Conflitto femoro-acetabolare (femuro-acetabular impingement, FAI)

Sempre più spesso si sente parlare dell’impingement femoro-acetabolare, una entità clinica relativamente nuova che spesso è causa di dolore all’anca nei giovani o di degenerazione artrosica precoce dell’anca in persone di età dai 35 anni in su.

 

Ma che cos’è il FAI?

Il FAI non è una patologia, bensì una condizione anatomica predisponente a sviluppare l’artrosi dell’anca.

Tale condizione è rappresentata da una particolare forma dei capi articolari che favorisce un “conflitto” doloroso che s’instaura tra il femore e il bacino (pelvi) in determinati movimenti.

L’articolazione tra il femore e il bacino avviene tra la superficie convessa della testa femorale (di forma sferica) e la superficie concava chiamata acetabolo.

Una causa femorale di FAI è rappresentata dalla non perfetta sfericità della testa femorale (conflitto tipo “CAM”), che può, ruotando, entrare in conflitto con il bordo acetabolare.

Una causa pelvica è rappresentata invece dall’eccessiva “chiusura” dell’acetabolo, che pertanto “pinza” al suo interno la testa del femore (conflitto tipo “PINCER”).

 Testa femore e acetabolo
Figura 1: Meccanismo di generazione del conflitto (anca vista in proiezione anteriore).
A - anca normale. La testa del femore è sferica, e ruotando nell'acetabolo non genera alcun conflitto.
B - anca affetta da FAI di tipo "pincer". La concavità dell'acetabolo è eccessiva, e
ruotando il collo femorale entra in conflitto col bordo acetabolare.
C - anca affetta da FAI tipo "cam". La testa femorale non è perfettamente sferica, e
ruotando entra in contatto col bordo acetabolare.

 

Che sintomi provoca?

La sintomatologia dolorosa si ha tipicamente nei movimenti di intrarotazione dell’anca o nei movimenti di extrarotazione, ed è molto evidente nei pazienti che praticano yoga, arti marziali o pallanuoto.

Il dolore può aumentare e diventare anche continuo, ma tende a peggiorare con l’esecuzione dei movimenti critici.

Spesso si registra una rigidità delle anche, con i pazienti affetti che non riescono ad assumere alcune posizioni (faticano, ad esempio, ad accavallare le gambe).

Quando il conflitto si associa a lesioni della cartilagine o del labbro acetabolare, è possibile che si manifesti uno scroscio articolare, che può generare confusione in quanto può essere scambiato per uno "scatto" tendineo tipico di altre patologie (vedi articolo anca a scatto).


Figura 2: Tipi di conflitto (anca vista dall'alto). In alto a sinistra, anca normale.
In alto a destra, anca affetta da conflitto tipo "pincer".
Si noti, in rosso, la porzione di acetabolo prominente che genera conflitto nel movimento.
In basso a sinistra, anca affetta da conflitto tipo "cam".
Si noti, in rosso, il cosiddetto "bump", cioè l'escrescenza ossea presente sul collo
femorale e che entra in conflitto col bordo dell'acetabolo durante il movimento.
In basso a destra, il caso più frequente (e più grave): un conflitto di tipo misto,
in cui sono presenti sia il bump, sia il bordo acetabolare prominente. 

 

Quali esami sono utili per diagnosticare il FAI?

Il primo e più importante esame è la radiografia del bacino con proiezioni assiali delle anche. Questo esame consente anzitutto di stadiare un eventuale processo artrosico già presente.

Ma anche nel caso in cui le articolazioni del paziente non presentassero alcun segno di artrosi, i segni di un FAI sono spesso (quasi sempre) visibili sulla lastra. Naturalmente, essendo il FAI una entità clinica ancora poco conosciuta e di competenza iperspecialistica, è possibile che i segni radiologici del FAI possano sfuggire all’occhio del medico di base, del radiologo che referta le lastre, e persino all’occhio dell’ortopedico GENERICO.

Un ortopedico che si occupi specificamente di patologia dell’anca è in grado di riconoscere, anche su lastre che non mostrano ancora alcun segno di artrosi, alcuni elementi che possono indicare un possibile conflitto femoro-acetabolare.

L’esame di secondo livello che può essere eseguito quando è stata posta diagnosi di FAI, è l’artro-RMN radiale.

Si tratta di un esame specifico per questa patologia, che viene eseguito solo in pochi centri iperspecializzati (3 in Italia e uno in Svizzera).

Questo esame fornisce al paziente e al medico un quadro molto preciso dello stadio della patologia, potendo individuare lesioni cartilaginee, del labbro acetabolare, o dell’osso sub condrale.

Qualora il paziente non avesse accesso a questo raffinato esame, una valutazione di buon livello può essere fatta anche con una normale risonanza magnetica con mezzo di contrasto intra-articolare.

 

Come si cura il FAI?

Il trattamento del FAI è essenzialmente chirurgico.
Si distinguono 3 diverse possibilità di trattamento, a seconda dell’età del paziente e dello stadio della patologia:

 - Chirurgia conservativa artroscopica

 - Chirurgia conservativa a cielo aperto

 - Chirurgia sostitutiva articolare (protesi dell’anca)

La cosiddetta chirurgia conservativa si propone di correggere quelle deformità (femorali o pelviche) che sono responsabili del conflitto.

Eliminando (o riducendo) il conflitto femoro-acetabolare, si migliora notevolmente la sintomatologia dolorosa. Poiché l’artrosi che si rileva nei casi particolarmente avanzati è causata dal conflitto, è ragionevole pensare che gli interventi di chirurgia conservativa siano anche in grado di prevenire l’insorgenza di una artrosi secondaria, e quindi di ridurre il rischio che il paziente, un domani, debba sottoporsi ad un intervento di chirurgia sostitutiva.

La scelta tra la chirurgia artroscopica e la chirurgia a cielo aperto viene compiuta sulla base della gravità della deformità da correggere e sul tipo di gesti chirurgici che si devono associare: sebbene l’artroscopia sia una metodica mini-invasiva che consente al paziente un recupero più rapido, a volte il ricorso alla chirurgia a cielo aperto si rende necessario per assicurare un miglior risultato in casi particolari o complessi.

L’intervento può essere proposto sia a quei pazienti particolarmente sintomatici che richiedono al chirurgo una migliore gestione del dolore, sia a quei pazienti (anche poco doloranti) che –essendo giovani- desiderano il più possibile allontanare il rischio di dover eseguire una protesi dell’anca in età più avanzata.

 

Nei casi in cui invece l’artrosi - causata dal conflitto - è già avanzata, si rende necessario un intervento di chirurgia sostitutiva, che consiste nell’impianto di una protesi dell’anca.

Per una trattazione dettagliata dell’argomento, si rimanda agli articoli dedicati che possono essere trovati su questo sito.

Data pubblicazione: 13 dicembre 2010

Autore

emanuele.caldarella
Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2003 presso Università degli Studi di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 3723.

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