Suicidio, depressione e eccitamento

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Pochi giorni fa le cronache si sono occupate di una ragazza adolescente () fuggita da casa vicino a Pisa e trovata morta nel fiume Arno. L’ipotesi più accreditata sembra quella di un suicidio, anche perché la ragazza aveva lasciato messaggi di addio, via sms alle amiche subito prima di scomparire, e sulla bacheca di Facebook il giorno stesso.

Quando ho letto la notizia della scomparsa sono andato a leggere quei messaggi, visibili a chiunque sulla pagina Facebook, proprio per vedere di che tenore erano. Purtroppo erano preoccupanti. Naturalmente la coincidenza più preoccupante era quella che fossero stati scritti subito prima di una effettiva scomparsa volontaria (in un video si vede la ragazza che scavalca il cancello di casa), ma c’era anche altro. Vediamo che cosa, in parallelo anche con un testo che racconta di un suicidio, quello della canzone punk “Walk away” dei Bad Religion.

Dice la canzone più o meno così

Spengi la tv e sfilati i guanti della domenica, adesso darò un colpo basso alla realtà che ti rassicura: il vecchio Mr.Fletcher è passato di qui oggi, dopo 40 anni di sofferenza ha preso e ha deciso di andar via / Irreale la frenesia che gli balenava negli occhi, quando gli ho chiesto che avesse ha scosso le spalle, ha detto “figliolo aguzza gli orecchi e ascoltami bene, arriva il momento in cui uno può decidere di togliere le tende”.
E’ passato ancora un volta e tremava dal freddo, non sono certo ma direi che stava soffrendo, ha parlato del tempo e di qualche vecchio affare da sistemare, ma “Domani - ha detto – sicuramente me ne andrò via una volta per tutte”.
Andrò via, e sarà uno spettacolo, e farò in modo con ogni forza che nessuno possa dissuadermi sulla mia strada, e di bruciare tutti i ponti che mi lascerò alle spalle
”.

In questa piccola canzone sul suicidio l’elemento curioso è quell’irreale urgenza negli occhi di Mr.Fletcher , un “panico fantastico” (in inglese il verso è “Fantastic the panic that shown in his eyes”), che fa trasparire insieme il dolore e uno slancio grandioso verso la morte. Come altrimenti essere determinati a morire, se non con uno slancio. Il solo pensare che alla morte, il mal di vivere, sono un movente ma non un motivo. Sono la miccia senza la bomba.

Il rischio di suicidio non aumenta con il grado di depressione, non c’è un rapporto lineare. Il suicidio in altre parole non fa venire in mente la depressione automaticamente come stato mentale di riferimento.
Stupisce ad esempio sapere che il 2% delle persone in una fase bipolare maniacale euforica si suicidano. La cosa è più chiara se si pensa che le percentuali di suicidio sono alte quando alcuni sintomi depressivi (i pensieri, l’umore) si associano a stati di agitazione psicomotoria, che creano “l’urgenza” da una parte, e dall’altra fanno vedere nella morte un “passaggio a miglior vita” o addirittura un salto verso la felicità altrimenti perduta o impossibile.

La componente “maniacale” fa quindi da sfondo, sia per la spinta che dà in senso psicomotorio (impulsivo), sia per l’intensità con cui può far vivere il dolore della perdita, della delusione, della caduta da precedenti stati di benessere. Così come la macchina che esce di strada ha un impatto che non dipende tanto dalla gomma forata, quanto dalla velocità a cui si fora la gomma.

Torniamo al caso di Martina. I messaggi sulla sua bacheca.


“C’è tempo fino a stasera woo, fino a stasera e basta. No, ‘sta cosa non ha un senso, davvero – non ho bevuto né niente. E comunque domani si vedranno le differenze….lol”

Ci sono quelle due parole corte, sarcastiche. “Woo”, e lol, acronimo di “laughing out loud”, cioè una sigla per dire “grossa risata”. Una dichiarazione di intento di morte, e una risata al pensiero di come sarà dopo. Questa visione non è di una depressione, ma di una depressione eccitata, e la componente maniacale la si vedere nel sarcasmo e nella voglia di comunicare pubblicamente le proprie emozioni.

 

Quando la disperazione diventa totale, il mondo non ha più senso, ma è l’eccitamento, l’urgenza, che fa percepire la luce “al di là”, e crea una differenza, una sorta di polarizzazione, che attira via dalla vita. L’urgenza crea una freccia puntata verso la morte, cosa che la depressione da sola non riesce a fare nella stessa maniera. Non a caso l’unica cura ad oggi efficace, anche se non sempre, per prevenire il suicidio non è una cura “antidepressiva” ma è una cura “antimaniacale”, il litio.

 

La canzone che Martina ha messo sulla bacheca “Go to hell for heaven’s sake”, il nome del gruppo è “portami l’orizzonte” parla di suicidio, è illustrata da immagini molto “forti” e da un’interpretazione enfatica del dolore e anche della vitalità che spesso chi tenta il suicidio ha dentro di sé, ma non riesce a incanalare o sente respinta. Pare che i coetanei, così ha detto un’amica in tv, prendessero in giro Martina perché ascoltava musica “strana”, diversa dagli altri. Era una musica bellissima.

 

Data pubblicazione: 20 novembre 2014

18 commenti

#1
Utente 171XXX
Utente 171XXX

che tristezza, il suicidio è la morte più orribile. Possibile però che non ci si renda conto che un medico può aiutare? Forse si ha paura della figura dello psichiatra...

#2

L'articolo suscita una profonda riflessione su un fenomeno che riguarda un numero sempre troppo alto di casi, tra i quali i giovani costituiscono una fetta importante. Vi sono suicidi conclamati o annunciati, come questo che il Collega riporta, e suicidi che prendono la forma di incidenti apparentemente oggettivi. In ogni caso, lo stato depressivo, che si configura come assoluta mancanza di alternative ed opzioni praticabili, fa da sfondo ma non conduce, tout court, al suicidio. Come giustamente afferma l'Autore, ci vuole 'uno slancio grandioso verso la morte', che posso tradurre come energia con caratteristiche anche megalomaniche e, forse, onnipotentistiche, tipiche dello stato maniacale. Grazie per il tuo contributo!

#3
Ex utente
Ex utente

Ricordo che nel Novembre 2010 fece molto clamore il suicidio del grande regista italiano Mario Monicelli, ma lui aveva 95 anni e un tumore in fase terminale. meno scalpore fece il suicidio di un suo collega, Carlo Lizzani, gettatosi dal balcone di casa sua. penso che comunque ognuno è responsabile della sua vita e di come voler morire e a poco servono commenti moralistici di alcuna sorta

#4
Utente 171XXX
Utente 171XXX

in parte è vero, in parte c'è da dire che nessun uomo è un'isola, ogni nostro atto può influenzare e danneggiare il nostro prossimo. Nella fattispecie il suicidio non distrugge solo la vita di chi muore, ma anche quella dei suoi cari(se ci sono) chi gli sopravvivono, per cui a mio avviso vivere si configura anche come un dovere morale

#5
Ex utente
Ex utente

Rispondo sia all'utente 171418 che all'autore dell'articolo (il dott. Pacini): spesso, però, entra in gioco un nostro egoismo. è vero che chi si uccide, deve tener presente il dolore che arrecherà ai suoi cari (compresi gli amici), ma questi suoi cari devono pure valutare bene tutte le cause e i perché hanno portato quella persona a togliersi la vita. io non credo che uno si butti sotto un treno o dalla finestra giusto per gioco o per noia. dei motivi validi ci saranno senz'altro. del resto, la morte è un fatto del tutto naturale e noi non dobbiamo far altro che rassegnarci a questo banale "incidente" di percorso. nulla c'era prima della vita e nulla ci sarà dopo la nostra morte (questo, almeno, è il mio pensiero). al dottore che ha scritto l'articolo faccio presente che io, negli anni 80, sono cresciuto a pane e punk-rock (che ascoltavo insieme al free-jazz e alla classica). adoravo i Bad Religion (insieme a tanti altri, come Black Flag, Husker Du, Minutemen e Ramones), ma non mi hanno mai spinto a fare nulla di immorale

#6
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Infatti nessuno ha mai presentato la tesi che ascoltare un tipo di musica abbia a che vedere con il tipo di comportamento che uno ha. Né l'argomento suicidio è stato affrontato sul piano "morale", anche perché tira in ballo un giudizio che invece non ha ragione di essere.

#7
Ex utente
Ex utente

Non si tira in ballo un argomento morale direttamente, ma indirettamente mi sembra di sì, visto che appena si ammazza qualcuno, tutti ne parlano in maniera sconvolta. questa ragazza che si è uccisa, la conoscevamo? ci abbiamo mai parlato a tu per tu? suppongo di no, quindi, è anche inutile starne a parlare o prendere come esempio la sua storia. poi, leggendo il suo articolo (peraltro interessante), si cita una canzone dei Bad Religion e non a caso, direi, visto che parla di suicidio. e anche alla fine viene menzionata una canzone che parla di suicidio e che la ragazza pare ascoltasse

#8
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Si cita quella canzone perché descrive il suicidio nei termini di uno stato di eccitamento. Non perché lo ascoltasse Lei. Lei ne ascoltava di simili però, come quella indicata in chiusura.
Si parla di suicidio perché è un comportamento umano tra quelli di cui scrivo, lo spunto dal fatto di cronaca è un modo per parlare delle cose. Non mi sembra che però ci siano giudizi di approvazione o condanna morale della persona. Un dispiacere umano ci può stare, almeno nel mio caso, mentre per il resto lo scopo dell'articolo non era di "giudicare" il suicidio. Di descriverlo sì.

#9
Ex utente
Ex utente

Dottore, capisco benissimo il suo punto di vista e le sue intenzioni, ma dall'articolo, però, se ne trae un'immagine diversa della cosa. perlomeno, a me ha fatto l'effetto che ho descritto poco sopra. poi, non è cosa nuova che il rock (specialmente quello "metallico") contenga messaggi subliminali negativi e devianti. credo che lei questo lo sappia benissimo, visto che mi cita gruppi "underground" come i Bad Religion

#10
Utente 171XXX
Utente 171XXX

nessuno giudica moralmente chi si suicida, ma che sia una decisione che ha, diciamo così un "valore" che va al di la della semplice scelta umana, mi sembra indubitabile. Altrimenti si assimila la decisione di uccidersi a quella di , che so, cambiare macchina o altro, e questo mi sembra voglia dire prender una china pericolosa. Se vostro figlio vi dicesse voglio uccidermi, fareste di tutto per impediglierlo o vi rassegnereste alla sua "libera scelta"?

#11
Ex utente
Ex utente

Meno male che non ho figli. la mia indole sarebbe quella di farlo ragionare, ovviamente, ma chi si vuole ammazzare, prima o poi, lo fa. a meno che non leghi tuo figlio a letto, con impossibilità di muoversi. spesso, quando qualcuno si uccide, è sempre per conseguenze di qualcosa di fortemente negativo. spesso è anche per colpa nostra (per esempio, genitori - figli)

#12
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Mi sembra che però siamo fuori tema rispetto al focus dell'articolo, che, ripeto, è quello di cogliere lo spunto di cronaca per illustrare un concetto di suicidologia, e cioè l'eccitamento comportamentale come elemento trasversale degli atti suicidari, visto che la depressione o i fattori ambientali sfavorevoli non giustificano assolutamente in maniera lineare e categoriale questo comportamento. Non sono invece oggetto dell'articolo le posizioni sulla vita, sul fatto di decidere di togliersela etc. Non credo che chi soffre per la morte di una persona per questo la disprezzi o giudichi sbagliata moralmente una scelta, se mai dolorosa. Non credo che nessuno inciterebbe o rimarrebbe indifferente di fronte a tali intenzioni da parte di una persona a cui vuole bene.

Mi permetto solo di precisare ancora che il nesso musica/suicidio non è discusso, e che tra l'altro i messaggi subliminali non hanno alcuna evidenza scientifica, almeno nei termini di messaggi al contrario, etc che inducano comportamenti di qualsiasi tipo.

#13
Ex utente
Ex utente

Concordo in pieno con questo suo ultimo post, dottore. effettivamente, ci siamo fatti prendere un po' troppo la mano (noi utenti), andando leggermente fuori topic. i messaggi subliminali sono una bufala, concordo (oggi vanno di moda tra i giovanissimi che seguono un certo tale, abbigliato come un pupazzo in maschera al Carnevale di Viareggio, tal Adam Kadmon). se davvero tali messaggi fossero stati efficaci, tutti coloro che hanno ascoltato i Led Zeppelin, starebbero ora a sacrificare vergini sull'altare di satana e a berne il suo sangue

#14
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Esiste un genere intero dedicato al suicidio, il suicidal-depressive black metal. Alcuni di questi individui si sono suicidati, ma non in numero maggiore di artisti dediti ad altri generi. Alla fine la rappresentazione e l'azione sono cose distinte.

#15
Ex utente
Ex utente

Dottore, io sono un critico musicale e collaboro da anni (dal 1991) per testate specializzate, alcune delle quali tra le maggiori in Italia. tra l'altro, il depressive black metal è un genere artisticamente validissimo, seppur discutibile nelle tematiche. ma le posso assicurare che, quando ho intervistato Gnaw Their Tongues, autore di almeno tre capolavori del metal estremo, lui si è dimostrato tutto l'opposto di come appare (o potrebbe apparire) ascoltando i suoi dischi e osservando le sue copertine

#16
Ex utente
Ex utente

"Andrò via, e sarà uno spettacolo, e farò in modo con ogni forza che nessuno possa dissuadermi sulla mia strada, e di bruciare tutti i ponti che mi lascerò alle spalle"

Versi strazianti e dolorosi ,il suicidio non dovrebbe essere una macchia sul nome di nessuno , è una tragedia,e come tale un dolore incolmabile a quanti si lasciano alle spalle.

Non so se le mie osservazioni abbiamo senso ma dato che , il suicidio dovrebbe essere multifattoriale quindi non basta una causa perché si realizzi , il dolore mentale della persona fatta di pensieri , ragionamenti ,dialoghi con sé stesso , senso di sconfitta , umiliazioni (?)possano aumentare causa ristrettezza e segregazione imposte dalla quarantena?
Comprendo che esistono le piattaforme dedicate e validate per la presa in carico però credo che non tutti i disturbi possono essere affrontati a distanza,tipo appunto tendenza suicidaria, in quanto più difficile accoglierla e contenerla senza un contatto reale.

#17
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Due cose osservo.
Per il suicidio esistono, con una certa efficacia pare, anche dei servizi di "voce amica" che riescono ad offrire un ascolto non medico. Il medico, ahimé, è condizionato da fattori che non ci dovrebbero essere, e che probabilmente su questo specifico obiettivo riducono l'incisività delle possibili risposte.

La multifattorialità. La conoscenza del fenomeno ne fa un oggetto multifattoriale, ma magari poi si scoprirà che così non è. I fattori più pesanti nel suicidio sono poi di fatto riconducibili ad una tendenza autonoma. Come dire: multifattoriale perché non si è identificata nessuna grossa corrispondenza con il rischio "imminente". Con il rischio a lungo termine di più. A fronte di ciò si vorrebbe che esiste una metodologia precisa di prevenzione, ma questo implicherebbe ad esempio sapere distinguere scientificamente un'intenzione vera o falsa. Invece, esistono diverse gradazioni, non è necessariamente un'intenzione sempre autosoppressiva, solo in una parte dei casi. In gran parte è una tendenza al gesto impulsivo che può assumere un senso "aperto" anche alla morte.

#18
Ex utente
Ex utente

La ringrazio come sempre per la chiarezza e l'esaustivita' della risposta .
Grazie ,buon lavoro .

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