Radioembolizzazione dei Tumori Epatici Primitivi in Stadio Avanzato

r.lanocita
Dr. Rodolfo Lanocita Radiologo interventista, Radiologo

Il tumore epatico primitivo con maggiore diffusione è l'epatocarcinoma (HCC). L'incidenza di tale malattia è in aumento a causa della correlazione esistente tra le infezioni sistemiche da virus epatitici (HCV), la progressione a cirrosi epatica e la successiva carcinogenesi di tumori primitivi epatici

Introduzione

Il tumore epatico primitivo con maggiore diffusione è l'epatocarcinoma (HCC). L'incidenza di tale malattia è in aumento a causa della correlazione esistente tra le infezioni sistemiche da virus epatitici (HCV), la progressione a cirrosi epatica e la successiva carcinogenesi di tumori primitivi epatici.

L'alcolismo e la steatosi epatica possono altresì condurre il fegato alla cirrosi  ed alla successiva insorgenza di HCC.

Si assiste sempre con maggiore frequenza alla presentazione di HCC inoperabili con danni epatici maggiori, quali la trombosi portale, per i quali non è possibile attivare le procedure di cura attualmente codificate quali l'intervento chirurgico, le procedure ablative a radiofrequenza o con microonde o le chemioembolizzazioni transarteriose.

Negli ultimi anni si è affacciata sulla scena medica una procedura particolare denominata radioembolizzazione transarteriosa intraepatica costituita dal rilascio mirato di microsfere (di vetro o di plastica) caricate con un isotopo radioattivo (Yttrio-90).

L'attività dell'isotopo è estrinsecata prevalentemente al tumore ed alle strutture da esso coinvolte in quanto la radioattività colpisce a distanza di pochi millimetri da dove viene posizionata la sfera caricata. La procedura è di persè complessa e la corretta selezione del paziente è cruciale.

 

Indicazioni e Tecnica

Attualmente tale procedura viene riservata ai portatori di epatocarcinoma in stadio intermedio/avanzato, con trombosi della vena porta, che non possono beneficiare delle usuali procedure di chemioembolizzazione.

Altri studi in corso di avviamento prevederanno l'estensione delle indicazioni della metodica alle patologie metastatiche non operabili come le localizzazioni epatiche da tumore del colon-retto o da tumore neuroendocrino.

La tecnica prevede differenti fasi angiografiche:

Angiografia Preliminare: si studia attentamente la anatomia arteriosa del fegato per individuare l'esistenza di arterie dette "parassitiche" che forniscano sangue al tumore, una volta individuate queste vengono chiuse con specifici attrezzi in modo da individuare una unica "strada" attraverso la qiuale il sangue raggiunge la malattia.
A questo punto si inietta nel torrente ematico arterioso un tracciante radioattivo che simula il comportamento del farmaco. Il paziente è quindi avviato al reparto di scintigrafia ove un medico nucleare valuta l'appropriata distribuzione del radiotracciante al solo tumore. Viene inoltre calcolata la dose di radioattività per il polmone (questo si trova proprio sopra il fegato!) in modo da adeguare la somministrazione del farmaco evitando danni da radiazioni.

Angiografia Terapeutica: accertato che posizionando il catetere ad un tale livello il farmaco procederà solo verso la malattia evitando la colecisti ed altri organi che definiamo tecnicamente "non target", si procede all'infusione delle sferule radioattive.
Da questo momento in poi inizia la cura, il radioattivo dopo 36 ore "si esaurisce" ma l'effetto sui tessuti e sulla malattia continua nel tempo.

 

Decorso Post Operatorio

il paziente viene ricoverato nel reparto di medicina nucleare per due giorni, al termine dei quali può rientrare in famiglia, svolgendo le normali attività . A volte come per la chemioembolizzazione sopraggiunge la cosiddetta "sindrome post embolizzazione" caratterizzata da un periodo di affaticabilità, nausea e febbri sporadiche.

Tale sindrome si esaurisce comunemente in 15-20 giorni.

Il primo controllo TAC dell'efficacia del trattamento viene programmato a tre mesi anche se abitualmente i risultati migliori sono apprezzabili dopo sei-nove mesi.

 

Conclusioni

La radioembolizzazione (SIRT) è una metodica terapeutica estremamente complessa ed avanzata che combina le possibilità offerte dall'embolizzazione e dalla radioterapia. Attualmente è riservata a centri che offrano un team interdisciplinare comprendente l'epatologia, la chirurgia epatica, la medicina nucleare, la fisica biomedica e naturalmente la rdiologia interventistica.

 

Centri Qualificati

A mio sapere odierno i centri  Italiani sono pochi:

  • Fondazione IRCCS "Istituto Tumori Milano"
  • Policlinico S.Orsola Malpighi Bologna
  • Istituto Tumori "Regina Elena" di Roma.

L'elenco verrà comunque aggiornato.

 

Data pubblicazione: 14 febbraio 2011

Autore

r.lanocita
Dr. Rodolfo Lanocita Radiologo interventista, Radiologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1993 presso Univesità degli Studi di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 33001.

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