Fumare eroina.

Eroina fumata: la "nuova droga" più diffusa e le sue caratteristiche

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Fumare eroina è diventata una "nuova" moda? Nel parlare delle nuove droghe si deve evitare di cadere in un equivoco. Il fatto una droga sia ormai conosciuta, non significa che sia fuori moda, perché la diffusione delle sostanze non dipende dalle mode e basta, ma anche da quanto la sostanza è in grado di far presa. La novità può riferirsi al fatto che si tratta di nuove molecole, ma non significa che queste novità di mercato siano destinate a diventare le droghe più diffuse, né che lo siano mai state. 

L'effetto novità

L'offerta, in altre parole, non è casuale, perché la domanda indotta non è uguale per qualsiasi sostanza provata: alcune sostanze sono biologicamente destinate a far presa.

Perché le droghe "cambiano vestito"?

Se mai, i nuovi mercati possono “cambiare vestito” alle vecchie droghe come l'eroina con due effetti:

  • il primo è quello di evitare che i consumatori siano spaventati da ciò che già si conosce su quella sostanza;
  • il secondo è di creare un effetto novità che stimola sempre comunque il primo consumo.

Il consumo di eroina

Attualmente l'eroina è in questa fase. Il consumo di eroina non è mai diminuito negli anni, ma negli ultimi anni in particolare è “tornato” sotto mentite spoglie, cioè l'eroina fumata. Non che non esistesse anche prima, ma quando si parla di eroina si associa automaticamente alla siringa e viceversa. L'uso per via nasale o inalatoria è in verità quasi sempre il primo tipo di consumo di eroina, anche perché l'iniezione, oltre che più difficile, è anche più rischiosa.

Fumare e sniffare non sono la stessa cosa: sniffando l'assorbimento avviene dal naso, mentre l'inalazione porta la sostanza nei polmoni. Trattandosi di una quantità piccola di sostanza, sniffando e iniettando la sostanza è spesso “tutta” introdotta nel corpo, con la differenza che iniettando la dose introdotta corrisponde a quella che effettivamente arriva al sangue (tramite la siringa), mentre per naso una parte va dispersa. L'assorbimento nasale è più lento rispetto all'iniezione ovviamente. In entrambi i casi, soprattutto con l'iniezione, si può avere overdose (immediata nell'iniezione).

Per approfondire:Tossicodipendenza da eroina

L'eroina fumata

Fumare l'eroina è una pratica diversa. L'eroina è vaporizzata mediante riscaldamento su un foglio di carta stagnola (modalità più semplice) e consumata mano a mano che si vaporizza. L'assorbimento è rapido se l'inalazione è profonda, ma la quantità non è consumata “tutta insieme”, cosicché se la dose è eccessiva è probabile che la persona si addormenti mentre la sta consumando e quindi si fermi in tempo, prima dell'overdose.

Un altro “filone” di consumo dell'eroina è quello che accompagna o deriva dal consumo di eccitanti (cocaina, amfetamine). I consumatori di cocaina possono fumare eroina in combinazione, per far finire l'effetto della cocaina in maniera non fastidiosa o per controbilanciare l'effetto ansiogeno e paranoide della cocaina. Il rischio di queste associazioni è anche che, quando l'effetto della cocaina decade, quello dell'eroina prevalga fino all'overdose.

Fumare eroina crea dipendenza?

Il potenziale di dipendenza di questo consumo di eroina è uguale.

Va tenuto presente che la dipendenza si sviluppa per via non iniettiva, di solito, e il passaggio alla siringa è solo un modo per avere l'effetto con dosi minori, così da economizzare. Oggi forse questo aspetto conta di meno, perché il prezzo dell'eroina è sceso negli anni e quindi mantenere una dipendenza costa di meno per quanto riguarda il prezzo della sostanza. È quindi prevedibile che molti rimangano consumatori nasali o fumatori. Il passaggio all'iniezione può essere occasionale, ma non è sempre un passaggio definitivo.

Un caso particolare (di cui si è parlato per un periodo) era il kobret, eroina base da fumare e ricavata dai residui del processo di preparazione della normale eroina. In questo caso si ricorreva ad una preparazione diversa dell'eroina per i tossicodipendenti ormai altamente assuefatti, che ne ottenevano un effetto più concentrato. In soggetti non abituati questa variante induceva una dipendenza rapidamente aggressiva, poco funzionale alla creazione di un bacino di clienti affidabili e in grado di mantenere la propria dipendenza.

Trovare stagnola, strumenti per inalare e accendini dovrebbe far pensare ad un consumo di eroina. Questo può anche permettere di individuare un consumatore in fase pre-dipendenza o in uno stadio meno grave di una dipendenza già in atto, cioè prima che compaiano le siringhe e i buchi. Tuttavia va ripetuto che una tossicodipendenza può essere grave e conclamata anche in persone che fumano l'eroina.

Le terapie per la dipendenza da eroina non dipendono ovviamente dalla via di assunzione, per cui sono le stesse (terapie a lungo termine con agonisti, in Italia metadone orale e buprenorfina sublinguale),o, in alcuni casi particolari e meno gravi, antagonisti (naltrexone orale).

Testi divulgativi utili:

  • Giancane S. La malattia da oppioidi nell'era digitale. EGA, 2014.
  • M. Teresa Brugal, G. Barrio, L. De La Fuente, E. Regidor, L. Royuela, J. M. Suelves Factors associated with non-fatal heroin overdose: assessing the effect of frequency and route of heroin administration, Addiction, 2002; 97(3):319 – 327
  • D. Werb, T. Kerr, B. Nosyk, S. Strathdee, J. Montaner, E. Wood, The temporal relationship between drug supply indicators: an audit of international government surveillance systems, in BMJ Open, 2013, n. 3
  • Linee guida OMS sul trattamento della dipendenza da oppiacei
Data pubblicazione: 14 ottobre 2015 Ultimo aggiornamento: 05 luglio 2022

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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9 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Buonasera a tutti..
Si in effetti ció che ho letto è più o meno corrispondente alla realtà...io la prima volta che la sniffai ero praticamente appena maggiorenne e da allora nell’arco di 4/5 mesi ebbi un degrado abbastanza devastante ma poi nell’arco di poco e cambiando radicalmente abitudini riuscii a smettere e a togliermela dalla testa almeno per il primo anno e mezzo circa...poi nel frattempo sono cresciuto e non lo cercata piu di tanto fino a quando poi a circa 23anni è nata la mia prima figlia e per i restanti altri 10 anni non lo più pensata proprio anche se stranamente la usavo circa 2/3 volte l’anno per occasioni speciali (solo per ridurre lo stress accomulato in particolari periodi)...ed è qui che casca tutto peró...quindi avendo la prima figlia ormai di 10anni e il secondo ormai di 2anni circa e rifrequentando certe amicizie un po per sbaglio un po per altri motivi piano piano ho riaumentato la frequenza di queste poche occasioni annuali fino a ritornare più infognato di prima nonostante mia moglie e tutti gli altri non pensavano minimamente di cio che mi accadeva..mi sento una vera m.... adesso anche se da pochissimo ho parlato con mia moglie e ho cercato di spiegargli tutto (cosa che credo che lei non abbia compreso) ho smesso..premetto che negli ultimi tre anni ho provato a smettere diverse volte con scarsi risultati perchè alla prima occasione di litigio ricominciavo e mi davo la scusa di potermi concedere una fumatina per dimenticare..quello che mi va di dirvi da tossico (anche se nn mi ci reputo) è state lontani da questa roba perchè non se ne esce facilmente..se non ce la fate fatevi aiutare da qualcuno ... la dipendenza fisica si supera facilmente con i primi 5/6 giorni ma quella psichica rimane come un tarlo nel legno..so di farcela adesso ma dovró essere forte come mai lo sono stato e non voglio sostitutivi come subuxone o metadone che non servono a tutti perchè non tutti siamo uguali..la dipendenza fisica è ormai passata adesso ma quella psicologica sarà dura..

#2
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Come già diverse altre volte, si ripetono qui una serie di errori sull'argomento.
Descrive una situazione che corrisponde a quello che legge, dopo di che la conclusione sarebbe: però non mi curo perché non siamo tutti uguali. Quindi lo siamo più o meno nei sintomi delle malattie, quando arriva il momento di curarsi guarda caso ognuno è un caso a sè.
Ora questo non è un ragionamento, è un sintomo anche questo. Volersi gestire da soli, rifiutare le terapie.

Il problema non è ovviamente la dipendenza "fisica" intesa come astinenza, non lo è mai stato, non è per questo che la tossicodipendenza è una malattia. La dipendenza psichica, che è fisica anche quella (riguarda un pezzetto di cervello, e indirettamente anche altre parti) è il problema.
Ed è su questo problema che vanno ad agire i farmaci antidipendenza.

Il termine "sostitutivi" è stato creato da chi credeva che la questione fosse la cura dell'astinenza, ma anche in questo senso non sostituiscono nulla, se mai evitano l'astinenza. Se questo fosse il problema, uno userebbe l'eroina direttamente. Se non lo fa ci sarà una ragione, che è il rapporto con l'eroina, non gestibile secondo i propri scopi, ma fuori controllo.

Metadone e suboxone sono terapie anti-desiderio, e non sostituiscono un bel niente. Ripristinano il normale controllo delle proprie intenzioni, vale a dire quella funzione che è "rotta" e non ritorna in equilibrio se non temporaneamente. Poiché è rotta, e lo è per effetto dell'eroina, se la si vuole riaggiustare ci sono queste cure, che per fortuna funzionano benissimo.

Se poi uno le usa male, e le prende per curare l'astinenza, è chiaro che non smette e servono a poco. Ma questo, ripeto, non è la terapia della tossicodipendenza, è la terapia dell'astinenza, che non è una malattia ma uno stato passeggero secondario, poco importante nella dinamica della tossicodipendenza.

Morale: chi ricade eviti di perder tempo a offendersi, a maledirsi, se questo vuol dire poi dire "non mi voglio curare" . Quando uno guarda meglio questo tipo di pensiero, è evidente che non è un pensiero logico, ma anche questo un sintomo della dipendenza, che tiene lontani dalle cure, le fa smettere prima, le fa fare in maniera incompleta, non fa assumere le dosi giuste, e così via.

Quando uno ha l'appendicite, non dice: non mi opero perché non siamo tutti uguali
Quando uno ha una carie non dice: il dentista no, non siamo tutti uguali
Quando uno ha la polmonite non dice: antibiotici non servono, non siamo tutti uguali

Pertanto, non ha senso fare questo discorsi in una malattia decisamente standardizzata e prevedibile, anche nella sua cura, come la dipendenza da eroina.

#3
Ex utente
Ex utente

Dr.Pacini lei ha perfettamente ragione ma una cosa che non puó sapere e che nessuno di voi medici puó conoscere ammenochè non siate stati personalmente coinvolti è che se realmente uno vuole uno puó in tanti modi..poi la cura tramite sert è quella piu usata ma non necessariamente quella che funziona al 100%...se non hai la volontá puoi fare tanto ma non ne esci lo stesso..io credo di avere un obbiettivo..poi mi posso anche sbagliare e se cio sia ve lo scriveró..

#4
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

No, qui si sbaglia proprio di grosso. La volontà non c'entra niente, è una delle funzioni alterate. Ma scusi, ma stiamo parlando di tossicodipendenti che hanno volontà e altri che non la hanno ? Non esiste questo discorso, è puro fraintendimento.
Io non parlo di cure dei SerT, parlo di cure che dovrebbero essere svolte presso i SerT, e che per circa l'80% dei pazienti non vengono svolte, come risulta da statistiche disponibili ovunque. Le cure ci sono, come fare si sa, i pazienti remano spesso contro per la natura della loro malattia (per remare contro non intendo che non ci mettono volontà, ma che non fanno le cure), e poi - questo si potrebbe evitare - le cure non sono applicate da medici e operatori che ragionano più o meno come i tossicodipendenti presi dentro la loro malattia, cioè come ha appena fatto Lei qui sopra.
Ovvero: "lo curo, ma se non ha volontà non smetterà mai". In questo modo si finisce per fare le cure male, e le cure fatte male non funzionano, come se uno prendesse un quarto della compressa di antiobiotico che gli danno e la prendesse finché non gli passa la febbre per poi smetterla. Poi ritorna l'infezione, i sintomi, eppure dalla febbre uno "era uscito" etc... si farebbe lo stesso asssurdo discorso.

Quindi, non è che quel che dico è vero MA come dice Lei ci vuole volontà e se ne può uscire in mille modi allora. No, io dico esattamente il contrario. Non importa nessuna fantomatica volontà che tutti hanno o non hanno. Uno ha una malattia, si cura. E lo fa secondo una tecnica, non secondo come gli parrebbe giusto fare.

#5
Ex utente
Ex utente

Mi è successo di smettere l’anno scorso ci sono stato fuori piu o meno due mesi e questo senza prendere subuxone o metadone...con questo dico solo che questa volta saró più caparbio ed intelligente di non autoconvingermi che se mi viene in mente di riprovare non dovró cadere nel tranello dell’autoconvinzione che tutti si fanno,ovvero: “vabbè solo sta volta e poi non lo faccio più”...io credo che se sei convinto di non toccarla più e passi questa fase ti bugia con te stesso puoi tirare avanti anche un anno cosi come due o dieci...poi sta sempre a noi la scelta..ovvio una cosa che piace piace anche dopo dieci anni e puoi sempre tornare a punto e a capo..ma questo puó accadere lo stesso a chi sta in cura presso il sert per tre anni magari fino allo scalaggio definitivo e poi quando finisce sta di nuovo a punto e a capo...spero di essere stato chiaro e non frainteso...comunque la ringrazio moltissimo per i consigli perchè ne faró comunque tesoro in caso mi trovo in difficoltà di nuovo io o per qualche altro..

#6
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

No, sta ripetendo i soliti errori. Prende la normalità e la sbandiera come fosse chissà quale traguardo. Ci sono persone che si vantano di disintossicarsi i giorni pari e ricadono quelli dispari.
La tossicodipednenza è quel disturbo per cui si sta a lungo fuori senza metadone o subutex, ci si convince fortemente che stavolta si sarà più caparbi e intelligenti etc, e che se si passa la prima fase con la giusta spinta poi è quasi fatta.
Questa è la dipendenza e come pensa un tossicodipendente. Non è parte della soluzione, tanto meno la chiave della soluzione.

No, non sta sempre a noi la scelta. Se siamo tossicodipednenti no. Neanche se abbiamo un tumore o un'influenza sta a noi scegliere quando e come passa, quando e come si ricade.

Non è una scelta di piacere, non è un vizio, non è un'abitudine. Era. Non c'entra niente con la tossicodipendenza tutto ciò. Sarebbe anche ovvio, non saremmo qui a spiegarlo, se lo siamo è perché il cervello di un tossicodipendente, nonostante n volte, anzi a causa di n ricadute, ragiona all'opposto di come vorrebbe la logica, cioè che il decorso è prevedibile.

Si esprime ancora rispetto alle cure con questa idea che la cura termini con lo scalaggio definitivo etc. Non funziona così. La cura non è mica fatta per essere messa alla prova quando si toglie. La cura deve prima di tutto garantire che, prendendola, il problema torna indietro e non ritorna su. Poi, per alcune malattie, si può togliere. Poi, per alcune, si può anche togliere dopo poco. Ma la sequenza del ragionamento è questa.
Non che ci si cura, poi si toglie la cura e si vede se si ricade: se non si ricade, allora la cura non è servita a niente, qunidi inutile riprenderla. Così i tossicodipendenti la pensano in genere del metadone. Come se dovesse funzionare quando non c'è, e non essendoci stato per un po'.

#7
Utente 413XXX
Utente 413XXX

Strano, un articolo del "dottore" che ha ancora i commenti degli utenti aperti. Di solito li chiude sempre, anche questa è una cosa che deve fare riflettere tra l'altro. Faccio solo questa osservazione: per quanto si sforzi di farlo sembrare, questo "dottore" non ha la verità in tasca. La cura per la Tossicodipendenza non è una scienza esatta. Non occorre neppure aprire una parentesi sui pro e contro di una terapia metadonica di mantenimento, ovvero senza fine. I contro ci sono e sono parecchi e basta chiedere e informarsi con altri dottori. Ad ogni modo anche il metadone è una strada. Ci sono varie cure e varie strategie, e certo la volontà di uscirne è un presupposto importante. Purtroppo è dura, molto dura, ed è molto facile che durante il percorso di cura ci siano ricadute. E anche importante non gettare la spugna, e fidarsi solo di chi sentiamo di poterci fidare. Finisco dicendo, anzi ripetendo, che non è tutto oro ciò che fanno luccicare certi "medici". Date un occhiata anche agli altri articoli o ai consulti per capire come "alcuni" si pongono nei confronti dei pazienti e di qualsiasi voce contraria, per quanto rispettosa e moderata.

#8
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Innanzitutto non si permetta di scrivere dottore in virgolette, che è diffamatorio, vediamo che dice lo staff. E' per gente come Lei che a volte è meglio chiudere i consulti, e lasciare che ciascuno ragioni sull'articolo.

Banalità come "la tossicodipendenza non è una scienza esatta" etc non aiutano nessuno a capire. Neanche Lei, che certe cose non le sa e non le vuole imparare al momento.

L'elaborazione dei dati utilizza le cosiddette "scienze esatte" per così dire, cioè la matematica e la statistica. Il metadone non è "una strada", è una delle cure possibili, che sono tutte e tre farmacologiche.

I pro e i contro li discuta quanto vuole. I pro sono che è la cura. I contro come in ogni cura ci saranno. Poi ci sono i "contro" di chi non fa terapie o propaganda sciocchezze o fa finta che le cure siano dei "pareri", e continua a sguazzare con gioia nell'idea che non ci sia una cura precisa perché è ideologicamente convinto che non debba essere una cura medica.

Questo è il pericolo e il limite maggiore, che anziché attenersi ai dati parziali uno mantenga sempre la scienza a livello di dibattito politico, in cui è questione di come uno la vede.

Intanto chiarisca cosa intende con "dottore" tra virgolette.

#9
 Staff Medicitalia.it
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