Il gomito del tennista (o epicondilite)

mmilano
Dr. Michele Milano Ortopedico, Chirurgo della mano

Descrizione dell'epicondilite, o gomito del tennista.

Che cos’è il gomito del tennista?

E’ una patologia caratterizzata da una degenerazione, e non un’infiammazione, dell’inserzione dei muscoli epicondiloidei. Tali muscoli contraendosi determinano l’estensione delle dita.

Come si manifesta?

Il dolore caratterizza tale patologia, soprattutto alla pressione in corrispondenza del l’epicondilo (porzione esterna del gomito), durante l’estensione del polso e delle dita ed in particolare durante l’estensione del polso e delle dita sollevando un peso.

Quali sono le cause?


Tale patologia si determina quale conseguenza di un sovraccarico tendineo, per una continua sollecitazione dell’inserzione dei muscoli epicondiloidei, come avviene durante la fase del rovescio nel tennis (da cui il nome) o semplicemente sollevando con il palmo verso il basso pesi importanti (buste della spesa, blocco pedaliera per auto, ecc...)

Quali sono i fattori di rischio?

I traumi al gomito, le attività lavorative che comportano il sollevamento di pesi con il palmo verso il basso sono condizioni predisponenti.

Quando rivolgersi al medico?


Sarebbe opportuno rivolgersi alla valutazione medica sin dall’insorgenza dei primi sintomi.

Quali sono gli accertamenti diagnostici?


Lo specialista è in grado con una valutazione medica di effettuare la diagnosi di tale patologia. Esistono infatti dei test specifici che consentono di fare diagnosi:


- Digitopressione al gomito: eseguendo una pressione nel punto di inserzione dei muscoli epicondiloidei (epicondilo laterale) si evoca dolore
- Test della mano: si chiede al paziente di estendere la mano contro resistenza. Il test è positivo se si evoca dolore a livello dell’epicondilo
- Test del III dito: si chiede al paziente di estendere il III dito contro resistenza. Il test è positivo se si evoca dolore a livello dell’epicondilo

La diagnosi può essere ulteriormente avvalorata da esami strumentali:

Ecografia: in genere si reperta, soprattutto nelle fasi avanzate, aree focali ipoecogene nel contesto tendineo, con perdita dalla normale struttura fibrillare. In alcuni casi si possono osservare delle calcificazioni. Il tendine è frequentemente ispessito.
Es. radiografico: nei casi avanzati può rilevare la presenza di calcificazioni. Tale esame è comunque utile nella diagnosi differenziale.

Quali sono le diagnosi differenziali?

L’epicondilite deve essere distinta da:


- Artrosi del gomito: il dolore si ha nel movimento articolare del gomito
- Fratture del capitello radiale: l’anamnesi e un esame radiografico consentono di escludere tale patologia

Qual è il trattamento?
Il trattamento prevede:


Terapia medica: in genere trovano impiego gli antinfiammatori e l’immobilizzazione del gomito (realizzabile tramite tutore.

Terapia infiltrativa: le infiltrazioni hanno lo scopo di irritare il periosto in maniera tale da stimolare la rigenerazione tendinea (in genere sono risolutive)

Terapia chirurugica: è l’ultimo stadio terapeutico. Prevede il distacco dei muscoli epicondiloidei dall’inserzione. In tal modo si realizza un release a livello dei tendini degenerati risolvendo la sintomatologia algica. In genere l’intervento si esegue in regime di Day Surgery ed in anestesia plessica

Data pubblicazione: 29 aprile 2010

Autore

mmilano
Dr. Michele Milano Ortopedico, Chirurgo della mano

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Messina.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Reggio-Calabria tesserino n° 3300.

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