Stile di vita ed infertilità

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Dr.ssa Elisabetta Chelo Ginecologo, Patologo della riproduzione

Generalmente si pensa che per avere un figlio basti semplicemente non utilizzare sistemi di contraccezione, che sia una cosa “naturale“, “normale” , qualcosa che accade...

Note introduttive

Generalmente si pensa che per avere un figlio basti semplicemente non utilizzare sistemi di contraccezione, che sia una cosa “ naturale “, “normale”, qualcosa che accade da sempre e sempre accadrà perché è nel ordine naturale delle cose.

In realtà l’uomo è un animale poco fertile; desiderare un bambino e non riuscire ad averlo è una cosa molto più comune di quanto si creda; in Italia si stima che oltre 45.000 nuove coppie l’anno avranno difficoltà nel concepire un bambino.

Una coppia giovane senza particolari problemi che ha rapporti sessuali 2 – 3 volte la settimana ha circa il 20 % di possibilità di concepimento per ogni mese, ma questa percentuale si abbassa dopo il primo anno di ricerca di figli senza successo.

La bassa fecondabilità è dovuta ad una serie di fattori che differenziano l’uomo da altri animali. Nella specie umana l’ovulazione non è in alcun modo condizionata dal rapporto sessuale e l’ovocita è fecondabile solo per poche ore.                                                                           

Fertilità ed età

Assistiamo oggi ad uno sfalsamento rispetto a quella che sarebbe l’età “naturale” per avere un figlio rispetto all’età “sociale” in cui oggi si ricerca il primo figlio. La fertilità femminile è massima tra i 18 e i 25 anni, ma le donne, nei paesi sviluppati, studiano e cercano un lavoro prima di sposarsi e le coppie tendono a procrastinare la nascita del primo (e sempre più spesso unico) figlio, dopo aver completato degli obiettivi economici come l’acquisto di una casa e dopo essersi presi del tempo per esperienze come viaggi e vacanze in cui i figli sono vissuti come ostacoli.

La sterilità è quasi sempre un problema di coppia

Difficilmente l’infertilità è un problema di uno solo dei partners; quella che va valutata è la potenziale fertilità di una coppia e non solo dei singoli individui che la compongono. Potremmo vedere i partner di una coppia come i fattori di una moltiplicazione in cui abbiamo la fertilità femminile x la fertilità maschile; ovviamente parlando di una coppia che ha una normale vita sessuale. In alcuni casi la sterilità è un fattore assoluto (e quindi uno dei due valori sarà 0 e di conseguenza anche la fertilità della coppia sarà 0) come ad esempio nel caso di una azoospermia (assenza di spermatozoi) o di chiusura bilaterale delle tube.

Più frequentemente ci troviamo di fronte a persone con fertilità ridotta, ma non assente. Un uomo con ridotto numero di spermatozooi avrà una fertilità ridotta e se la moglie ha 38 anni, anch’essa avrà una fertilità ridotta. Questa coppia avrà un basso potenziale di fertilità. Ma supponiamo che la coppia si rompa e le persone che la componevano si trovino nuovi compagni. L’uomo con una nuova compagna di 30 anni si troverebbe a formare una coppia di potenziale di fertilità molto più alto e anche la donna trovando un compagno normospermico avrebbe formato una coppia potenzialmente molto più fertile.

Quando ci si può considerare infertili?

Una coppia in cui la partner femminile ha meno di 35 anni oppure una coppia in cui la donna abbia più di 35 anni, che abbiano rapporti liberi alla ricerca di un figlio da due anni senza risultato
Il tempo di attesa è rilevante per quanto riguarda la possibilità di successo per quella determinata coppia. La tabella che segue mostra le probabilità di gravidanza in relazione alla durata della sterilità. Dopo un anno di rapporti liberi il 60 % delle coppie ha ottenuto una gravidanza, ma su cento coppie che presentano una infertilità da cinque anni solo il 3% concepirà spontaneamente. Quindi le sterilità di maggiore durata sono quelle che più difficilmente si risolveranno spontaneamente

Per approfondire:Sperma trasparente: quali sono le cause?

Fattori che influenzano la fertilità umana

L’età

La trasformazione della società che ha visto in 50 anni radicalmente mutarsi l’organizzazione familiare e il ruolo della donna. Oggi le donne hanno il primo figlio dopo aver completato i propri studi, trovato un lavoro soddisfacente e consolidato il proprio rapporto: molto spesso quindi si cercherà il primo figlio dopo i 30 anni. Già alla fine del primo ventennio di vita la fertilità delle donne comincia a diminuire,, ma il compimento dei 35 anni determina una rapida caduta delle possibilità di concepimento. Circa un terzo delle donne che ritardano la gravidanza dopo i 37 anni e più della metà di quelle dopo i 40 avranno difficoltà a concepire indipendentemente dal fatto che abbiano già avuto figli in passato. A 42 anni solo una donna su 10 ha ancora la possibilità di concepire.

Anche per il maschio l’età ha importanza. Se è vero che per il maschio non assistiamo ad un declino rapido e marcato della spermatogenesi sembra che più l'uomo si allontana dalla 'zona' della terza decade, più tempo è necessario alla sua partner (indipendentemente dall'età di quest'ultima) per concepire. Le chances di diventare papà, entro sei mesi di 'tentativi', scendono infatti del 2 per cento l'anno a partire dal ventiquattresimo compleanno.
Inoltre, le donne con un partner più anziano di 5 o più anni, hanno meno possibilità di concepire entro un anno rispetto a quelle con un partner coetaneo o più giovane di loro. In pratica, la possibilità di avere un figlio è doppia in una coppia in cui il futuro papà ha meno di 25 anni rispetto ad uno di 35 anni o più.

Il fumo

Sono ben noti i danni alla salute causati dal fumo al cuore ai polmoni e alla circolazione periferica, ma forse è meno noto che fumare tabacco ha un impatto negativo sia sulle possibilità di concepimento che sulle possibilità di portare a termine regolarmente una gravidanza.
Nelle donne il danno causato dal fumo alle ovaie è stato ben provato scientificamente ed è dipendente da quanti anni la donna abbia fumato. La nicotina ed altri metalli pesanti presenti nel fumo, come il cadmio, interferiscono con la capacità delle cellule ovariche a produrre estrogeni e aumentano il numero di ovociti aneuploidi.

Inoltre le donne che fumano vanno in menopausa prima delle non fumatrici ed hanno un aumentato rischio di aborto se si instaura una gravidanza.
Nei maschi fumare un alto numero di sigarette al giorno aumenta gli spermatozooi anomali e la concentrazione di spermatozooi nei fumatori è in media più bassa rispetto ai non fumatori del 13 - 17 %; inoltre l’inalazione di fumo passivo da parte di una donna che non fuma può comunque contribuire ad anormalità della funzione riproduttiva.

Nelle coppie che si sottopongono a cicli di fecondazione in vitro, se uno dei partner, in particolare la donna, fuma è diminuito il numero di ovociti che si recuperano e la percentuale di gravidanze mentre è marcatamente aumentata la percentuale di abortività. Smettere di fumare almeno due mesi prima di intraprendere un ciclo di fertilizzazione in vitro aumenta in modo statisticamente significativo le possibilità di un concepimento.

Variazioni del peso corporeo

L’inizio e il mantenimento di una regolare attività del ciclo mestruale dipendono dal raggiungimento di una quantità media critica di peso corporeo in rapporto all’altezza. Si calcola che sia necessario almeno il 17 % di massa adiposa rispetto al peso corporeo totale per dare inizio all’attività ciclica delle ovaie e che almeno il 22 % sia necessario per mantenerla.

Obesità

L’impatto endocrino e metabolico dell’obesità è più correlato con le modalità di distribuzione del peso corporeo che con l’aumento della massa adiposa di per sé. Le obesità in cui la distribuzione del grasso e nella parte superiore del corpo piuttosto che in quella inferiore hanno una aumentata produzione di androgeni e quindi un livello maggiore di ormoni maschili circolanti. Questo tipo di obesità sono dette androidi o tipo centrale e l’accumulo di grasso è localizzato soprattutto a livello della parete addominale del tronco. L’aumento della quantità di androgeni circolanti determina irregolarità mestruali, anovulazione, amenorrea e reazione policistica dell’ovaio. Se l’aumento di peso corporeo è superiore a più del 20 % del peso ideale il rischio di alterazioni del ciclo mestruale aumenta proporzionalmente.

Magrezza

Benché nella società attuale la magrezza sia socialmente molto più accettata dell’obesità, sotto un profilo medico è per altri versi ugualmente pericolosa.
Per quello che riguarda la sterilità va ricordato che perdite del peso corporeo inferiori a più del 15 % del peso ideale fanno aumentare di almeno cinque volte l’irregolarità del ciclo mestruale determino una mancanza di ovulazione. Inoltre la percentuale di variazione del peso è più importante del suo valore assoluto: è più facile che si determini una situazione di mancanza di ovulazione in una donna che ha subito un rapido dimagramento rispetto ad una donna che ha mantenuto costante il suo basso peso. La perdita eccessiva di peso fa ritornare i livelli ormonali alla pre pubertà e sia l’FSH che LH che gli estrogeni hanno bassi valori e perdono la loro caratteristica ritmicità.

Data pubblicazione: 05 giugno 2011

Autore

elisabettachelo
Dr.ssa Elisabetta Chelo Ginecologo, Patologo della riproduzione

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1978 presso Università di Firenze.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 15487.

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