La cisti sebacea

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Dr. Stefano Spina Chirurgo generale, Colonproctologo

La cisti sebacea, definita da alcuni anche cisti epidermoide, è una neoformazione del sottocute che si presenta come un piccolo bozzo visibile sotto la pelle o il cuoio capelluto. Rarissima nei bambini e poco frequente nelle donne, in genere è dovuta ad una solidificazione del secreto di una ghiandola sebacea che occludendosi non riesce più a smaltirne la produzione; così il follicolo pilifero si gonfia e da luogo a questa neoformazione. E’ possibile che tabacco, alcoolici, ansia, stress e alcuni cosmetici abbiano un ruolo concausale nella genesi di queste cisti. La crescita è per lo più lenta e poco fastidiosa e le dimensioni potranno variare da alcuni millimetri fino ad arrivare anche a 5/6 centimetri di diametro. L'aspetto è quello di una pallina dotata di una capsula esterna; all’interno racchiude un misto di aria, liquido, sebo o altre sostanze semi-solide, di colore per lo più biancastro, particolarmente maleodorante e di consistenza cremosa, o caseosa, piuttosto tipica. Toccare o spremere una cisti sebacea può causare la fuoriuscita all’esterno del suo contenuto e aumenta i rischi di infezione.

Sintomi

Le cisti sebacee possono essere ritrovate un po’ dappertutto, anche in numero elevato nello stesso paziente: sotto il cuoio capelluto, nella regione della nuca, sulle spalle e sul dorso; ma anche sotto le ascelle, in regione glutea, sul sacco scrotale, sui genitali, e più raramente in regione mammaria, sull’addome e sul volto. Il sintomo principale che induce in genere il paziente a contattare il Medico è di solito un piccolo rigonfiamento morbido sotto la pelle, spesso non doloroso, che tuttavia periodicamente può arrossarsi, infettarsi, provocare temporaneo dolore e persino febbre. Altro segno tipico è la possibile fuoriuscita all’esterno del suo contenuto, il già descritto materiale di colore biancastro o bianco grigiastro, piuttosto denso e dal tipico odore rancido e nauseante. Può persino accadere che il paziente non si accorga della presenza di queste neoformazioni fin quando per la prima volta non vanno incontro ad un processo infiammatorio, provocando arrossamento e aumento di sensibilità e temperatura della regione interessata.

Diagnosi

Nella maggior parte dei casi il Chirurgo, o comunque il Medico che abbia sufficiente esperienza, è in grado di identificare una cisti sebacea anche solo grazie alla visita: questo perché il loro aspetto è facilmente riconoscibile con l’ispezione e la palpazione. Un’ecografia può aiutare, ma viene riservata per lo più ai rari casi veramente dubbi. Alcuni Chirurghi consigliano a volte la biopsia: sebbene questa procedura possa essere utile per escludere diagnosi più gravi, personalmente la ritengo quasi sempre poco consigliabile, quanto meno laddove l’esperienza suggerisca all’Operatore che si tratta in ogni caso di qualcosa che comunque prima o poi andrebbe asportato. Infine, specie se la cisti è localizzata in particolari regioni del corpo, a volte è necessario distinguerla dall’herpes genitale la cui forma, ad un occhio poco attento, potrebbe apparire per certi versi simile.

Terapia

Le cisti sebacee non sono pericolose e in alcuni casi può persino accadere che si riassorbano autonomamente. Altre volte possono essere trattate con successo mediante semplici rimedi: applicazione cutanee, pomate, farmaci per bocca. Se si è in presenza di una piccola infiammazione, il Medico può prescrivere corticosteroidi o antibiotici al fine di ridurre il gonfiore. Se la cisti non risponde alla terapia, cresce di volume e/o incide sull’aspetto estetico è consigliabile rimuoverla chirurgicamente.

Se la cute è arrossata, e la cisti è infiammata, il Medico dovrà però consigliare di posticipare l’intervento, somministrando antibiotici e/o antinfiammatori in attesa che la capsula riprenda una consistenza tale da far supporre che potrà essere asportata integralmente. In questa fase non è consigliabile toccare la cisti perché questo peggiorerebbe l’infiammazione stessa; è anche inopportuno incidere la cute per tentare di drenare il contenuto, perché tale manovra altererebbe l’integrità della capsula, predisponendo comunque il paziente alle recidive. Se invece il Medico interviene in uno stadio per cui l’infiammazione è arrivata ad un punto tale da rendere troppo fine lo strato di cute sovrastante, e quindi si ritiene che la perforazione spontanea sia prossima e irreversibile, allora può essere preferibile effettuare una piccola incisione che, pur non risolvendo definitivamente il problema, consente tuttavia di superare la fase critica dell’ascesso e anche di lasciare una cicatrice meno visibile sulla cute.

L’intervento chirurgico definitivo, in ogni caso, può essere portato a termine per lo più in anestesia locale; consiste in una piccola incisione dalla quale bisognerà asportare l’intera cisti, cercando di comprendere quindi anche la relativa capsula: questa procedura mette al riparo da possibili recidive. L’aspirazione del contenuto mediante ago, da alcuni tuttora praticata, consente di fare a meno dell’anestesia, ma non garantisce risultati certi in merito alla sua definitiva scomparsa.

Il post-operatorio

E’ preferibile che la ferita chirurgica suturata rimanga coperta e sterile per 7-10 giorni dopo l’intervento, necessitando unicamente di periodiche medicazioni, mentre una terapia antibiotica preventiva viene in genere prescritta per un periodo di poco inferiore. Per evitare che la cicatrice assuma permanentemente un poco estetico colore rossastro è sempre consigliabile proteggerla dai raggi solari nel corso dei primi 6-12 mesi.

Complicanze e recidive

Una cisti sebacea può infettarsi e dar luogo ad un ascesso: l’applicazione locale di calore (borsa calda) può accelerare la sua maturazione, ed è indicata soltanto quando il Medico ritiene che tale processo, nonostante la terapia, sia comunque irreversibile. Le recidive invece sono possibili soprattutto quando in corso di intervento la capsula non viene asportata completamente: un suo frammento può essere infatti a volte responsabile della formazione di una nuova cisti. Per tale ragione è consigliabile evitare di operare in corso di infiammazione, quando la fragilità della capsula aumenta le possibilità che non si riesca ad asportarla tutta.

Data pubblicazione: 05 giugno 2011

Autore

stefano.spina
Dr. Stefano Spina Chirurgo generale, Colonproctologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1993 presso Università degli Studi di Roma .
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 45164.

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