Rapporto conflittuale tra madre e la mia compagna

Buonasera,
Vi spiego la situazione che mi porta a scrivervi.
Ho 34 anni e convivo da un anno con una donna di 7 anni più grande di me, divorziata con 2 figlie preadolescenti. Nonostante la situazione particolare, io -dopo 6 anni da single vivendo da solo-, sto bene, ho un bellissimo rapporto con la mia compagna e con le sue figlie, che, data la pressoché perpetua assenza del padre autoritario e anaffettivo, si sono legate moltissimo a me.
Il problema sorge con mia madre, che mentre a parole è contenta per la mia scelta e non ha problemi con la "nuora", a fatti si mostra spesso fredda con lei, che, nonostante la buona volontà, non riesce a trovare un modo per farsi accettare dalla "suocera" (mia madre ha divorziato a 20 anni e per altri 11 ha vissuto con me come figlio unico, probabilmente il motivo per cui è piuttosto possessiva nei miei confronti, più che nei riguardi di mio fratello minore).
Ora, abitando noi a quasi 20 chilometri dalla casa di mia madre e del suo secondo marito, e avendo entrambi una vita lavorativa intensa, a cui si aggiungono le necessità delle sue figlie, è naturale che non riesca a frequentare la casa materna spesso come un tempo, ma che riesca ad andare generalmente a pranzo una volta alla settimana, incastrando a fatica i vari impegni. Mia madre comprende poco questa gestione, nonostante gliene abbia parlato apertamente, e si sente messa da parte. Vorrebbe essere partecipe come una vera nonna nelle vite delle figlie della mia compagna. Lei però preferisce non coinvolgere più di tanto le ragazze con la mia famiglia di origine, un po' per il carattere di mia madre e anche per non turbare un equilibrio già continuamente messo alla prova dai comportamenti del loro padre.
Mia madre tollera a stento la situazione, ma è sempre in tensione, di tanto in tanto mi punzecchia e altre volte esplode in scenate, come quando salto una visita settimanale, o sotto le festività che noi trascorriamo con i genitori della mia compagna.
Lei e mia madre hanno punti di vista pressoché inconciliabili, li capisco entrambi e cerco di mantenermi in equilibrio, dando la priorità alla mia nuova famiglia, ma mi sento sempre pressato e pieno di sensi di colpa nei confronti di mia madre. Ogni settimana vado nel panico all'idea che i miei turni lavorativi non mi consentano di andarla a trovare e che scoppi una nuova "tragedia". Le ho già parlato apertamente, a parole capisce e a fatti no.
Con la mia compagna poi ci sono litigi su questo argomento, che in realtà è uno dei pochi punti di dissenso tra noi.
Ogni tanto vorrei arrendermi e tornare a stare da solo, per non avere più nessuno da scontentare e liberarmi dei sensi di colpa e dall'ansia che non mi da mai tregua, ma questo sarebbe rinunciare alla mia vita. So che la mia scelta di vita può apparire incomprensibile, ma non vorrei rinunciarci, vorrei imparare a gestirla meglio, così da poter vivere con la serenità che non ho, e vorrei che qualcuno di esterno potesse darmi un'idea oggettiva.
Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Il mio suggerimento in estrema sintesi: abbandonate pure l'idea di dover compiacere sua madre. Lei deve accettarvi per quello che siete e, se non ci riesce, deve rimanere un problema esclusivamente suo. Non della vostra coppia.

Ritengo perciò che la sua compagna stia facendo la scelta corretta nel non voler coinvolgere più di tanto le ragazze, lasciandole a casa. È inutile frequentare le persone "perché si deve", sia pure i propri parenti, se ciò deve portare ad attriti e dissapori che guastano la serenità e le giornate.

Se lei si sente molto in colpa verso sua madre, farebbe magari bene a consultare uno psicologo di persona, per farsi dare suggerimenti su come superarlo. Anche perché in tal modo potrà imparare a trattare meglio sua madre, e a ridurne gli scatti di rabbia.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

alla .. veneranda età di 34 anni
Lei ora è felice "compagno", prima che figlio.

E dunque è giunto il momento di sganciarsi psicologicamente dai doveri settimanali che Sua madre Le attribuisce e che giungerebbe a coinvolgere le figlie della Sua compagna...!
Doveri così pesanti che Lei giunge a dire:
"Ogni tanto vorrei arrendermi e tornare a stare da solo, per non avere più nessuno da scontentare.."

Ma perchè?

E' notorio che certe madri tentino di tutto per non tagliare il cordone ombelicale. Questo, come si sa, porta il figlio a doversi prendere la responsabilità di farlo lui stesso per non soccombere.

Non metta a rischio una relazione
che va bene
con la compagna e le sue due figlie
per le imposizioni e ricatti affettivi materni
(tanto lei la propria relazione col 2° marito la tiene ben salda, mi pare..).
Sarebbe un vero peccato.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottore Santonocito e dottoressa Brunialti,
vi ringrazio entrambi per le vostre risposte al mio quesito, che sono sulla stessa linea e mi confortano, perché trovandomi immerso in questa problematica mi metto continuamente in discussione e tendo a darmi le colpe di tutto. L'errore più grande che commetto è probabilmente quello di lasciarmi condizionare troppo dal giudizio e dall'invadenza di mia madre, che persiste a vedermi esclusivamente come figlio e a chiedere la sua parte, senza curarsi di quali siano le esigenze di una famiglia come la mia. A rendere più difficile il tutto è il suo atteggiamento spesso ipocrita e ambiguo, e non è facile affrontare direttamente il problema.
Probabilmente se non riuscirò a sostenere questo peso, la cosa migliore sarà davvero richiedere un consulto a un professionista della mia zona per schiarirmi un po' le idee e capire come comportarmi al meglio.
Grazie
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

" ... condizionare troppo dal giudizio e dall'invadenza di mia madre, che persiste a vedermi esclusivamente come figlio e a chiedere la sua parte .."

Le priorità cambiano quando un figlio "fa famiglia". Ora è questa la SUA famiglia, l'altra è la "famiglia d'origine", dove stanno cioè le proprie origini, ma l'oggi sta altrove...

Per la madre è un lutto, una perdita.
Occcorre che ne parliate, se siete a uquesto livello di confidenza. Altrimenti saranno i fatti a parlare.

Ma se ".. il suo atteggiamento spesso ipocrita e ambiguo .." faccia sì che all'opposto il Suo sia chiaro e coerente, nonostante i ricatti, le lacrimucce, o altro.
[#5]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto dottoressa. Credo che avrò bisogno di tempo per riuscire a trovare un nuovo equilibrio nella gestione della mia famiglia di origine, perché al momento trovo difficoltà anche nel capire quale sia il giusto compromesso tra lo svincolarmi da loro (soprattutto da mia madre in realtà) e il giusto legame da mantenere. Probabilmente le difficoltà derivano sia dal tipo di rapporto instaurato negli anni, sia dal fatto che non ho persone con cui confrontarmi che siano nella medesima situazione (gli amici per lo più hanno nipoti loro che naturalmente hanno diritto di frequentare i nonni). Ma ci lavorerò su.
La ringrazio ancora moltissimo.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Sì, è un percorso che si chiarisce e si costruisce nel tempo.

Però, mi permetta, più che confrontarsi con eventuali amici (ognuno ha la propria personale opinione) sarebbe di caso di confrontarsi con uno specialista del settore, come si fa per qualsiasi dubbio o disagio ad es. fisico; intendo uno psicologo

Saluti cari.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Sì, credo sia la scelta migliore.
A risentirci dottoressa, saluti