Depressione e rapporto di coppia

Salve sono una ragazza di 30 anni che da anni soffro di depressione,ansia e attacchi di panico.tempo fa 6 anni e 6 mesi con precisione ho conosciuto un ragazzo che stiamo ancora insieme, lui nn ha mai sofferto di disturbi psicologici,ma avevamo le stesse dipendenze,l alcol,e ultimamente slot.da mesi sono in cura sia psicologica e sia farmacologica, quindi l alcol lo allontanato anche se molte volte mi capita di riprendere qualche serata.il mio problema è che il mio ragazzo, subendo un incidente 2 anni fa,di cui. È vivo per miracolo,ha alcune cicatrici sul corpo,e il muscolo della gamba non funziona più perfettamente come prima,questa cosa lo sta portando ad essere depresso,continua a bere,e quando litighiamo si autodistrugge facendo uso anche di cocaina. Lui ha un passato da sostanze stupefacenti e alcol, ne ha sempre fatto uso a periodi,ma sempre fermato da solo,ultimamente quando va in depressione si distrugge proprio. È sempre stato un po violento sia verbalmente e sia con azioni,è capitato alcune volte di darmi qualche schiaffo o di offendermi,ma ultimamente non lo capisco più.mi incolpa me del suo stato psicologico, quando litighiamo "sotto effetto dell alcol" diventa aggressivo, mi riempie di parolacce,e mi ossessiona "dice ke sono una fallita,che se lui mi lascia nessuno mi prende,che se mi ritrovo cosi e perché non ho la volontà di uscirmene,mi incolpa sul fatto che non voglio fare sesso ogni giorno,dice che mi sono spenta e sto spegnendo anche lui.gli era arrivato un acconto di soldi,50 mila euro che abbiamo consumato entrambi a slot,e oggi lui mi incolpa che se ero una donna migliore l avrei fermato e non giocato insieme a lui"mi ossessiona,dice che senza me non ha senso vivere, molte volte ha detto che ha fatto pensiero di suicidarsi. io mi sento male,delusa,confusa.non so se lui ha ragione a farmi sentire in colpa o se non merito tutto questo. Vorrei lasciarlo perché mi fa stare male,ma poi senza lui non ce la faccio. Siccome sono una tipa ansiosa, con lui riesco a fare qualcosa, da sola non ESCO nemmeno da casa.molte volte vorrei aiutarlo,ma lui comportandosi così non mi fa provare nemmeno più amore.come devo fare?cosa mi consigliate, e secondo voi perché lui si comporta cosi?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

Il parere che posso offrirle consiste proprio nel prendere atto che ci troviamo di fronte ad una dipendenza, che potremmo definire "condivisa", da gioco d'azzardo patologico.
Escludendo le altre dipendenze di cui ci racconta (da parte del suo ragazzo) e le sue pregresse.

Bene ha fatto a rivolgersi ad un collega e avvalersi di un supporto combinato di tipo farmacologico.

La smentisco quando all'inizio dice: " lui nn ha mai sofferto di disturbi psicologici". Perché il successivo "ma avevamo le stesse dipendenze,l alcol,e ultimamente slot.": denota proprio il fatto di soffrire di disagi psicologici legati alla dipendenza. I disturbi da dipendenza sono disturbi psicologici/psichiatrici riconosciuti universalmente dall'America psychiatric Association.

Detto ciò, le chiedo:
- il suo psicologo è anche psicoterapeuta?
- quale è la diagnosi specialistica che le è stata posta?
- da quanti mesi è in cura? Come e su cosa state lavorando? Come si svolgono le sedute? Avete e/o state condividendo, con il collega, strategie e scopi da usare e raggiungere? Se si, quali?
- che tipo di terapia farmacologica fa?
- il carattere e l'emotivitá che ci descrive del suo compagno, erano "presenti" anche prima dell'incidente di cui ci ha parlato? (Probabilmente si [?])
- come mai, pur essendo in cura, avverte il bisogno di un parere parallelo qui su medicitalia?

Sarebbe il caso che, indipendentemente dalla vostra relazione, anche il suo compagno si rivolgesse in sede specialistica come ha fatto lei.

La ringrazio anticipatamente per le risposte che, se vuole, vorrà fornirci.

Saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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dopo
Utente
Utente
Dottore grazie della risposta, comunque si è una psicoterapeuta da poco,prima solo psicologa,la mia diagnosi data da una psichiatra è "disturbo depressivo ansioso" mi era stato prescritto all inizio efexor e lamictal,ma siccome ebbi una reazione allergica mi è stato prescritto dumirox in dose 150 diviso mattina e sera,la cura la sto facendo da natale,ma siccome la sospesi per una decina di giorni "causa alcol" la ripresi sotto consiglio medico da un mese iniziando da 50 mg ad arrivare a 150.il rapporto con la psicologa lo sto avendo da 5mesi,ma all inizio saltavo alcune sedute,ora diciamo che è da un mese che sto seguendo, obbiettivi non ne abbiamo ancora,diciamo che in questo periodo stiamo lavorando sulla mia dipendenza sul mio partner che non riesco a fare le cose da sola. Per quanto riguarda il mio ragazzo si questi caratteri erano presenti già prima dell incidente, ma non in questa intensità,ma di suicidio non me ne aveva mai parlato e riusciva più a compiatirmi sulla mia patologia, adesso molte volte va in crisi che sfoga o piangendo o con rabbia verso i miei confronti. Ho voluto avere un discorso qui,perché molte volte cerco consigli e rassicurazioni più di una persona. La ringrazio dell attenzione
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

io Le suggerirei di riferire alla psicologa che già La segue di questo Suo bisogno di scrivere anche qui alla ricerca di rassicurazioni.

Infatti, se è già in terapia, è utile e corretto non avere più pareri per non generare confusione.

Quanto alla domanda sul Suo ragazzo, relativa alla sua aggressività fisica e verbale, oltre ad una chiara psicopatologia, come già sottolineato dal Collega dott. Pizzoleo, direi che può essere legata all'uso di droghe.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
1)"diciamo che in questo periodo stiamo lavorando sulla mia dipendenza sul mio partner". Bene. Credo sia un punto focale su cui lavorare.

2) "Per quanto riguarda il mio ragazzo si questi caratteri erano presenti già prima dell incidente, ma non in questa intensità". È probabile (sottolineo probabile) che il suo compagno abbia tratti di personalità disfunzionali che si sono incrementati (come non di rado avviene) dopo un evento che lo ha scompensato più di quanto fosse. Spero che in terapia affrontiate anche l'aspetto relazionale tra voi due. Le suggerisco di parlarne alla collega.
Intanto lei sta facendo benissimo a prendersi cura di sé stessa!

3) consideri che un mese di terapia cadenzata, costituisce un tempo ancora limitato per poter vedere progressi. Quindi occorre: pazienza, costanza, volontà e lavoro settimanale e rigoroso.

4) non trascuri di far riferimento al medico almeno una volta al mese o in base agli accordi con la sua psicoterapeuta e lo stesso medico.Il monitoraggio farmacologico è importante.

5) "Ho voluto avere un discorso qui,perché molte volte cerco consigli e rassicurazioni più di una persona." Qui le dico che una consulenza parallela va anche bene in questo periodo ma le suggerisco di parlare di questa necessità di avvalersi di punti di vista differenti, con lo scopo di essere rassicurata, con la sua terapeuta. Potrebbe diventare oggetto di terapia perché (forse) c'è un'ansia di base che va indagata e "lavorata".

In bocca al lupo.
Le auguro il meglio!

Saluti cari
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto dottore,devo avere solo la pazienza e la forza di lottare,e la speranza a poter guarire,che ultimamente mi manca.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
È vero! La capisco. Soprattutto all'inizio è molto "tosta"...poi andrà meglio.

in terapia parli anche della speranza a guarire che ora non avverte.
Tutto serve nel lavoro e nella condivisione terapeutica.

Molti auguri!
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dopo
Utente
Utente
Salve dottor volevo informarla che stamani avendo avuto un incontro con la mia psicologa, gli ho spiegato l avvenuto col mio ragazzo,"ne avevamo parlato anche altre volte e già mi aveva consigliato un percorso anche per lui" mi ha detto esplicitamente che secondo lei ha seri problemi di sbalzi d umore,e che siccome siamo una coppia "un incastro pericoloso" perché anch'io soffro di oscillazioni d umore,ma non con l intensità forte come il mio ragazzo, mi ha detto che in questi momenti suoi di perdita di controllo può davvero succedere qualcosa di grave "tipo suicidio o omicidio" io ne ho sempre avuto dubbi,anche perché sono una tipa ansiosa e penso cose estremamente brutte,ma ora ne ho ancora di più. Ho paura a crearmi una famiglia con lui,ho provato a parlarne ma di psicologi non ne vuole proprio sapere "anche perché un mese fa l avevo convinto,e recandosi da una psicologa dopo la seconda seduta ha smesso di andarci dicendo che quella non capiva niente e che erano solo soldi sprecati" dice che lui e forte e non ha bisogno di nessuno per uscirsene da certe situazioni.ma io ho paura,non mi sento più protetta con lui.cosa faccio? La mia domanda dottore,si può costruire un futuro con una persona così? È possibile che cambi?e se non vuole iniziare una terapia come faccio a convincerlo? Molte volte mi ha detto che se io lo lascerei non avrebbe più senso di vivere,che si ucciderebbe. Dice che o con me o con nessuno.. Io lo voglio aiutare,ma nel frattempo ho anche paura.tutti i miei parenti e la mia psicologa mi hanno messo in guardia dicendomi che lo vedono un tipo da omicidio..la ringrazio
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

nel consulto #2 ci parla del fatto che state lavorando sulla dipendenza che lei sperimenta verso il suo ragazzo. Questo ultimo consulto "ci parla" proprio di questa sua tendenza e delle ansie/paure ad essa comprensibilmente associate. Quindi altro non posso dirle che continuare a lavorare in psicoterapia e che le risposte alle sue domande, alle sue ansie, ai suoi dubbi, saranno una naturale conseguenza del percorso psicoterapico stesso.

Per il resto: è bene che questo consulto termini qui.
Non le fa bene e non le è assolutamente utile clinicamente e ai fini del suo benessere, cercare pareri paralleli alla terapia che sta seguendo. Lei ha scelto saggiamente di prendersi cura di se stessa avvalendosi di una collega e il prendersi cura di sé vuol dire anche affidarsi alla terapeuta e alla vostra relazione terapeutica, senza cercare pareri paralleli. Abbia la collega come punto di riferimento e di accudimento e non un parere online. Abbia la stanza di terapia come spazio e tempo per poter essere se stessa. Quelle ore di terapia le faranno bene e sono riservate solo a lei.

Perciò, parli anche con la sua curante della necessità che ha di cercare pareri paralleli. Anche su questo, molto probabilmente, lavorerete.

in bocca al lupo