Disturbo di personalità dipendente e guarigione

Salve, chiedo subito scusa dato solo di recente mi sono rivolta a Voi; vorrei chiedere una cosa: in quanto tempo si guarisce dal disturbo di personalità dipendente (a cui si aggiungono tratti del cluster a); capisco che non posso ricevere un termine certo, non so neppure se esistono dati in letteratura a cui possiate fare riferimento e, a questo punto, mi sentirei soddisfatta anche di una risposta sulla base della Vostra esperienza professionale. Forse sono fatta (particolarmente) male io, ma domando perchè sono diversi anni che faccio psicoterapia ed io non mi sento cambiata profondamente nè sono riuscita a cambiare sostanzialmente la mia vita. Io adduco la mia difficoltà di cambiamento al rapporto con il mio psicoterapeuta, lui mi ribadisce che è perchè mi oppongo al rapporto con lui; io dico che mi oppongo al rapporto con lui perchè non sento che c'è sintonia con lui, nè io mi sento a mio agio e lui mi risponde che è perchè mi oppongo a lui. Non entro nel merito del rapporto tra me ed il mio terapeuta perchè non ci sto capendo più nemmeno io, però penso che con tutti i problemi che ho, vorrei non avere problemi con il mio terapeuta. A questo punto però mi domando anche -e questa è la seconda domanda che pongo a Voi- è possibile che io abbia problemi con il mio terapeuta a causa dei miei problemi personali? E come faccio a capire se io ho problemi con lui a causa dei miei problemi personali o piuttosto per motivi caratteriali (di entrambi o anche solo relativo al carattere del mio terapeuta, carattere con cui non mi trovo)?
Come sempre ringrazio molto e porgo cordiali saluti
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile utente, molte sono le ragioni che non consentono un cambiamento, legga questo in proposito https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html
inoltre se la diagnosi è corretta nessuno può stabilire un reale passaggio tra una personalità con disturbo diagnosticato e una senza, i tratti rimangono anche se con una maggior funzionalità
Una personalità dipendente, o narcisistica o borderlie e così via conserverà le sue caratteristiche peculiari. la terapia fa si che il soggetto portatore di questi tratti sia ben funzionate, ben adattato. Insomma la terapia limita il più possibile il danno.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Grazie Dr. De Vincentiis, ricordo il titolo dell'articolo che mi ha suggerito, l'ho letto in passato, magari lo rileggerò.
Speravo in una risposta per me più ottimistica e positiva, ma di certo non è un appunto negativo nei Suoi confronti che mi ha solo dato una risposta in materia.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

concordo con quanto scritto dal Collega, ma mi pare importante sottolineare che anche la relazione terapeutica è importante e, se con il terapeuta incontra qualche difficoltà, deve comunicarglielo in modo molto diretto, per poter avere tutti i vantaggi da questa terapia.

Tenga presente che anche all'interno della psicoterapia (nella relazione con lo psicoterapeuta, intendo) Lei, così come tutti i pazienti, tende a mettere in atto le stesse modalità che utilizza fuori dalla relazione.

Quindi, trattandosi di un disturbo della personalità, è possibile che emergano proprio quei problemi nella relazione e quelle difficoltà che L'hanno portata in terapia...

Per quanto riguarda i tempi del trattamento, i disturbi della personalità richiedono un tempo maggiore rispetto ad altri disturbi.

In ogni caso, ne discuta con lo psicoterapeuta.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Teresa Grimaldi Capitello Psicologo 1 1
Gentile utente,
è importante sapere che i disturbi di personalità si connotano spesso per le difficoltà a mantenere relazioni e progettualità relazionali non solo fuori dallo studio di psicoterapia.
Provi ad entrare nel merito della sua scarsa sintonia col suo terapeuta e al tipo di disagio che prova, a verbalizzarlo e argomentarlo con lui, provi a differenziarlo da altre relazioni significative e vedrà che alcuni nuclei problematici del suo disturbo potranno diventare oggetto del vostro lavoro congiunto.

Cordiali saluti,
Teresa Grimaldi Capitello

Dr.ssa Teresa Grimaldi Capitello

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dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Io La ringrazio tanto Dott.ssa Pileci; mi ha risposto anche nel precedente consulto ed è la seconda volta che mi dice cose che mi ripete il mio terapeuta ed altresì mi dice una cosa giusta e cioè di parlare in maniera diretta con chi ha gli strumenti per aiutarmi; ma ho molte e varie difficoltà anche in tal senso, sia perchè mi sento schiacciata dalla personalità del mio terapeuta (che ammiro ma che, al contempo, fa emerge il mio sentimento verso me stessa, in termini di insicurezza) sia per miei imbarazzi.
Ho paura di non riuscire ad avere una vita soddisfacente, ho paura che non riuscirò mai in tal senso; ma questa è una digressione rispetto al consulto.
Di nuovo grazie mille, un cordiale saluto
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66


Gentile utente,

dopo svariati anni di psicoterapia e di questo infinito tira e molla tra Lei e il terapeuta, forse è giunto il momento di fare il punto della situazione e degli esiti della psicoterapia.

Naturalmente assieme al Suo psicoterapeuta.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#7]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Salve Dott.ssa Grimaldi Capitello, La ringrazio.
".. difficoltà a mantenere relazioni e progettualità relazionali .." è vero, purtroppo mi ritrovo in questa descrizione.
".. oggetto del vostro lavoro congiunto." è quello che spero di riuscire a fare.
Grazie mille. Proverò a parlare di tutto ciò che mi preme con il mio terapeuta. Nonostante le mie svariate e frequenti crisi, devo molto a questo terapeuta, seppur riconosco anche che rispetto agli anni di terapia, poco è cambiato; ma forse anche io ci metto del mio in tal senso.. Proverò e speriamo bene.
Un cordiale saluto
[#8]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Dott.ssa Brunialti, concordo con Lei, farò anche questo o quanto meno ci proverò.
Ho difficoltà con il mio terapeuta perchè ho invidiato i suoi figli, perchè avrei voluto avere un padre come lui; ho invidiato la moglie perchè per riuscire ad avere un uomo come lui, ho pensato, si debba essere una donna diversa da me; poi mi è capitato di vedere questa moglie e vedere che è diversa da me fisicamente e questa cosa mi ha creato insicurezza e conferma del fatto che non mi avrebbe mai neppure preso in considerazione; poi in lui riconosco una personalità molto forte e mi sento schiacciata.
Insomma è, come tecnicamente si suol dire, un "gran casino".
Ad ogni modo, vediamo a cosa porterà questo "fare il punto della situazione sugli esiti della terapia". Grazie.
Un cordiale saluto
[#9]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66

Un buon percorso!

[#10]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Grazie, lo spero tanto.. Penso che nel prossimo appuntamento gli dirò anche le cose che ho appena scritto a Lei e che mi sono sempre vergognata di dirgli. Magari tutto d'un fiato.
Buona giornata, saluti
[#11]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66

Buona idea!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Lo psicoterapeuta ha l'ingrato compito di mettere il paziente in condizioni di fare a meno di lui, come dice il collega Loriedo, e a volte può crearsi una situazione di conflitto di interessi fra il terapeuta e un paziente dalla personalità dipendente, ammesso che la diagnosi sia corretta. Non solo economico e non solo da parte del terapeuta. Perché se un paziente è davvero dipendente (e come definire una terapia che dura da anni senza risultati, dove la preoccupazione maggiore sembra però essere di "non creare problemi con il terapeuta"?) non sarà molto motivato a far sì che la terapia si interrompa, a meno che 1) non sia davvero deciso a uscirne e 2) il terapeuta proponga e incentivi manovre che vadano a incidere su tale tendenza perversa.

Ove ciò non avvenga, è opportuno trarre le conseguenze del caso.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#13]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Grazie Dott. Santonicito.
Devo dire ho riflettutto già su queste dinamiche da Lei indicate, sia autonomamente sia con il mio terapeuta.
Ho riconosciuto, in un certo momento della terapia, il fatto di essermi così affezionata a lui di star usando forse la mia malattia per poter continuare ad andare da lui, perchè so che il mio legame con lui è paziente-medico. So che è un corto circuito che faccio, anche perchè poi sto male perchè mi sento frustrata nel non avere una mia vita soddisfacente (mentre lui ha la sua). Lui non si è tirato indietro da questo confronto, sottolineando come, è proprio il contrario, e cioè che anche il nostro rapporto migliorerà se io non oppongo resistenza.
Mi permetto di usare anche con Lei, come ho fatto con la Sua Collega, Dott.ssa Brunialti, la psicoterapia, per me, è un "gran casino"; io credo molto nella psicoterapia, mi piace anche l'essere umano in tutte le sue sfaccettature e dinamiche varie e diverse; anche se spesso nego l'importanza della mia terapia (cosa che mi fa notare il mio terapeuta) poi, come ora, parlandone con apertura, invece ne riconosco le potenzialità e ciò che di buono mi ha dato. Concludo aggiungendo che, forse, (lo spero) è ora per me di smettere di opporre resistenza e affrontare le paure e le difficoltà in un modo diverso e nuovo (pure perchè, come Lei stesso mi fa notare, una terapia ha un costo economico).

Buona giornata, saluti
[#14]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
La terapia è un "gran casino" soprattutto quando non funziona.

A tal proposito è necessario riconoscere che purtroppo non tutti i casi hanno uguali prospettive di miglioramento o guarigione. Le persone sono capaci degli autoinganni più contorti e convincenti pur di non dover decidersi a cambiare. Persino di raccontarsi che una terapia le ha aiutate (hanno speso dei soldi, a chiunque piace pensare di aver speso bene i propri), quando magari le ha solo aiutate a vivere in modo diverso lo stesso problema, che rimane. A esserne più consapevoli, come si dice. Ma la consapevolezza da sola non è mai stata terapeutica. Il mondo è pieno di persone che sanno tutto del proprio disturbo e che tuttavia continuano a tenerselo. Solo che lo conoscono meglio.

La conoscenza può dare un'illusione di controllo particolarmente realistica riguardo alle cose conosciute.

Quelli di personalità sono una categoria di disturbi difficili da sovvertire e le personalità dipendenti non fanno eccezione. Da un punto di vista strettamente strategico, pur riconoscendo che i DDP possono richiedere tempi non brevissimi per essere trattati, è tuttavia indispensabile che il terapeuta non "parli e faccia parlare e basta", ma aiuti la persona a comportarsi in modo diverso. Che dia, cioè, delle prescrizioni comportamentali precise, che inneschino e sostengano un cambiamento. Perché si cambia solo quando si iniziano a FARE delle cose in modo diverso. Non basta riflettere fino a consumarsi le meningi.

Quando manca l'azione concreta la terapia non è più terapia, diventa solo un sostegno, un tirare a campare sperando che le cose si aggiustino da sole. Il che a volte può anche accadere, ma non così spesso. E non da una certa età in poi, parlando di personalità.

A lei trarne le dovute conseguenze.

[#15]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Certo Dott. Santonocito che traggo le mie conseguenze.
Pensi che in sei anni di terapia non avevo mai fatto il calcolo della spesa compiuta; per la prima volta l'ho fatto qualche giorno fa. Quindi non mi sono per niente convinta che a fronte dei soldi spesi la terapia abbia funzionato; anzi ho sottolineato una mia insoddisfazione, ritenendo che avrei dovuto ottenere di più. Non mi sto autoconvincendo di nulla rispetto a ciò che non esiste.
Pensi che ho chiesto, esplicitamente, una diagnosi solamente pochi mesi fa, non sono sei anni che spremo le meningi riguardo a tale diagnosi.
Non cerco nella terapia una camomilla nè penso che le cose si aggiustino da sole, non credo di aver fatto neppure mai emergere questo pensiero in questo consulto. Che ho delle difficoltà, dei problemi, facile a dirlo, sono la prima ad averlo espresso.
Quanto ho appena detto non è a mò di giustificazione; la Sua risposta potrebbe essere letta in termini generali, ma sottolienando che è a me trarne le conclusioni, che ho una psicoterapia che è "un gran casino" perchè "non funziona", mi sento legittimata a considerare la Sua risposta, specifica per me. I limiti del consulto on line esistono e la realtà è molto più complessa e a disposizione di chi mi conosce e di me stessa. Sono grata a questo sito per la funzione che svolge e grata anche a questo consulto che mi ha mostrato i diversi "stili" di comunicazione/approccio su un unico argomento.
Saluti
[#16]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Buonasera, rileggevo il consulto e le risposte e mi scuso se riprendo l'argomento; se possibile vorrei chiedere alcune cose al dott. Santonocito.
Vorrei chiedere -secondo Lei- come potrei trarre appieno benefico dalla mia terapia; quali sono gli "errori" che una persona con il mio disturbo tende ad avere in terapia.
Ancora: una persona con il mio disturbo tende a concentrare molta attenzione al rapporto con il proprio terapeuta? Come si fa a diventare "indipendenti"? A realizzare se stessi? Come posso farmi aiutare in tal senso?
La ringrazio, un cordiale saluto
[#17]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> come potrei trarre appieno benefico dalla mia terapia
>>>

A volte una terapia deve finire affinché possa iniziare a dare frutti. Oppure deve essere sostituita da un'altra. E se in quella attuale manca l'aspetto attivo che dicevo, se cioè il terapeuta non prescrive comportamenti alternativi chiari e precisi attraverso i quali iniziare a percepire la realtà in modo diverso, potrebbe esserci poca speranza che le cose cambino da sole.

>>> quali sono gli "errori" che una persona con il mio disturbo tende ad avere in terapia
>>>

Quale sia il suo disturbo non possiamo saperlo, dato che non la conosciamo. Ma parlando in generale, l'errore più madornale che la personalità dipendente può fare in terapia - aiutata in ciò dal terapeuta - è scambiare la sensazione di (falso) benessere data dal sapere che c'è un terapeuta che la segue, per un processo in corso verso la guarigione. In altre parole l'errore è scambiare la dipendenza dal terapeuta, che è pur sempre una dipendenza, per la cura.

La personalità dipendente può dire di essere davvero guarita solo quando non ha più <bisogno> di andare in terapia, dopo un certo tempo. Altrimenti è solo il disturbo che si traveste e che fa credere al paziente che le cose stanno andando meglio.

>>> Come si fa a diventare "indipendenti"? A realizzare se stessi? Come posso farmi aiutare in tal senso?
>>>

Vedi sopra. Dev'essere il terapeuta a dirle come ottenere tutte queste cose. Non può essere lei a dire al terapeuta come dovrebbe essere aiutata. Altrimenti lo avrebbe già fatto da sola, non le pare?

[#18]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Grazie dott. Santonocito,

mi permetto di sintetizzare dei concetti chiavi del Suo intervento: terapeuta indica comportamenti alternativi; ricezione (del paziente) e sua azione. Percezione della realtà in maniera diversa; cambiamento.

Grazie, un saluto
[#19]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
Chiedo, nuovamente, scusa per questa interferenza, io continuo ad essere sconforta profondamente.....non riesco a fare chiarezza... e mi sono stancata della mia vita così. Se possibile, vorrei chiedere alcune cose; ricordando che la diagnosi che mi è stata fatta è quella di personalità dipendente, vorrei chiedere se avete dei riferimenti certi per diagnosticare questo disturbo in luogo di quella evitante (lo chiedo perchè poco fa ho letto un articolo sulla personalità dipendente e leggevo che persone con questo disturbo tendono ad attaccarsi in una relazione; io mi sento più evitante da un punto di vista sentimentale); tuttavia la domanda me la pongo solamente perchè mi chiedo se questi due tipi di disturbi richiedano un tipo diverso di trattamento.
Come nella personalità dipendente è vero che non riesco a prendere la mia vita in mano (e questo mi crea un senso di sconforto tale da piangere spesso).
Alla fine, credo, vorrei andare da qualcun altro ma ho paura di sbagliare, ho paura che questo possa determinare una ulteriore sfiducia nella psicoterapia e nella relazione umana.
Prima di questo terapeuta ho fatto alcuni anni di psicoterapia con un'altra persona, mi spiace affermarlo ma incompetente (io di questo non parlo di incompetenza, ma piuttosto di problema di "alleanza") e dopo la prima interruzione, trascorsi anni senza fare terapia, ma stando male.
Il mio terapeuta insiste sul fatto che sono io a dover agire e non lui per me, ma io mi sento non capace e, comunque, pur ammettendo che qualcosa ho fatto grazie all'aiuto della terapia, onestamente, mi sembra poca roba, considerando la velocità della vita.
Domando: come si fa, proprio da un punto di vista terapeutico/pratico, aiutare chi ha problemi simili ai miei?
E' vero che avrei bisogno (spesso) di sentirmi ricordare le mie qualità o le cose che so fare o che posso fare, ma è sbagliato a volere che sia il mio terapeuta a ricordarmi queste cose?
Senza sapere in quanto tempo certi problemi si risolvano, come faccio a capire che la terapia è normale così?
Ho posto diverse domande e mi scuso..
Grazie, cordiali saluti
[#20]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66


"... Ho posto diverse domande e mi scuso.."

Nulla di cui scusarsi.
E' che quanto era possibile fare di qui - online - già è stato detto e fatto nelle 20 repliche.
E in ogni caso non Le ha dato molto,
considerato che chiede nuove informazioni
che in realtà sono rassicurazioni.

Del resto il Suo referente è il Suo Psicoterapeuta, come ripetutamente Le abbiamo ricordato.

Il doppio canale può creare solo confusione.

Lavori per migliorare l' "alleanza" col suo Terapeuta.
[#21]
dopo
Attivo dal 2016 al 2017
Ex utente
--- >Lavori per migliorare l' "alleanza" col suo Terapeuta.

Mi sembra siano anni che lavoro /lavoriamo (credo) con il mio Terapeuta con questo intento e se ho continuato con lui è stato perchè, mi dicevo, i problemi si affrontano o comunque dei problemi della relazione se ne parla (anzichè stare zitti e cambiare lidi); ma, mi sono stancata.
Ma come giustamente mi ha ribadito Lei, pongo questioni che ineriscono al piano della relazione tra me ed il terapeuta che mi segue.

---> E in ogni caso non Le ha dato molto,
considerato che chiede nuove informazioni che in realtà sono rassicurazioni.

Mi fa sentire sbagliata tutto questo perchè con Lui un mio familiare stretto ha risolto i suoi problemi trovandosi bene ed avendo io complessi di inferiorità rispetto questo familiare figuariamoci se accetto questa cosa e cioè, il fatto che, invece, io non ci riesco.
(Ma il punto dello "stesso terapeuta" è stato più volte oggetto con il mio terapeuta, nonchè qui in un altro consulto).

Grazie molto..
[#22]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Prego.

.. e buon percorso.