Reflusso gastro esofageo.

Il reflusso gastroesofageo

alessandro.scuotto
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo

La risalita di materiale acido dallo stomaco all'esofago si chiama reflusso gastroesofageo, disturbo frequente anche nei neonati: come si riconosce e si cura.

Il reflusso gastroesofageo consiste nella risalita in esofago di materiale acido dello stomaco: è un evento occasionale comune nell’individuo adulto sano, soprattutto nel periodo post-prandiale ed è piuttosto frequente anche nell’età pediatrica, prevalentemente nel primo anno di vita. Non deve essere considerato una malattia se non provoca sintomi e/o complicazioni.

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Quando il reflusso diventa malattia

Si parla invece di “malattia da reflusso gastroesofageo” (MRGE o con l’acronimo inglese GERD), allorché il numero di reflussi e la loro intensità determinano disturbi o causano lesioni dell’esofago. La mucosa dell’esofago, infatti, non è attrezzata come invece quella dello stomaco per resistere all’azione aggressiva dell’acido, viene così irritata e si possono manifestare disturbi.

Cause del reflusso

Le cause più comuni di reflusso esofageo sono l’alterata motilità dell’esofago e la riduzione del tono dello sfintere esofageo inferiore. Alla porzione terminale dell’esofago infatti, prima che l’apparato digerente continui con lo stomaco, vi è una zona di muscolatura disposta ad anello, lo sfintere esofageo inferiore (LES) che, con il suo tono, tiene normalmente chiusa la comunicazione fra i due organi. Tale comunicazione è permessa dal rilasciamento dello sfintere in conseguenza della deglutizione. Quindi, anche se nello stomaco la pressione è più elevata che nell’esofago, il materiale non refluisce verso l’alto.

Anche il muscolo diaframma, teso fra torace e addome, attraverso il quale passa l’esofago, contribuisce alla tenuta di questo meccanismo e allorché una porzione dell’esofago addominale scivola verso l’alto, attraverso il diaframma, nel torace, si realizza una condiziona anomala detta ernia iatale che può favorire, ma non determina, il reflusso esofageo; ma se presente si accompagna spesso a complicanze (esofagite).

La forza di chiusura del LES è dunque determinante per impedire il reflusso e può divenire insufficiente per diversi motivi:

  • l’azione meccanica determinata dall’aumento di pressione addominale, come ad esempio nel soggetto obeso, in gravidanza avanzata, o in chi indossa abitualmente indumenti stretti in vita;
  • l’azione chimica di alcuni alimenti, di alcuni farmaci, dell’abitudine al fumo;
  • l’alterazione dell’attività di regolazione neuroendocrina della motilità esofagea.

Sintomi del reflusso gastro esofageo

I sintomi tipici, che inducono a rivolgersi al medico, sono pirosi (bruciore retrosternale) e rigurgito acido. questi possono essere presenti anche in assenza di alterazioni visibili all’endoscopia.

Diagnosi

La comparsa dei sintomi tipici (pirosi e rigurgito) porta il paziente a rivolgersi al medico che può porre una diagnosi su base clinica di MRGE nei casi di lieve entità e prescrivere quegli accorgimenti nello stile di vita che, nella maggior parte dei soggetti, possono ridurre o eliminare i disturbi:

  • allontanare gli alimenti che interferiscono con il tono del LES: cioccolato, menta, panna, bevande gasate, ecc.;
  • ridurre il peso corporeo nei soggetti in soprappeso;
  • non coricarsi subito dopo mangiato, ma attendere almeno un paio d’ore;
  • non tenere cinture o abiti stretti in vita;
  • innalzare la testiera del letto di 15-20 cm, soprattutto nel caso di reflusso notturno;
  • astenersi dal fumo e dal consumo di alcolici a stomaco vuoto.

Quando è necessaria una terapia farmacologica?

Quando questi accorgimenti non sono sufficienti, quando la sintomatologia è particolarmente imponente oppure sono presenti sintomi atipici (aritmie cardiache da irritazione riflessa, tosse e/o manifestazioni asmatiche per aspirazione di piccole quantità di acido nell’apparato respiratorio) è necessario ricorrere alla terapia farmacologica. In questa eventualità si preferisce procedere a una valutazione endoscopica dell’eventuale infiammazione della mucosa esofagea (esofagite).

I farmaci utilizzati sono: antiacidi, che tamponano direttamente l’ambiente esofago-gastrico; protettori della mucosa; regolatori della motilità del tubo digerente; farmaci che riducono la produzione di acido nello stomaco (inibitori di pompa protonica, antiH2).

In condizioni di particolare resistenza alla terapia e/o di recidive frequenti è possibile ricorrere alla terapia chirurgica per il ripristino della funzione del LES.

Data pubblicazione: 09 marzo 2010 Ultimo aggiornamento: 07 gennaio 2021

Autore

alessandro.scuotto
Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1983 presso Università Napoli.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Como tesserino n° 5803.

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