentale "mette in secondo piano" la ricerca della causa antica concentrandosi invece sui sintomi attuali del disturbo e sulla loro risoluzione quanto più veloce possibile, questo non solo porta alla scomparsa di essi (nel mio caso, niente attacchi di panico equivarrebbe a guarigione), ma tende anche a "riordinare", in conseguenza alla sparizione del sintomo, la causa originale ed antica in maniera retroattiva?

Spero di aver capito bene, in attesa di una sua risposta le porgo i miei più cordiali saluti e le rinnovo i miei ringraziamenti.
[#11]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122

(...)mette in secondo piano" la ricerca della causa antica concentrandosi invece sui sintomi attuali del disturbo e sulla loro risoluzione quanto più veloce possibile, questo non solo porta alla scomparsa di essi (...)
esatto fino a questo punto dal momento in cui non c'è sempre una causa originaria o antica di un sintomo.
spesso un sintomo può nascere improvvisamente semplicemente perchè ci si "impalla" in trappole cognitive dove , proprio come per sbrogliare una matassa, si peggiora il problema anzichè migliorarlo.

Spesso un intervento di tipo cognitivo-comportamentale o breve strategico, aiuta a sbrogliare questa matassa modificando quei tentativi maldestri che in precedenza l'hanno imbrogliata ancor di più
con questo articolo comprenderà meglio il significato di un sintomo che, per alcune correnti, è causa di una malattia, mentre per altre più pragmatiche sintomo e malattia sono la stessa cosa.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/478-il-sintomo-e-la-sua-funzione-in-psicologia.html
[#12]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per avermi segnalato quest'ulteriore suo articolo, mai approcciata una lettura sul concetto di sintomo così sviluppata ed articolata, interessantissimo.
Beh... non nego che mi viene un pò da sorridere (amaramente) pensando che il mio psicoterapeuta mi ha sottoposto a sedute per 4 anni cercando una, a questo punto "ipotetica e non certa" causa scatenante per il DAP quando, sempre ipoteticamente, questa potrebbe anche non esistere, la dove magari ho sviluppato il disturbo e la relativa sintomatologia per cause completamente diverse, citandola, magari "impallandomi in una trappola cognitiva".
Mi viene anche da chiedermi quante persone si siano ritrovate in situazioni similari alla mia, letteralmente intrappolate in anni ed anni di terapia e farmaci magari inadatti, continuando a vivere gli stati di sofferenza per i quali han chiesto aiuto e deprimendosi di fronte a continue sensazioni di fallimento personale, semplicemente perchè vi è una scarsa conoscenza da parte dei pazienti dei possibili cammini intraprendibili per ricevere un aiuto idoneo ed efficace.

Sarò franco, quando decisi di postare su questo portale la mia esperienza non mi sarei mai aspettato di ricevere una mole così imponente di informazioni, ne tanto meno di poter intravedere una strada concreta per schiarirmi le idee sull'intera faccenda. Nonostante si tratti di brevi dialoghi su una semplice bacheca, adesso posso dire di aver "sbrogliato" i miei dubbi e le mie insicurezze nell'idea di intraprendere una nuova strada per la guarigione, ed il merito è vostro, della vostra gentilezza ma soprattutto della vostra preparazione.
Col cuore in mano vi dico grazie, entro la fine di luglio ho intenzione di interrompere il mio attuale calvario, intraprendendo un nuovo percorso, spero che la specialista con la quale mi sono consultato possa vantare una preparazione come la vostra (mi han detto che è molto brava, si vedrà) ma soprattutto, spero di uscirne una volta per tutte.
Se ne avrete piacere, in futuro vi aggiornerò sull'evolversi della situazione.

Grazie mille a tutti, vi porgo i miei saluti ed un buon augurio ai vostri pazienti, credo siano davvero in buone mani.
[#13]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
grazie a lei, ci aggiorni pure.
saluti
[#14]
dopo
Utente
Utente
Buonasera ai signori medici, come da parola presa vi aggiorno sulla mia situazione.
Oggi ho avuto l'ultimo colloquio nel quale ho comunicato al mio psicoanalista la mia decisione inderogabile di interrompere la terapia, ho riscontrato un pò d'opposizione da parte sua (l'interruzione va concordata tra terapeuta e Pz. a detta sua, non lo sapevo), comunque ha accettato la cosa. A prescindere quest'ultima seduta si è rivolta verso il concetto di sopravvivenza, infatti da quell'attacco di panico mostruoso avvenuto quasi un mese fa, la mia qualità della vita è stata rasa al suolo.
Mi ha visto distrutto, e mi ha proposto due opzioni farmacologiche per rimettermi in piedi mentre io nel frattempo avrei deciso cosa fare, gli ho apertamente detto che voglio tentare un altro regime di terapia dato che questo purtroppo, anche se utile a molte cose non ha risolto il mio problema che reputo invalidante.

Come primo farmaco mi ha proposto il Mutabon: Rifiuto secco.
Ho detto chiaro e tondo che essendo un infermiere che ha lavorato in SPDC (lui era il mio primario, quello che mi ha insegnato tutto ciò che so sull'argomento) ho visto bene gli effetti dei vari neurolettici, e che un farmaco che agisce su ideazione e percezione e che mi avrebbe fatto fare 12 ore di sonno a passata non lo avrei mai assunto per un DAP. Preconcetti? Si probabilmente, ma non lo assumo.

Come seconda opzione mi ha dato il raddoppiamento della dose di RIvotril passando da 1mg x 3 a 2mg x3, per la prima volta in 4 anni ho mentito al terapeuta dicendogli di si e facendomi prescrivere il farmaco, ma sono 4 anni che mi carica di benzodiazepine, fino ad un mese fa vivevo tranquillamente con mezzo mg 3 volte al giorno, ora ad 1mg è come se non prendessi nulla, non ho intenzione di salire a due milligrammi (oltretutto un giorno provai a prenderne un milligrammo e mezzo e mi ritrovai con 90/60 di pressione steso sul divano (io la porto a 130/90, con quei valori stavo in piedi per miracolo), lui mi disse che è stata l'ansia, io ammetto di non sapere se le benzodiazepine danno effetti sulla PA a parte casi di sovradosaggio estremi, qui mi rimetto a voi).

Ad ogni modo a colloquio concluso, arrivato a casa ho contattato la cognitivista come da accordi: prima chiudevo e poi ci saremmo visti per evitare intromissioni e contaminazioni. Ho appuntamento lunedi per un colloquio conoscitivo, lo studio è a 70km d'autostrada ed io purtroppo, allo stato attuale non sono in grado di viaggiare (solo brevi tragitti d'auto, poi subito ansia e devo scendere), quindi mi farò accompagnare da un familiare...e mi preparerò a stare male fino all'arrivo, non credo sarà un viaggio sereno.

Telefonicamente mi son state date informazioni..."preliminari", ve le espongo.
Intanto cambio della molecola antidepressiva con inserimento di un serotoninergico, si vedrà se efexor o cipralex ed eliminazione del trittico RP.
Secondo: Lei sostiene che dopo tutti questi anni di assunzione di EN oramai l'assuefazione è forte, se mantengo la dose non mi basta, se la alzo rischierei un effetto paradosso e difficilmente beneficio (ha dato un nome preciso a questa situazione clinica, parola mai sentita, ******* da benzodiazepine dovuta a prolungata assunzione ed intossicazione), se la abbasso rischio di crisi da sospensione. Lei vuole abbassarmele in tempi medio/brevi.

Qui mi ha messo paura, mi ha detto che lo scalo verrà strutturato su una decina di giorni, massimo quindici, nei quali purtroppo non starò bene per ovvi motivi, dove sarà il caso di starmene il più tranquillo possibile (possibilmente a casa per evitare esposizione a fattori ansiogeni, quindi dovrò mettermi in malattia), e dove dovrò aiutarmi con la somministrazione di qualche flebo di fisiologica in modo da scaricare piu rapidamente gli accumuli in circolo. Superata la fase avrò sensibilmente ridotto la dipendenza, a quel punto si avrà campo fertile per una terapia farmacologica adeguata con serotoninergico, eventuali benzodiazepine ma a dosi molto basse (ma che risulteranno stavolta efficaci e successivamente, facilmente eliminabili) e psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Il mio colloquio è stato solo telefonico, istintivamente mi da l'impressione di una persona che sa quello che fà, ma quando ha parlato di "quel" metodo di sospensione, scusando il linguaggio infantile mi ha fatto venir la tremarella alla prospettiva.

Stimati medici, la mia domanda è semplice, sono sulla strada giusta o sto rischiando di passare da uno psicoanalista che purtroppo non mi ha portato benefici, ad un altro professionista che utilizza metodi impropri? Ribadisco, quella tecnica di riduzione della dipendenza mi è nuova all'orecchio e mi sembra un pò brusca, ed i sintomi da sospensione possono essere anche gravi che io sappia (convulsioni, allucinazioni nei casi estremi), ma io sono solo un infermiere, e di fronte a tutto metto i miei limiti di conoscenza del campo specifico in questione.

Distinti saluti
[#15]
Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

lei è un infermiere che ha lavorato in SPDC e rifiuta seccamente il mutabon (anche se non ci ha detto che tipo di mutabon è), poi però si lascia caricare di benzodiazepine per anni senza battere ciglio.
La sua idea della farmacologia psichiatrica è abbastanza curiosa.

Per quanto riguarda lo scalaggio ovviamente bisogna farlo lentamente per ridurre al minimo i sintomi di astinenza. Considerato che fa uso di benzodiazepine da anni, eliminare 3 mg di rivotril in 10 giorni mi sembra un atto eroico, non un atto terapeutico. Al massimo in 10 giorni si può ridurre 1 mg.
cordiali saluti


Dr. Giuseppe Quaranta
giuseppe.quarant@gmail.com

[#16]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Quaranta,

Lo specialista non ha assolutamente specificato la tipologia di mutabon (se non erro, ne esistono 3 tipi, giusto?), a prescindere lei giudica 1,5mg/die di delorazepam su tre somministrazioni come un dosaggio così alto? L'innalzamento mi è stato proposto ed attuato solo nell'ultimo mese a seguito di quel fortissimo attacco di panico, prima rispondevo benissimo ad uno 0,50mg x 3 senza avere alcun problema di nervosismo ma solo sporadiche e piccole ansie gestibilissime in determinate situazioni.

Sul metodo di riduzione, ho chiesto il vostro parere perchè anche a me sa di "eroico", rubandole il termine, ve l'ho esposto proprio riguardo la mia perplessità quando mi son sentito dire questa cosa!
Grazie per aver confermato.
[#17]
Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

non è questione di dosaggio alto o basso (premettendo che se fa 4,5 mg/die di delorazepam al giorno è un dosaggio alto); ma di uso cronico di un medicinale che invece non dovrebbe essere usato per più di un tot di giorni.

*prima rispondevo benissimo ad uno 0,50mg x 3 senza avere alcun problema di nervosismo

ho i miei dubbi che si possa "rispondere benissimo" a una benzodiazepina a lungo termine. Forse voleva dire che aveva bisogno (pena l'astinenza) della dose di 1,5 mg/die di delorazepam, non che "rispondeva benissimo".

Cordiali saluti
[#18]
dopo
Utente
Utente
Credo di essermi espresso male;
Per tre anni, ho mantenuto 1,5mg complessivi giornalieri di EN divisi in 0,50 x3, non 4,5mg al giorno, mi sono espresso male io.

Sarò sincero, piccole ansie ma che avevo imparato a gestire, forse erano piccole astinenze non saprei, ma non stavo male con uno 0,50 a colazione pranzo e cena, non prima di quell'incidente.
Solo dopo l'evento la dose è stata alzata ad 1mg per tre volte al giorno (mai arrivato ad 1,5 per somministrazione, lui oggi me lo ha prescritto ma non intendo caricare a quei livelli, già cosi secondo me,sto caricando troppo e poi per levarli avrò problemoni).

Il terapeuta ha proposto 1,5mg x3 ma io ho rifiutato, e lo ha proposto in quanto, dopo quel maledetto giorno sembro non sentire più niente, riguardo al mutabon, non metto in dubbio che lei ne sappia piu di me, ma scusi...per un problema di ansia ed attacchi di panico non è un farmaco un pò "eccessivo"?
Lo chiedo con umiltà e per capire, sia chiaro, non vorrei essere sembrato arrogante.

Cordiali saluti
[#19]
Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
*per un problema di ansia ed attacchi di panico non è un farmaco un pò "eccessivo"?

Non posso discutere la terapia del collega, in quanto non so perché gli ha prescritto questo farmaco. In ogni caso, nelle formulazioni più leggere (tipo il Mite), il mutabon è un ottimo farmaco "ansiolitico". Certo meno impegnativo che 4,5 mg di delorazepam al giorno.

Non mi è assolutamente sembrato arrogante. Non si preoccupi.

Cordiali saluti
[#20]
dopo
Utente
Utente
Io sarò sincero, non ricordo quale formulazione somministravamo in SPDC, però cavolo, mi ricordo che era molto incisivo nella sedazione, lui me lo ha proposto in quanto da quell'evento non riesco a dormire piu di 4 ore a notte e ne sto iniziando a risentire pesantemente, ieri tornando da lavoro avevo addirittura dei mezzi colpi di sonno.
Me lo ha proposto come unico farmaco in sostituzione a tutta la terapia per farmi dormire,(quindi via le benzodiazepine, via 1/3 di trittico da 75 RP e via le gocce di laroxyl per la cefalea muscolo tensiva) io ricordo che in reparto stendeva tantissimo come farmaco, i pazienti dormivano molto ed avevano anche un bell'hangover durante il giorno, e dico la verità, la cosa mi ha spaventato.

Ad ogni modo, il mio percorso con questo terapeuta doveva finire, dopo 4 anni e tanti tanti soldi spesi, combinato così per un attacco di panico in una galleria in autostrada... da paziente non riesco a tollerarlo. Vi aggiornerò sul colloquio con la nuova terapeuta, è fissato per lunedì sperando di non esserci capiti bene al telefono, se mi propone uno scalo delle benzodiazepine in quella modalità feroce descritta nei post precedenti, credo sia il caso di pagare la visita e prendere la porta all'istante, le garantisco Dr. Quaranta che non mi sento in vena, ne ho la forza per tentare atti eroici, per non definirli in maniera più esplicità.
[#21]
dopo
Utente
Utente
Gent.mi Signori Medici,

A seguito di quanto scritto ho passato due visite con altri due specialisti, in questi giorni inizierò un protocollo di switch per la benzodiazepina che assumo attualmente (rivotril 1mg x 3)

Per pura curiosità, voglio riportare alla vostra attenzione un "protocollo di sospensione", che è stato definito dal secondo specialista (che ho deciso di seguire) come "pura fantasia", questo mi era stato indicato dal primo terapista, ci eravamo visti nel suo studio a seguito di una mail da lui mandatami dove mi consigliava un protocollo che avremmo successivamente argomentato di persona. E' finita male e me ne sono andato dallo studio piuttosto adirato, dopo un acceso dibattito e dopo aver definito il suo protocollo "atroce".

Vi riporto testualmente la mail

"Lei ,purtroppo ,è quello che si chiama "paziente sporco",per le tante terapie farmacologiche e psicoterapiche.
Cercherò di aiutarla ...ma anche questo viene difficile....non ci siamo ancora incontrati e quindi non mi sembra nè appropriato nè professionale darle una terapia per mail.
Posso consigliarle cosa farei se avessi un paz. come lei: innanzitutto lo svezzerei dalle benziodiazepine.nel suo caso il rivotril.
Ebbene farei: un mg +mezzo +un mg (cioè mattino-pom-sera)per 2 gg poi uno+1/2+1/2 per 2 gg poi 1/2 per tre per 2 gg,poi 1/2 per due per 2 gg poi 1/2 mattina e poi sospenderei.nel frattempo farei delle flebo con disintossicante e prenderei X gg di ansioten per tre e pineans mattino e sera.( sono integratori,ansiolitici servono per lo svezzamento ) dopo 3 gg dalla sospensione di tutto inizierei una nuova terapia .
Ormai lei è troppo dipendente dalle benzodiazepine e qualsiasi cosa assumerà non ne avrà giovamento."

Dopo aver letto per bene ed essersi districati da quella scaletta confusionaria, si intuisce facilmente che vuole tirarmi via 3mg di rivotril assunti durante tutto il giorno in un totale complessivo di 12 giorni. Questa persona è specializzata in psichiatria e neurologia. Ovviamente le ho detto che avrei preso un altro parere perchè i suoi metodi li trovavo quasi disumani, si è anche offeso.

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Il secondo terapista con la quale inizierò a giorni (cognitivo comportamentale, mi è stato portato come molto bravo), mi ha programmato uno switch dal rivotril allo xanax graduale e steso su 10 giorni sostituendo una goccia con un altra, alla fine mi ritrovero con:

Xanax gocce, Somm: 10gtt +10 gtt +20gtt
Al posto di rivotril 1mg x3

Quindi una quantità decisamente inferiore di benzodiazepine ma che secondo lui saranno incisive per rendermi asintomatico, proprio grazie all'idoneità della molecola.

Successivamente allo switch, si leverà il trittico che ha definito "praticamente inutile per problemi d'ansia" e lo sostituiremo, sempre in maniera dolce, con un serotoninergico che determineremo dopo che mi sarò stabilizzato dal punto di vista dell'ansia e del sonno (continuo a dormire pochissimo e malissimo).
Il secondo terapeuta mi ispira fiducia, sembra molto preparato, molto pacato e da senso di sicurezza, nella mia scarsa conoscenza credo che la sua terapia ma soprattutto i suoi metodi di passaggio siano idonei, al contrario del primo.
Stimati medici, io credo di essere sulla strada giusta questa volta, però dato che vi esposi la mia esperienza avrei piacere nel sentire un vostro parere.

Distinti saluti
[#22]
dopo
Utente
Utente
Dimenticavo, chiedo scusa per l'ulteriore post;

Vorrei chiedervi un parere sulla quantità di Xanax, secondo voi riuscirà a coprirmi? Sono contentissimo di abbassare i quantitativi di farmaco anche se lo scalo in termini di mg mi sembra ...."incisivo".
[#23]
Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

mi fermo al passaggio da Rivotril a Xanax, è inutile procedere. Della serie se non è zuppa è panbagnato. Il Rivotril, avendo una lunga vita nel sangue oltre che una elevata potenza, è una benzodiazepina molto più semplice da scalare che non lo Xanax, che avendo una vita nel sangue brevissima dà molti hangover.
Premesso che il primo terapeuta proceda con uno scalaggio troppo veloce, e per mail, mi sembra che sia più razionale la sua indicazione che non il passaggio da Rivotril a Xanax.
Ovviamente, la mia è un'opinione e sua è la scelta.

Cordiali saluti
[#24]
dopo
Utente
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Quindi secondo lei nessuna delle opzioni è valide, la prima per uno scalo troppo veloce, la seconda per una molecola non idonea, sull'emività delle varie non ne so un H.
Ne deduco che lo xanax non solo non mi farebbe uscire da questo stato ansioso, ma mi creerebbe degli intervalli di scopertura tra un assunzione e l'altra da non sottovalutare e forte sonnolenza durante il picco ematico...Belle notizie...
Guardate io non so dove sbattere piu la testa, ho cercato di farmi dare i nomi delle persone piu competenti della provincia, per andare da sto terapeuta si parla di fare 70km d'auto e devo farli sulla nazionale dato che non posso salire in autostrada, a sto punto davvero non so più cosa fare.
Uno scalo su 15 giorni mi terrorizza, con quale coraggio affronto una crisi da sospensione in quel modo, rischierei di diventare persino aggressivo verso la mia famiglia oltre che stare malissimo, ed io temo l'aggressività ma teoricamente, anche se non è detto, potrei sviluppare sintomi anche ben peggiori. Io sto anche valutando l'idea di un ricovero in SPDC per tirarmi fuori da ste benzodiazepine figuratevi, cercando d'ignorare l'idea che l'umiliazione con gli ex colleghi sarebbe massima e che nella mia zona vorrebbe dire tagliare la testa alla mia carriera, non vivo in zone famose per l'apertura mentale.
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

non ho detto che la prima opzione non sia valida, solo che mi sembra un po' veloce come scalaggio. Potrebbe parlare con il collega e discutere circa la velocità di sospensione della benzodiazepina. Il rapporto medico-paziente si basa sull'informazione, non è un regime dittatoriale.

Cordiali saluti
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Dottor Quaranta, io non so se posso permettermi una domanda così diretta, ma credo lei abbia capito che nella mia zona sembra non ci si possa fidare granchè degli specialisti.
Lei prima parlava di scelta, io non optando per quello "scalo feroce" le dico Prudenza, perchè è ovvio che io abbia paura a fare una cosa del genere. Con lo specialista ovviamente iniziando la terapia, se avrò problemi con lo xanax la cosa salterà fuori settimanalmente, è ovvio. Ma se lei dovesse (se può) indicarmi a SUO PARERE OVVIAMENTE la molecola piu adatta, chissà che io magari non la possa suggerire al terapeuta dato che ci si conosce, lei personalmente che cosa utilizzerebbe?

Premettiamolo subito per non cadere in fraintendimenti, non stiamo parlando di prescrizioni, ne di possibilità remote che io mi autosomministri arbitrariamente un farmaco, io so fare il mio mestiere, se avessi avuto idee di curette fai da te non starei spendendo tutti sti soldi in prime visite (questi due consulti mi son costati rispettivamente 150 e 120 euro), solo che ora se devo continuare a cercare specialisti, rischio di dover andare addirittura fuori provincia.
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Gent.le Dottor Quaranta;

Il collega dello "scalo da 15 giorni", che ora si è pure offeso tra l'altro, è un tipo abbastanza scontroso e presuntuoso, tentare il dialogo le posso giurare su tutto che ho di più caro al mondo, sarebbe non un fallimento, ma una pietrata addosso.
Dopo quella mail gli telefonai subito, chiedendo per esempio che intendeva con disintossicante (e mi risposte, può fare del Tad o Samyr), riguardo alla quantità di sol.fis per via endovenosa mi ha risposto "lei è un infermiere, se la può gestire da solo".
Mi perdoni ma io, da infermiere, posso accettare che un medico pagato al quale mi sono rivolto con umiltà ed un tantino disperato che mi dica "fatti la sol.fis che ti pare mentre sei in astinenza, scegli tu quanta fartene"? Io ci ho visto una mancanza di professionalità mostruosa!
Lei si fiderebbe sinceramente ad affidarsi ad una persona come questa?
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

Come le ho già detto, lo scalaggio del Rivotril proposto dal suo prima terapeuta mi sembra un buon punto di partenza. Se non lo vuole fare così velocemente, può parlare con il suo terapeuta circa una modalità di sospensione del Rivotril più lenta. E' possibile. Deve solo parlarne con il suo medico.

Cordiali saluti

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Ci proverò, sperando che gli sia passata l'arrabbiatura dopo essersi sentito dire che quelle tempistiche di scalo erano atroci.
La ringrazio per il consiglio.
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dopo
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Oggi effettuata la prima visita con lo specialista che mi seguirà dal punto di vista farmacologico e stabilito il nuovo protocollo farmacologico che inizierò domattina.

Trittico 25mg sospeso
rivotril 1mg x 3 sospeso

Inseriti

Cipralex 10mg cpr

1/2 compressa dopo colazione per 4 giorni, dopo si passa a compressa intera da 10mg e controllo tra 15 giorni per valutare se è il caso di passare ad un dosaggio superiore.

Valium gtt 5mg/ml

Somm. 10gtt + 10 gtt + 15 gtt

Contatto telefonico a distanza di 48/ per vedere se tengo bene, presento hangover o sintomi d'astinenza, modulazione della terapia sulla base del riscontro fino ad arrivare ad un dosaggio che mi renda più tranquillo ma senza portarmi hangover e mi possa mettere in condizioni di affrontare una cognitivo comportamentale (mi ha detto che devo calmarmi un pò perchè poi la terapia potrebbe risultare impegnativa e non è il caso di affrontarla con un nervosismo già di partenza).

Mercoledì appuntamento col secondo specialista che si occuperà di seguirmi nella psicoterapia e che ovviamente, si terrà in contatto con lo psichiatra per eventuali modellamenti della terapia sulla base del mio stato ed eventuali esigenze.


Come consigliato dal Dr. Quaranta, ho provato a parlare con il terapista che mi aveva proposto lo svezzamento su 15 gg dalle benzodiazepine, ma la discussione non ha avuto buon esito, ha dimostrato un atteggiamento molto impositivo. Ho chiesto il conto ed ho preso la porta, io ci ho provato a trovare un compromesso con modestia e molta gentilezza ma mi son sentito rispondere "lei è uno psichiatra?". Per mia fortuna mi era già stato segnalato un ulteriore specialista che mi ha dato un appuntamento in 48h e si è dimostrato davvero molto professionale, ha dato disponibilità massima qualora si presentasse qualsiasi forma di problema, oggi per la prima visita mi ha dedicato due ore e mezza (non mi sarei mai immaginato una visita così lunga, ma ha voluto sapere tutto ed ho apprezzato molto) e conosce lo psicologo dal quale mi farò seguire, quindi nessun problema per un lavoro in sinergia tra loro.

Credo di essere sulla strada giusta, spero di non avere problemi di natura farmacologica, credo che il valium in sostituzione al rivotril sia decisamente più leggero ma se la cosa sarà sopportabile mi sforzerò di abituarmi, mal che vada mi ha detto di telefonare subito per fare eventuali modifiche, però mi ha dato l'impressione di una persona davvero molto preparata, che non ha voglia di caricare farmaci "a mano piena" ma di procedere progressivamente sulla base delle mie reazioni e necessità, poi di una gentilezza davvero esemplare, la discussione è stata molto pacata e tranquilla.
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Aggiornamento: Come non detto riguardo al valium, il primo giorno sono stato bene (non so come mai, forse avevo ancora in circolo rivotril), poi crisi da sospensione. muscoli rigidi, mandibola serrata, valium salito a 20/20/25 gtt (che se non erro in milligrammi son parecchi), solo un pò di sonnolenza ma non avverto ne effetto ansiolitico, e solo leggermente il mio rilassante, di base sono come un manico di scopa. Oggi non sono riuscito ad andare al lavoro, non uscivo di casa da domenica.

Provo a rintracciare telefonicamente il terapeuta, sta storia sembra non avere fine.
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

passare dal Rivotril al Valium, che senso ha? Non si poteva scalare il Rivotril? Perché aver fatto un passaggio in più, ossia anziché da Rivotril a Zero, si è passati da Rivotril a Valium e poi a Zero?
Nel breve termine è stato bene perché il Rivotril ha una lunga emivita.

E' normale comunque nel passaggio da una benzodiazepina all'altra che le dosi possano essere non perfettamente equivalenti e si possano creare i presupposti per sintomi astinenziali o viceversa di intossicazione.

*credo che il valium in sostituzione al rivotril sia decisamente più leggero

Lei non deve credere niente, perché queste sono disquisizioni tecniche e non spetta a lei stabilire la terapia. Cosa significa è più leggero? Leggero è un termine usato in maniera impropria da chi non sa nulla di psicofarmacologia.

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Finalmente stasera sono riuscito a rintracciare il dottore in questione e gli ho spiegato l'accaduto di oggi, soprattutto che da quando son passato al valium continuo ad avere rigidità muscolare, ansia e sta maledetta mandibola rigida che un paio di volte mi son pure morso la lingua, fastidiosissima.
Ora vuole passare al Tavor, dato che non lo utilizzai in passato (detto lui eh), domattina passo a prendere la prescrizione e si fa st'altro tentativo, anche se non nego che la cosa inizi a demoralizzarmi, qui si va a tentativi.

Gent.mo Dr Quaranta,

Del perchè questo nuovo terapeuta mi abbia sospeso il rivotril a favore del valium, non glielo so dire, lo psichiatra è lui, io al massimo posso fare qualche domanda ma poi lui scrive la ricetta ed io mi attengo alle somministrazioni da lui scritte riportando in seguito come sto, come da accordi con lui.
Mi son permesso di utilizzare il termine "leggero" in quanto è da domenica, quindi con oggi 4 giorni che avverto forte ansia nonostante il dosaggio sostenuto e questa fastidiosissima rigidità muscolare e a libello mandibolare, come se avessi i denti serrati, quindi come dice lei sarò anche una persona che ignora i principi della psicofarmacologia, ma quando mi passo le nottate in queste condizioni e mi sveglio per le poche ore che ho dormito come se avessi morso chissà cosa, sa quando ci si sente così "da cani", magari il termine "leggero" tende a scappare di bocca quindi mi scusi.
Riguardo al credere, mi scusi nuovamente ma come essere pensante ancora tendo a farmi un idea soprattutto quando mi sto ritrovando con medici che vanno avanti col "proviamo questo e vediamo come va", come fossi una cavia che poi deve riferire, medici che pago con soldini sudati, e che tra poco non saranno nemmeno tanto sudati perchè se non riesco a muovermi da casa il lavoro ce lo perdo, quindi le chiedo ancora scusa se mi sono permesso di credere in qualcosa, se mi sono fatto un idea, ma credo che il suo metro di giudizio sia un pò troppo sentenzioso nei miei confronti anche in presa del fatto che lei per sua immensa gioia e fortuna, probabilmente starà benissimo, io invece sto cercando un professionista decente nella mia zona dopo una gran cantonata durata 4 anni per poter stare bene come sta lei, e lo faccio con umiltà e cercando di mantenere dignità.

Ero convinto, nel mio credere, di poter trovare un consiglio prezioso dato che, se avrà intuito, qui in mano a questi medici mi sento un pò "nelle mani di nessuno", di certo non mi sarei mai aspettato di dovermi sentire giudicato in maniera così saccente.
Ma da quanto ho capito ho come l'impressione che lei si sia costruito l'idea che io stia "giocherellando con le compresse", scegliendomi io farmaci e dose di somministrazione, quando di base non è assolutamente così, non mi prenderei mai una simile responsabilità. Parla anche di farmaco a "zero", non capisco cosa voglia dire ma forse ha male interpretato, c'è stato un cambio di molecola e basta, non si è mai andati a zero ed io ho solo detto "mi han cambiato la molecola, sabato son stato bene, da domenica è stato un macello".

Ed ora mi permetta, la cito un attimo anche io.

"Lei non deve credere niente, perché queste sono disquisizioni tecniche e non spetta a lei stabilire la terapia. Cosa significa è più leggero? Leggero è un termine usato in maniera impropria da chi non sa nulla di psicofarmacologia."

Ma lei con i suoi pazienti parla così? Li fa passare per ignoranti quando le chiedono un chiarimento o sta mirando all'umiliazione solo con me dato che siamo su una piattaforma web?
Beh, sei è così da umilissimo infermiere le faccio i miei più sentiti complimenti!
Ho letto spessissimo in passato altri consulti su questo portale ma non avevo mai letto nulla di simile, ne mi sarei aspettato di sentirmi parlare così quando in preda ad una confusione dai motivi chiaramente palesi, ho scelto di stendere due righe e chiedere un consulto io stesso per cercare di chiarire una situazione palesemente ingarbugliata.

Passi una splendida serata.
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

Come le ho già detto, il passaggio da una benzodiazepina a lunga emivita (come il rivotril o il valium) a una benzodiazepina a breve emivita (come il tavor) non ha molto senso in un'ottica di scalaggio progressivo del farmaco (come era stabilito all'inizio con il suo curante). Anzi, potrebbe essere controproducente, per il possibile manifestarsi di sintomi d'astinenza, se non si calibrano bene le dosi e gli intervalli di somministrazione. Così come è inutile il passaggio da rivotril a valium, ossia tra due benzodiazepine dal profilo farmacocinetico quasi sovrapponibile.
Dal punto di vista dell'azione invece tutte le benzodiazepine sono uguali e hanno le medesime proprietà: ansiolitica, ipnotica, miorilassante e anticonvulsivante.
Questo è il mio consiglio fin dall'inizio, consiglio per cui non sono pagato. Metto semplicemente a disposizione le mie conoscenze a servizio di un'utenza che può benissimo ignorarle (ci mancherebbe).
Sorvolo quindi sulla sua inutile e sterile polemica.

Buona serata
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