Iperprotezione del figlio

Buongiorno. Innanzitutto volevo ringraziarvi tanto per l'ascolto che date ad ogni utente.
Ora espongo il mio problema.
Tre anni e mezzo fa, dopo 5 anni di cure contro l'infertilità, ho avuto il mio primo ed unico figlio. E' un bambino bello e allegro. Il fatto è che alla sua nascita io ho avuto una Cardiomiopatia Dilatativa Peripartum (terapia intensiva per 10 giorni e poi 6 mesi per riprendermi), per cui, data la tipologia della malattia, mi è stato VIETATO di restare nuovamente incinta ed avere un altro figlio.
Vorrei precisare che io sono perfettamente guarita (fortunatamente), ma la malattia è legata alla gravidanza, quindi "ricreando" le condizioni, potrebbe tornare e diventare una cosa più grave o portarmi alla morte.
Per cui non posso proprio avere un'altra gravidanza. Questa cosa mi provoca molta tristezza ovviamente, ma la conseguenza pratica del problema (il fatto che io sia un po' triste importa relativamente...) è che io sono molto protettiva nei confronti di mio figlio, perchè ho sempre paura che possa succedergi qualcosa di grave. In pratica è come se io quando gioco con lui, o lo porto fuori, avessi sempre paura di perderlo, per cui tendo a fermarlo ogni volta che gioca (attento a questo, non andare lì, non giocare con quel bimbo, ecc.).
Per arrivare direttamente al nocciolo della questione è che se dovesse accadergli qualcosa (in pratica dovesse andarsene) io mi ucciderei, perchè non avrei altro motivo di vivere. Per l'istinto di conservazione, allora, cerco di "conservare" lui.....
Abbiamo valutato con mio marito altre strade (adozione, ecc.) ma non mi sembra giusto che la motivazione per un'adozione, sia questa. Poi non sono sinceramente sicura che non farei differenze tra un figlio biologico e uno adottato.
Secondo me mio figlio potrebbe avere dei problemi di sviluppo se io continuassi a comportarmi così. In pratica con questa iperprotezione io non gli dò modo di crescere in autonomia e maturare imparando dai propri errori.
So che sbaglio ma non so che cosa fare. Non riesco a non proteggerlo. Ogni volta che gioca penso: "e se dovesse succedergli qualcosa?".
Non credo che la soluzione giusta sia "esterna" (come adottare un bambino), ma credo di doverla trovare dentro di me. Mi piacerebbe avere qualche spunto per riflettere nella direzione giusta, quando mi accorgo che il mio cervello va nella direzione sbagliata....
Vorrei precisare infine che la mia storia passata mi influenza. Ho perso un cugino di 13 anni e uno di 28, cioè, per la ia storia familiare, so che la morte può colpire a qualsiasi età purtroppo. Non sono ossessionata dalla morte, ma so che in questo caso vale il detto "a chi tocca non pianga".

Grazie per quanto potrete dirmi.
[#1]
Dr. Valeria Cristiano Psicologo, Psicoterapeuta 30 5
Gentile Utente,
comprendo la sua ansia: in lei purtroppo si può, molto ipoteticamente, concretizzare la paura che assale molte madri: non essere capace di fare bene il proprio compito di madre addirittura estremizzato: non le è possibile fare ancora la madre, almeno biologicamente.
Ma dalla sua lettera riesce ad esprimere una lucidità ed una grande consapevolezza di sè e delle sue difficoltà e di come i suoi conflitti in qualche modo corrano il rischio di andare a ricadere sul proprio figlio. Tutto questo è già tanto le assicuro: ha la capacità di capire se esagera nella sua iperprotettività quindi sa anche capire cosa potrebbe fare per non esserlo. Lo utilizzi.
Le sue Pre-occupazioni non le danno la possibilità di godere appieno del rapporto con suo figlio ed è anche per questo che è ossessionata dall'idea di non poterne avere altri.
Provi ad essere se stessa, con il suo amore, la sua capacità di riflettere e osservare i suoi comportamenti e provi a pensare che nonostante tutte le difficoltà e tutte le sue "pecche", guardi un pò, ha un bel bambino e tutto è andato esattamente al contrario di quello che lei si aspetterebbe: anche rispetto alla sua famiglia.
La morte fa parte di noi: bisogna accettarla, ed è l'unico modo che abbiamo per godere della vita che ancora possediamo.
a disposizione, auguri

Dr.ssa Valeria Cristiano

[#2]
dopo
Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
Gentilissima dottoressa,
la ringrazio molto per avermi risposto. Mi ha dato quello che mi serviva: degli spunti di riflessione. Penso che rileggerò più volte quello che mi ha scritto perchè ho capito alcune cose importanti.
Essere una buona madre non è facile, ma io voglio cercare di fare il meglio per mio figlio. A volte però il nostro cervello è come una macchina che non si riesce a fermare. Il mio pensa già al futuro, a quando mio figlio uscirà di notte per andare in discoteca.... Se sono iperprotettiva ora, chissà cosa farò in quel momento!! La ringrazio di nuovo e cercherò di assimilare il più possibile di quanto mi ha detto. Un saluto.
[#3]
Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile Utente
anche io sono sorpresa dalla lucidità con cui illustra il circolo vizioso di cui si sente vittima.

Questo dato mi fa pensare che alla necessità di richedere una consulenza psicologica attraverso la quale ricercare delle strategie e modalità che le consentano di "controllare" alcuni aspetti del suo comportamento.

Credo che questo sia fondamentale proprio perchè se va avanti su questa linea rischia di accelerare quel processo che condurrà suo figlio ad "avere qualcosa" per cui doversi preoccupare. Credo che ne valga la pena se non volgiamo che la profezia si avveri.

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

[#4]
dopo
Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
Gent.ma dott.ssa Sussarello,
la ringrazio per la sua risposta. Come potrà capire non è facile condensare in poche righe quella che è la vita di una persona (nello specifico 36 anni) con tutti gli avvenimenti che hanno fatto sì che il carattere sia in un certo modo.
Io in genere tendo a cercare le soluzioni dei problemi, e non a farmi abbattere dai problemi stessi. E' per questo che chiedevo appunto uno spunto di riflessione.
Mi spiego meglio. Un po' di tempo fa ho parlato con un prete del fatto che non è facile non poter avere altri figli e che per me era un dolore. E lui molto candidamente, da prete di campagna, mi ha detto che tutti dobbiamo accetare quello che la vita ci presenta e che nello specifico mio padre ha dovuto accettare la morte prematura di mia madre, perchè sono cose che non si possono cambiare e vanno accettate con "serenità" (non rassegnazione).
Devo dire che questa cosa mi ha fatto bene, e ho accettato meglio il fatto di non poter avere altri figli. La sua collega, la dottoressa Cristiano, che molto gentilmente mi ha risposto mi ha scritto (cito testualmente) "Le sue preoccupazioni non le danno la possibilità di godere appieno del rapporto con suo figlio ed è anche per questo che è ossessionata dall'idea di non poterne avere altri". Questa per me è una linea-guida importante. Credo di aver capito che cosa intendeva e penso proprio sia un buon consiglio che proverò a mettere in pratica.

Mio figlio per forza di cose, ha dei disturbi della sfera emotivo-affettiva ed è seguito per questo. Una madre che nei primi 6 mesi non ha potuto stimolarlo, ha inevitabilemnte creato un piccolo ritardo nei comportamenti che stiamo cercando di colmare con la logopedista e la psicomotricista.

La ringrazio comunque anche per il suo consiglio.

Saluti.