Ossessioni e Amore: parte III. Un passo indietro verso l'uscita

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

In riferimento alle ossessioni d'amore di cui abbiamo discusso nelle parti I e II, rimane da dire in che modo, secondo un paradigma contro-ossessivo, si possa "uscire" da un legame ossessivo con un'amore. Il concetto fondamentale nella fine delle relazioni è che se è un tradimento, è un problema del "traditore", se è una delusione, è un problema dell'illuso. Non si tratta di distribuire colpe ma nel capire che se si crea una spaccatura o una divergenza, la comunicazione è interrotta e quindi si rischia di proseguire un rapporto tra chi soffre (tradito o deluso) e una controparte che non c'è più.

In una storia "finita" che sopravvive come ossessione da una parte sola, più che come attualità, fare passi in avanti non significa aspettare che la storia vada avanti, o farla andare avanti in qualsiasi modo, piuttosto che niente. In questo modo si approda alla dipendenza affettiva, allo stalking, o semplicemente al prolungamento di un disagio umorale legato alla frustrazione per la mancata realizzazione dei propri desideri, con l'aggiunta di una sorta di smarrimento delle coordinate della propria identità all'interno del mondo parallelo e alienante della relazione impossibile.

Alcune frasi chiave possono essere considerate un suggerimento sul capovolgimento di questa prospettiva di mantenimento del legame, di dipendenza. In una canzone sull'amore perduto, intitolata "Summer's rain" (Savatage) si incontra una frase curiosa: la canzone parla di una delusione d'amore, rispecchiata appunto dalla natura che propone una situazione di rottura inaspettata con quello che la stagione promette (la pioggia in piena estate), e il testo si chiude con "beyond yesterday, I'm gonna find my way in the summer's rain", ovvero "oltre ieri troverò la strada, nella pioggia d'Estate". Chi medita soluzioni di rottura totale, di suicidio o di aggressione alla persona un tempo amata, di solito non guarda indietro ma avanti, ovvero sogna o farnetica di una possibilità di proseguire la storia con l'unico atto che può permettere alla storia di proseguire, quindi come odio o in un'altra dimensione, ma sempre con l'idea di produrre una scossa per aprire un nuovo capitolo della stessa storia.

Trovare la soluzione "oltre ieri", significa sostanzialmente riazzerare ritornare su se stessi, con l'esperienza della relazione finita certamente, ma non per proseguire sulla stessa strada. Oltre ieri c'è un nuovo inizio, c'è il "dove ero rimasto" con se stessi, è un passo indietro. La porta d'uscita dalle ossessioni è la porta d'entrata. Non si trova un'uscita, si abbandona la stanza e si cambia percorso, come in un labiritino quando si sbaglia strada. Difficile è accettare di rinunciare, e a questo proposito in un'altra canzone, stavolta degli Wasp, si immagina che un artista ancora non famoso, ma che smania per uscire da una vita anonima e grigia, incontri una zingara che gli offre di avverare un suo desiderio. Prima però lo avverte dicendogli "attento a cosa desideri, perché ciò che vuoi potrebbe anche diventare realtà". Come dire che non sempre ciò che si pensa sia il migliore passo avanti è davvero il nostro bene, a volte poter fare la mossa che vogliamo ci tiene dentro storie "malate" o improduttive, a prezzo di un'identità che si perde sempre di più, o non si trova. Nella storia l'artista esprimerà come desiderio quello di diventare famoso, lo diventerà ma questo sarà l'inizio della sua rovina, perderà soldi, fama e affetti in un vortice di droga e depressione, ma soprattutto in crisi d'identità. Se serve un senso da dare a un'esperienza fallita, finita, ad una delusione forse vale più di tutte la frase che pronuncia Anthony Hopkins nel film "Viaggio in Inghilterra". In quel film, di fronte ad un amore che finisce subito dopo essere iniziato, per cause di forza maggiore, il dolore è accettabile solo pensando che in fondo "il dolore di oggi è la felicità di ieri".

Tutti pensieri paradossali, di capovolgimento che aiutano a riprendere posizione, a ripartire, a ruotare su se stessi anziché andare avanti in un tunnel. Finché si va avanti nel tunnel non si vede niente intorno, tornare indietro significa rinunciare al tunnel ma vedere altre vie per poter passare, anche se magari inizialmente più faticose.

Data pubblicazione: 08 agosto 2012

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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