Alitosi

e.bernkopf
Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno

L'alitosi ribelle al trattamento può trovare la propria causa in patologie del naso, della gola e dello stomaco che dipendono dalla presenza di uno schema respiratorio orale legato alla malocclusione dentaria e alla cattiva postura mandibolare

L’alito, cioè l’aria che si espira, che in condizioni normali è praticamente inodore, può assumere in diverse condizioni caratteristiche sgradevoli. Si tratta spesso di motivazioni banali, legate a qualche ingrediente assunto di recente (si pensi all’aglio e alla cipollia), a eccessivi squilibri nell’alimentazione, all’alcol o al fumo.

L’occasionalità di un alito sgradevole non rappresenta un problema: lo diventa, e prende il nome di alitosi se cronicizza e diviene costante e ribelle anche all’igiene orale abituale, posto che con quest’ultima (spazzolino, dentifricio, filo interdentale, collutori) solitamente lo si dovrebbe poter controllare.

Tra le cause non vanno dimenticate alcune patologie del rene e del fegato, di cui peraltro il paziente è solitamente a conoscenza, e delle quali ha motivo di preoccuparsi per aspetti ben più importanti.

Le cause abituali più frequenti risultano peraltro essere legate a sinusite, a tonsillite, a problemi dentari e delle gengive: lo conferma sostanzialmente anche la letteratura sostanzialmente conferma. Ma allora, che problema c’è? Esiste un pediatra o un medico che non sanno gestire una sinusite o una tonsillite, oppure un dentista che non sa curare le carie e i problemi delle gengive?

Evidentemente questa visione del problema, pur corretta, non è sufficiente a risolverlo, anche alla luce del fatto che molte mamme lo riferiscono in bambini sani e senza carie, e è così accade spesso anche in casi di adulti.

A volte il problema non va ricercato in rare patologie specialistiche di nicchia, ma solo inquadrato diversamente. L’alito cattivo occasionale non costituisce un problema come non lo sono, se occasionali, l’otite la parotidite, la rinosinusite, la tonsillite, la tosse: lo diventano se il problema ricorre, e diventano otite ricorrente, parotidite ricorrente, ostruzione nasale cronica, tonsillite “semi-chirurgica”, tosse cronica.

Così accade se l’alito cattivo, in sé banale, diventa cronico e quotidiano.

Come per le altre patologie summenzionate refrattarie al trattamento, la soluzione può stare in bocca.

Al Dentista, però, non va chiesto (solo) di curare i denti e le gengive, ma di sincerarsi dell’esistenza di uno schema di respirazione orale primaria (ROP) e di una malocclusione dentaria, che possono intervenire come concausa di molti quadri patologici considerati causa di alitosi, e soprattutto della loro ricorrenza e cronicizzazione pur in presenza di ottime cure di ottimi medici.

Il muco che dal naso scende ne retrobocca nei casi di sinusite è una tipica causa di alitosi: Nella patogenesi delle rinosinusiti croniche é da tutti accettato il ruolo dei "disturbi di ventilazione". Fra questi talvolta si trascura l'ipotesi puramente disfunzionale, cioè la presenza di uno schema respiratorio orale anziché nasale, specie di notte quando la vigilanza individuale cade e si tende anche a russare, tipico segno di respiro orale. 
In pratica lo schema interpretativo abituale é: il naso é chiuso, quindi il paziente é costretto alla respirazione orale. Terapia: apriamo il naso (antibiotici, mucolitici, cortisonici, adenoidectomia ecc.).

Esiste però anche la possibilità che il paziente abbia acquisito primariamente fin da bambino per vari motivi uno schema respiratorio orale. In pratica è possibile che tenga abitualmente la bocca aperta, ma non perché il naso é chiuso. In questi casi l'aria inspirata, potendo scegliere due vie di ingresso, per un principio di meccanica dei fluidi preferisce il transito a minori resistenze, cioè quello attraverso a bocca.

Questo, oltre a facilitare con il salto dei filtri nasali varie patologie della gola, esclude la ventilazione nasale, e configura il "disturbo di ventilazione" da tutti accettato come importante elemento patogenetico delle rinosinusiti croniche. In questi casi, quindi, il naso si ammala secondariamente alla respirazione orale, perché a causa di quest’ultima non viene ventilato. Il bambino non apre la bocca perché il naso è chiuso, ma gli si tappa spesso il naso perché la bocca è aperta.

Bimbo a bocca aperta e chiusa
Tipico esempio di schema respiratrorio orale: prima e dopo l’applicazione del dispositivo ortodontico

Tra l’altro questo schema interpretativo rende ragione di insuccessi terapeutici volti a correggere un’ostruzione nasale che si pensa essere dovuta a caratteristiche anatomiche sfavorevoli, quali ipertrofia adeno tonsillare, (vedi in proposito https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1400-adenotonsillectomia-nel-bambino-si-o-no.html) , deviazione del setto e ipertrofia dei turbinati.

Inoltre, quando si respira con la bocca anziché con il naso, una considerevole quota di aria inspirata salta il fisiologico filtro costituito dall'epitelio nasale ciliato e, senza essere preriscaldata umidificata e filtrata nelle fosse nasali e nei seni paranasali, investe la gola, irritandola cronicamente, dapprima con meccanismo fisico, ma successivamente anche i batteri (anche quelli responsabili dell’alitosi) sono facilitati ad entrare e ad insediarsi in maniera cronica o ricorrente in bocca e nelle vie respiratorie. Il respiro orale genera la secchezza della bocca, eliminando il ruolo difensivo e “detergente” della saliva, il che favorisce l’alitosi.

L’alitosi è presente spesso in chi nel sonno russa e presenta episodi di apnea ostruttiva (OSAS: Sindrome dell’Apnea Ostruttiva nel Sonno), fenomeni spesso collegati all’ostruzione nasale e all’ipertrofia adenotonsillare. La soluzione dell’alitosi in questi casi si accompagna spesso alla risoluzione del problema di fondo.

 

Altre causa può essere cercata nel Reflusso Gastro Esofageo (GER): a volte il GER è secondario all’apnea ostruttiva e all’aumento delle resistenze delle alte vie, (UARS), per la depressione inspiratoria volta a vincere quelle resistenze che si genera nelle basse vie e che, a seguito dell’ostruzione a livello faringeo, si trasmette per vasi comunicanti nell’esofago e nello stomaco.

Se non è secondaria al GER, in questi casi l’alitosi può essere secondaria all’OSAS e/o alle problematiche respiratorie connesse, come già sopra descritto.

Per questo, in presenza di alitosi ribelle alle normali terapie, può essere utile consultare anche un dentista esperto in problemi respiratori, che può correggere lo schema respiratorio orale con l’applicazione di dispositivi ortodontici adatti.

Data pubblicazione: 21 settembre 2012

Autore

e.bernkopf
Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso un. Padova.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Vicenza tesserino n° 2476.

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