Ansia e depressione, la “buona volontà” non basta

Quando i quesiti posti dagli utenti del sito riguardano situazioni connotate da sintomi ansiosi e/o depressivi ricorre il pensiero che la “buona volontà” o uno “sforzo di volontà” siano la chiave per la soluzione di questi problemi.

Si tratta principalmente di 2 categorie di persone:

- alcuni hanno accanto a sè una famiglia che non comprende il loro disagio e che tende a colpevolizzarli, dicendo chiaramente o sottintendendo che se hanno dei problemi è in fondo colpa loro, che mancano di "buona volontà", e che quindi la strada per superare la situazione è compiere il fatidico “sforzo di volontà”;

- altri utenti chiedono un parere perché si rendono conto che il disagio che vivono dovrebbe essere opportunamente preso in carico da uno psicologo, ma desiderano fortemente uscirne senza un concreto aiuto specialistico – per orgoglio, pregiudizio o vergogna – e riconducono la soluzione alla propria "buona volontà", eventualmente supportata da qualche consiglio che vorrebbero ricevere tramite la consulenza di questo sito. Il messaggio di queste persone generalmente è “ho un problema psicologico, risolverlo dipende dalla mia buona volontà ma nel frattempo vi chiedo qualche consiglio in modo tale che possiate aiutarmi senza che io debba chiedere aiuto ad uno psicologo” (“aiutatemi ad aiutarmi senza il vostro aiuto”).

 

Dietro al pensiero che la “buona volontà” risolva tutto ci sono quindi situazioni molto diverse, tutte però orientate in maniera disfunzionale alla soluzione di un disagio che necessita di un intervento professionale.

L’idea che il paziente debba fare uno “sforzo di volontà” non è in sé negativa, perché è sicuramente necessaria la sua collaborazione e non può aspettarsi che lo psicologo risolva magicamente i suoi problemi senza essere parte attiva del percorso di consulenza, sostegno o psicoterapia.

Occorre inoltre “buona volontà” per decidere di contattare uno psicologo per chiedergli aiuto, non è una scelta facile e a volte è osteggiata dall’ambiente circostanze o dalla persone che ne avrebbe bisogno (vedi sopra).

 

E’ però importante che chi vive un disagio o difficoltà significative a vari livelli non pensi che sia solo una questione di volontà: questa idea lo porterebbe implicitamente a ritenere che tutto dipenda da lui, e che quindi la “colpa” del problema sia sua, mentre in realtà nessuno si auto procura disturbi o difficoltà psicologiche e queste sono anzi presenti trasversalmente nella popolazione (sull’ansia si veda anche questo articolo).

 

L’atteggiamento più utile e costruttivo è quello di chi non perde tempo e, resosi conto di non essere in grado di superare da solo una situazione difficile come possono esserlo i quadri ansiosi e/o depressivi, contatta uno psicologo per chiedere una diagnosi/valutazione della sua situazione e quali possibilità di intervento esistono per il suo caso.

Data pubblicazione: 17 febbraio 2011

1 commenti

#1
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Ciao Flavia, concordo con quanto hai scritto, nel linguaggio pololare è più facile dare la colpa ad altro da sè ed effettuare una caccia alle streghe del colpevole, così come è più semplice dire che bisogna avere volontà, piuttosto che mettersi in discussione dal profondo...
cari saluti
valeria Randone

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