La sindrome post-flebitica

luciopiscitelli
Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale

La Sindrome Post-flebitica (SPF) rappresenta l’insieme delle manifestazioni cliniche tardive conseguenti un processo trombotico che abbia interessato il sistema venoso profondo di un arto (Trombosi Venosa Profonda: TVP).

La Sindrome Post-flebitica (SPF) rappresenta l’insieme delle manifestazioni cliniche tardive conseguenti un processo trombotico che abbia interessato il sistema venoso profondo di un arto (Trombosi Venosa Profonda: TVP).

La formazione di un trombo all’interno di una vena profonda segue una evoluzione che può portare o meno alla ricanalizzazione del vaso (totale o parziale), alla quale, soprattutto in mancanza di un adeguato trattamento nella fase acuta, residuerà un danno definitivo della parete e del sistema valvolare. Ciò sarà responsabile di un subdolo quadro di insufficienza venosa cronica, le cui conseguenze, spesso invalidanti, saranno evidenti a volte solo a distanza di molti anni.

L’incompetenza delle valvole del sistema venoso profondo o delle vene perforanti determina infatti il prodursi di reflussi patologici in direzione delle vene superficiali, le quali subiscono gli effetti di un regime pressorio sproporzionato alla loro struttura.

La compartecipazione delle strutture linfatiche contribuisce all’integrasi di un quadro clinico di particolare intensità.

La sintomatologia soggettiva è spesso assente o sottovalutata nelle fasi iniziali: essa si confonde talvolta con quella dell’evento che ha determinato la trombosi venosa (trauma, intervento chirurgico ortopedico, puerperio, ecc.).

Successivamente, ma a volte a distanza di anni, compaiono senso di pesantezza dell’arto, parestesie o vera e propria dolenzia, ostacolo alla regolare deambulazione, flebiti superficiali ricorrenti.

Le prime manifestazioni cliniche sono rappresentate dalla comparsa ingravescente di edema della estremità interessata, favorito dalla prolungata stazione eretta, e dalla evidenza di piccole varicosità reticolari e di teleangectasie (capillari dilatati) soprattutto nelle regioni perimalleolari.

L’evoluzione successiva, soprattutto in mancanza di un trattamento efficace, è rappresentata dalla comparsa di edema cronico non riducibile, varici (definite “secondarie”), colorito cianotico e alterazioni trofiche della cute e del sottocute fino alla comparsa di ulcerazioni.

La diagnosi risulta relativamente agevole per lo Specialista sulla base dei rilievi anamnestici di Trombosi Venosa Profonda (TVP), quando vi sia stata evidenza e ricordo della stessa, e dei segni clinici.

In ogni caso è indicato l’ecocolordoppler per la conferma nei casi dubbi o per la precisa definizione dei casi conclamati.

Indicazioni più specifiche riveste la Flebografia.

La prevenzione della SPF coincide con il tempestivo riconoscimento di una Trombosi Venosa Profonda e con il suo corretto trattamento (terapia anticoagulante a lungo termine, elastocompressione), al fine di favorire, per quanto possibile, una guarigione senza esiti.

Una volta riconosciuta una SPF, le finalità del trattamento sono rivolte al miglioramento delle condizioni emodinamiche dell’arto e al contenimento dell’edema.

Le possibilità terapeutiche comprendono:

Mezzi fisici (declivo-terapia, pressoterapia sequenziale, bendaggio elastico, calza elastica, massoterapia)

Farmacologici (anticoagulanti, emoreologici)

Chirurgia: (interruzione sottofasciale delle vene perforanti (SEPS), safenectomie regolate, trattamento chirurgico della incontinenza del circolo venoso profondo, valvuloplastiche, innesti cutanei)

Scleroterapia complementare o per il mantenimento dei risultati in occorrenza di recidive varicose che sono particolarmente frequenti in questa condizione morbosa.

Data pubblicazione: 14 marzo 2010

Autore

luciopiscitelli
Dr. Lucio Piscitelli Chirurgo vascolare, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1976 presso 2a FACOLTA UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Napoli tesserino n° 13488.

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