Il dolore da impazzire. Un bello studio sulla fisiopatologia del dolore cronico

dtonlorenzi
Dr. Daniele Tonlorenzi Gnatologo, Dentista

 

Naturalmente la prima terapia del dolore (acuto o cronico) è farmacologica.

Secondo Cartesio il dolore ha sempre una causa, nel mal di schiena (lombalgia) si è cercato a lungo la causa nell'ernia del disco, nella gonalgia (dolore al ginocchio) si asporta (troppo?) spesso in maniera totale o parziale il menisco (meniscectomia). Nel disordine temporomandibolare (malocclusione con dolore) si cerca “l’ingranaggio perfetto tra i denti"……. talvolta non funziona.

 

Dato che i conti non tornavano si parla diffusamente di gnatologia e postura non lineare dove le incognite presenti si cerca di spiegare gli insuccessi.

Molte di queste incognite sono note alle neuroscienze da oltre 15 anni. Ma come scrive Giuseppe Tomasi di Lampedusa "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" .

 

Talvolta bravi e curiosi ricercatori trasformano le incognite (cose sconosciute) in cose note, stimolando coloro che si occupano di dolore (acuto e cronico) a fare altrettanto.

 

Ricercatori del dipartimento di Physiopathologie et Pharmacologie Clinique de la Douleur, Hôpital Ambroise Paré, Boulogne-Billancourt hanno effettuato uno studio in quindici pazienti con nevralgia classica del trigemino nella branca mascellare o mandibolare sottoposti a RMN funzionale.

 


 

 

Sono stati applicati stimolati delle zone trigger cutanee e quelle controlaterali omologhe. Durante la stimolazione delle zone "grilletto" (trigger) il dolore è stato indotto solo in sette pazienti mentre otto non hanno avuto "tic dolorosi" in quel momento.

Nei sette soggetti con risposta dolorosa la stimolazione del lato colpito ha provocato un'aumentata attività in molte aree cerebrali. Si sono visti coinvolti il nucleo della radice discendente del trigemino, il talamo, la corteccia somatosensoriale primaria e secondaria (S1, S2), la corteccia cingolata anteriore, l'insula, la corteccia premotoria e motoria, le aree prefrontali, il putamen, l'ippocampo e il tronco cerebrale.

Sono le zone coinvolte nei meccanismi della neuromatrice (neuromatrix) spiegati da Melzach R. anche in campo odontoiatrico. (Melazck R. 2001)

 

Le stimolazioni degli otto soggetti che non avevano risposto con dolore (quel giorno) alla stimolazione della zona trigger avevano attivato tutte le stesse aree cerebrali di quelli che avevano percepito dolore.... ad eccezione di tre di queste strutture.

 

Il tronco della radice discendente del trigemino, il tronco cerebrale e la corteccia cingolata anteriore che erano attivati nei sette soggetti affetti da nevralgia trigeminale che avevano risposto con dolore non erano attivati negli otto soggetti con nevralgia trigeminale che quel giorno non avevano risposto con dolore.

 

Lo studio finisce dimostrando un'alterata patologica eccitabilità del sistema della percezione del dolore (nocicezione) trigeminale specie dei neuroni del secondo ordine durante gli attacchi provocati artificialmente di nevralgia dolorosa trigeminale. Tale sensitizzazione dovrebbe essere legata ad alterazione del sistemi di modulazione del dolore che coinvolgono sia il tronco cerebrale (cioè il grigio periacqueduttale e strutture corticali interconnesse alla corteccia cingolata anteriore.

 

Considerazioni:

 

    1. Parole testuali dell'articolo "The fact that large portions of the classical 'pain neuromatrix' were also activated during nonpainful stimulation of the trigger zone, could reflect a state of maintained sensitization of the trigeminal nociceptive systems." Finché parole come " sensitization" o " neuromatrix" rimarranno sconosciute, o ispireranno "ilarità" i professionisti che si occupano di dolore saranno ancorati ai concetti cartesiani del 1600. https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/2274-memoria-bite-dolore-e-nuove-prospettive-terapeutiche.html 

    2. Queste novità rischiano di suscitare in alcuni professionisti accanite "sindromi di Belmonte".

    3. Gli studi con indagini funzionali (questo ne è un esempio e mi piace molto) fatti su uomo stanno confermando alcuni studi di base fatti su Aplisya Californica e danno ulteriore conferma dei meccanismi della neuromatrice di Melzach che oramai sono ampiamente dimostrati.

    4. La terapia del dolore non deve partire dalla farmacologia, talvolta impotente come in questo caso, ma da una corretta lettura della neurofisiologia del dolore.

    5. I concetti di "cronicità del dolore avranno fatto i conti con la neurofisiologia del dolore? Forse andranno rivisti alla luce delle attuali acquisizioni sperimentali.

      

    Bibliografia

     

    1. Moisset X, et Al FFunctional brain imaging of trigeminal neuralgianctional brain imaging of trigeminal neuralgia. Eur J Pain 2011. Fisiopatologia e farmacologia clinica del dolore, Hopital Ambroise Paré, Buologne Billancourt F-92100 France.

    2. Melzack R. Pain and the neuromatrix in the brain. J Dent Educ 2001 Dec.

 

Data pubblicazione: 03 settembre 2016

9 commenti

#1
Dr. Armando Ponzi
Dr. Armando Ponzi

Interessante news Daniele. Il dolore modernamente inteso romane ancora confinato on ristretti ambiti e la news cerca di fare informazione.
Una domanda, quando dici:
'lo studio finisce dimostrando un'alterata patologica eccitabilità del sistema della percezione del dolore (nocicezione)'
Il termine nocicezione come si inquadra nel concrtto di Matrix e di neuromodilazione?
Cordiali saluti.
Armando

#2
Dr. Daniele Tonlorenzi
Dr. Daniele Tonlorenzi

Armando grazie per la domanda sulla neurofisiologia del dolore. Purtroppo l'approccio è troppo spesso farmacologico, ma per "curare si deve prima capire".
Rispondiamo alle Tue domande poi vediamo di scrivere un "glossario del dolore". Notizie del nocicettore periferico si trovano cercando "vie del dolore riflesso di allontanamento" magari aggiungendo Tonlorenzi. Nel corpo è il neurone a T del ganglio spinale che riceve dalla periferia lo stimolo doloroso (dal recettore) e che invia al secondo neurone nelle corna posteriori del midollo spinale l’impulso dolorifico. Nel capo sono sempre cellule a T del ganglio del Gasser che sono stimolate dal dolore periferico e che trasmettono nel nucleo sensitivo principale (secondo neurone) mediatore mi pare il glutammato in entrambi i casi. Dal nucleo sensitivo principale il segnale va alla parte caudale della radice discendente del trigemino.
La neuromatrice invece la trovi scritta nel testo dopo la frase "la stimolazione del lato colpito ha provocato un'aumentata attività in molte aree cerebrali." queste aree rappresentano la neuromatrice. L'argomento però merita un approfondimento ed ho intenzione di scrivere piccole "puntualizzazioni" sui termini del dolore.

#5
Dr. Daniele Tonlorenzi
Dr. Daniele Tonlorenzi

Armando un altro pezzettino sulla neuromodulazione... la Tua domanda è complessa difficile rispondere con un post. Aggiugiamo un pezzetto.
Sensitizzazione centrale o fenomeno del caricamento.
Fenomeno del caricamento. Nel danno grave e persistente le fibre C scaricano in modo ripetitivo (glutammina) e la risposta dei secondi neuroni aumenta progressivamente. Si aprono i canali ionici postsinaptici tipo NMDA.
La stimolazione nociva può indurre modificazioni tipo quelle del potenziamento a lungo termine con esagerate trasmissioni sinaptiche dell'ippocampo e altre regioni cerebrali.
E' una cosa legata alla sensitizzazione periferica descritta in https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/2274-memoria-bite-dolore-e-nuove-prospettive-terapeutiche.html i meccanismi sono gli stessi dell'aplysia https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=aplysia modello attuale per l'uomo.

#7
Dr. Daniele Tonlorenzi
Dr. Daniele Tonlorenzi

No non l'avevo letto. Devo dire che mi piace molto un approccio alla comprensione dell'aspetto che di solito viene ignorato, ad es. il dolore nei bambini viene spesso sottovalutato. Avevo in mente con il tempo di fare un articolo simile sulla neuromatrice secondo Melzach (che poi è quello che hai scritto nel Tuo bell'articolo) ma letto questo non mi sembra che sia molto da aggiungere. Mi limiterò quando scriverò di un esperimento (come in questo caso) a descrivere il meccanismo specifico sotteso. Ad esempio stiamo lavorando sull'attivazione dei meccanismi del cancello con un particolare tipo di bite. Il problema della comprensione tra le varie specialità è che non parliamo lingue comuni. Mi sembra che io e Te lo facciamo. La cosa mi rende felice.

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