Fobia sociale

Gentili dottori,
qualche domanda sulla fobia sociale. Ne soffro da quando sono nato, ma non generalizzata solo per certe situazioni, e da non confondere con la timidezza... mi prende l'ansia anticipatoria anche per le cose più banali, svolgere attività davanti ad altre persone, guidare con la gente a bordo, anche il tenere un bicchiere, leggere davanti alla gente, firmare o scrivere con chi ti guarda....e altre situazioni in cui sono osservato mi prende un disagio di fuoco proprio, a volte più a volte meno ,.. proprio il blocco, la tremarella incontrollata e tutto il disagio che ne consegue...e il senso totale di impotenza e umiliazione per questioni che alla fine sono banali e di routine( proprio perdersi nel tenere un bicchier d'acqua in mano :-)...che poi ovviamente è anche dura da spiegare agli altri...e poi ne consegue l'evitamento di tante situazioni temute, affrontate anche con successo poi di nuovo nel fallimento totale...e non si capisce più niente...visto che ci si sblocca poi ci si riblocca anche peggio di prima... Inoltre questo disagio mi spiazza perchè non ho invece alcun problema in generale a relazionarmi o stare con la gente....anzi ho molte amicizie, e sono estroverso, nè ho problemi a conoscere gente nuova eccetera....o anche ad "attaccare bottone" io per primo", ho solo il blocco nello svolgere attività davanti agli altri, e a volte addirittura più con quelli che conosco che con quelli che non conosco....cioè al culmine mi capita pure di evitare di fare il caffè davanti ai miei genitori perchè mi crea disagio e paura di non riuscire a farlo, sbagliare eccetera...a che punto siamo arrivati?:-) E mi sono sempre chiesto: dipende da fattori biochimici, ereditari, famigliari....e si può guarire una volta per tutte senza farmaci di cui mi sono stufato e comunque non sono nel mio caso risolutivi(ssri, benzodiazepine)..a parte un beta bloccante, ma se uno deve prendere un farmaco per il cuore per anche chessò mangiare insieme ad altri altrimenti trema la mano...mi sembra veramente la fine del mondo :-) che disagi assurdi e inutili, e uno lo sa, e più lo sa e più ovviamente ci soffre, ma emotivamente non è nel suo controllo. Aggiungo anche che la psicoterapia o parlarne non mi aiuta, anzi mi peggiora, perchè più ne parlo e più mi si accentua questo problema...mi si smorza solo se vedo o sono con persone che anche loro hanno questi problemi, o se riesco a parlarne e a sdrammatizzare con autoironia, ma non sempre si riesce a trovarla questa autoironia o si può maifestarla. In attesa di un'opinione vi ringrazio anticipatamente
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
lei è giunto ad un autodiagnosi della sua problematica o a contattato un professionista della salute mentale, psicologo o psicoterapeuta, che le ha chiamato "fobia sociale" il suo disagio?
Se si trattasse di "fobia sociale", mi sentirei di escludere fattori ereditari. Infatti sebbene il soma rientra sempre in ogni disturbo psicologico non possiamo considerarlo una causa.
Uno dei problemi centrali della fobia sociale è proprio il "giudizio", il fatto che gli altri possano giudicarci inadeguati in situazioni in cui si può essere il centro dell'attenzione. Allo stesso tempo è fondamentale l'emozione dell'imbarazzo, in quanto si teme di mostrarlo, come se si dovesse essere sempre padroni di noi stessi.
Queste tuttavia sono soltanto concetti generali. Nel suo caso specifico bisognerebbe cercare di capire quando è emerso il problema per la prima volta. Lei dice di averne sempre sofferto. E' possibile?
In quale fase della sua vita da sensazione spiacevole è diventato un problema invalidante?
Le consiglio in ogni caso, anche se è scettico, di rivolgersi ad uno psicologo. Gli psicologi non parlano e basta. Ognuno ha la sua arte.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentile utente,
Riprendo il concetto esposto dal dott.Mori, che condivido completamente; quello relativo al fatto che gli psicologi ' non parlano e basta'. E' vero che ogni specialista ha il proprio stile, chi portato ad ascoltare, chi ad interagire, chi maggiormente direttivo, chi meno ecc. E' altrettanto ovvio che non tutti gli psicologi vadano bene per tutti i pazienti. Quello che intendo dirle e' che, se lei sente che la sua problematica non viene superata tramite il parlare, e' opportuno che lei lo espliciti chiaramente a un eventuale specialista. Inoltre, sarebbe opportuno informarsi su quale tipo di approccio lo psicologo/psicoterapeuta segua. Ve ne sono alcuni molto focalizzati e incentrati sull'esperire concretamente delle situazioni, per esempio. Certo, all'esperienza segue comunque il momento di riflessione e di elaborazione, altrimenti il solo esperire diviene privo di significato.
Volevo chiederle se le perplessità sulla psicologia/ psicoterapia derivano da una sua esperienza negativa o da discorsi da parte di conoscenti, amici, familiari ecc. Le chiedo questo perché talvolta le idee che abbiano possono modificarsi in presenza di esperienze ulteriori. D'altra parte, il fatto che lei ci scriva per chiederci un'opinione mi fa pensare che lei ami confrontarsi e che sia aperto al dialogo.
Rispetto al suo problema, nello specifico, ritengo che sarebbe auspicabile un aiuto, in quanto sembra proprio che lei stia limitando alcune aree della sua vita. L'auto ironia e' una grande risorsa perché evidenzia i nostri limiti e quello che di noi non può essere cambiato ma deve essere tout court accettato benevolmente. Nel suo caso, tuttavia, mi sembra che ci siano delle possibilità di superare questo problema e per trovare soluzioni più funzionali.
Lei che ne pensa?
Un cordiale saluto

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Dr. Sandro Lingua Psicologo 47 2
Gentile utente,
mi associo ai miei colleghi nel ritenere che ciò che la turba e rappresenta il suo disagio può giovarsi notevolmente di un intervento psicologico.
Credo sia importante affrontare il significato che ha per lei vivere il suo disagio di fronte alle persone.
Di fatto l'imbarazzo ed il disagio, con le manifestazioni connesse (rossore, tremori, sudorazione, ecc.) sono situazioni che ognuno di noi prova prima o poi nella vita, ma possono diventare disabilitanti qualora non ce le consentiamo (ci spaventiamo, non ci riconosciamo, ci sentiamo a rischio di umiliazioni, critiche o quant'altro, ecc.).
Possono essere molti i significati connessi a tale reazione, ed il miglior modo per averli chiari è quello di non evitare le situazioni disagevoli, e di utilizzare i vissuti che si manifestano per prendere visione delle proprie emozioni, della propria immagine personale, e degli atteggiamenti attribuiti agli altri presenti.
Tutto ciò chiaramente non è fattibile e può diventare controproducente, al di fuori di una psicoterapia, in cui stabilire una gradualità di esposizione agli eventi, e dotarsi di strumenti consoni all'analisi dei suoi stati mentali.
Sto parlando di una approccio cognitivo-comportamentale, non so dire altrettanto su altri approcci che non conosco a sufficienza, e che potrebbero essere ugualmente validi.

Concludo manifestando la mia vicinanza nei confronti di una sua eventuale ritrosia ad affrontare la questione, ma vorrei incoraggiarla poichè un buon lavoro di terapia, a fronte di uno sforzo sicuramente da mettere in conto, ha buone probabilità di affievolire il disagio e portarla ad una qualità di vita più che soddisfacente.

Cordialmente

Dr. Sandro Lingua
psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
perfezionato in sessuologia clinica

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dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentili dottori,
intanto devo dire che sono ammirato e grato per la vostra disponibilità, il vostro interesse, e la vostra prontezza nel rispondermi. Ora nell'ordine rispondo alle vostre domande. Per il Dr. Mori: sì, inizialmente la diagnosi me la sono fatta da solo, in quanto il quadro del tipo di disagio è abbastanza evidente e individuabile, direi da manuale, poi ovviamente è stata confermata dagli specialisti( psicologi e psichiatri) a cui mi sono rivolto (di persona). Inoltre, come dice lei, riportando le sue parole che calzano a pennello, il problema di fondo e centrale che innesca il disagio è proprio la paura del "giudizio", il fatto che gli altri possano giudicarci inadeguati in situazioni in cui si può essere il centro dell'attenzione. Allo stesso tempo è fondamentale l'emozione dell'imbarazzo, in quanto si teme di mostrarlo, come se si dovesse essere sempre padroni di noi stessi." Poi sul fatto di esserci nato con questo problema è stato un mio modo di dire...cioè che è il disagio che più o meno ha sempre afflitto tendenzialmente la mia persona. Ovviamente però escluderei i primi 3 anni di età, per fortuna:-) e ovviamente ha avuto un suo decorso o percorso, qualsivoglia dire, e fino all' adolescenza è stato abbastanza lieve e non invalidante. Direi che fino all'adolescenza, quindi fino più o meno ai 15 anni, il tutto poteva rientrare nel quadro di una naturale timidezza con i suoi piccoli o piccoli grandi disagi proporzionati alle varie fasi dell'età, ma già con una tendenza a fissarmi in anticipo su possibili situazioni temute, paure da prestazione, paura di fare brutte figure eccetra. Ad esempio, per fare un esempio ludico, ameno e banale, ricordo che essendo il rigorista della squadra di calcio... già tutta la settimana prima della partita ero angustiato dal timore di battere il rigore, tant'è che per potere giocare in modo sereno chiedevo al mister di dispensarmi da questa incombenza, ma essendo il migliore non mi accontentava, quindi ci tengo anche a dire che se non fosse stato per l'eccessiva emotività ora sarei in serie A:-) Dai scherzo un po' perdonatemi. Comunque ecco l'emotività poco gestibile e l'insicurezza mi hanno sempre caratterizzato, questo sì. Fattori traumatizzanti o scatenanti? Be'...nell'ambiente in cui sono cresciuto ho avuto accanto persone, che non specifico, emotive, paurose e che avevano il terrore di quello che possono pensare gli altri e della "brutta figura"... e anche qualche altra figura ipercritica...tuttavia questo fatto non lo considero nulla di che, nè lo voglio rivangare come per scaricare la colpa sugli altri
Da piccolo comunque...ricordo che ero molto intrepido su certe situazioni, anche troppo...come salire sugli alberi...mentre nemmeno i più grandi di me se la sentivano.. e altre "prodezze avventurose"...e quando li vedevo spaventati per me perchè me ne stavo tarnquillo su una quercia....mi dicevo "ma che cosa avranno da temere boh?" eppure a forza di sentire le loro angosce e quelle di chi mi badava dopo un po' anche io ho pensato... "a sto punto ci sarà da avere paura davvero...e piano piano si sono in me insinuate diverse paure che non avevo. Ma anche questi sono aneddoti che ritengo poco imporatnti, anzi tutt'al più anche abbastanza comici. Da bambino cose che possano avermi un po' ferito magari sono state quelle volte, ma poche, che sono stato oggetto di scherno dei più grandi di me...ma anche qui niente di che direi, robe normali...e per fortuna non sono stato un bersaglio. Con l'adolescenza invece, l'inizio vero degli interessamenti per le ragazze, e tutto gli "scovolgimenti e impeti" che avvengono in quella fase...mi sono aumentate vertiginosamente le insicurezze, la paura del confronto con gli altri, di essere rifiutato, non solo dalle ragazze, ma anche dal gruppo...e un gran timore soprattutto di non avere la considerazione da parte di quelli più "duri e ammirati" di me, che per me erano dei "Fonzie" e anche io volevo esserlo, ma l'estrema insicurezza mi faceva diventare impacciato...ed essere più un Richy Cannighan, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore un totale imbranato alla Fantozzi:-) :-) Ma anche fino alle medie la situazione non è stata catastrofica perchè avevo i miei piccoli successi... anche con le ragazze, a parte ovviamente a quelle di cui ero interessato io....ma insomma anche questo è un classico da manuale:-) Quando è arrivata la tempesta, il tubine devastante e traumatizzante?Aimè alle superiori. Pensavo che entrare in contatto con nuova gente, sia amici che amiche mi avrebbe sbloccato del tutto...già immaginavo...entrando nel gruppo, nel giro di amici (bulli) e amiche (pupe), forte della loro considerazione, avrei superato ogni inibizione e sarei diventato appunto un "Fonzie" anche io, ma invece andò totalmente diversamente. Dai bulli subuii il bullismo, e verso le "pupe" della scuola ero totalmente inibito visto che mi sentivo il più deriso, debole, diverso e imbranato della classe. Contrariamente invece fuori da scuola avevo molti amici e amiche che mi stimavano e a cui piacevo, e con cui mi sentivo disinvolto, e ricercato e anche un po' "desiderato". D'altro canto a scuola me ne stavo in un cantoncino accantonato: Scizofrenia dell'identià! "Ma come.. fuori piaccio e lì faccio schifo?" Comunque per me andare a scuola era diventato un incubo per le continue umilianti e irrisorie vessazioni che subivo,e le varie etichette. Quindi oltre a degradare nel rendimento scolastico iniziai i primi atteggiamenti da evitamento, ovvero marinare la scuola... e mi sentivo molto solo in questo disagio e nessuno con cui poterne parlare e da cui poter essere compreso...inoltre nemmeno se c'era qualcuno disponibile ad ascoltare l'avrei raccontato perchè lo vivevo come un'onta tremenda....e purtroppo piano piano entrai anche nel giro orrendo dell'alcol e della droga... e per lenire le sofferenze e tormenti e per far fronte alle paure, alle insicurezze, inibizioni...e addirittura anche per sentirsi qualcuno, perchè allora come oggi in certi ambienti, la vita trasgressiva veniva esaltata...e nel gruppo ci si faceva stima per le varie "prodezze" della vita da sballati e tutti i suoi nefasti miti. Realtà abominevoli direi. Ovviamente tutto è peggiorato in me, sempre più debole, sempre più paranoico...sempre più fuorviato e danneggiato....tant'è che poi finii in psichiatria per un disturbo di attacco di panico e derealizzazione...con la solita insicurezza e "fobia del giudizio degli altri" sempre sottostante, sicuramente, se non peggiorata, quantomeno costante fissa, ma non più prevalente perchè dovevo far fronte a disagi maggiori...anzi quando soffrivo di derealizzazione...tutti i tormenti delle fobie eccetera mi parevano delizie rispetto al nuovo incubo di cui ero afflitto. Poi il maremoto di terapie solo farmacologiche più deleterie che curative, ma su questo ora vorrei sorvolare... Ho comunque cambiato classe, nuovi rapporti di amicizia sani, validi e veri,e piano piano ho ritrovato l'autostima e la capacità di esprimere me stesso. Poi c'è tutto un altro periodo con luci e ombre, disastri e rinascite troppo lungo da raccontare qui, che già vi sarete stufati :-) In mezzo, per rispondere alla dott.ssa Scolamacchia, dico che ho avuto solo un'esperienza (fallimentare) con una psicoterapeuta...non certo per colpa delle sue competenze, nè tantomeno della sua persona, ma evidentemente non era adatto a me quel tipo di percorso. Comunque per quanto riguarda invece le esperienze indirette conosco, al contario, solo persone che dalla psicoterapia o comunque con voi "strizzacervelli" hanno trovato giovamento. Perdonatemi il termine , ma io lo intendo in modo vezzeggiativo, per me è un termine più carino, simpatico, informale e sdrammatizzante che "dottore":-) Per concludere rispondendo al Dr. Lingua: sì penso anche io che i "blocchi" debbano essere smossi affrontandoli, e con più o meno frequenza ho sempre cercato di affrontarli e non evitarli sempre, ma gli esiti fortemente fallimentari mi hanno traumatizzato ancora di più e aumentato lo scoraggiamento.. fino all'abdicazione, almeno per certe situazioni. Comunque vorrei precisare che, superato il periodo adolescenziale, questo timore del giudizio degli altri io non lo approvo affatto, nè tantomeno ritengo che uno debba smaniare o ricercare l'opinione degli altri e identificarsi in essa, sia in positivo che in negativo, Ma è ormai un meccanismo direi automatico, impulsivo, totalmente irrazionale, perchè appunto sono consapevole che oltre a essere sbagliato è illogico e sproporzionato alla realtà...un qualcosa che subisco mio malgrado e che proprio dal punto di vista emotivo e le sue somatizzazioni fisiche risulta imprevedibile e poco controllabile. Ora, terminado in bellezza, dico sì forse la psicoterapia potrebbe aiutarmi....non ho preconcetti massicci su questo, ma....non ho i quattrini per permettermela :-P This is the question :-( Altrimenti come dice la Dott.ssa... certo che non solo amo il confronto,la comunicazione e l'apertura verso gli altri, ma per tanti motivi "luminosi e felici" è anche gran parte della mia vita.
Ecco... finito il poema tragicomico di un pochino delle mie disavventure psicologiche:-)
Scusate la probabile incerta ortografia, ma ho dovuto scrivere di fretta.
Intanto vi ringrazio di già, anche se non leggerete tutto:-)
[#5]
Dr. Sandro Lingua Psicologo 47 2
Gentile utente,
per quanto riguarda il 'non evitare e traumatizzarsi in seguito', va a confermare,come le dicevo, che il lavoro di esposizione alle situazioni disagevoli va fatto nell'ambito di una psicoterapia, non è infatti volto a spronarsi o forzarsi (aspetto controproducente), ma a creare consapevolezza rispetto a ciò che vive emotivamente.

L'aspetto economico è sicuramente un forte freno, non conosco il territorio romagnolo, ma la invito ad informarsi alla sua ASL di zona, od in alternativa presso associazioni, onlus, o scuole di psicoterapia; spesso si trovano realtà in grado di fornire uno psicoterapeuta volontario o a prezzi vantaggiosi, od uno specializzando in grado di dare una risposta in termini gratuiti (se tirocinante).

L'ironia e la tendenza a sdrammatizzare che la caratterizza è una dote, ribadisco però il suggerimento di prendere sul serio la possibilità di prendersi cura di questo aspetto della sua vita, investendo sul suo benessere futuro

Cordialmente
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentile utente,
Le sue indubbie doti cognitive, la sua intelligente ironia e le sue capacità introspettive sono di certo una risorsa preziosa che potrebbero essere potenti alleate in un processo di cambiamento. Anche il fatto che lei sia riuscito a svelarsi in modo così chiaro e' un'ulteriore potenzialità che potrebbe essere messa al servizio di una psicoterapia ben condotta. Il fatto economico può costituire un ostacolo, questo e' comprensibile, ma il dott. Lingua le ha dato delle ottime indicazioni su come aggirare il problema. Ritengo, infatti, opportuno per una qualità della vita migliore di quella che lei ha sperimentato finora, che le sue risorse non vadano disperse ma costituiscano i suoi punti di forza in un percorso terapeutico.
Un cordiale saluto
[#7]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
E soprattutto indubbie doti calcistiche :-)
Gentili dottori,
sieti stati davvero gentili, e in parte mi avete rasserenato con i vostri consigli e la vostra comprensione. Dr Lingua, non avevo letto bene la sua prima risposta. Sì concordo che non bisogna forzarsi oltremisura, e che sentirsi sempre in obbligo di dover superare e affrontare i propri limiti diventa opprimente e controproducente, ancor peggio se da soli.
Secondo me comunque la soluzione è fregarsene, come m'è capitato per altre questioni, accettarsi punto e basta con i propri limiti e debolezze... che poi... ma sono questi i limiti e le vere debolezze negative dell'uomo?.... e recidere definitivamente quei lacci dell'ego abbagliato da falsi miti di falsa forza...che c'impone questa società della super efficienza e tutta l'idolatria televisiva...bah...
e non vivere tutto come una prestazione o competizione...
Un conto però è cantarsela un conto è quando effettivamente arriva questa maturazione, ma non penso che arriverà mai fissandosi col coltello tra i denti su questo obiettivo. Più ci s'impunta di dover assolutamente risolvere una cosa e più diventa complicato e difficile... lasciamo che la primavera arrivi naturalmente :-) certamente passando per le fatiche dell'inverno...
Nella mia unica esperienza terapeutica con una strizzacervelli, sembrava che il fatto che riuscissi a razionalizzare il problema ed essere cosciente della sua insensatezza già costituisse la guarigione definitiva... e anche che le mie presunte doti, che la Dr. Scolamacchia mi ha gentilmente sviolinato (e comunque la ringrazio di questo:-) le ho rilette almeno una decina di volte :-) vabbe' comunque a volte per queste "doti" e proprio perchè mi vedono (strizzacervelli col camice o senza) conscio , introspettivo e un po' intelligente... questo sembra quasi mi discrimini... che non possa essere uno con questi blocchi e problemi, e non vengo preso molto sul serio, banalizzando il tutto..e facendomi sentire ancora più incompreso e assurdo.
Comunque, come mi avete suggerito, sto prendendo contatti presso associazioni.
E se avete ancora suggerimenti, e magari anche complimenti, li accetto volentieri:-) :-) :-)
Tra l'altro forse potrei trasferirmi a breve a Cerveteri, quindi Dott.ssa se vuole fare del volontariato...scherzo :-)
Grazie ancora di cuore :-)
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Non le do altri suggerimenti ne' aggiungo complimenti ( e i miei non erano tali, li prenda come impressioni dettate dall'intuito e dall'esperienza) ma le faccio davvero tantissimi auguri di cuore! Anche se e' proprio simpaticamente e intelligentemente ironico, la prendo molto sul serio.
Un caro saluto
[#9]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
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Ma uffaaaa, una volta che trovi qualcuno che ti ascoltaa...è già finita :-(
Gentile Dr.ssa,
posso chiederle 2 ultime cose che volevo già chiedere, ma mi son dimenticato? (domanda retorica perchè tanto chiedo lo stesso:-)
1)Ma c'è differenza tra fobia, paura e viltà? questo non l'ho mai capito.
2) Siccome ho la dipendenza dalle benzodiazepine, che è la cosa peggiore tra l'altro, è vero che per questo ci si può rivolgere al Sert?
Saluti stanchi, ma colmi di speranza :-)
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Bella domanda, la prima. Richiederebbe un trattato, ma cercherò di essere concisa il più possibile. Comincio dalla paura, che e' considerata un' emozione primaria e universale, vale a dire condivisa da tutto il genere umano ed animale, e che ha come scopo la sopravvivenza dell'individuo in un con testo pericoloso o percepito tale. Le azioni in seguito alla paura sono generalmente di fuga o di evitamento del pericolo. La valutazione che viene fatta del contesto percepito minaccioso e' rapidissima e dipende dal sistema limbico, luogo cerebrale deputato alle emozioni. La paura e' sana e ci protegge. Va attentamente considerata perché può salvarci la vita!
La fobia e' un tipo specifico di paura di una situazione, oggetto od animale che la persona tende ad evitare in ogni modo. E' circoscritta, generalmente, a un contesto specifico ( fobia dei ragni, per es.; la fobia si attiva in presenza dell'animale e cessa se i ragni si allontanano). Generalmente, la fobia limita la vita di una persona, in certi casi può diventare invalidante ( immagini un pilota con la fobia di volare..!) e può essere trattata con successo a livello terapeutico in tempi anche brevi.
La viltà e' una costruzione terminologica e concettuale che risente molto di condizionamenti culturali e, quindi, cambia nel significato a seconda dell''etnia e del contesto culturale. Le faccio un esempio; un soldato in guerra potrebbe essere considerato vile dai suoi superiori se non esegue compiti in cui mette a rischio la sua vita. Lo stesso soldato, visto da un punto di vista psicologico, ad esempio, potrebbe, invece, essere considerato molto saggio se evita di mettersi in condizioni pericolose ( insomma, la Patria può attendere...). Questo e' quanto.
Per la seconda domanda, le chiedo: chi le ha dato le benzodiazepine? Uno psichiatra del Servizio Sanitario? Perché, generalmente, e' lo stesso specialista che valuta il farmaco e provvede a un eventuale scalaggio ( non interrompa MAI il farmaco, mi raccomando, in modo repentino ma solo se monitorato da uno psichiatra di riferimento!).
Le auguro una Buona Giornata!
[#11]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentile Dr.ssa,
bella la risposta sulla prima domanda, concisa ma esaustiva, ed interessante soprattutto per quel che concerne il concetto di viltà, non l'avevo mai letta in questi termini.
Per quanto riguarda la sua domanda, era meglio che non me la faceva:-(... sì me le ha date uno "specialista" del servizio sanitario quando avevo 20 anni, ma non ha provveduto a un bel niente a parte a scaricarmi letteralmente con una super dipendenza e ad abbandonarmi a me stesso nello scalaggio...quindi dovendo fare da solo, totalmente da solo visto che nella mia realtà in cui vivevo e vivo non c'è un bel nessuno (o quasi) che aiuti.. a parte calci in faccia (altrimenti nemmeno sarei qui a scrivere a un monitor), mi trovai poi in problemi più alti del collo..per poi doverle riprendere con altre schifezze per cercare di raccogliere i pezzi, invano. Ma questo è un capitolo ben più grave, soprattutto anche dal punto di vista fisiologico, di quello delle varie ansie, fobie o paure...dove troppi addetti ai lavori hanno chiuso e continuano a chiudere gli occhi, e devono difendere l'operato dei colleghi a spada tratta, senza un briciolo di umiltà e onestà intellettuale, oltre che umana e professionale. E macelli peggiori con conseguenze irrimediabili sono stati fatti anche a persone a me care. Non voglio sparare sulla categoria, anche perchè so che tanti fanno bene, e nemmeno su chi ne è responsabile, perchè non è mai umanamente giusto sparare su qualcuno, nè costruttivo in alcun modo, e non è questa la sede, meglio lasciar perdere.. ho solo capito, come dice mio babbo, che in questa vita è meglio non trovarsi nel bisogno... saremo stati sfortunati noi. Ma su questo punto non trovo alcun spunto di ironia o autoironia..
a parte chiedere se si può andare col WindSert.
Scusi lo sfogo :-(
Grazie ancora di cuore e buona giornata anche a lei.
[#12]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Al WindSert trattano le dipendenze, che io sappia, ma lei chieda pure al Servizio. Non ho una conoscenza diretta del Sert, per la verita', tanta quanta ne ho del CSM o dei Centri Diurni dove puo' trovare psichiatri e anche psicologi e/o psicoterapeuti. Certo, la sua esperienza e' stata negativa, purtroppo, ma potrebbe informarsi se il CSM della sua zona, adesso, funziona bene ( a volte, accade!). Magari, negli anni, da quando lei ne aveva 20, qualcosa potrebbe essere migliorato, chissa'! Comprendo davvero quali possano essere state le sue vicissitudini, anche perché i servizi sanitari spesso non hanno o le strutture adeguate o, peggio, un personale motivato ad aiutare con umanità. Non dico competenza, perché immagino, o spero, che quella almeno ci sia nella maggior parte, ma l'empatia e la sensibilità nel trattare storie molto complicate con dietro, sempre, molta sofferenza. Credo che un po' tutti noi, comuni mortali, che ci rivolgiamo alle strutture pubbliche, e talvolta perfino private, siamo rimasti delusi e anche disgustati per quello che abbiamo visto e sentito. Ma io la invito comunque a continuare a cercare e a non disperare, perché specialisti molto seri, preparati e umani esistono, eccome, per fortuna. Nessuno e' onnipotente ne' ha la bacchetta magica per risolvere i problemi dei pazienti, se questi non sono sufficientemente collaborativi, tuttavia vi sono cose che i pazienti hanno il diritto sacrosanto di chiedere. Quello che lei dice, con una certa amarezza, sul bisogno, ovvero che sarebbe meglio non provarlo, talvolta e' dolorosamente vero. Tuttavia, tutti noi abbiamo bisogno di affidarci agli altri, per motivi diversi, prendiamo a volte 'fregature', ci rimaniamo male ma continuiamo a cercare e non disperiamo. Spero di averle dato una piccolissima punta di speranza e se ci sono riuscita, beh, la mia giornata non è' stata sprecata.
Un caro saluto
[#13]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Cara dtt.ssa,
"le scrivo...così mi distraggo un po' " :-)
No, non dispero, soprattutto quando leggo una esimia dtt.ssa che come me, cretino, scrive WindSert :-)
Invece per quanto riguarda il nostro CSM...il famoso "a volte capita" da noi non è capitato, quindi non solo c'è sempre un unico e stesso referente, suo malgrado e oberato, quindi nemmeno da fargli poi tante colpe se compie qualche inevitabile strafalcioneria...ma per questo limite devono fare una selezione, e a me, come allora, mi "scaricano"...perchè non sono considerato abbastanza grave(e questo è un bene)...ma chi mi segue allora? Ho chiesto anche qualche mese fa, nonostante il precedente negativo, ma niente... non mi può prendere in carico. Quindi mi devo arrangiare un po' col medico di base...che però può fare e sa fino a un certo punto ovviamente. E' tutto un sistema che qui non funziona, non è tanto una questione di responsabilità individuali, e ci rimettono tutti tra medico e pazienti...infatti questo è un problema che non riguarda solo me , ma riguarda diversi del mio distretto. E i risultati deleteri mi sembra che siano evidenti da quel che sento un po' per tutti, ma nulla cambia. Tra l'altro io ho vissuto anche in un altro posto, ma siccome avevo cambiato solo il domicilio e non la residenza, non potevo nemmeno andare da quelli del centro della zona in cui ero domiciliato, perchè conta la residenza. Comunque negli anni poi non è che sono sempre stato senza uno specialista di riferimento, ne ho avuti alcuni a pagamento e bravi, ma poi la difficoltà economica (e altro che non specifico) mi ha sempre impedito di portare avanti un discorso con la continuità necessaria...eppoi anche io, come tanti pazienti, mi tocca ammettere che non sempre sono stato tanto paziente, bravo.. e anche un po' capricciso e poco malleabile..."questo sì questo no...questo basta,proviamo quest'altro?" eeh insomma :-) Certo però che sul problema "dipendenza benzodiazepine" con i suoi annessi e connessi, mi hanno sempre snobbato, come se non dovessi proprio pormelo come problema...tipo..."ma queste le puoi prendere a vita tranquillamente." Mi pare ovvio, sono tranquillanti.. e allora dicono prendili "tranquilla/mente":-) Ma insomma!...una volta c'era la famosa domanda "che porteresti in un'isola deserta"? e a me ora mi tocca dire una valigia piena di benzodiazepine:-( e un WindSert sulle spalle...anzi sulla testa :-) Madda!. Sono un tipo di medicine che si deve pretendere di poter togliere un giorno...no? Dico boh e chiudiamo il discorso. Ora le dico invece che ho apprezzato molto il suo interessamento sincero ed è certo che mi ha dato speranza, una piccolissima infinitesimale punta, ma cristallina come il diamante:-) e tutte le volte che sento persone che vogliono di cuore aiutare il prossimo provo speranza ...Quindi no, non ha sprecato il suo tempo per quel che mi riguarda:-) Comunque mi sto rivolgendo altrove, questo sì, ma non credo che andrò col WindSert...ne ho già avute troppe di onde anomale:-) Inoltre, e più importante, ora nella mia vita ho l'Amore...ed è quello alla fine che conta, nonostante tutte le notti..e che ci illumina e che ci salva... infatti nemmeno dovrei lamentarmi troppo. Solo una cosa nella sua risposta mi ha deluso...il fatto che nessuno avrebbe la bacchetta magica...ma come.. nemmeno lei?:-) :-) eddai concludo gioiosamente:-)
Grazie ancora di cuore
Un caro saluto.
[#14]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Sono io che la ringrazio perché e' stato con vero piacere confrontarmi con lei, la sua storia, le sue argute opinioni. Mi sono sicuramente arricchita un po' di più e sono contenta. Mi convinco, una volta ancora, che l'incontro terapeutico, persino online, può essere una 'esperienza emozionale correttiva', in cui la relazione crea le condizioni per affrontare un pur minimo cambiamento. Sono consapevole che questo non sia sufficiente, ovvio, ma e' comunque meglio di niente. Questo volevo dirle, prima di iniziare una faticosa ma costruttiva giornata!
Un saluto affettuoso.
[#15]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Cara Dott.ssa,
visto che sono collegato e per rimanere in amicizia, le scrivo la mia ondeggiante, ma "arguta ":-) riflessione di oggi per arrivare... chissà come... a quella che lei definisce "faticosa ma costruttiva giornata"..anche se lei magari ora è a fare il WindSert alle Hawaii :-) Penso, in base alla mia esperienza, che il problema peggiore nei casi di disagio psicologico o psichico qual dir si voglia...ecco già questi termini spaventano...fanno pensare a persone squilibrate...è dunque proprio il fatto che nella società "normale" in cui si vive, nonostante che tutti i film Horror ainoi non siano riusciti a fare peggio di ciò che avviene negli ultimi periodi, è che non se ne possa parlare, e tutti i pregiudizi che ci sono a riguardo...racconta un male fisico sì, o anche uno sentimentale, lavorativo...e un problema spirituale? no vabbè questo proprio no...questione ancor più malmessa dell'aspetto psicologico.. ormai è sotto le scarpe e non si sa nemmeno se esiste, e infatti siamo un po' tutti sotto le scarpe, anche delle nostre...e sul disagio psichico... a meno che non trovi un altro "svitato" come te:-)....c'è un gran taboo, e di conseguenza una gran solitudine e vergogna per chi ne è afflitto, tra l'altro anche la tv gioca dei cattivi tiri...se succede qualcosa e si scopre che la persona assumeva degli psicofarmaci...ecco che fanno passare chi usa psicofarmaci come uno psicopatico..e invece farebbero bene a parlarne e a vedere un po' che oggi questi problemi chi più chi meno colpiscono un po' tutti...altrimenti non esisterebbero nemmeno questi siti tanto affollati, e sempre più persone che fanno il suo mestiere... anche se fuori come per baleno tutto scompare e sembra che nessuno prenda medicine o abbia problemi...e un altro elemento un po' antipatico è che anche se trovi una persona amica, ma che non c'è passata ...non sa sempre suo malgrado consigliarti e rischia anzi di far peggio, però c'è da dire che se ti vuol bene ti può dare il suo affetto sincero e questo è il miglior consiglio:-) e senza di esso non si fa un millimetro di passo in avanti...quindi detto questo basta di fare le vittime, ma è proprio lo Spirito d'Amore che risolleva...anche da sotto le scarpe :-)
Dunque non si preoccupi della sua fatica, perchè come diceva la piccola grande Santa Bernadette "chi ama fa tutto senza fatica, oppure ama la sua fatica"...e io aggiungo che chi non ama invece fatica comunque e per niente :-)
Aloha :-)
[#16]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Quello che lei dice e' molto vero. Vi sono ancora pregiudizi sul disagio psichico e sembra che la maggior parte voglia nasconderlo quasi fosse una vergogna. Credo, invece, che sia la stessa condizione umana a creare le basi per la malattia, sia essa fisica che psicologica. Quello che ancora non si vuole capire e' che la distinzione fisico-psichica, di cartesiana memoria ma potrei spingerei molto più in la' nel passato, e' arbitraria e non confermata da recenti studi in merito. Eppure, a dispetto delle scoperte, molti ancora credono a questa scissione. Peccato...per loro, intendo, in quanto rimangono in un cerchio ristretto e limitato di conoscenze sorpassate e di pregiudizi antichi.
I mass media ci bombardano con notizie contrastanti e tocca, di volta in volta, filtrarle e verificarle. Ovviamente, sono pochi quelli che hanno il tempo di fare tutto questo, per cui è' più facile 'inghiottir le' acriticamente...con il rischio, però, di assimilare prodotti tossici o di fare indigestione.
Questo e'. Tuttavia, proprio la crescita di siti come questo e di altri, se, da una parte, mette in evidenza il bisogno di alcuni di rivelare il proprio malessere e cercare di superarlo, dall'altra evidenzia la speranza che questo sia possibile. Io guardo alla speranza, quindi, e tiro dritto rispetto a tutto il resto. Il tempo di maturazione delle coscienze e' lentissimo, forse nessuno di noi presente oggi riuscirà a vederlo, ma i dati che arrivano sono confortanti. Purtroppo la televisione, pur di fare audience, insiste su eventi raccapriccianti e cancella il lavoro silenzioso e fattivo di tanti. Però, basta saperlo e contrastarla, raccogliendo altre informazioni, circondandoci di persone con le quali possiamo condividere, sospendendo il comune giudizio pregiudizievole. Tirare dritto, nonostante gli impedimenti, richiede energie che, se messe al servizio dell'amore, possono dare buoni risultati in tempi non prevedibili.
Buon inizio settimana!

[#17]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie, bell'intervento, è molto profonda la sua disamina...soprattutto mi interessa quel discorso "scissione mente copro"...anche perchè anche io, ad esempio sulle fobia sociale, l'ho sempre percepito come un disagio alla stessa stregua di quelli fisici...per non parlare di altri tipi di ansietà ancora più disarmanti e maggiori, tipo la derealizzazione...dove ti varia proprio la percezione delle cose.
Cioè, non è che uno in seguito a un ragionamento calmo e logico stabilisce..."no be' questo è da temere, o non voglio espormi a questo per la reputazione"...proprio per niente....è il corpo che esplode in manifestazioni inibitorie e ti blocca e ..a volte stende proprio. Anche se la radice è psicologica...ma poi il pensiero, la paura....non si formano tutti dal cervello, che mi pare sia un organo come gli altri e anche quello che dirgige tutto il nostro corpo? Non so, son concetti difficili da spiegare, ma chi li vive li conosce concretamente e perfettamente come si precepisce e si conosce una gamba rotta che non riesci a muovere o un gran mal di testa o il mal di denti..
Che intendeva lei per il fatto che la distinzione fisico- psichica è arbitraria?
Buon...fine settimana:-)
[#18]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
'È' il corpo che esplode in manifestazioni inibitorie e ti blocca e...a volte stende proprio'. In alcuni casi, sembra succedere proprio questo. Il corpo e' il confine e il limite di quello che siamo. Contiene e trattiene la nostra storia. Conosce di noi molte più cose di quanto noi riusciamo ad essere consapevoli. Nasconde le nostre paure paradossalmente rivelandole. Il corpo sa quello che noi, spesso, non possiamo sapere. Esso affonda le radici molto lontano, quando la nostra psiche era ancora in via di trasformazione ed era 'assoggettata' al corpo in crescita ed in evoluzione. Quando non avevamo ancora 'le parole per dirlo', il corpo registrava, ricordava, tratteneva e si esprimeva in qualche modo. Basta osservare i bambini piccoli; essi non hanno altro modo di esprimere gioia e dolore se non attraverso il corpo e le sue manifestazioni, sane o patologiche. Ritengo che quello che il corpo ha registrato rimanga indelebilmente impresso. Sembrerebbe, allora, che, psicologicamente parlando, possiamo fare ben poco per contrastare il nostro corpo-limite. E invece no, possiamo fare moltissimo. Studi di neurobiologia dimostrano che nuove 'esperienze correttive' quali quelle che un buon lavoro terapeutico fa, sono in grado di creare nuovi circuiti e di aprire a nuove possibilità. Insomma, il nostro cervello e' plastico e sembra rimanere tale anche in tarda età, sempre che l'abbiamo esercitato e curato, come i 'grandi vecchi' ci insegnano. Possiamo sempre imparare dall'esperienza, se questa e' psichicamente elaborata e non 'subita'. Altrimenti, anche l'esperienza non serve. Serve attribuire un significato all'interno di una relazione. Ed ecco che alzare gli steccati tra fisico e psichico e' arbitrario, pur avendo, i due componenti, diversi percorsi e diversi strumenti. Un dolore psichico ha una espressione corporea, per quante 'maschere' vogliamo indossare. Possiamo esternamente controllare la manifestazione, ma non impedire movimenti fisici e reazioni chimiche interne. Abbiamo, tuttavia, la possibilità di ricorrere a tecniche di rilassamento e di meditazione che, effettivamente, hanno un impatto anche su questi. Ma e' lO che decide di ricorrere a metodologie efficaci o meno, in base a una sua assunzione di responsabilità. Il discorso e' lungo. Basta. Non vado oltre. Buona domenica!
[#19]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie. Effettivamente il discorso diventa un po' troppo profondo e articolato, da non andare oltre online. La ringrazio comunque per la superdisponibilità :-)
Buon tutto:-)
[#20]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Buon tutto a lei!
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