Il gomito del tennista

Il gomito del tennista , piu propriamente indicato come epicondilite , è una patologia molto diffusa e spesso se non adeguatamente curata tende a cronicizzarsi o cominque a recidivare . Nell' articolo viene affrontato il problema della diagnosi , del trattamento e della prevenzione

Gomito del tennista: di cosa si tratta?

Chi l’ha avuto non se la dimentica!! E’ un dolore piuttosto forte che costringe a tenere ferma l’articolazione del gomito talvolta anche per diversi mesi. Ai più è conosciuto come «gomito del tennista», perché è lo sport è che più di tutti mette sotto stress l’articolazione del gomito.

In realtà, non è solamente appannaggio degli appassionati della racchetta, ma colpisce altri sportivi (ad esempio chi pratica golf, scherma, lancio del peso, ecc) e più in generale tutti coloro che utilizzano in modo intenso e ripetitivo il gomito e il polso (camerieri, muratori, carpentieri, pianisti, sarti, stacanovisti del computer...) , tanto che un recente studio ha dimostrato che proprio gli appartenenti a queste categorie lavorative sono i piu colpiti, superando in classifica, e di gran lunga, i tennisti veri.

Ne consegue che in ambito medico, il cosidetto “gomito del tennista“ viene più correttamente indicato con il termine di Epicondilite. Infatti, si tratta di una sindrome dolorosa dovuta ad una degenerazione delle fibre tendinee di quei muscoli dell'avambraccio che permettono l'estensione delle dita e del polso e che s'inseriscono sull' epicondilo, cioè sull’estremità distale laterale dell’omero.

 

Quanto è diffusa?

E’ stato calcolato che ogni anno 7 persone su 1.000, di età compresa tra 35 e 50 anni, si trovano con il gomito bloccato dal dolore. I più fortunati dovranno pazientare qualche settimana, altri invece dovranno convivere con un’articolazione fuori uso per mesi se non anni, in cui generalmente proveranno una moltitudine di cure (agopuntura, esercizi, ultrasuoni, massaggi, chirurgia, fasce ortopediche...) che in realtà non hanno accumulato schiaccianti prove a proprio favore.

Probabilmente tutto ciò potrebbe essere evitato se la diagnosi venisse fatta tempestivamente ed il paziente seguisse in maniera precisa tutti i consigli terapeutici inclusi quelli da mettere in atto per prevenire eventuali recidive.

 

Come si fa la diagnosi

La diagnosi di epicondilite è prevalentemente clinica, ossia viene eseguita visitando il paziente. Ecco i punti chiave che ne permettono il riconoscimento.

  • Il dolore aumenta toccando l’epicondilo omerale e tende a irradiarsi sulla parte esterna e dorsale dell’avambraccio fino al gomito
  • Il dolore peggiora durante l’uso della mano per fare presa, come le strette di mano o girare una maniglia. Il dolore si associa ad una certa debolezza muscolare con incapacità di tenere oggetti in mano, come un bicchiere o sollevare il sacchetto della spesa.
  • In modo caratteristico si evoca il dolore facendo contrarre contro resistenza i muscoli epicondiloidei con opportuni test clinici. Per esempio, a gomito esteso si avverte dolore all'estensione contro resistenza del polso, oppure si avverte dolore all'estensione contro resistenza del dito medio.

Sebbene la visita sia, come detto, sufficiente per porre diagnosi di epicondilite, generalmente il medico richiede una radiografia per escludere altre alterazioni di tipo scheletrico o articolare che possono essere causa di dolore al gomito, ad esempio una frattura, un artrite... Nei casi dubbi l’ecografia e la risonanza magnetica servono a confermare il sospetto clinico.

 

Come si cura l’epicondilite?

Il trattamento dell’epicondilite è innanzitutto diretto alla risoluzione del dolore. A questo proposito seguite questi consigli:

  • Proteggete il gomito da ulteriori sollecitazioni, mettendolo a riposo. Se i sintomi sono provocati da attività o da sport particolari, non praticateli finché i sintomi non migliorano. Meglio se nella fase acuta mettete il braccio al collo
  • Per diminuire il gonfiore usate la borsa del ghiaccio. Non applicate ghiaccio direttamente sulla cute perche potrebbe provocare delle ustioni. Avvolgete sempre il ghiaccio in un panno e massaggiate il gomito
  • Per diminuire il dolore è possibile utilizzare dei farmaci antinfiammatori, meglio se prescritti da un medico che ne conosce gli effetti collaterali e le controindicazioni
  • Nella fase subacuta si può ricorrere a terapie di tipo fisico quali la laserterapia, tecarterapia, onde d’urto e ultrasuoni.
  • Esistono bende e tutori in grado di diminuire il sovraccarico dei tendine e quindi il dolore. Li si può usare durante l’attività fisica
  • Quando il dolore comincia e regredire, fate stretching e ginnastica per i muscoli del gomito facendovi aiutare nelle fasi iniziali da un fisioterapista che vi indicherà gli esercizi da fare

Se questo tipo di cura non ha il successo sperato e il dolore continua a essere grave ed invalidante,si può ricorrere a infiltrazioni locali di cortisone. Generalmente si esegue un ciclo di due o tre infiltrazioni. Recentemente, è stato sperimentato, con risultati incoraggianti, il trattamento dell’epicondilite con infiltrazioni di Pappa Piastrinica. La Pappa Piastrinica, ricca di fattori di crescita, viene ottenuta dal sangue dello stesso paziente attraverso un semplice processo di centrifuga ed iniettata in prossimità dell’epicondilo

Se la sintomatologia dolorosa persiste nonostante il trattamento conservativo, effettuato per almeno 3-6 mesi, trova indicazione l’intervento chirurgico. L’intervento può essere realizzato artroscopicamente od a cielo aperto, e l’obbiettivo è quello di rimuovere il tessuto degenerato e di favorire i processi riparativi attraverso gesti tecnici mirati ad aumentare la vascolarizzazione del tendine in prossimità della sua inserzione ossea.

 

Dopo l’intervento?

Il braccio sarà steccato in gesso oppure verra prescritto un tutore che deve essere mantenuto fino alla rimozione dei punti, circa dopo 15 gg. Poi bisognerà iniziare la fisioterapia. Il medico vi dirà quando potrete tornare al lavoro, a seconda della gravità dell’intervento. Se il paziente è uno sportivo sarà iniziato un programma specifico per il recupero del gesto atletico.

Occorre ricordare che, anche se percentualmente è molto bassa esiste comunque la possibilità che dopo l’operazione i sintomi dell’epicondilite possano ripresentarsi ugualmente. E’ importante quindi che il paziente segua tutti i consigli che gli verranno forniti per prevenire delle ricadute.

 

Si può prevenire l’epicondilite?

In molti casi è possibile prevenire delle ricadute semplicemente seguendo alcuni accorgimenti

  • Occorre migliorare la tecnica del gesto atletico. Ad esempio per i tennisti è importante vedere se i vostri movimenti sono corretti. Muovete la racchetta usando tutto il braccio e coinvolgete tutto il corpo nei colpi, anziché sovraccaricare soltanto il polso. Durante il contatto con la palla cercate di tenere il polso rigido. Controllate le dimensioni del manico della racchetta e la tensione delle corde. Una minore tensione delle corde trasmette meno forza al gomito. Impiegate palle non troppo pesanti e applicate eventualmente uno shock absorber sulla racchetta
  • E’ importante inoltre un allenamento adeguato. In particolare, attenzione al riscaldamento! Prima e dopo l’attività, riscaldate i muscoli del braccio senza sovraccaricarli troppo.
  • Dopo una partita usate la borsa del ghiaccio per massaggiare il braccio.
  • Quando sollevate qualcosa, ad esempio un peso in palestra e durante l’attività lavorativa cercate di tenere il polso diritto e rigido.
  • Utilizzate gli appositi tutori per epicondilite durante il lavoro e/o l’attività sportiva

 

Data pubblicazione: 26 marzo 2013

Autore

formica.alessandro
Dr. Alessandro Formica Ortopedico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1988 presso Università .
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 41668.

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