Depressione esterna?

Gentili Sigg. Medici,
Ad agosto 2015, dopo 5 anni, si è chiusa la storia con il mio ex ragazzo. Venivo da un anno intenso (problemi in famiglia, laurea, piccole fobie da stress, etc.) ma essendo sicura che non ci fosse amore Tra noi, ho accettato serenamente la cosa, anche entusiasta di un nuovo inizio. In realtà dal giorno dopo ho rimpianto la mia decisione e, saputo che lui già amava un'altra ragazza, ho iniziato a stare sempre peggio. Improvvisamente ho perso tutta l'energia che la laurea mi aveva portato, non sentivo più i sapori, non vedevo i colori, non provavo interesse davvero per nulla e alcuni giorni (sopratt se ricevevo notizie sulla sua nuova vita) mi prendeva un'ansia smodata. Il tutto si alternava con pochi giorni di serenità, comunque sempre più radi. Devo dire che sin da piccola Ho conosciuto l'ansia in diverse forme (un periodo di ansia generalizzata, piccole crisi di ansia da bambina, mesi di insonnia durante i periodi dinstress universitario...) e dopo la fine della mia prima storia d'amore adolescenziale ho attraversato un periodo simile, con ipocondria e ansia generalizzata ma senza depressione. Credevo che Ora (più matura e convinta di non amarlo) le cose sarebbero andate diversamente ma mi sbagliavo e aggiungo che ero conscia che la figura del mio ex ragazzo fosse stata di enorme aiuto nei periodi di ansia e di insicurezza.
Il medico di famiglia mi ha prescritto xanax prima di dormire (0,50 mg i primi tempi, 0,25 mg attualmente); inoltre nel mese di ottobre ho frequentato una psicologa, che mi ha proposto la psicoterapia del training autogeno e le capsule di iperico per ll'umore (non ancora assunte, avendo letto che potrebbero interagire conl'alprazolam). Da novembre ho iniziato a sentirmi meglio, riuscivo anche a non cercarlo più (ne ero diventata dipendente, solo quando mi rispondeva riuscivo a calmare L'ansia), poi la mia sicurezza ha iniziato a vacillare e ad oggi (anche se mi controllo quando vorrei cercarlo) mi ritrovo di nuovo a passare la domenica a letto, senza riuscire a piangere, ma semplicemente svuotata della voglia di vivere di cui invece prima ero piena. Detesto mangiare (ma mi sforzo di rispettare i pasti), cucinare, fare la spesa e tutte le azioni di quotidianità, detesto uscire con gli altri perchè mi ricordano quanto si stesse meglio con lui. La psicologa mi disse di non cercarlo assolutamente ma quando per caso ricevo sue notizie mi sento malissimo; secondo il MMG invece, dovrei sentirlo pochissimo (ovviamente solo per chiedergli il supporto che lui comunque non mi nega), in modo da accettare la sua quotidianità "a dosi omeopatiche".
Vi chiedo: è normale, dopo tutto questo tempo? Quanto altro ne servirà? Non vedendo miglioramenti Ho Paura di non riuscire a rialzarmi e vorrei sapere dove sbaglio. cosa deve affrontare biologicamente il mio cervello in questa specie di "lutto" (oltre alle classiche 5fasi) e lo sta facendo nel modo giusto?
Mi scuso per le imprecisioni, grazie in anticipo a chi risponderà.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
dopo pochi mesi dal termine di una storia così importante può essere fisiologico un sentimento di tristezza che abbia anche leggere implicazioni nella vita quotidiana. Quando questo sentimento travalica i confini della fisiologica tristezza e invade prepotentemente tutti gli ambiti della vita personale, allora occorre che uno specialista valuti se vi sia la necessità di un trattamento farmacologico. Questo trattamento potrebbe anche essere inizialmente con fitoterapici, tipo iperico o similari, per verificare se vi siano dei miglioramenti. L'uso di ansiolitici, prescritti dal medico di base, non può essere protratto a lungo perchè può potenzialmente dare fenomeni di assuefazione o dipendenza. Anche per questa valutazione può essere utile il consulto specialistico.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille dott. Martiadis per la celerissima risposta. Ho iniziato ad assumere xanax il 19 settembre e in effetti speravo di riuscire a scalarlo e concludere entro le 12 settimane consigliate, ma quando ci ho provato per csualità ho ricevuto notizie del mio ex e della sua nuova vita, ricadendo in uno stato che più che ansioso mi viene da dire "da iperreflessia simpatica"... Cardiopalmo, tensione muscolare soprattutto del massetere, rifiuto del cibo e irrequietezza, oltre alla sgradevolissima sensazione di "non riuscire a spegnere il cervello" nemmeno di notte. Così ho rinunciato a scalarlo e il medico di famiglia mi ha proposto di continuare fino ai primissimi giorni di febbraio (non posso permettermi di non dormire perchè ho un concorso importante) o di scalarlo solo nel caso in cui senta di aver trovato in effetti un equilibrio. Anche in questo modo rischio la dipendenza?
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
L'ansia può essere gestita anche attraverso farmaci che non siano benzodiazepine. E' per questo che può essere utile la valutazione dello specialista. Da settembe a febbraio siamo intorno a 6 mesi e non è possibile escludere che si instaurino fenomeni di assuefazione. Ne parli con il suo medico o consulti uno specialista psichiatra.
Cordiali saluti
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Grazie ancora
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Gentile Dottore,
Approfitto ancora una volta della sua disponibilità per chiederle un parere sulla sospensione dello xanax. Il medico di famiglia mi ha detto che al dosaggio che assumo (0,25 mg la sera) può essere sospeso anche da un giorno all'altro ma che se non me la sentissi potrei assumerlo per un periodo a giorni alterni e poi smettere. So che non posso richiedere prescrizioni online, ma lasciandolo così di botto non rischio un'insonnia da rebound? E se dovessi assumerlo a giorni alterni, la durata di questo periodo dovrei deciderla autonomamente (pensavo ad una settimana), visto che lui non ne ha indicata una?
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