Ecografia ostetrica e ginecologica tridimensionale (3D): il valore aggiunto della nuova tecnologia

vpontello
Dr.ssa Valentina Pontello Ginecologo, Perfezionato in medicine non convenzionali

Applicazioni cliniche dell'ecografia tridimensionale in ostetricia e ginecologia

I nuovi apparecchi ecografici sono dotati di sonda tridimensionale, che permette cioè di ricostruire una immagine in tre dimensioni, partendo da più scansioni successive di una stessa struttura. L’ecografia quadridimensionale è la tridimensionale in real time, cioè con movimento in tempo reale. Vediamo insieme che tipi di applicazioni consentono queste nuove metodiche.

 

La più conosciuta è senz’altro in campo ostetrico: molte donne in gravidanza richiedono l’esame, al di fuori dell’indicazione medica, al fine di vedere il volto del loro bambino. Le immagini, infatti, presentano un realismo impressionante, soprattutto se l’ecografia ostetrica tridimensionale è stata eseguita con apparecchio di ultima generazione. Da alcuni studi, emerge che l’ecografia tridimensionale aiuta il bonding (cioè il legame) tra madre e bambino, e consente un rapporto più diretto anche con il padre. Infatti, il riconoscimento dei tratti del viso risulta più semplice, chiaro ed immediato, rispetto all’ecografia bidimensionale, e questo evoca una maggiore risposta emotiva (vedi dati di letteratura).

Dal punto di vista strettamente medico, l’ecografia 3D in ostetricia può essere utile per chiarire il sospetto di alcune patologie, che emergono dall’ecografia classica bidimensionale, quali il riscontro di labiopalatoschisi, anomalie degli arti o della colonna vertebrale. L’ecografia 3D non ha valore nella diagnosi di anomalie cromosomiche, ad esempio non esclude la sindrome di Down, analogamente all’ecografia bidimensionale.

Inoltre l’ecografia tridimensionale, con la possibilità di acquisire un volume e di esaminarlo in un secondo momento, si presta ad applicazioni di telemedicina, per la possibilità di inviare i dati via internet ad un collega esperto di una certa patologia.

 

Le possibilità sono ancora più interessanti riguardo all’ecografia ginecologica tridimensionale. Infatti la capacità di ricostruire il piano corrispondente alla cavità endometriale consente di valutare alcuni tipi di patologie in modo non invasivo, con risvolti pratici nel campo della medicina della riproduzione.

Le principali indicazioni consistono nelle malformazioni della cavità uterina:

Utero sellato, una condizione in cui l’utero presenta una sporgenza del fondo ad angolo ottuso

Utero setto o subsetto

Utero bicorne unicolle

Vedi figura su http://www.ncbi.nlm.nih.gov .

L’esame viene eseguito preferenzialmente nella seconda fase del ciclo, cioè prima della mestruazione successiva, meglio al di fuori della terapia ormonale. Questo tipo di valutazione può essere importante nella paziente poliabortiva o subfertile, a completamento dell’isteroscopia (=visualizzazione diretta della cavità). Infatti, l’isteroscopia non vede i contorni esterni dell’utero.

Conoscere le dimensioni del miometrio al di sopra del setto è un dato utile ai fini della correzione chirurgica in isteroscopia del setto uterino. Inoltre, di fronte al sospetto di un utero subsetto, emerso all’ecografia pelvica bidimensionale, l’ecografia 3D può selezionare i casi da inviare ad isteroscopia, evitando un esame fastidioso a chi non lo necessita.

 

Altre applicazioni dell’ecografia ginecologica tridimensionale

• Integrato alla sonoisterografia, una metodica che prevede l’infusione di soluzione salina in utero, al fine di valutare la pervietà tubarica o l’aspetto dell’endometrio (alterato ad esempio dalla presenza di polipi).

• Nella valutazione della riserva ovarica, per il conteggio più preciso del numero di follicoli antrali (anche se il vantaggio rispetto all’ecografia bidimensionale sembra decisamente scarso in mani esperte).

• Nella sindrome dell’ovaio policistico, per il calcolo del volume dello stroma in rapporto al volume ovarico complessivo.

• Esistono vari studi, che valutano volume uterino, volume endometriale e vascolarizzazione di utero ed ovaie, ma con risvolti solo di interesse scientifico, più che pratico.

 

Una review sull’argomento conclude in questo modo: “l’ecografia tridimensionale offre troppo per essere ignorata, e, come la storia ha dimostrato con precedenti scoperte, diventerà di uso comune in molti reparti. Il nostro ruolo è di continuare a testarla in modo prospettico, rimanendo con i piedi per terra, e di esaminare come essa possa essere applicata in modo appropriato nella realtà clinica di tutti i giorni. Siate pionieri, abbracciatela, e sarete meravigliosamente ricompensati!”.

Non posso che essere d’accordo: è compito di noi medici evolvere insieme alla tecnologia, imparando ad interagire con strumenti, che fino a poco tempo fa non avevamo. Senza però dimenticare l’importanza della clinica.
Come recita il detto “l’ecografia deve essere l’occhio sul dito del ginecologo, non il dito nell’occhio del ginecologo”!!!

 

Bibliografia

J Psychosom Obstet Gynaecol. 2010 Jun;31(2):53-9. Maternal reactions to two-dimensional compared to three-dimensional foetal ultrasonography. Edwards MM, Wang F, Tejura T, Patel A, Majewski S, Donnenfeld AE.

Clarifying the role of three-dimensional transvaginal sonography in reproductive medicine: an evidenced-based appraisal Nick Raine-Fenning and Arthur C Fleischer

Data pubblicazione: 06 giugno 2011

Autore

vpontello
Dr.ssa Valentina Pontello Ginecologo, Perfezionato in medicine non convenzionali

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 2001 presso Università degli Studi di Firenze.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 24053.

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