Nuovo test genetico, DNA e tumore della prostata.

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Uno studio interessante, recentemente pubblicato su Lancet da alcuni ricercatori britannici, mette in evidenza un test genetico in grado di prevedere le  forme tumorali della prostata che recidivano e che necessitano di terapie più mirate.

L'esame del Dna proposto identifica gli uomini "piu' a rischio" misurando l'attivita' di alcuni geni che controllano la progressione del ciclo cellulare (CCP acronimo per Cell Cycle Progression), cioè il meccanismo che controlla la divisione e la proliferazione delle cellule.

Secondo questo studio chi ha piu' alti livelli di CCP ha tre volte piu' probabilita' di sviluppare una forma aggressiva di cancro alla prostata e, grazie a questo test, sarebbe possibile identificare tra i pazienti con tumore alla prostata e che hanno gia' subito un intervento di asportazione chirurgica della prostata, chi può avere una recidiva del tumore addirittura nel 70% dei casi.

E'  già noto che i livelli di CCP alterati possono arrivare a predire la sopravvivenza nei tumori del seno, del cervello e del polmone e lo studio britannico in questione sostiene che questo test genetico dovrebbe essere affiancato a quello che si fa di routine e che valuta i livelli del PSA, cioè l'antigene prostatico specifico. 

Il CCP test in sintesi ci permetterebbe di scoprire i tumori della prostata che hanno necessita' di un trattamento precoce ed anche di decidere in modo più "sereno" che tipo di strategia chirurgica scegliere. 
 
Fonte:  http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(10)70295-3/abstract

Data pubblicazione: 11 febbraio 2011

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

Iscriviti alla newsletter

3 commenti

#1
Specialista deceduto
Dr. Antonio Vita


Caro Beretta,

Beh, mi pare una notizia molto interessante per tutti gli uomini al di sopra dei 50 anni. Sono quelle informazioni che devono circolare via Internet o in siti come questo.

Mentre il PHI - 2 PRO PSA a cosa serve ?

Grazie.

Ciao.
Antonio Vita

#2
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Antonio,

il PHI, acronimo dall'inglese Prostate Health Index e traducibile con Indice di Salute Prostatica, è un parametro urologico da poco introdotto in urologia e che permette una valutazione più accurata del rischio di avere un tumore alla prostata.

Questo indice è ottenuto utilizzando i valori di alcuni biomarcatori come il PSA, il PSA libero ed il meno2proPSA che sono misurati contemporaneamente sullo stesso campione ottenuto attraverso un semplice prelievo di sangue.

Molto in sintesi il PHI è soprattutto utile in pazienti di età superiore ai 50 anni quando i valori di PSA totale sono compresi tra 2 e 10 ng/ml o sono superiori a 10 ng/ml e che, anche per altre verifiche urologiche, possono avere un'indicazione a fare una biopsia prostatica transrettale.

Il PHI (determinato con il PSA e le sue relative frazioni, ad esempio il meno2proPSA) ci darebbe più informazioni per distinguere una patologia benigna da un tumore e quindi ci permetterebbe di decidere più serenamente se eseguire o no la biopsia.

Questa decisione però ancora oggi, PHI a parte, viene alla fine decisa, sulla base anche di una complessa serie di considerazioni cliniche generali.

#3
Specialista deceduto
Dr. Antonio Vita

Grazie Giovanni,

Molto esauriente e chiarissimo.

Buon week end.

Antonio

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!