Omosessualità: non sempre fare outing è una buona cosa

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta

Per gli individui omosessuali o bisessuali, il coming out aumenta il benessere emotivo anche più di quanto la ricerca passata pensasse. Ma i benefici psicologici del rivelare la propria identità sessuale (meno rabbia, meno depressione e autostima più alta) sono circoscritti agli ambienti che danno sostegno.

I risultati di un nuovo studio sottolineano l’importanza di creare ambienti di lavoro e sociali che promuovano l’accettazione delle persone, in special modo quelle gay o bisessuali, sostiene Richard Ryan, professore di psicologia alla University of Rochester.

“In generale, la ricerca ci ha mostrato che l’outing è una buona cosa. Decenni di studi hanno trovato che l’apertura permette ai gay di sviluppare il loro senso d’identità”. Di contro, la ricerca ha confermato che tenersi segreta la propria identità sessuale crea rischi psicologici seri, fra cui problemi nelle relazioni, più stress e aumento delle tendenze suicide.

Malgrado i costi e i rischi dello starsene nascosti e i benefici del fare outing, i primi studi riportavano però solo modesti aumenti del benessere psicologico rivelando la propria identità sessuale gay o bisessuale. Il problema, dice Ryan, è che quegli studi mettevano tutti insieme: sia le persone che facevano outing in ambienti che li sostenevano, sia quelle costrette ad affrontare stigma e discriminazione.

Controllando l’effetto in modo distinto fra i due contesti, il nuovo studio mostra che “l’ambiente gioca un ruolo fortissimo nel determinare quanto l’outing può rendere felici”, dice Nicole Legate, studentessa di dottorato alla University of Rochester che ha condotto lo studio. Nei gruppi che accettano e danno supporto, le persone possono godere di ricompense psicologiche significative dall’aprirsi e rivelare la propria identità sessuale. Ma nei gruppi ostili, i costi e lo stigma dell’essere identificati come gay o bisessuale cancellano tali benefici.

In altri termini: chi fa coming out in un contesto ostile e giudicante rischia di non sentirsi meglio di quanti continuano a nascondersi.

Nello studio 161 soggetti omo- e bisessuali sono stati intervistati dettagliatamente sulle loro esperienze con 5 gruppi: amici, famiglia, lavoro, compagni di scuola e comunità religiosa. I partecipanti sono stati reclutati da forum di discussione, social network, siti gay e università. Le loro risposte sono state fornite anonimamente online.

Per ognuno dei 5 contesti i partecipanti hanno indicato il loro livello di condivisione della loro identità sessuale, il senso di benessere e il livello percepito di accettazione e supporto. Per il senso di benessere, hanno fornito valutazioni di affermazioni come: “Quando sono in famiglia, mi sento solo”. Per il livello di accettazione e supporto: “I miei colleghi di lavoro ascoltano ciò che ho da dire e le mie idee”. E anche: “La mia comunità religiosa mi dà possibilità di scelta”.

Nei 5 contesti globalmente, i partecipanti hanno mostrato più chiusura riguardo alla propria identità sessuale negli ambienti che percepivano come controllanti e giudicanti. Hanno mantenuto la loro identità nascosta di più nelle comunità religiose (69%), nelle scuole (50%) e al lavoro (45%), mostrandosi più aperti in famiglia (36%). Il gruppo degli amici ha rappresentato di gran lunga quello dov’era maggiore il livello d’accettazione e supporto.

L’87% dei soggetti ha rivelato la propria identità agli amici, riferendo di sentire molta meno rabbia e maggior autostima nel gruppo degli amici che in qualsiasi altro gruppo sociale.

Lo studio includeva persone dai 18 ai 65 anni e non ha trovato differenze in base all’età. L’unico fattore chiave rilevato nel determinare il maggior benessere conseguente al coming out è stata l’accettazione e il supporto dell’ambiente.

Dice Ryan: “La gran parte delle persone gay non rende nota la propria identità sessuale ovunque. C’è invece un tentativo di lettura del clima, per capire se è sicuro o no”.

Un altro risultato dello studio: gli uomini gay hanno riportato i livelli più bassi di benessere su tutte le misure, rispetto alle donne gay che hanno riferito i livelli più alti di supporto. Su tutti i partecipanti, il gruppo delle donne gay era il più numeroso e quello dei bisessuali il più ridotto.

Fonte:

N. Legate, R.M. Ryan, N. Weinstein. 2011. Is Coming out Always a 'Good Thing'? Exploring the Relations of Autonomy Support, Outness, and Wellness for Lesbian, Gay, and Bisexual Individuals. Social Psychological and Personality Science.

Data pubblicazione: 26 giugno 2011

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