HIV, ceppo più aggressivo segnalato a Cuba

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Generalmente dopo un’infezione da HIV per sviluppare la malattia conclamata, nota come Sindrome da Immunodeficienza Acquisita o AIDS, sono richiesti in media dieci anni ma recentemente sono stati segnalati casi in cui, dopo il contagio, la malattia compare più precocemente, cioè entro i primi tre anni, e in alcuni casi gl’interessati diventano malati prima ancora di sapere di avere l’HIV.

 

I casi, con questa particolare caratteristica aggressiva, sono stati segnalati a Cuba ed ora alcuni ricercatori dell’ Università di Leuven hanno cercato di capirne il perché.

Il loro lavoro, pubblicato recentemente su EBioMedicine, avrebbe messo in luce un ceppo virale particolarmente aggressivo, chiamato CRF19, che, da un punto di vista evolutivo, sembrerebbe adattarsi meglio all’ospite malcapitato e tutto ciò avverrebbe a seguito di "vivaci" processi di ricombinazione del genoma del virus, fenomeno questo che si scatenerebbe quando sono compresenti vari e diversi altri ceppi virali HIV.

In sintesi si tratta di fenomeni biologici che si verificano soprattutto in Regioni e Paesi del Mondo dove più facile è avere rapporti sessuali non protetti con diverse e numerose persone; situazione questa, già di per sè, da considerare come un importante potenziale fattore rischio per un nuovo contagio.

Nel ceppo individuato potrebbe essere, quasi sicuramente, avvenuta una nuova ricombinazione di frammenti di diversi sottotipi di HIV, incontratisi casualmente, che lo ha reso più aggressivo.

Il CRF19, identificato ora a Cuba, userebbe un recettore diverso per entrare nelle cellule dell’ospite e questo coinciderebbe con una progressione più veloce verso lo sviluppo della malattia, che generalmente avviene invece dopo diversi anni; nelle persone contagiate con questo ceppo si osserva anche un’insolita alta carica virale.

Questa nuova segnalazione scientifica ci suggerisce di non abbassare la guardia; è bene aumentare invece l’informazione e le misure di prevenzione verso questa complessa patologia anche se molti passi positivi, in questi ultimi anni, sono stati fatti verso una terapia più mirata.

 

Fonte:

http://www.ebiomedicine.com/article/S2352-3964(15)00038-9/abstract

Altre informazioni:

https://www.medicitalia.it/blog/andrologia/3657-dieci-regole-sicure-per-evitare-l-aids.html

https://www.medicitalia.it/news/malattie-infettive/2356-test-hiv-fai-da-te-prudenza.html

 

Data pubblicazione: 20 aprile 2015

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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