Iperestesia, amplificazione delle percezioni e disturbo bipolare - Nikola Tesla

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Nikola Tesla fu un ingegnere, innovativo. Inventore quindi. Sembrerebbe naturale che un espero in realizzazioni (ingegnere) sia un inventore, e invece questa è solo una sottocategoria di ingegneri. Non stupisce quindi di scoprire nelle sue memorie una descrizione di fenomeni “bipolari”.

Ne “Le mie invenzioni” Tesla racconta le fasi delle sue ricerche, nel contesto delle fasi della sua vita. In uno dei capitoli descrive un periodo di crisi, che descrive come “esaurimento nervoso”, ma che in realtà è tecnicamente uno stato misto dell’umore, vale a dire una fase di un disturbo bipolare. Innanzitutto se ne riporta la descrizione:

La mia vista e il mio udito sono sempre stati impeccabili. Potevo distinguere chiaramente degli oggetti a una distanza tale che altre persone non ne scorgevano la minima traccia (...) potevo udire distintamente i tuoni a una distanza di circa cinquecento miglia. …ero però praticamente sordo in paragone alla terribile acutezza del mio udito durante quella crisi nervosa. (In quel periodo) potevo infatti udire il ticchettio di un orologio a tre stanze di distanza dalla mia. Una mosca che si posava sulla scrivania provocava nel mio orecchio un rumore sordo. Una piccola carrozza che passava a una distanza di poche miglia mi faceva letteralmente sobbalzare. Il fischio di una locomotiva a trenta o quaranta miglia di distanza faceva vibrare così forte la panca o la sedia su cui sedevo che il dolore era insopportabile. Sentivo sempre tremare il terreno sotto i miei piedi. Per riuscire a dormire dovevo posizionare dei cuscinetti di gomma sotto il letto. Il rumore assordante che proveniva da varie sorgenti vicine e lontane mi produceva spesso un effetto simile a quello dei discorsi ad alta voce, che mi stordivano quando non ero in grado di scomporli nelle loro componenti minime. I raggi del sole, in certi particolari momenti, causavano tempeste nel mio cervello di un'intensità tale da farmi vacillare. Dovevo fare appello a tutta la mia forza di volontà per passare sotto un ponte o sotto una struttura simile poiché avvertivo sempre una terribile pressione sul cranio. Al buio avevo la sensibilità di un pipistrello e potevo accorgermi della presenza di un oggetto a una distanza di circa tre metri, grazie a un certo brivido che avvertivo sulla fronte. Le mie pulsazioni variavano da pochissimi battiti fino a 260 al minuto, e tutti i tessuti del corpo erano soggetti a contrazioni e tremori molto difficili da sopportare. Un famoso medico, che ogni giorni mi somministrava notevoli quantità di bromuro di potassio, affermò che la mia malattia era rara e senza una cura conosciuta.”

 

L’umore è chiaramente depresso. Tesla non ha idee, non riesce a pensare, è annebbiato, nebuloso. Ma ci sono due elementi: intanto, non è chiuso in casa: esce, cammina, vaga per la città. Inoltre, i suoi sensi sono amplificati. Che questa sia solo una percezione, o una effettiva amplificazione dei sensi, poco importa: si tratta di un elemento amplificato, non depresso. Depressione con amplificazione quindi.

Certo che l’amplificazione ha tinte sgradevoli, cioè l’amplificazione dei sensi non è godibile, è anzi fonte di angoscia: più Tesla chiederebbe isolamento e tranquillità, più i suoi sensi sembrano perseguitarlo proponendogli stimoli amplificati. Tecnicamente si chiama iper-estesia, ovvero sensi amplificati, ed è un sintomo tipico della mania.

La persona che sperimenta questo stato può pensare di essere dotata di poteri particolari (come Tesla), di percepire ciò che gli altri non percepiscono o semplicemente di farlo ma ad una velocità per gli altri impensabile. Quando le tinte sono depressive, gli stimoli diventano torture, e allora la persona può pensare di essere perseguitata, volutamente sollecitata da forze esterne negative, che lo vogliono punire, mettere alla prova, o controllare. Andando oltre, si possono innescare dei veri e propri deliri: con l’umore euforico, di tipo inventorio, grandioso (avere superpoteri, leggere nella mente degli altri, avere fatto scoperte sensazionali, essere spiato e ostacolato perché portatore di segreti importantissimi, e così via; se l’umore è negativo, essere responsabile di sciagure e per questo essere dannato, essere perseguitato da entità che vogliono farci impazzire o ci obbligano a determinato comportamenti sgradevoli, etc.

Anche se non era il caso di Tesla, questo tipo di quadri di Disturbo Bipolare attualmente sono particolarmente tipici in caso di assunzione di cannabis. In questo caso spesso assumono i connotati “misti” (umore irritabile e idee di controllo e persecuzione) e si caratterizzano per una base di sensazioni amplificate o distorte (effetti tipico della cannabis), che però la persona non riconosce più come tali. La persona in fase eccitata (euforica o non euforica) che usa cannabis cioè non tende a fare il collegamento più semplice (la cannabis produce deliri e allucinazioni), poiché quando si instaura il delirio la persona perde la capacità di identificare la fonte interna dei suoi pensieri, e li identifica con fonti esterne.

Ad esempio, se pensa di pensare cose “come se” avesse avuto un’ispirazione, pensa automaticamente che qualcuno gli abbia imposto questi pensieri dall’esterno, non vedendo il proprio cervello come fonte possibile di questi pensieri. Questo è dovuto al fatto che la stessa cannabis, ma anche ciò che chimicamente accade nella mania senza uso di cannabis, riproduce sensazioni e percezioni come se provenissero dall’esterno.

I segnali di “aumentata percezione” sono tipici nelle fasi maniacali lievi, e anticipano il delirio vero e proprio. Finché la persona li avverte come “strane” modificazioni della propria sensibilità, e specialmente se è in atto un uso di sostanze come la cannabis, può essere utile segnalarli per evitare di “infilarsi” in un ciclo mania-depressione.

 

Data pubblicazione: 12 novembre 2013

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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