Gestione e trattamento dell'asma bronchiale nei bambini

gaetanopinto
Dr. Gaetano Pinto Pediatra, Allergologo

Si procede ad una rassegna sintetica sui caratteri anatomopatologici della patologia asmatica dei bambini e la cura appropriata

Introduzione

L'asma bronchiale è la patologia cronica più frequente nei bambini. E' fondamentale saperla riconoscere e curare ad evitare effetti collaterali con l'avanzare dell'età. L'asma può riconoscere una causa allergica, nella maggioranza dei casi, ma anche una causa aspecifica. La forma allergica è anche detta estrinseca, mentre quella aspecifica anche detta intrinseca. Di solito le due forme coesistono gia dal primo insorgere dei sintomi.  

 

Segni e sintomi

Tosse, difficoltà a respirare e a parlare, respiro affannoso, colorazione bluastra del labbro, aumento della frequenza cardiaca, stato di agitazione, rientramenti alla base del collo e in sede diaframmatica.

Tutti questi fanno parte del quadro semeiologico e sintomatologico, a cui corrisponde un reperto ascoltatorio di rumori secchi come sibili e gemiti, con un caratteristico prolungamento della fase espiratoria. La suddetta sintomatologia è collegata ad una costrizione della muscolatura liscia dei bronchi, con intrappolamento di aria, a cui segue un interessamento infiammatorio della mucosa bronchiale che va ad aggravare lo stato ostruttivo.

Alcune volte la malattia può manifestarsi con prevalenza di tosse stizzosa, cosiddetta "tosse equivalente asmatica". E' bene precisare che non tutte le tossi persistenti devono essere etichettate come "tosse equivalente amatica", quest'ultima deve sfociare necessariamente in un reperto broncostruttivo; in mancanza bisogna orientarsi verso altre cause quali: la rinosinusite, la pertosse, le tossi pertussoidi, la tosse psicogena. La caratteristica di quest'ultima forma consiste nell'assenza di tosse durante la notte.

 

Le cause

L'allergia è la causa più frequente. Di solito vi è una storia in famiglia di malattie allergiche. Gli allergeni più comuni sono rappresentati dagli acari della polvere domestica, cosiddetti dermatofagoidi, animaletti innocui che albergano nei nostri letti e divani, ove vanno a nutrirsi dei nostri derivati epidermici, da cui il nome di "mangiatori di pelle".

Sono le feci di questi animaletti, che vengono inalate, capaci di innescare il processo ostruttivo e infiammatorio dei bronchi dei nostri bambini. Ma gli acari non sono l'unica causa della allergia, ad essi si affiancano i pollini atmosferici, specie di alcune piante come le graminacee, la parietaria, l'olivo, alcune piante ad alto fusto.

Da non sottovalutare le allergie ai peli di animali domestici tra cui prevalentemente l'allergene del pelo del gatto, piccolo, leggero e ubiquitario nelle abitazioni. Da quanto detto deriva la massima utilità della prevenzione: spolverare bene gli ambienti domestici, usare aspiratori ad acqua, coprire letti e cuscini con fodere antiacaro; evitare poi di uscire nelle ore più calde della giornata specie nei giorni ventosi.

E' con il caldo infatti che le piante liberano i loro pollini. Tra le cause aspecifiche che possono scatenare una crisi asmatica annoveriamo il fumo di sigaretta passivo, l'inalazione di odori provenienti da prodotti chimici e vernici, gli stati emozionali, le risate, gli sforzi fisici quali la corsa associata ad inalazione di aria fredda.

 

Quando rivolgersi al medico

I casi clinici che si presentano con una sintomatologia ingravescente vanno sempre affidati alle cure del pediatra che provvederà ad esami diagnostici e strumentali. La prima valutazione consiste nella misurazione della saturazione periferica di ossigeno, questa può essere effettuata anche con pratici apparecchi a batteria. Il rilievo di una saturazione di ossigeno inferiore al 95% in aria ambiente impone necessariamente una ossigeno terapia con cannula nasale o con maschera facciale, usando ossigeno umidificato e riscaldato a concentrazione crescente.

Di solito si parte con ossigenoterapia a concentrazione di 1-2 litri al minuto. Ogni litro al minuto eroga circa o, 4% di ossigeno, ricordando che l'ossigeno nell'aria che respiriamo è ad una concentrazione del 21%. Non eccedere mai in una iperossigenazione per non incorrere nel rischio di depressione del centro del respiro. Nelle crisi gravi ci potremo avvalere anche della valutazione di un equilibrio acido-base arterioso, per valutare lo stato di ossigenazione del sangue e l'accumulo di anidride carbonica. Il rilievo di una PaCO2 (concentrazione di anidride carbonica) superiore a 70 ci indica uno stato grave non più gestibile da un reparto di pediatria ma abbisognevole di terapia intensiva con ventilazione assistita.

 

Gli esami diagnostici e i fattori di rischio

La radiografia del torace nella maggioranza dei casi non è necessaria, può essere utile nel sospetto clinico di complicanze quali pneumotorace, pneumomediastino, atelettasia (chiusura di un bronco) o processo di broncopolmonite. Nel trattamento prolungato con farmaci broncodilatatori quali il salbutamolo, risulterà utile un controllo del potassio nel sangue. Questo farmaco può determinare, quando non usato correttamente, uno stato di abbassamento del potassio, ione utile per un ottimale funzionamento del cuore. Il farmaco altera la funzione della pompa ionica sodio-potassio, facendo entrare più ioni potassio nella cellula e determinando una pericolosa ipopotassiemia.

 

La terapia

I farmaci broncodilatatori fondamentali sono il salbutamolo (a breve durata d'azione). Su questo farmaco, da usare preferibilmente per via inalatoria, vi è stata una recente nota AIFA che  ne limita l'uso ai bambini di età superiore ai 2 anni e con un dosaggio più basso rispetto al precedente. Ai broncodilatatori possiamo affiancare i cortisonici. Utile sottolineare che la terapia non va tolta di colpo in quanto al miglioramento clinico non corrisponde quasi mai un miglioramento anatomico della patologia. I mucolitici non vanno mai usati. Possibile invece una associazione con ipratropium bromuro, dai bambini di età preferibilmente superiore ai 2 anni.

 

La terapia di fondo

Questa terapia va intrapresa già con un'asma persistente lieve, cioè con sintomi diurni superiori ad 1 volta a settimana  e con una valutazione della funzionalità respiratoria  di un FEV1 (cioè picco di flusso espiratorio) uguale o superiore all'80%. I farmaci della terapia di fondo prevedono l'uso di cortisonici inalatori a dosaggio adeguato a cui si possono affiancare gli antileucotrieni o i Beta 2 inalatori a lunga durata d'azione, questi ultimi a partire dai sei anni di età in poi. In alcuni casi l'immunoterapia correttamente praticata può ridurre gli attacchi acuti e prevenire l' evoluzione anatomopatologica, consistente fondamentalmente in una riduzione del lume bronchiale.

 

Data pubblicazione: 18 dicembre 2014

Autore

gaetanopinto
Dr. Gaetano Pinto Pediatra, Allergologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1984 presso UNIVERSITA' FEDERICO II DI NAPOLI.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Napoli tesserino n° 20601.

Iscriviti alla newsletter

Guarda anche asma 

Contenuti correlati