Bulimia nervosa

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Criteri diagnostici e caratteristiche cliniche del più diffuso dei disturbi alimentari

Attualmente i criteri diagnostici maggiormente usati per la diagnosi di bulimia nervosa sono quelli riportati nel DSM-IV-TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell’American Psychiatric Association):

  • Ricorrenti episodi di crisi bulimiche (definite anche come abbuffate). Una crisi bulimica è definita dalle seguenti caratteristiche:
    - Introduzione in un definito periodo di tempo (per esempio di due ore) di una quantità di cibo che è decisamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e nelle stesse circostanze.
    - Sensazione di perdita del controllo su quello che si mangia durante l’episodio (per esempio la sensazione di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa e quanto si mangia)
  • Ricorrenti comportamenti compensatori inappropriati allo scopo di prevenire l’aumento del peso, come il vomito autoindotto, l’uso inappropriato di lassativi, diuretici, clisteri o altri farmaci; il digiuno o l’eccessivo esercizio fisico.
  • Le crisi bulimiche e i comportamenti compensatori inappropriati avvengono entrambi, in media, almeno due volte alla settimana per tre mesi.
  • La stima di sé è eccessivamente influenzata dal peso e dalla forma del corpo
  • Il disturbo non si presenta esclusivamente durante episodi di Anoressia Nervosa

Sottotipi

Con Condotte di Eliminazione (purging type): durante l’episodio bulimico considerato il soggetto presenta regolarmente vomito autoindotto, abuso di diuretici, lassativi o clisteri.

Senza Condotte di Eliminazione (non purging type): durante l’episodio bulimico considerato il soggetto presenta altri comportamenti compensatori inappropriati come il digiuno, l’eccessivo esercizio fisico, ma non presenta regolarmente vomito autoindotto, abuso di diuretici, lassativi o clisteri.

Seppure possa sembrare che la bulimia si situi sul versante opposto dell’anoressia, sono oramai noti da tempo molti punti di contatto tra queste due patologie.
Il disturbo bulimico è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffate (in media due volte la settimana per almeno tre mesi) seguite da vomito autoindotto (circa l’80/90% dei soggetti), digiuno, eccessivi esercizi di ginnastica (l’attività fisica è considerata eccessiva quando interferisce con altre importanti attività, quando avviene in orari o luoghi inusuali e quando viene praticata nonostante le precarie condizioni fisiche), uso spropositato di lassativi (circa il 35% dei soggetti): il tutto con lo scopo di eliminare le massicce quantità di cibo ingerite.
Infine, quasi sempre i livelli di autostima dei soggetti sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

A questo punto è necessario precisare cosa si intende per abbuffata.
La definizione universalmente riconosciuta stabilisce le seguenti caratteristiche: mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.

L’abbuffata non avviene necessariamente in un unico contesto e non è da confondersi con il continuo mangiare piccole quantità di cibo durante tutto l’arco della giornata (più caratteristico del binge eating disorder). Sebbene il tipo di cibo assunto durante l’abbuffata vari ampiamente, generalmente comprende cibi ipercalorici come torte o gelati, o cibi salati, o entrambe in maniera spesso completamente disordinata.

L’episodio bulimico può essere più o meno pianificato (a volte il soggetto acquista i cibi di cui vuole abbuffarsi) e generalmente è caratterizzato dalla rapidità dell’assunzione del cibo, assunzione che continua fino a che l’individuo non si sente così pieno da stare male.

A causa della vergogna che i soggetti bulimici provano per le loro abitudini alimentari, le crisi bulimiche avvengono generalmente sempre in solitudine, quanto più segretamente possibile. Questa è anche una delle cause per cui risulta difficile determinare con precisione l’incidenza di questa patologia, anche se recenti studi pongono la prevalenza tra i soggetti adolescenti e giovani adulti intorno all’1/3% con un rapporto di 10 a 1 tra i soggetti di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile.

L’età di esordio si colloca tra i 12 e i 35 anni, in media verso i 18. In genere passano cinque anni prima che i soggetti bulimici chiedano aiuto e si rivolgano a centri specializzati o specialisti del settore.

Lo stato dell’umore che precede ed accompagna l’abbuffata è spesso disforico, accompagnato da condizioni di forte ansia, intensa fame a seguito di una restrizione dietetica oppure da sentimenti di insoddisfazione relativi al proprio peso o alla propria forma corporea. Durante l’abbuffata vi può essere una transitoria riduzione della disforia, il cibo placa l’ansia che precede la crisi, ma spesso fanno seguito umore depresso, forti sentimenti di colpa e di vergogna.

Importante infine citare la sensazione di perdita di controllo sperimentata dai soggetti durante l’episodio, come per esempio la sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non riuscire a controllare cosa e quanto si sta mangiando.

Data pubblicazione: 04 luglio 2011

Autore

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2000 presso Università di Napoli SUN.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Napoli tesserino n° 39851.

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