Accumulatori seriali: due parole sui disturbi psichiatrici alla base di questo fenomeno

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Il comportamento in questione consiste nell'accumulo di oggetti intorno a sé, o in spazi di cui si ha il controllo (garage, soffitte, interi locali o appartamenti, giardino etc) di oggetti e materiali.

La persona non riesce a disfarsi, o si rifiuta attivamente di farlo, e può lasciare gli oggetti inutilizzati, ammassati, paradossalmente lasciarli deteriorare e quindi divenire inservibili. Questo fenomeno è oggetto di una serie documentaristica televisiva dedicata (Accumulatori Seriali/Sepolti in casa), che descrive il trattamento di casi di persone che si circondano o di oggetti o di animali, rendendo impraticabili, malsani e pericolosi gli ambienti in cui vivono, e sacrificando gli altri aspetti alla gestione di questi ambienti "sovraccarichi".

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I tipi di ossessività che si associano all'accumulo compulsivo sono: l'indecisione ossessiva e la tendenza a rimandare gli impegni, il perfezionismo, la difficoltà nell'organizzare le attività, e l'evitamento (questi aspetti possono indicare lo stesso tipo di comportamento).

L'accumulo è la conseguenza di una incapacità di selezionare, scartare, accantonare, archviare, escludere, o di una incapacità di scegliere, includere, privilegiare, discriminare, che è l'altra faccia della medaglia.

Il problema nell'inquadramento di questi disturbi sta nel fatto che l'accumulo, associato ad aspetti ossessivi, può però seguire un meccanismo che non ha a che vedere con l'ossessività, bensì con l'impulsività. Una parte degli accumulatori sono infatti compratori "compulsivi", e quindi il problema non è tanto il non riuscire a buttar via, quanto l'accumulare attivamente mediante acquisti seriali.

Il rapporto delle persone con il comportamento è quindi molto diverso a seconda che si tratti di una incapacità di buttar via o di un accumulo di nuovi oggetti.

La ragione della risposta scarsa di almeno una parte di questi pazienti può appunto dipendere dal fatto che il "blocco" dell'ossessività non si traduce in un blocco degli acquisti, e che quindi ad esempio si può aumentare la capacità di disfarsi degli oggetti inutili, ma non si blocca la tendenza ad accumularne altri. La gratificazione data dall'accumulo può creare un equivoco, e cioè il fatto che a considerare "disturbante" il comportamento sono altre persone, familiari ad esempio, ma non la persona direttamente interessata. Mancando questo tipo di impostazione, non si può parlare di un trattamento medico vero e proprio, ma se ma di una negoziazione con gli altri (la famiglia, il vicinato etc).

In generale, diversi comportamenti "ripetitivi" sono stati equivocati come equivalenti di un disturbo ossessivo, mentre invece il movente è diverso, e anche il rapporto della persona con l'oggetto del comportamento (desiderato e non temuto). Già da altri studi sui disturbi del controllo degli impulsi è del resto emerso che, curando i sintomi depressivi o ossessivi come elemento centrale, questi possono effettivamente migliorare, ma senza che per questo migliori il comportamento impulsivo.

 

Data pubblicazione: 05 novembre 2015 Ultimo aggiornamento: 01 dicembre 2015

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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